Il vivaista

Convegno AIAPP a Villa di Maser progetti giardini storici patrimonio italiano restauro Palladio

Venerdì 8 novembre 2024, la splendida Villa di Maser (Maser, Treviso) ospiterà il convegno "Paesaggio Italia - I Giardini storici", organizzato dall’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Il focus sarà sui progetti di restauro dei giardini storici italiani, realizzati grazie ai finanziamenti del PNRR.

 

Il paesaggio delle ville venete e il restauro dei giardini storici

 La prima sessione, dalle 10:30 alle 12:30, esplorerà “Il paesaggio delle ville venete. Uno sguardo europeo ai grandi cambiamenti del giardino storico in Italia”. Interverranno professionisti di rilievo come Vittorio Dalle Ore (proprietario di Villa di Maser), Andrea Cassone (presidente AIAPP Nazionale), Giuseppe Baldi (presidente AIAPP Triveneto Emilia-Romagna), Francesco Vallerani (Università Ca’ Foscari), Paolo Faccio (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) e Annachiara Vendramin (agronomo paesaggista). La sessione si concluderà con una lectio magistralis di Hervè Brunon, storico del giardino e del paesaggio.

Progetti di eccellenza nel restauro dei giardini storici grazie al PNRR

 La seconda sessione del pomeriggio si concentrerà sui risultati ottenuti attraverso i finanziamenti del PNRR e sul futuro del restauro dei giardini storici. Martina de Luca (Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali) e Alberta Campitelli (presidente della commissione per il Bando PNRR) offriranno una panoramica sull’innovazione formativa e sugli impatti del bando.
Saranno presentati cinque progetti di eccellenza di restauro dei giardini storici italiani:

  1. Orto Botanico di Parma, presentato da Paola Cavallini.

  2. Villa Monasterio di Varenna, illustrato da Valerio Cozzi.

  3. Villa Corsi Salviati a Sesto Fiorentino, a cura di Giorgio Franchi e Gianfranco Galletti.

  4. Castello di Belgioioso di Pavia, presentato da Giusi Rabotti e Nunzio Dego.

  5. Villa del Colle del Cardinale di Perugia, curato da Maria Cristina Tullio.

Questi progetti evidenziano le migliori pratiche di restauro, dimostrando il valore del PNRR per la salvaguardia del patrimonio paesaggistico italiano. La giornata si concluderà con una tavola rotonda moderata da Andrea Cassone, cui parteciperanno esperti come Simonetta Zanon (Fondazione Benetton), Anna Lambertini (Università di Firenze), Luciano Mauro (Giardino della Minerva) e Antonella Pietrogrande (Università di Padova). Per maggiori informazioni visita la nostra sezione "Webinar, corsi e meeting".

A.V.

AVI porta il vivaismo nelle scuole: a Pistoia un progetto educativo per i bambini  

L'Associazione Vivaisti Italiani e la scuola primaria Martin Luther King di Pistoia avviano un progetto educativo per sensibilizzare i bambini su vivaismo e sostenibilità. Il Presidente Michelucci dichiara: "Sosteniamo con orgoglio questo progetto educativo che avvicina i bambini al vivaismo e alla sostenibilità, contribuendo a formare una nuova generazione più consapevole verso l'ambiente. Auspichiamo che l'iniziativa possa essere replicata in altre scuole della provincia di Pistoia."

 

L'Associazione Vivaisti Italiani (AVI) ha avviato un innovativo progetto educativo presso il plesso scolastico Martin Luther King di Ponte alla Pergola, Pistoia. Questa iniziativa, che si concluderà ad aprile 2025, è rivolta agli studenti delle classi terza, quarta e quinta della scuola primaria. L’obiettivo è sensibilizzare i più giovani sull’importanza della tutela ambientale e della sostenibilità, attraverso un percorso che introduce i bambini al vivaismo e all’agricoltura come modelli ecosostenibili per contrastare il cambiamento climatico. Il progetto prevede otto lezioni in aula, ognuna guidata da esperti del settore, con focus su argomenti come la cura del suolo, le tecniche di coltivazione delle piante e l’uso del riciclo nella gestione dei vivai. Tra i temi affrontati ci saranno anche la lotta integrata contro i parassiti e il ruolo fondamentale degli alberi nell'ecosistema. Il programma, concepito con la collaborazione dell'insegnante Donatella Meacci, vuole far comprendere ai bambini l’importanza della biodiversità e del rispetto della natura. Secondo Alessandro Michelucci, presidente di AVI, “Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto educativo, che avvicina i bambini al mondo del vivaismo e della sostenibilità. I vivaisti, che vivono e lavorano quotidianamente a contatto con la natura, sono da sempre i primi a rispettare e proteggere l’ambiente. Investire nella formazione delle nuove generazioni è per noi un passo fondamentale per costruire un futuro più consapevole e responsabile. Ci auguriamo che questo progetto possa essere replicato in altre scuole di Pistoia e della provincia, contribuendo a un dialogo costruttivo e a una maggiore consapevolezza ambientale." 
Redazione
“Dialoghi sulla Natura” a Montecatini: verde urbano, riforestazione e biodiversità al centro

Alle Terme Tettuccio di Montecatini, esperti e amministratori hanno discusso il valore del verde urbano e della riforestazione per la sostenibilità e la biodiversità. Gianluca Burchi del CREA, il sindaco Simona De Caro e l’architetto Stefano Mengoli hanno esplorato vari aspetti dal punto di vista ambientale, amministrativo e paesaggistico. Lorenzo Arbi, dell’associazione Blue Resolution, organizzatrice dell'incontro, ha concluso invitando istituzioni, ricerca e aziende a fare rete e sensibilizzare i giovani sul ruolo cruciale della biodiversità.

