Il vivaista
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Il presidente di Avi Luca Magazzini ha illustrato i danni subiti dal vivaismo ornamentale per il Covid-19 e gli aiuti richiesti (esonero dai contributi e aumento del bonus verde). Il prof. Francesco Ferrini ha delineato l’impostazione metodologica da seguire nelle politiche del verde urbano (più peso alle funzioni delle piante scelte che alla biodiversità). L’assessore all’agricoltura del Veneto Giuseppe Pan ha presentato le misure di sostegno deliberate (finanziamenti a costo zero fino a 50 mila euro e sovvenzioni dirette da 7 mila euro). Ciro Degl’Innocenti (Settore verde di Padova) vorrebbe un rinnovo del patrimonio arboreo del 3% all’anno e i contratti di coltivazione coi vivaisti. Antonino Giambò di Anve, oltre a parlare dei danni subiti (solo in parte recuperati) ha reso noti alcuni dati del florovivaismo siciliano (280 milioni di euro di fatturato). Renato Ferretti (Ordine degli agronomi) ha chiesto un censimento del verde esistente e chiarito che le piante devono essere coltivate per raggiungere determinati obiettivi ecosistemici.
Il 2020 era iniziato molto bene per il vivaismo ornamentale, con aspettative per l’annata di un più 10% di fatturato. E le aziende si erano caricate di impegni importanti e investimenti in acquisti di materiale per rispondere alla domanda. Per cui il blocco è stato drammatico, come diceva anche il collega siciliano, sino a intorno fine aprile: abbiamo continuato a lavorare nei vivai, ma la commercializzazione è stata pressoché assente, modestissima, anche perché il nostro è un mercato di sbocco quasi completamente estero. Oggi un po’ di volumi sono tornati, ma la gran parte del danno subito dalle aziende è restata sulle loro spalle. E l’utilizzo della cassa integrazione nel nostro comparto è stato inferiore al 2% nel territorio del Distretto vivaistico di Pistoia. Quindi i vivaisti pistoiesi si sono fatti carico del lavoro, anche maggiore per risolvere i problemi legati all’invenduto, per i circa 6 mila addetti diretti del distretto, ma senza poter commercializzare e avere le entrate previste.
Lorenzo Sandiford
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Il rapporto Flormart Green City presentato ieri dice che gli esperti si attendono nei prossimi 3 anni più interventi di «riqualificazione degli spazi verdi esistenti» (73% delle citazioni) che “nuove aree verdi” (36%). Prevalgono comunque, sia pure di poco, le aspettative di crescita per i segmenti della “progettazione del verde” e produzione di “piante”. Il 64% degli operatori chiede “supporto pubblico” per reagire alla crisi causata dal Coronavirus.
Un settore che chiede ancora sostegno per uscire dall’impatto negativo dell’epidemia del Coronavirus, ma che non vede nero per il futuro. E si attende più interventi di riqualificazione e miglioramento dell’esistente che realizzazioni ex novo. Con necessità di attingere a nuove produzioni di piante.
Sono forse queste le evidenze più nette che emergono dai dati principali del “Flormart Green City Report – osservatorio sulle nuove tendenze del mercato del verde urbano” presentati ieri da Andrea Nava di GRS Research & Strategy, partner di Fiera di Padova nel primo dei data monitor dedicati ai settori economici coperti dall’ente fieristico padovano, durante il roadshow online sul tema “Riscaldamento globale, Covid-19 e smart city: come cambia il mercato delle piante”. Un’indagine, come ha spiegato Nava, in cui «siamo andati a parlare direttamente con chi il settore del verde urbano lo vive, con le varie figure della filiera: imprenditori, agronomi, docenti, vivaisti, progettisti. Un panel di 157 esperti che hanno risposto alle nostre domande». E che è stata così introdotta da Luca Veronesi, direttore generale di Padova Hall, la società proprietaria del marchio Fiera di Padova: «questa è una iniziativa che si colloca all’interno di un percorso intrapreso dalla fiera di Padova per le manifestazioni professionali. Flormart è pioniera perché è la prima applicazione di questi “data monitor” che già dalla prima rilevazione ci hanno fornito dei risultati interessanti. Ovviamente si inizierà ad avere una migliore percezione dei dati quando avremo un trend e non una singola indagine. Però questa è la nostra prima rilevazione e ne faremo un’altra prima dell’evento del 1° dicembre».
