Il vivaista

Green Cities Awaard Belgium

L’iniziativa coinvolgerà nel prossimo triennio (2021-2023) anche altri sette stati membri fra cui l’Italia. Il Regno Unito non ci sarà più a causa di Brexit. [Nella foto il progetto vincitore dello European Green Cities Award di quest’anno: la trasformazione di una miniera di carbone in spazio verde a Beringen in Belgio].


La triennale campagna di promozione del verde urbano “Green Cities for a Sustainable Europe’ (Città verdi per un’Europa sostenibile), che ha coinvolto 7 Paesi europei fra cui il Regno Unito dal 2018 al 2020, passa il testimone dal prossimo gennaio a “More Green Cities for Europe”: iniziativa analoga alla precedente ma più estesa, visto che gli stati membri coinvolti salgono a 13, nonostante l’abbandono del Regno Unito impegnato nella Brexit. 
Questa settimana ENA (European Nurserystock Association), l’associazione europea dei vivaisti, rappresentata dal presidente Jan-Dieter Bruns, e CHAFEA, l’Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute, l'agricoltura e l'alimentazione della Commissione europea hanno firmato la convenzione che sovvenziona con molti milioni di euro la campagna. Il sostegno finanziario delle organizzazioni dei vivaisti, combinato con un generoso cofinanziamento dell'Unione europea, consentirà all’iniziativa di avere un impatto significativo.
Così dal 2021 al 2023 non solo Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Francia e Olanda, ma anche Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo e Svezia saranno impegnati in uno sforzo strategico per rendere l'ambiente urbano più a prova di futuro grazie a un paesaggio sempre più verde. Si tratterà di una campagna internazionale sull'importanza del verde urbano che si rivolgerà a politici, urbanisti, amministrazioni comunali, sviluppatori di progetti urbani e altri professionisti. 
TheGreencities.eu sarà la piattaforma centrale per esperti e autorità, dove si potranno trovare informazioni sul valore aggiunto del verde, dove ci si potrà iscrivere alla newsletter digitale, ma soprattutto dove sarà tenuto aggiornato e reso consultabile il calendario internazionale degli eventi in programma.

Redazione


Gestione fitosanitaria: corso di Autofitoviv

Iniziato il primo corso di formazione breve del progetto di sorveglianza fitosanitaria del Gruppo operativo Autofitoviv, che ha per capofila l’Associazione vivaisti italiani. L’elenco degli argomenti affrontati e dei docenti. 


Con la lezione “Malerbologia vivaistica e lotta alle infestanti”, a cura del ricercatore dell’Università di Pisa Stefano Benvenuti, ha preso il via venerdì 4 dicembre la prima edizione del corso di formazione breve “Gestione fitosanitaria sostenibile dell'azienda vivaistica” nell’ambito delle attività del Gruppo operativo (Go) Autofitoviv, che affronta la problematica dell’introduzione inconsapevole di organismi alloctoni di patogeni e parassiti animali all’interno dei vivai (vedi nostro articolo e nostro servizio).
Il corso avviato, che si svolge interamente online ed è articolato in orari compatibili con le attività lavorative, mira a fornire gli elementi di base per imparare a gestire non solo le emergenze fitosanitarie, ma anche per applicare metodi alternativi di difesa nell’ottica di una strategia colturale sostenibile. L’individuazione precoce delle problematiche fitosanitarie nella gestione ordinaria delle coltivazioni ornamentali e la tempestiva eradicazione di organismi nocivi hanno un effetto diretto sulla riduzione della chimica utilizzata per contenere le fitopatie e, quindi, hanno immediate ricadute sulla sostenibilità.
Le prossime lezioni del corso saranno le seguenti: “Lotta biologica integrata” di Patrizia Sacchetti (professore associato dell’Università di Firenze), “Controllo di acari su cipresso e conifere” di Sauro Simoni (ricercatore del Crea “Difesa e Certificazione”), “Corridoi d’invasione dei principali patogeni esogeni” di Alberto Santini (ricercatore dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp)). 
Seguiranno altri corsi. Per ulteriori informazioni su Autofitoviv, che ha come capofila l’Associazione vivaisti italiani: https://www.autofitoviv.eu/.

Redazione


Aiph, l’associazione internazionale dei florovivaisti, organizza il 2 e 4 dicembre due convegni online gratuiti in lingua inglese per preparare i florovivaisti alla Brexit del 1 gennaio 2021. Il primo webinar, domani alle 15, è sul tema “Esportare e importare piante, alberi e bulbi”; il secondo, venerdì alle 15, su “Esportare e importare fiori recisi”. Il Regno Unito importa ogni anno piante per oltre 400 mln di euro (escludendo i fiori recisi). Tim Briercliffe «ci sono molte domande senza risposta e preoccupazioni su come funzionerà, così come sull’impatto a lungo termine sulla catena di fornitura al mercato britannico».