"Il mare è l'origine stessa della vita sulla Terra," ha esordito Gianluca Burchi. "Se oggi possiamo respirare e svolgere le nostre funzioni vitali, è grazie a quei primi microrganismi fotosintetici che, miliardi di anni fa, si sono evoluti nelle acque e hanno iniziato a trasformare l'atmosfera, rimuovendo la CO₂ e producendo ossigeno. Da quei batteri marini, che hanno progressivamente permesso la vita fuori dall’acqua, ha avuto origine il mondo vegetale, una trasformazione che ha reso il nostro pianeta abitabile. Oggi la nostra attività si concentra sulla terraferma, in aree urbane che occupano meno del 3% della superficie terrestre, ma è a quel legame primordiale tra mare e terra che dobbiamo la nostra esistenza." Burchi ha poi sottolineato come il verde urbano non possa più essere visto solo come elemento decorativo: "Oggi," ha proseguito, "è necessario sviluppare spazi verdi che rispondano efficacemente ai cambiamenti climatici e che contribuiscano alla riduzione dell'inquinamento e dell’effetto isola di calore." Ogni intervento di verde urbano, secondo Burchi, deve essere progettato per garantire funzionalità, efficienza e sostenibilità. La gestione delle piante in città deve considerare non solo la bellezza, ma anche il loro impatto ambientale attraverso il sequestro della CO₂, la purificazione dell’aria e l’abbassamento delle temperature urbane. Burchi ha infine sottolineato l'importanza di una progettazione qualificata, evidenziando come i professionisti del verde debbano pianificare interventi che garantiscano la resistenza climatica delle piante, evitando varietà che richiedano costi elevati in termini di cura e risorse idriche. "Dobbiamo progettare il verde urbano in modo che sia resiliente," ha concluso, "e che possa svolgere le sue funzioni ambientali con il minimo dispendio di risorse, ricordando che il verde va curato come un essere vivente, non gestito o manutenuto come un macchinario". Simona De Caro, sindaco di Monsummano Terme, ha portato la prospettiva di chi si occupa quotidianamente della gestione del verde pubblico. "Il verde," ha dichiarato, "deve essere considerato un investimento, non un costo. Ogni euro speso in verde pubblico ha un ritorno concreto in termini di salute e qualità della vita per i cittadini." De Caro ha illustrato il progetto che il Comune di Monsummano sta sviluppando, un piano di valorizzazione che include il parco fluviale lungo il torrente Candalla e una greenway che connette diverse aree verdi. Questo progetto, concepito in collaborazione con l'architetto Stefano Mengoli, mira a creare una rete verde resiliente e fruibile, con giardini urbani e spazi verdi condivisi dai cittadini attraverso Patti di cittadinanza. Il sindaco ha ringraziato gli imprenditori locali, come l’azienda Arbi, per il loro contributo alla comunità, esprimendo l’auspicio che Monsummano possa diventare un modello di sostenibilità attraverso partnership pubblico-private che incoraggino la partecipazione attiva dei cittadini. L’arch. paesaggista Stefano Mengoli ha presentato il progetto “Bosco Urbano Stefano Arbi,” ideato per riqualificare un’area di Monsummano Terme con spazi verdi ispirati agli ecosistemi locali. "La riforestazione urbana," ha spiegato Mengoli, "è un modo per riportare nelle città il verde naturale, unito a un approccio sostenibile che coinvolge piantumazioni mirate e infrastrutture verdi. Il progetto prevede la creazione di piccole zone umide, con stagni e passerelle, per favorire la biodiversità e offrire un luogo di svago per i cittadini. Mengoli ha inoltre evidenziato come il progetto sia stato concepito per essere ecologicamente sostenibile, utilizzando varietà vegetali locali che richiedono minori risorse per la manutenzione e che contribuiscono alla mitigazione dei cambiamenti climatici. A conclusione dell’evento, Lorenzo Arbi ha lanciato un appello a fare rete, evidenziando come solo attraverso la collaborazione tra istituzioni, imprese e cittadini sia possibile affrontare le sfide della sostenibilità urbana. “Sono questi momenti di condivisione a permetterci di costruire un futuro davvero sostenibile,” ha affermato Arbi, sottolineando l’importanza di una visione collettiva per progetti concreti e duraturi. Arbi ha inoltre ribadito l’impegno dell’associazione Blue Resolution per la tutela della biodiversità, ricordando l’importanza dell’educazione ambientale: “Sensibilizzare i giovani sul ruolo degli insetti impollinatori e sul valore della biodiversità è essenziale. Questi progetti educativi rappresentano un investimento prezioso per il nostro futuro, perché la biodiversità è alla base di un ambiente sano e resiliente.” Blue Resolution proseguirà con il suo impegno per il verde urbano, includendo iniziative educative e nuovi progetti di riforestazione, con l’obiettivo di realizzare un impatto tangibile per le comunità e il territorio.

Andrea Vitali

A Flormart 2024 confronto e strategie per i Distretti Florovivaistici

Al convegno conclusivo della 25a edizione di Flormart 2024, i relatori hanno sottolineato la necessità di un confronto costante e di una segmentazione più mirata dell’offerta per interpretare meglio i dati di settore. Con un focus sulle sfide ambientali e macroeconomiche, è emersa l’esigenza di un adeguamento normativo e di misure concrete per sostenere il floro-vivaismo in un contesto globale in rapida evoluzione.

Flormart 2024 ha messo in luce l'importanza di questo evento per il settore, in un momento di congiuntura geo-politica e socio-ambientale complesso. La partecipazione di figure come la Professoressa Silvia Scaramuzzi, docente di marketing all'Università di Firenze, che ha scelto di intervenire per condividere la sua visione sul futuro del florovivaismo di fronte alle sfide globali, insieme agli interventi dei rappresentanti dei principali distretti – il Sindaco di Saonara Michela Lazzaro, Alessandro Michelucci, Presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani, Aldo Alberto, rappresentante del distretto ligure e Presidente dell'Associazione Florovivaisti Italiani, e Remo Di Meo, vivaista del distretto di Latina – hanno reso il convegno un'importante occasione di riflessione.
Schermata_2024-10-08_alle_16.57.28.pngSilvia Scaramuzzi, docente di marketing presso l’Università di Firenze,  apre con un ringraziamento a Flormart per l’invito e, in particolare, a Renato Ferretti, che definisce il suo “mentore del florovivaismo”. Scaramuzzi racconta che, circa trent’anni fa, quando ancora non conosceva questo settore, Ferretti le svelava tutti i segreti, compresi quelli non scritti, aiutandola a comprendere a fondo questo mondo. Oggi, nel tempo che le è stato concesso, spiega di voler offrire una panoramica generale per inquadrare il contesto e aprire la discussione con i referenti dei diversi distretti. L’obiettivo principale del suo intervento è stato quello di esplorare come i distretti florovivaistici possano posizionarsi e svilupparsi in un contesto globale in continua evoluzione. La questione chiave, sottolinea, è il rafforzamento delle strategie private e delle politiche pubbliche, rimarcando l’importanza della presenza degli amministratori locali per favorire una collaborazione tra pubblico e privato, indispensabile per affrontare le sfide del settore.
Sintesi sui dati: La professoressa Silvia Scaramuzzi evidenzia come, nell'ultimo trentennio, ci siano state poche fonti di dati ufficiali e che, quelle esistenti, spesso risultano poco affidabili. Nonostante questo, presenta alcune informazioni chiave per comprendere le dinamiche del mercato florovivaistico e delineare possibili strategie di marketing e governance per il settore. In un panorama dominato da mercati con cicli produttivi e costi variabili, è emersa la necessità di distinguere tra i cosiddetti "paesi produttori domestici maturi", come l'Europa, il Canada e la Cina, che detengono la maggior parte delle quote di consumo mondiale. L'Europa continua a mantenere la leadership globale nel commercio di fiori e piante, nonostante l'aumento dei costi di produzione. Tuttavia, si rende evidente la necessità di puntare sulla qualità dei prodotti per poter competere in un mercato mondiale sempre più competitivo, soprattutto in quei mercati dove il reddito medio e la domanda continuano a crescere. Un aspetto positivo sottolineato è il trend costante di crescita delle esportazioni di fiori e piante, in particolare in Europa, dove la bilancia commerciale rimane positiva. Questo dato è stato ulteriormente rafforzato dalla Brexit, che ha ridotto la concorrenza britannica nel mercato europeo. Anche la bilancia commerciale per i fiori, storicamente negativa, ha mostrato segnali di miglioramento. Nonostante le sfide poste dalla pandemia e dalle fluttuazioni economiche globali, le prospettive per i consumi di fiori e piante in Europa e Nord Europa sono ottimistiche, con una crescita attesa del 20% tra il 2017 e il 2027. Questo incremento si è manifestato chiaramente durante il periodo post-pandemico del 2022-2023. Tuttavia, il consumo pro capite varia notevolmente tra i Paesi, con Italia e Spagna che rimangono in fondo alla classifica, mentre Germania e Regno Unito continuano a essere mercati dominanti in termini di spesa totale. In sintesi, la professoressa Scaramuzzi sottolinea l'importanza di adottare una strategia mirata alla qualità e alla sostenibilità per garantire la competitività delle esportazioni italiane e rispondere alle nuove tendenze di consumo emergenti, che valorizzano sempre di più i prodotti eco-sostenibili e ad alto valore aggiunto.