La prima domanda posta ai 157 operatori della filiera del verde era la seguente: quali saranno le tendenze di mercato nel settore del verde urbano nel suo complesso? Risposta: il podio dei tre trend più citati dagli insider della filiera del verde interrogati da GRS è risultato essere composto da “forestazione urbana (verde estensivo)” (50%), giardini/parchi ricreativo-motori (39%), orto/giardino sociale / comunitario (38%). Vale a dire, come ha osservato Andrea Nava, «tutto ci parla di un utilizzo sociale del verde. Quindi un verde vissuto da una società, da una comunità».
La seconda domanda ha riguardato le previsioni in termini di mercato. Cioè “quali sono le previsioni (fra crescita, stabilità e diminuzione) per i prossimi 12 mesi in termini di valore nei seguenti segmenti del mercato del verde urbano?”: progettazione del verde, piante, costruzione e manutenzione del verde, giardinaggio, arredo verde, produzione di mezzi tecnici e materiali per piante e verde, giochi e articoli per attività sportive, macchine e attrezzature per la produzione di piante e la realizzazione e gestione del verde urbano. E i segmenti che sono stati giudicati con le aspettative migliori sono la progettazione del verde (vista dal 46% in crescita, dal 35% stabile e dal 18% in diminuzione), le piante (45% in crescita, 43% stabile, 12% in diminuzione) e la costruzione e manutenzione del verde (43% in crescita, 43% stabile, 14% in diminuzione). E Nava ha sottolineato il fatto che sia vista in crescita la produzione di piante, il «segmento della materia prima».
Il terzo quesito è stato sugli interventi a verde che saranno più gettonati nelle aree urbane nei prossimi tre anni. Al primo posto, con il 73% di citazioni, la “riqualificazione degli spazi verdi esistenti”, mentre al secondo, con il 59% di citazioni, il miglioramento della “gestione del verde urbano” e, in terza posizione, con il 36% di citazioni la “realizzazione di nuove aree verdi”. Quindi, ha commentato Nava, una tendenza generale al miglioramento e sfruttamento dell’esistente.
La quarta domanda prendeva in esame la reazione all’emergenza del Covid-19: “il comparto sta reagendo bene o male all’emergenza?”. La risposta più scelta è stata: “né bene né male” (49%), seguita da “bene” (34%) e “male” (9%). Se vogliamo tirare una media, una valutazione complessiva, ha osservato Nava, potremmo dire che la risposta è stata “benino”. Ma il questionario ha posto tante altre domande più specifiche al panel di esperti su questo argomento delle conseguenze dell’epidemia Coronavirus, ha avvertito.
Poi, come quinto interrogativo, è stato chiesto “che cosa serve al settore per superare l’attuale momento?”, quali azioni sono necessarie? E limitandoci al solito a richiamare qui le prime tre risposte, è venuto fuori che per il 64% degli intervistati serve un “supporto da parte del Governo e della pubblica amministrazione”, per il 50% di loro c’è bisogno di “maggior cooperazione fra aziende del territorio” e per il 40% “maggior comunicazione/visibilità”. «Una comunicazione e una visibilità – ha integrato Nava – che devono essere rivolti soprattutto verso il consumatore finale, perché in un momento di crisi e di paura bisogna comunicare con il consumatore e rassicurarlo».
In conclusione della carrellata, una sesta domanda a cui hanno risposto solo imprenditori, come ha spiegato Nava: vivaisti, giardinieri ecc. “Parlando dell’ente per cui lavora, quali dei seguenti aspetti oggi influenzano la vostra attività”. Per il 46% una “riduzione degli ordini”, per il 37% la “mancanza di risorse finanziarie / sostegno da parte delle istituzioni finanziarie” e per il 28% “restrizioni governative causate dal Covid-19”. Quindi prevalgono, come commentato da Nava, circostanze o «motivazioni di natura economica, più che operativa».