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Focus sulla domanda futura:  Sicuramente la pandemia ha giocato un ruolo molto rilevante, sostiene Silvia Scaramuzzi, poiché ha contribuito a consolidare la percezione di fiori e piante come beni essenziali. Tuttavia, dobbiamo affrontare altre sfide, come i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi, che possono avere effetti sia positivi che negativi, a seconda del periodo in cui si verificano. La crisi energetica, l’inflazione e i recenti conflitti internazionali hanno avuto un impatto negativo, ma parallelamente ci sono anche grandi opportunità, soprattutto legate all’urbanizzazione e al desiderio di migliorare la qualità della vita nelle città. Il consumo di piante e fiori si sta concentrando sempre più in aree specifiche, e vediamo emergere un modello di consumo che non è più considerato un lusso. Ciò permette di valorizzare prodotti unici, con un altissimo valore aggiunto, richiesti da fasce di popolazione con redditi elevati. Questi consumatori cercano prodotti che rappresentano uno stile di vita responsabile e sostenibile, con una crescente attenzione all’ecologia e al consumo consapevole. Le tendenze di consumo si stanno evolvendo. Innanzitutto, c’è un crescente riconoscimento dei fiori e delle piante come beni essenziali, con funzioni ecologiche e terapeutiche. Le piante vengono percepite come elementi che migliorano la qualità della vita, riducono lo stress, aumentano la concentrazione e la produttività, e contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico e alla conservazione della natura. A livello urbano, vediamo un interesse crescente verso il giardinaggio comunitario, l’utilizzo di piante perenni che favoriscono la biodiversità, come quelle che promuovono l’impollinazione. Dal punto di vista della qualità del prodotto, i consumatori sono sempre più disposti a pagare un premium price per prodotti che dimostrano attributi di sostenibilità, trasparenza e provenienza certificata. Questo vale anche per prodotti più specializzati come le piante aromatiche, le piante da orto e da balcone, che riflettono la crescente tendenza delle famiglie europee a riqualificare i propri spazi abitativi. Un altro cambiamento importante riguarda la composizione della spesa. Se una volta ci si rivolgeva al fioraio per acquistare una singola pianta o una grande composizione floreale, oggi i fiori e le piante sono visti come un ingrediente all’interno di composizioni complesse, in cui il valore aggiunto viene conferito dalla capacità artistica e dal design. Anche l’aspetto multicanale è sempre più importante: i consumatori utilizzano i social media, i blog e altri strumenti digitali per ottenere informazioni e fare acquisti, con una crescente integrazione tra canali fisici e digitali. Parlando dei segmenti di consumatori, i millennials, che rappresentano giovani adulti in cerca di una vita migliore e con crescente potere d’acquisto, vedono i fiori e le piante come strumenti per migliorare la propria salute e qualità della vita. Dall’altro lato, i baby boomers, ossia i pensionati o prossimi alla pensione, dedicano molto tempo alla vita domestica e sono fedeli ai loro canali di acquisto, cercando servizi personalizzati e prodotti di alta qualità. Infine, vediamo una crescente domanda anche da parte del settore pubblico, che sta investendo sempre di più nel verde urbano per migliorare la qualità della vita nelle città e nei luoghi di lavoro. Silvia Scaramuzzi  conclude sottolineando che i distretti florovivaistici devono puntare sulla collaborazione tra scienza, politica, imprese e società per affrontare con successo queste sfide. La collaborazione è fondamentale non solo a livello locale, ma anche a livello regionale, nazionale e internazionale. Solo attraverso un’azione concertata e una governance multilivello, potremo massimizzare le opportunità offerte da questo mercato in continua evoluzione.
lazzaro.JPG Renato Ferretti introduce Michela Lazzaro, sindaco di Saonara in rappresentanza del distretto vivaistico locale, che vanta una lunga tradizione produttiva. Saonara, situata tra Venezia e Padova e ben collegata alle principali vie di trasporto, è rinomata per la produzione di rose, piante da frutto e altre colture di pregio. Molte delle aziende del distretto, spiega il sindaco, hanno radici storiche, spesso gestite da generazioni, e combinano l’esperienza tradizionale con l’innovazione, rispondendo alle esigenze del mercato moderno grazie all’adozione di nuove tecnologie. Il nostro distretto, continua il sindaco Michela Lazzaro, è composto principalmente da piccole imprese familiari, ma la qualità del know-how e della produzione è molto alta. Oltre alla produzione di piante, diverse aziende del distretto operano anche nel settore del giardinaggio e della manutenzione di aree verdi, collaborando con enti pubblici e privati per valorizzare il territorio. Nel 2020, prima della pandemia, abbiamo formalizzato la creazione del Distretto Florovivaistico di Saonara, con l’obiettivo di promuovere non solo le aziende del territorio ma anche la storia e le tradizioni locali. Grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, abbiamo partecipato a fiere nazionali e internazionali e abbiamo ottenuto un logo distintivo che rappresenta il nostro impegno verso la promozione del distretto. Stiamo inoltre collaborando con il comune per realizzare un bosco urbano di oltre tre ettari, dove pianteremo più di 3.000 alberi, con l’obiettivo di ricreare l’ecosistema locale e promuovere la sostenibilità ambientale. Questo progetto è parte di un impegno più ampio del distretto per rafforzare le sinergie tra le imprese, creare coesione e sviluppare nuovi contatti con le istituzioni e la politica, necessari per sostenere e far crescere il settore. Il sindaco  ha infine ringraziato tutti per l’attenzione e per l’opportunità di raccontare la realtà vivaistica di Saonara.
 michelucci13.JPGE' la volta della relazione di Alessandro Michelucci, Presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia che dopo i saluti e ringraziamenti a tutti i convenuti e a Flormart  per questo importante momento di confronto dichiara: “. Negli ultimi tempi è diventato necessario nel nostro comparto sottolineare un aspetto importante che spesso viene trascurato: la distinzione tra floricoltura e vivaismo. Questi due settori, spesso confusi, presentano differenze significative che, se non comprese adeguatamente, rischiano di compromettere la loro corretta interpretazione, non solo ai fini statistici delle loro performance. La floricoltura e il vivaismo hanno infatti una domanda, un'offerta e cicli produttivi molto diversi, con conseguenze profondamente differenti sulla programmazione produttiva e sugli investimenti. La floricoltura, per sua natura, è caratterizzata da cicli produttivi più brevi e prevedibili, spesso legati quasi totalmente alla domanda delle ricorrenze. Il vivaismo, invece, ha cicli molto più lunghi, che possono durare fino a 10 anni prima che le piante siano pronte per la vendita con un domanda dell’utente meno impulsiva e riflettuta. Questa differenza rende la programmazione del vivaismo estremamente complessa e difficile da prevedere su larga scala, e a ciò si aggiungono le difficoltà legate all’instabilità  dei mercati a livello macro economico e ai cambiamenti climatici, che influenzano i mercati e le produzioni in modo imprevedibile. Basti pensare alle attuali tensioni in Medio Oriente, che hanno sconvolto l'equilibrio del mercato globale. Sul fronte dei correttivi  e degli  incentivi, provvedimenti come il bonus fiscale Green, pur essendo un passo nella giusta direzione, non sono sufficienti per affrontare le esigenze specifiche del mercato perché devono essere resi più specifici. Pertanto è  fondamentale che il vivaismo venga distinto dalla floricoltura sia a livello nazionale che internazionale, sia in ambito normativo che economico. Il vivaismo italiano non rappresenta solo un settore economico, ma anche un patrimonio ambientale e sociale di grande valore. La gestione sostenibile dei vivai e delle strutture a lungo termine contribuisce non solo alla sostenibilità economica, ma anche alla tutela ambientale e sociale. Un esempio di questo è il nostro distretto, che, oltre a generare ricchezza, offre un importante servizio all'ambiente e alle future generazioni, ad esempio attraverso la manutenzione dei corsi d’acqua minori e la gestione sostenibile del territorio. Lo dimostra l'ultimo evento alluvionale del novembre scorso che ha colpito le province di Pistoia, Prato e Firenze ha dimostrato che le zone meno colpite sono state quelle con la maggiore concentrazione di vivai, a conferma del ruolo positivo che il vivaismo ha anche nella prevenzione al dissesto idrogeologico del territorio. Altro aspetto fondamentale sono le ricadute che il vivaismo ha sul sociale, con un tasso di occupazione elevato e un reddito pro capite superiore rispetto ad altre zone, oltre ad un tasso di criminalità inferiore alle province limitrofe a Pistoia. L’Associazione Vivaisti Italiani è il soggetto referente del distretto vivaistico ornamentale e, oltre alla sua attività di lobbying presso i principali enti nazionali e internazionali, grazie anche alla nostra presenza in ENA, riporta le istanze del settore e le comunica all'esterno con i suoi mezzi di comunicazione. Ma la nostra associazione, dall'interno del distretto, sta anche lavorando su diversi progetti di innovazione eco-sostenibilità ambientale e di   circolarità. Tra i progetti in corso, cito la costruzione di un laboratorio consortile di controllo fitosanitario Pistoia FitoLab, che analizzerà tutte le piante in entrata e in uscita da Pistoia, garantendo certificazioni che accompagneranno le piante nei diversi mercati di destinazione. Inoltre, primi in Europa,  stiamo portando avanti il recupero degli scarti vegetali, che vengono raccolti, trattati e riutilizzati come substrato per nuove piante, ammendanti e biomasse in collaborazione con una realtà specializzata. Un altro progetto riguarda il riciclo della plastica proveniente dai vivai: grazie a una collaborazione con un’azienda che ne certifica la tracciabilità, la plastica viene trasformata in un polimero riciclabile che viene utilizzato per produrre nuovi vasi, garantendo così la filiera del riciclo. Infine, il nostro distretto è stato recentemente selezionato per una sperimentazione europea che, nei prossimi tre anni, speriamo ci possa permettere di sostituire il cocco – non sempre considerato ambientalmente sostenibile – con compost stabilizzato, pomice e legno nei nostri substrati. Questa sperimentazione ci permetterà di verificare i risultati sul piano della sostenibilità e della resa produttiva. Questi sono i progetti operativi che il nostro distretto, uno dei più importanti a livello italiano ed europeo sia per PLV esportata che per superficie coltivata, sta portando avanti e che approfondiremo, insieme ad altri, durante la serata del vivaismo che si terrà a metà dicembre. Vi ringrazio per l'attenzione e auguro a tutti una buona serata.” 
Renato Ferretti nel ringraziare Alessandro Michelucci per il suo  intervento commenta che non ci sono molti dubbi sull’importanza del distretto Vivasitico Ornamentale di Pistoia che esprime il 40% della produzione italiana di settore rappresentando, una quota significativa anche a livello europeo. Questo è un aspetto indiscutibile. Come ho sempre sottolineato, la superficie dedicata alla produzione nella zona di Pistoia si attesta intorno ai 5.000 ettari, superando quella di qualsiasi altro distretto italiano, senza considerare i Paesi Bassi, dove le dimensioni sono diverse. A titolo di confronto, altri distretti italiani arrivano a circa 2.200 ettari. Un punto di forza di Pistoia è la concentrazione territoriale, con un’area che si può delimitare in un quadrato di 10 km per lato, favorendo relazioni e sinergie difficili da replicare altrove. Questo contesto mi offre anche l’opportunità di ricollegarmi alla distinzione storica tra agricoltura e vivaismo. Negli anni ’90, quando ho collaborato alla definizione dei primi piani regionali della Toscana, si è scelto di sviluppare piani distinti per la floricoltura e per il vivaismo, dato che le necessità operative e gli interventi richiesti sono molto diversi. In Toscana, infatti, abbiamo sviluppato un piano regionale per la floricoltura e un altro per il vivaismo ornamentale. Nonostante entrambi i settori siano accomunati dal focus su piante ornamentali o forestali, i processi produttivi sono diversi. Ad esempio, il vivaismo per scopi forestali differisce notevolmente da quello ornamentale, anche solo per gli utilizzi finali e le esigenze in termini di sostenibilità ambientale. Vorrei sottolineare un punto critico, evidenziato anche nella relazione della professoressa Scaramuzzi: la difficoltà nell’interpretare i dati ufficiali, come quelli ISTAT, a causa della classificazione merceologica non sempre precisa. Ad esempio, una voce comune è quella delle "rose", che però non distingue se si tratta di rose da fiore reciso, da vaso o ornamentali per giardini. È fondamentale che le categorie merceologiche siano definite con maggiore chiarezza, per poter individuare e valorizzare adeguatamente i vari segmenti produttivi prima di procedere con ulteriori analisi. 
 aldo_alberto.JPGSi prosegue con Aldo Alberto, presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani in rappresentanza del distretto della Riviera Ligure di Albenga, che sottolinea l’importanza per i distretti italiani di costruire una presenza forte e autorevole sul territorio, che permetta di interfacciarsi efficacemente con il sistema pubblico. Secondo Alberto, il problema della mancanza di pianificazione è evidente non solo nei distretti, ma nell’intero settore pubblico, che spesso si trova a gestire questioni complesse con risorse limitate e senza una visione a lungo termine. È essenziale quindi recuperare l'attenzione verso la programmazione per sfruttare al meglio le risorse disponibili. Aldo Alberto evidenzia poi la necessità di maggiore collaborazione tra i diversi distretti e all’interno del sistema florovivaistico nazionale, caratterizzato da una frammentazione che ostacola un approccio unitario e strategico. A suo avviso, il settore dovrebbe adottare una visione imprenditoriale che miri alla crescita collettiva, senza cadere nella competizione interna distruttiva. Riguardo alla promozione dei prodotti, osserva come il Florovivaismo italiano abbia una qualità riconosciuta ma manchi di una strategia di marketing efficace rispetto ai competitor europei, come i Paesi Bassi. Migliorare la promozione sui mercati esteri e rafforzare la logistica sono elementi cruciali per valorizzare il settore. Infine, Aldo Alberto tocca il tema della legislazione, in particolare quella relativa al settore florovivaistico, sottolineando l’importanza di regolamentare in modo distinto le varie tipologie di produzione. Queste differenze interne, dal fiore reciso alle piante in vaso e alle aromatiche, devono essere rispettate per valorizzare ciascun segmento e non appiattire il settore con una normativa generica. Il distretto ligure, ad esempio, include sia la produzione in vaso sia quella di aromatiche di alta qualità, ma soffre per la mancanza di coordinamento tra i produttori, che si trovano così a competere in modo disordinato sul mercato, anche con margini ridotti a causa della scarsa forza negoziale rispetto alla grande distribuzione. Aldo Alberto ha concluso rimarcando l'importanza dell’aggregazione come mezzo per rafforzare il settore, migliorare la competitività e affrontare le sfide del mercato in modo più coeso.DiMeoRemo.jpgInfine, Remo di Meo, florovivaista in rappresentanza del distretto di Latina, sottolinea la carenza di dati internazionali aggiornati e rilevanti sul settore florovivaistico italiano. Secondo lui, questa mancanza costituisce un limite significativo in termini di rappresentatività politica, impedendo al settore di presentarsi in modo autorevole nei contesti internazionali e di valorizzare appieno il contributo italiano. Questa situazione riflette la necessità di un maggiore impegno da parte delle istituzioni per raccogliere e diffondere dati che possano supportare il florovivaismo italiano nelle sue sfide globali.