Come ha detto in chiusura della presentazione di ieri del Flormart Green City Report Luca Veronesi, vedremo a dicembre se queste rilevazioni si saranno evolute in veri e propri trend.
Lorenzo Sandiford
A questo link il rapporto completo, pubblicato dopo la scrittura del nostro articolo, basata sulla presentazione di ieri.
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L.S.
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Ieri il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti in visita al Dynamo Camp ha ricordato il «conto altissimo» pagato dal florovivaismo per l’emergenza Coronavirus e ha ribadito l’ok all’esonero contributivo per le aziende vivaistiche. Inoltre ha invitato i vivaisti, una volta ricevuti gli aiuti per sistemare i problemi di liquidità, ad essere propositivi sul Green New Deal, per poter contribuire al meglio a rendere più verdi ed ecologiche le nuove infrastrutture e le future smart cities.
«La visita di oggi è stata estremamente significativa. Mi ha consentito da una parte di tornare in una terra importante per l’agricoltura come quella di Pistoia e soprattutto di essere vicino a un settore che ha pagato un conto altissimo per l’emergenza del Coronavirus: il florovivaismo. Dall’altra mi ha dato modo di conoscere e apprezzare Dynamo Camp, una struttura meravigliosa centrata sulla terapia ricreativa per i ragazzi affetti da patologie gravi o croniche».
Si è espresso così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti al termine della visita di ieri al Dynamo Camp sulla Montagna Pistoiese e all’annessa Oasi Dynamo Società Agricola, che gestisce e tutela la biodiversità dell’oasi affiliata WWF di Limestre attraverso attività agricole e forestali, di ricerca scientifica ed eco-turismo. Azienda agricola guidata dal presidente di Confagricoltura Pistoia Roberto Orlandini, che ha ringraziato Giansanti dicendo: «credo sia la prima volta che viene un presidente di Confagricoltura nella nostra azienda. È fondamentale tenersi agganciati al complesso delle politiche agricole italiane, è un modo per uscire dal guscio». E ha aggiunto: «ovviamente abbiamo parlato anche delle problematiche del vivaismo legate al Coronavirus e del modo in cui le aziende possono essere aiutate a ripartire».
Sì perché al Dynamo Camp Giansanti, accompagnato dal direttore generale Francesco Postorino, ha incontrato anche i due vice presidenti di Confagricoltura Pistoia, esponenti di spicco del vivaismo pistoiese: Francesco Mati, attuale presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, e Vannino Vannucci, titolare dell’omonima azienda vivaistica, un top player di livello europeo.
«E’ stato un momento importante di confronto con i produttori – ha dichiarato Giansanti -. Passata questa emergenza, che naturalmente deve portare ad aiutarli sotto il punto di vista della liquidità accettando la proposta che il Governo ha fatto propria di annullare i costi della previdenza per l’anno 2020, come Confagricoltura, insieme ai nostri imprenditori, vogliamo iniziare a pensare al rilancio e a tutti quei progetti in grado di portare all’attenzione di tutti un settore che è decisivo anche all’interno della logica di sviluppo del Green New Deal e di tutte quelle che saranno le politiche legate ai temi della sostenibilità ambientale, dove il settore del florovivaismo italiano e in particolar modo quello del distretto di Pistoia potrà e dovrà essere protagonista».
Giansanti non ha svelato ancora le linee d’azione a cui Confagricoltura sta lavorando con i vivaisti per il rilancio del comparto, ma ha sottolineato che «nella rivisitazione del termine green c’è un tema determinante che è quello delle future infrastrutture che dovranno essere realizzate in Italia e soprattutto delle costruzioni delle smart cities. In tale percorso il vivaismo può diventare centrale nell’ottica di rendere verdi e sostenibili dal punto di vista ambientale le grandi opere».
Il presidente di Confagricoltura concludendo la visita a Dynamo Camp e Oasi Camp si è soffermato anche sui rapporti fra agricoltura e dimensione sociale: «dall’esempio di questa struttura faremo una serie di riflessioni su quelle che potranno essere le attività future di Confagricoltura nell’ambito dell’agricoltura sociale e anche sul tema dell’attività d’impresa che si apre al sociale. Noi fino ad oggi come Confagricoltura abbiamo sempre sostenuto l’agricoltura sociale, oggi ho avuto modo di vedere l’agricoltura sociale declinata sotto un altro punto di vista ancora e credo che sia molto interessante: come mondo associativo dobbiamo pensare a che cosa possiamo fare seguendo la strada già segnata dalla Dynamo Camp».