 

 Andrea Vitali

 

 

Flormart 2024: un’edizione tra innovazione e sfide per il floro-vivaismo

Flormart Green Italy 2024 si è conclusa con risultati positivi secondo gli organizzatori, ma ha mostrato segni di ridimensionamento rispetto al passato. Nonostante l’impegno per promuovere sostenibilità e innovazione, l’affluenza e la partecipazione sono state inferiori alle edizioni precedenti. Sentito Alessandro Michelucci, presidente AVI che auspica più visitatori ed espositori, sottolineando la necessità di una maggiore attenzione al mercato interno.

 

L’edizione 2024 di Flormart Green Italy si è chiusa il 27 settembre, e nonostante il tono positivo degli organizzatori, che ne hanno confermato il ruolo centrale nel florovivaismo e nel settore del verde, la fiera ha mostrato segni evidenti di ridimensionamento rispetto agli anni passati. Con soli 125 espositori e un padiglione e mezzo occupato, la partecipazione è stata notevolmente inferiore rispetto alle edizioni precedenti. Ad esempio, nel 2017, gli espositori erano ancora 317 (Leggi l'articolo: Flormart 2017: fra numeri e progetti, speranze e commenti), ma il confronto con il 2012 è impietoso: in quell’anno Flormart contava ben 1000 espositori e 24.000 visitatori, di cui 3.000 stranieri, su una superficie espositiva di 38.000 metri quadrati (Leggi l’articolo: Il bilancio di Flormart 2012 per la floricoltura pesciatina). È importante riconoscere come lo scenario delle fiere e dei mercati sia cambiato radicalmente nel corso degli anni. Durante il convegno sui distretti florovivaistici, organizzato da Renato Ferretti, abbiamo parlato con Alessandro Michelucci, presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani (AVI), che ha fornito la sua opinione sull’andamento della fiera. Michelucci ha dichiarato: "Flormart è una fiera storica con caratteristiche decisamente favorevoli: la scelta delle date, una location strategica e una logistica semplice sono punti di forza che dovrebbero attrarre un numero maggiore di espositori e visitatori. In particolare, la fiera ha il potenziale per richiamare maggiormente il mercato interno e coinvolgere più decisori pubblici, che sono cruciali per il futuro del settore."

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Innovazione e sostenibilità al centro

Nonostante i segnali di ridimensionamento, Flormart 2024 ha comunque offerto spunti interessanti, soprattutto sul fronte dell’innovazione e della sostenibilità. Tra i progetti premiati spiccano l’Easy Car di SALMEC SRL, pensato per facilitare la movimentazione nei vivai, e il gazebo di Photinia Red Robin della Società Agricola Romiti Vivai, una soluzione innovativa per l’integrazione del verde nelle aree commerciali. Questi premi testimoniano l’impegno delle aziende nel proporre soluzioni sostenibili e al passo coi tempi. Tuttavia, rispetto al passato, le opportunità di networking e incontro tra professionisti sono state notevolmente ridotte. Molti espositori hanno espresso preoccupazione per la bassa affluenza, sollevando dubbi sulla sostenibilità della loro partecipazione nel 2025. In un contesto in cui competitività e innovazione sono più importanti che mai, il ridimensionamento della fiera genera interrogativi sul suo futuro.

Florovivaismo italiano: una leadership da preservare

Il florovivaismo italiano è da sempre una delle eccellenze del Made in Italy, grazie alla biodiversità e alla qualità produttiva. Eventi come Flormart sono fondamentali per promuovere il settore e per offrire occasioni di confronto tra imprese. Tuttavia, sarà necessario un ripensamento strategico per riportare la fiera all’altezza delle aspettative e del suo ruolo nel panorama internazionale. La prossima edizione di Flormart, fissata per settembre 2025, rappresenta un’opportunità cruciale per rilanciare l’evento. Flormart dovrà lavorare per attrarre più espositori e visitatori, puntando su un format che risponda meglio alle esigenze di un settore in continua evoluzione. Il florovivaismo italiano ha tutte le carte in regola per mantenere la propria leadership mondiale, ma questo richiede eventi fieristici che sappiano stimolare innovazione, creare nuove opportunità di business e consolidare le reti di collaborazione tra professionisti del verde.

 Andrea Vitali

Legge delega sul florovivaismo: istanze dei vivaisti e come sarà attuata

 A Firenze per il 25° Memorial di Vannucci Piante, l’azienda leader del Distretto ornamentale di Pistoia, il sottosegretario per l’agricoltura La Pietra è stato sollecitato sull’attuazione della legge delega sul florovivaismo del 4 luglio scorso. Le istanze dei vivaisti e l’anticipazione del sottosegretario: la legge delega sarà attuata, almeno inizialmente, con un decreto unico che sarà una norma quadro. Sentiti, oltre a La Pietra, Giansanti, Fini, Orlandini, Magazzini, Michelucci, Pagliani, Ferrini, Vannucci, De Castro e Tomasi.

 

Un tema caldo per tutto il florovivaismo italiano e in particolare per il comparto del vivaismo ornamentale, che ha nel distretto pistoiese il suo maggiore centro produttivo, è serpeggiato al Viola Park di Firenze il 19 settembre in occasione del 25° Memorial Vannucci (vedi): come verrà attuata la legge n. 102 del 4 luglio 2024 di “Delega al Governo in materia di florovivaismo” (vedi), che è entrata in vigore il 30 luglio 2024 e dà 24 mesi di tempo al Governo per esercitarla adottando uno o più decreti legislativi che ne attuino le indicazioni di principio e i criteri?

Il primo a farci cenno è stato l’organizzatore del Memorial, Vannino Vannucci, titolare dell’azienda leader Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, che, nel salutare di fronte all’uditorio il sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra che aveva appena finito la sua relazione, lo ha invitato esplicitamente a far adottare alcune revisioni a tutela del comparto vivaistico, con implicito riferimento anche al testo della proposta di legge 389 del 18 ottobre 2022 “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico” (vedi), che è il frutto in particolare del lavoro al Senato nella precedente legislatura di La Pietra (che ne è stato relatore) e a cui il Governo attingerà nell’attuare la legge delega del 4 luglio.

Ma qual è l’oggetto e quali sono le indicazioni della legge delega sul florovivaismo 102 del 4 luglio scorso? Essa innanzi tutto impegna il Ministero dell’agricoltura a proporre «uno o più decreti legislativi per costituire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell’utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica». Decreto o decreti che dovranno essere adottati dal Governo entro 24 mesi dal 30 luglio 2024.

Nella legge delega sono stabiliti anche i principi e criteri direttivi che il decreto o i decreti dovranno seguire. Si tratta di 20 criteri, fra i quali i seguenti:

- la necessità di definire l’articolazione della filiera florovivaistica in tutti i suoi segmenti;

- la creazione di un coordinamento nazionale anche con un ufficio per questa filiera presso il Ministero dell’agricoltura;

- l’elaborazione ogni 5 anni di un Piano nazionale del settore florovivaistico «quale strumento programmatico e strategico che tenga conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche, da adottare in coordinamento con la strategia nazionale del verde urbano»;

- la predisposizione di un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo, «comprendente la rilevazione della specie e della quantità di prodotto coltivato e dei relativi prezzi»;

- la pianificazione e istituzione a livello nazionale di piattaforme logistiche per macroaree per la movimentazione e distribuzione dei prodotti all’estero, tenendo conto della collocazione dei distretti florovivaistici e dei mercati;

- una ricognizione dei marchi nazionali esistenti, al fine di certificare il rispetto dei livelli qualitativi, «eventualmente promuovendo l’istituzione di un marchio unico distintivo che garantisca le produzioni nazionali»;

- la qualificazione come centri per il giardinaggio delle imprese agricole di cui all’articolo 2135 del codice civile che operano nel settore del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all’attività agricola e la definizione della «loro collocazione all’interno della filiera florovivaistica».

Floraviva, sulla scia della sollecitazione iniziale di Vannucci, ha sondato, fra gli importanti esponenti delle categorie agricole e del settore (floro)vivaistico, ma anche fra i politici più coinvolti da tali questioni presenti al Viola Park, quali sono le aspettative e le istanze sul testo di attuazione della legge delega con cui il Governo disciplinerà finalmente in modo organico tutta la filiera florovivaistica.   

giansanti_25_memoriale1.jpgPer il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti «certamente siamo di fronte a un aspetto quasi epocale perché era da tanto tempo che aspettavamo una legge quadro sul florovivaismo. Certamente il floro è una cosa e il vivaismo è un’altra. Bisogna coniugare gli interessi di chi oggi produce fiori, che è una cosa diversa rispetto a chi produce vivaismo». «Completamente diverso – ha continuato Giansanti - è chi fa la gestione del verde o chi cura il verde, come addirittura tutta la parte del gardening. Quindi è un mondo complesso che va giustamente considerato come attività agricola nei limiti e nel rispetto di chi l’agricoltore lo fa però a titolo principale, proprio per evitare che poi possano beneficiarne chi agricoltore non è. Su questo sarà fortissimo l’impegno di Confagricoltura affinché questa attività sia agricola a tutti gli effetti, rivolta esclusivamente agli agricoltori, e certamente sarà importante anche ascoltare il contributo di Confagricoltura Pistoia su alcune modifiche che dovranno essere apportate».

fini_25_memoriale1.jpgA sua volta il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Cristiano Fini ha affermato che «è una legge delega che ha avuto un parto piuttosto prolungato: da anni era sul tavolo a livello ministeriale e finalmente siamo arrivati verso la fine. È chiaro che come tutte le leggi che sono state portate avanti nel corso degli anni hanno bisogno magari di qualche aggiornamento, quindi sicuramente qualche ritocco lo si può fare. Ma noi abbiamo bisogno di velocizzare, perché da anni la aspettiamo e finalmente ci siamo arrivati. Adesso abbiamo bisogno di applicarla perché le aziende hanno bisogno sì di risorse, ma hanno anche bisogno di un’impronta legislativa che possa dare veramente un nuovo impulso a questo settore che è fondamentale: tutto nasce da lì».

orlandini_25_memoriale1.jpgE come vedono la legge delega i vertici di Cia – Agricoltori Italiani e Confagricoltura a livello provinciale pistoiese, dove il vivaismo ornamentale fa la parte del leone nel comparto agricolo? Per il presidente di Cia Toscana Centro (Firenze Pistoia Prato) Sandro Orlandini «la percezione è stata inizialmente positiva perché s’è vissuta anche l’esperienza della legge regionale sul vivaismo: quando è stata fatta, poi il settore è diventato più riconoscibile, sono state indirizzate meglio anche le risorse, quindi continuiamo a guardarla con un pizzico di ottimismo da questo punto di vista e fa bene il sottosegretario [La Pietra, ndr] a rivendicarne l’ultimazione: l’essere entrati nella fase finale. Però ci sono alcune cose essenziali da sistemare. Per lo più quello che veniva detto prima, anche da lui in battuta, perché lo sa è uno dei punti dolenti che gli abbiamo sottolineato: di riuscire a distinguere meglio quello che è floro da ciò che è vivaismo, perché è vero che sono due mondi che si toccano per le questioni fitosanitarie e per alcuni aspetti, ma per tanti altri sono realtà assolutamente diverse». Va precisata meglio la distinzione? «Va precisata meglio – risponde Orlandini -. Noi auspichiamo, dove si riuscissero a raggiungere, delle intese anche a livello nazionale. Specie fra Cia e Confagricoltura abbiamo la strada abbastanza spianata perché i rapporti sono consolidati, e la presenza di entrambi i presidenti nazionali stasera ne è un segnale. Però laddove non si riuscisse ad arrivarci sul livello nazionale, sarà fondamentale il lavoro che faremo all’interno del Distretto di Pistoia, dove c’è assoluta unità di intenti, almeno per queste realtà, e credo che il Ministero terrà conto di queste istanze provenienti dal Distretto, laddove non si riuscisse a livello nazionale».