Redazione
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In riferimento alla nuova modalità di richiesta online delle analisi di laboratorio per Xylella fastidiosa al Servizio fitosanitario toscano (vedi nostro articolo), Confagricoltura Pistoia specifica che per le aziende interessate che non hanno ancora provveduto all'invio della “richiesta”, tale richiesta deve essere presentata anche dalle aziende che non posseggono Olea europaea, Nerium oleander, Polygala myrtifolia, Prunus dulcis, Lavandula dentata e Coffea, ma hanno in coltivazione una o più delle seguenti specie vegetali:
Acacia dealbata,
Acacia saligna,
Acer pseudoplatanus,
Anthyllis hermannie,
Artemisia arborescens,
Asparagus acutifolius,
Calicotome spinosa,
Calicotome villosa,
Catharanthus,
Cercis siliquastrum,
Chenopodium album,
Cistus monspeliensis,
Cistus creticus,
Cistus salviifolius,
Coronilla glauca,
Coronilla valentina,
Cytisus scoparius,
Cytisus villosus,
Dodonea viscosa,
Eremophila maculata,
Erigeron bonariensis,
Erigeron sumatrensis,
Euphorbia terracina,
Euryops chrysanthemoides,
Ficus carica,
Fraxinus angustifolia,
Genista x spachiana (syn. Cytisus racemosus),
Genista corsica,
Genista ephedroides,
Genista lucida,
Grevillea juniperina,
Hebe,
Helichrysum italicum,
Heliotropium europaeum,
Juglans regia,
Laurus nobilis,
Lavandula angustifolia,
Lavandula stoechas,
Lavandula x allardii (syn. Lavandula x heterophylla),
Lavandula x intermedia,
Medicago sativa,
Metrosideros excelsa,
Myoporum insulare,
Myrtus communis,
Pelargonium graveleons,
Pelargonium x fragrans,
Phagnalon saxatile,
Phillyrea latifolia,
Prunus avium,
Prunus cerasifera,
Prunus cerasus,
Prunus domestica,
Quercus suber,
Rhamnus alaternus,
Rosa canina,
Rosmarinus officinalis,
Spartium junceum,
Streptocarpus,
Erysimum,
Vinca,
Vitis vinifera,
Westringia fruticosa,
Westringia glabra.
Confagricoltura Pistoia ricorda inoltre che senza la richiesta e il successivo controllo da parte del Servizio Fitosanitario Regionale non è possibile commercializzare le specie sopra elencate nella prossima campagna di vendita.
Redazione
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In marzo e aprile l’emergenza Covid-19 ha causato 4,1 miliardi di euro di perdite nel florovivaismo dell'Ue secondo il primo bilancio di Copa-Cogeca, Ena e altri soggetti della filiera europea: 1 mld nel comparto fiori e fronde recisi, quasi 3 mld per le piante vive (1,8 mld per quelle in vaso e 1,1 mld per le piante da esterno) e 72 milioni per i bulbi. Chiesto supporto alla Commissione europea, che però ha detto di rivolgersi agli stati membri e all’imminente fondo europeo “Next Generation Ue”.
Impatto durissimo del Coronavirus sull’intero settore del florovivaismo: fiori recisi e piante vive più bulbi. Copa e Cogeca, i comitati degli agricoltori e delle cooperative agricole dell’Unione europea, insieme ai maggiori soggetti rappresentanti della filiera florovivaistica comunitaria, fra cui Ena (European nurserystock association) e Union Fleurs (associazione internazionale di commercianti di piante e fiori), hanno presentato il 16 giugno alla Commissione europea un rapporto sui dati raccolti dalle organizzazioni ad esse associate nelle varie parti del territorio europeo, e il bilancio è un buco nero di 4,1 miliardi di euro di perdite nell’Ue in sei settimane di marzo e aprile.
Redazione