magazzini_25_memoriale1.jpgAnche il presidente di Confagricoltura Pistoia Luca Magazzini ha sottolineato l’importanza di tale distinzione e non per interessi territoriali. «In questo caso – ha spiegato - più che al vivaismo pistoiese dobbiamo pensare al vivaismo, perché quando si norma un sistema economico o settore produttivo non lo si può vedere solo in un ambito locale, ma va visto con una prospettiva quanto meno nazionale, se non sovranazionale. Quindi, come è stato detto durante l’incontro anche dallo stesso sottosegretario La Pietra, che c’è una necessità oggettiva di programmare separatamente lo sviluppo del settore vivaistico ornamentale da quello floricolo e orticolo. È sotto gli occhi di tutti, perché sono mondi completamente diversi, con dinamiche diverse». Anche tempi produttivi diversi? «Tempi, mercati di riferimento completamente diversi – conferma Magazzini -. Quindi, siccome anche l’utente finale spesso è diverso e il contesto è diverso, anche le prospettive della programmazione della comunicazione e della commercializzazione di questi due settori devono avvenire in modo distinto. I decreti dovrebbero aiutare questo tipo di procedimento».

michelucci_25_memoriale1.jpgPassando alle associazioni di rappresentanza dei vivaisti presenti al Memorial, Alessandro Michelucci, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), che è il soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, ha puntualizzato che nell’attuazione della delega si deve «tracciare questa riga fra i fiori e le piante ornamentali (alberi, cespugli ecc.): i fiori si fanno in 2 o 3 mesi e si riescono a vendere in pochi giorni, mentre le piante vanno programmate di anno in anno e fino anche a 7/8 anni e quindi non è facile per il vivaista programmare quello che sarà venduto fra tanti anni. La floricoltura è più rapida. Ad esempio le stelle di natale si producono d’estate e a Natale si vendono, mentre gli alberi 20/25 ci vogliono 10 anni per farli». Inoltre, con riferimento agli aspetti fiscali delle attività della filiera florovivaistica, ha dichiarato: «non vogliamo che dentro a questa legge ci vengano accomunati ad esempio i giardinieri o i garden: bisogna distinguere chi è agricoltore davvero, produttore e coltivatore, da chi è fornitore di manodopera e venditore di prodotto. Qui la linea di demarcazione deve essere nettamente tracciata, perché noi vivaisti facciamo investimenti di milioni di euro per anni, restiamo esposti per anni, mentre il Garden va in base alla richiesta che ha in quel momento lì, cioè ordina e si rifornisce in breve tempo. Noi produciamo cose ora che non sappiamo se tra 7/8 anni avranno ancora domanda di mercato, perché magari sono cambiate le mode».

pagliani_25_memoriale1.jpgMentre il presidente dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) Luigi Pagliani si è così espresso sull’attuazione della legge delega: «prima cosa: questa legge è pronta da 10 anni, anzi 11 per la precisione. Quindi 11 anni fa si parlava di questo. Nel frattempo in 11 anni può essere successo che per esempio è diventata vecchia in alcune cose, perché è passato così tanto tempo. Noi come Associazione l’abbiamo fatto presente anche al Ministero: ci sono delle cose che non funzionano più in questa legge. Poi non sappiamo esattamente come verranno fuori questi decreti, quindi per me è un po’ prematuro parlarne, perché ci han detto che dobbiamo prendere a riferimento quella legge che è passata al Senato, ma non sappiamo come saranno scritti questi decreti legislativi: saranno giusti o sbagliati? Non lo sappiamo. Diciamo che c’erano delle cose da correggere». Qualche esempio? «Noi personalmente come Anve – ha risposto - abbiamo presentato una richiesta al Ministro, ad esempio, di prendere in considerazione una cosa che, poiché è in ballo da 11 anni questa legge, non è stata minimamente presa in considerazione: il discorso delle vendite via Internet. Il che probabilmente 11 anni fa non era un problema come lo è adesso, ma questo canale di vendita dei prodotti non è minimamente accennato nella proposta di legge, ma le vendite via Internet devono essere un minimo regolarizzate. Per una serie di motivi, fra cui anche perché il discorso fitosanitario lo impone. Insomma ci sono degli aspetti che vanno ancora regolamentati. Sicuramente io so anche che per altri è molto importante il discorso della regolamentazione dei centri di giardinaggio. Per noi il problema è relativo: il problema esiste, però abbiamo pensato sempre che la legge delega può correggere il problema. Il Ministero è stato sensibilizzato sull’argomento da noi e dalle altre associazioni e quindi abbiamo fiducia che la legge delega venga fuori correggendo questi problemi».

ferrini_25_memoriale1.jpgE quali sono le aspettative del presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, prof. Francesco Ferrini, in merito all’esercizio di questa delega? «Ci aspettiamo che questi decreti attuativi – ci ha risposto - vengano adottati in poco tempo e che non si debbano aspettare i 2 anni che teoricamente sono a disposizione per completare la legge delega con i decreti attuativi e che si tenga conto di quella che è la realtà, che è un po’ diversa da quella che viene talvolta dipinta sui giornali. Cioè, per carità, è un settore che è molto resiliente, e lo ha già dimostrato in altre situazioni di crisi, però in questo momento, dopo il boom post Covid, c’è stato un notevole rallentamento. Quindi al di là delle parole dei politici di piantare tot alberi ecc. ecc. i fatti ci dicono ben altro, soprattutto nel nostro Paese». E vi attendete anche supporti economici? «Certo».

vannucci_intervistato.jpgInfine, ecco il pensiero di chi ha lanciato il tema della legge delega nel corso dell’evento, Vannino Vannucci, che peraltro è il maggiore vivaista ornamentale non solo del Distretto di Pistoia ma anche a livello italiano. «Abbiamo già presentato delle osservazioni precise sia come Associazione Vivaisti che anche come Confagricoltura e che il sottosegretario La Pietra conosce già – ci ha riferito Vannucci -. La prima, come ormai abbiamo detto fino allo sfinimento, è quella di distinguere floricoltura e vivaismo. Secondo, la richiesta di fare attenzione che i garden center, chi fa commercio, non venga confuso con chi fa agricoltura. Poi se il garden center è anche produttore e produce le piante, benissimo: questo aspetto va definito meglio. E ciò lo chiediamo non perché vogliamo male ai garden center, ché anzi sono i nostri clienti, ma perché non si vuol rischiare di mettere in discussione l’assetto fiscale che c’è nel nostro settore, che è composto da veri produttori agricoli». Altri aspetti? «C’è il tema delle piattaforme logistiche, che secondo me sono ottime per i fiori, ma non sono praticabili nel vivaismo ornamentale. Immaginiamoci di mettere una piattaforma logistica al Bottegone di Pistoia da dove partissero tutte le piante: ma quando partirebbero? E poi stando lì le piante soffrirebbero e si rovinerebbero. Non va bene». E sulle vendite online? «Noi online vendiamo qualcosina e solo in Italia (che rappresenta ora il 5% del nostro fatturato) e a prezzi molto alti perché vogliamo rispettare i garden center, che sono nostri clienti. Poi c’è il discorso dei marchi, che anche quello va ponderato bene, perché tanti dei nostri clienti all’estero non vogliono far sapere che le piante non sono loro oppure non sono del loro Paese. Ad esempio in Francia bisogna vendere francese, ma quando non hanno le piante le devono acquistare da noi: figuriamoci se vogliono un marchio! Bisogna stare attenti perché queste teorie a volte si applicano male alla realtà. Comunque nel testo di legge ci sono anche tanti aspetti positivi, questi sono i punti critici secondo noi».

de_castro1.jpgE che cosa dicono i politici e rappresentanti istituzionali sull’argomento? Abbiamo iniziato con l’ex politico Paolo De Castro, vista la sua grande esperienza, riconosciuta in apertura di lavori anche dal sottosegretario La Pietra. «Io con la mia esperienza a Bruxelles di parlamentare europeo non sono entrato dentro le problematiche nazionali – ha esordito - però posso dire che c’è bisogno di fare una norma che possa in qualche modo sistematizzare tutto l’impianto normativo che riguarda il sistema vivaistico, perché oggi ce n’è bisogno non solo dal punto di vista delle novità che introduce la norma. Le risorse sono sempre quelle, non è che la norma introduce opportunità finanziarie. Però è importante per fare rientrare a pieno titolo il sistema vivaistico o florovivaistico all’interno dell’agricoltura. Anche solo questo è un qualcosa di cui si sente bisogno».

tomasi_25_memoriale1.jpgInvece Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, che è territorio centrale per il vivaismo italiano, si è espresso in questi termini: «la legge è una legge quadro come molte leggi e va declinata. Ecco credo che questi decreti debbano tradurre in sostanza vera la peculiarità del vivaismo e quindi della sua filiera produttiva, del rapporto fra aziende, produttori, commercializzazione. Quindi secondo me deve affinare questo levando lacciuoli per far crescere le aziende. Io credo che si aspettino questo nel concreto i vivaisti. Già avere una legge è importante, poi come la si declina, bisogna riconoscere queste peculiarità. Ecco io la vivo quotidianamente nel Distretto. Credo che in questi anni si siano fatti degli sforzi molto importanti nel trasformare le aziende ancora di più nella direzione della riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dell’acqua. Però bisogna dargli una mano. Non si può paragonare questo prodotto ad altri prodotti, come fanno alcune leggi sulla concorrenza europea».

la_pietra_25_memoriale1.jpgInfine ecco che cosa ci ha detto il sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra, che è stato negli ultimi anni il principale promotore di questa legge quadro sul florovivaismo. Innanzi tutto ci ha dato una notizia: col suo ministero, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), sta lavorando a un decreto legislativo unico per l’attuazione della legge delega 102 sul florovivaismo. E sarà pronto fra qualche mese. Queste infatti sono le sue parole in replica alla domanda su come accogliere le istanze e richieste di ritocchi dei vivaisti e altre categorie nell’attuare la legge delega: «guardi le rispondo in maniera molto trasparente: noi nella scorsa legislatura abbiamo fatto già un lavoro importante. Avevamo approvato alla Camera un disegno di legge sul florovivaismo, era venuto al Senato, dove io ero relatore di quel disegno e quindi lo conosco molto bene, e avevamo fatto tutta una serie di correzioni concordate con le aziende del comparto. Quindi noi non è che partiamo da zero: partiamo da un lavoro fatto, che ci dà tante informazioni e che ci permette di avere a breve una bozza di decreti attuativi da presentare e ridiscutere con le associazioni. Questa è l’idea che mi sono fatto e spero di poter riuscire ad arrivare a un risultato concreto, cioè a poter definire il tutto nel giro di qualche mese». Dunque in qualche mese i primi decreti attuativi? «Io partirei con un decreto attuativo generale che definisce bene tutte le cose e poi da lì vediamo. Gli uffici stanno lavorando alla bozza di questo decreto».

Entrando nel merito della normativa, così l’ha riassunta La Pietra: «una legge quadro che definisce in maniera precisa quella che è la filiera e chi deve fare cosa; che parla di produzione primaria, ma anche di progettazione del verde, di commercializzazione, parla di un sistema che possa aiutare le singole aziende». La legge, ha proseguito, vuole «dare importanza ai distretti, dare importanza alle op [organizzazioni professionali, ndr], verificare le condizioni per un marchio nazionale di qualità, fare un tavolo permanente del settore, definire anche un ufficio specifico all’interno del Ministero, cioè tutto questo va nella direzione di fare in modo che il florovivaismo e il vivaismo non siano più la cenerentola dell’agricoltura, ma siano invece un elemento importante e fondamentale. Tant’è che all’interno della legge delega abbiamo inserito non solo quello che tradizionalmente viene definito il florovivaismo, cioè il fiore e le piante, ma anche tutto il sistema del vivaismo ortofrutticolo, che è fondamentale per le produzioni ortofrutticole nazionali, ma è sempre stato poco considerato».

Ci rientra anche il vivaismo viticolo? «Esatto. Quando parlo di vivaismo ortofrutticolo significa non solo gli ortaggi, ma significa le viti, significa gli olivi, significa gli alberi da frutto. E tutto questo si crea nei vivai specializzati. Ma anche questi devono avere il giusto riconoscimento. Così come quello che riguarda la forestazione, quindi anche i vivai forestali. Dobbiamo capire come possiamo fare integrare i vivai forestali con i vivai privati, perché noi abbiamo bisogno di produrre piante forestali ma i vivai statali non lo possono più fare, non sono in grado di produrre quella quantità di piante necessaria per andare nella direzione indicata dal prof. Mancuso nel suo intervento (vedi), cioè far sì che nelle città ci sia più verde. Ma per avere più verde, dobbiamo avere più piante. E quindi cercando di unire insieme questa specializzazione, questa specificità delle nostre piante forestali con la produzione e la professionalità dei nostri vivaisti, sicuramente potremo iniziare un percorso che ci porti a valorizzare al massimo il verde».

Lorenzo Sandiford