Siete dei produttori di piante ornamentali o di fiori e non riuscite a dormire bene la notte per l’avvicinarsi della data del 1° gennaio 2021 quando scatterà Brexit?
Il World Horti Center, Aiph – International Association of Horticultural Producers e la rivista FloraCulture International organizzano questa settimana due webinar gratuiti per discutere i cambiamenti imminenti. Nell’occasione alcuni espertissimi relatori presenteranno in lingua inglese i possibili scenari derivanti dalla Brexit per il commercio internazionale di piante ornamentali e fiori recisi, guardando alle sfide e alle opportunità per le imprese dell’intero settore florovivaistico.
Come ha osservato il segretario generale di Aiph, Tim Briercliffe, «questi webinar si svolgono in un momento critico, appena un mese prima che il commercio tra l’Unione Europea e il Regno Unito cambi drasticamente. Ci sono molte domande senza risposta sul commercio e preoccupazioni su come funzionerà, così come sull’impatto a lungo termine sulla catena di fornitura al mercato britannico. Questa è un’opportunità unica per avere gli ultimi aggiornamenti sulla questione».
Il primo webinar, in calendario mercoledì 2 dicembre dalle ore 15 alle 17, si intitola “In preparazione di Brexit - Esportare e importare piante, alberi e bulbi” ed è realizzato in collaborazione con la Horticultural Trades Association (HTA) del Regno Unito, la quale ricorda che il Regno Unito importa ogni anno piante per circa 350 milioni di sterline (cioè oltre 400 milioni di euro), senza contare i fiori recisi. Una cifra ragguardevole che dimostra la necessità di una preparazione pratica da entrambe i lati della Manica, poiché i meccanismi di sostegno dell'UE che sono in atto da più di 40 anni non ci saranno dopo il 31 dicembre e tutto ciò avviene durante la pandemia da Coronavirus. Durante il convegno web importanti esponenti del settore condivideranno le loro ricerche, conoscenze e intuizioni su ciò che riserva il futuro e su come il settore deve muoversi, indipendentemente dal fatto che sia stato concordato o meno un accordo sulla Brexit. Il webinar è rivolto a vivaisti (dai coltivatori agli ibridatori e produttori di giovani piante), commercianti, aste, dettaglianti, imprese del verde, associazioni di categoria ed esportatori di Paesi terzi. I relatori sono Sally Cullimore, Policy Manager della HTA, che parlerà di “Le sfide di Brexit per gli importatori di piante/alberi/bulbi e come la filiera florovivaistica del Regno Unito si sta preparando a Brexit”; Eline van den Berg, responsabile Supply Chain Public Affairs di Royal FloraHolland, su “Impact analysis sui prodotti florovivaistici olandesi che avranno un impatto significativo sui mercati dell’Unione Europea e del Regno Unito”; Stefan Koopman, economista specializzato nel mercato britannico di Rabobank (Olanda), su “Gli effetti macroeconomici del commercio con il Regno Unito post Brexit”; Bruce Harnett, direttore amministrativo presso Kernock Park Plants (Regno Unito), su “Che cosa significa Brexit per i produttori di piante del Regno Unito”; Henk Westerhof, di Anthos (Royal Trade Association for Nursery Stock and Flower Bulbs), Olanda, su “Come i produttori di piante dell’Unione europea stanno reagendo a Brexit”.
Il secondo webinar, in programma venerdì 4 dicembre dalle 15 alle 17, si intitola “In preparazione di Brexit - Esportare e importare fiori recisi” ed è pensato per floricoltori, commercianti di fiori, aste, coltivatori/esportatori di Paesi terzi, confezionatori/distributori, dettaglianti (supermercati, fiorai, mercati all'ingrosso) e associazioni di categoria. I relatori sono, oltre a Eline van den Berg e Stefan Koopman, che ripeteranno gli interventi del 2 dicembre (vedi sopra), Ian Michell, direttore della divisione Group Technical & Procurement di Flamingo Group (UK) su “Come Brexit potrebbe cambiare la fornitura di fiori al Regno Unito”; Augusto Solano, presidente di Asocolflores (Colombia) su “Le implicazioni di Brexit per il Sud America”; Nigel Jenney, amministratore delegato di Fresh Produce Consortium (UK) su “Le sfide di Brexit per gli importatori/esportatori e come la filiera del Regno Unito si sta preparando a Brexit”.
A questo link il programma con gli orari delle relazioni dei due webinar.

L.S.

Flormart 2020 City Forum

Dall’1 al 2 dicembre sulla piattaforma online della Fiera di Padova tanti eventi dedicati al verde urbano ed extra urbano, pubblico e privato. Tra gli appuntamenti, il convegno “Il piano nazionale e i piani locali del verde” del GPP Lab, EcoTechGreen di Paysage ed Erbaleforum sulle piante aromatiche e officinali.


Guardare al futuro del verde dentro e fuori le città immaginando un nuovo equilibrio fra uomo e natura. Con questi buoni propositi Flormart, il salone internazionale del florovivaismo, verde e paesaggio della Fiera di Padova, organizza dall’1 al 2 dicembre l’evento speciale online dedicato al verde urbano ed extra urbano “Flormart 2020 City Forum”. Un’occasione per aziende, esperti e rappresentanti della pubblica amministrazione di riflessione comune e confronto sulle prospettive del settore florovivaistico e del verde. 
Tre i principali eventi che si svolgeranno in modalità online: 1) “EcotechGreen Active”, un’edizione speciale del Forum internazionale dedicato al verde tecnologico organizzato da PAYSAGE - Promozione e Sviluppo per l’Architettura del Paesaggio in collaborazione con il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; 2) il convegno istituzionale “Il piano nazionale e i piani locali del verde” e gli incontri di business proposti nell’ambito di GPP Lab, la piattaforma dedicata al Green Public Procurement; e 3) “Erbaleforum”, l’evento professionale dedicato alla filiera delle piante aromatiche e officinali.
Il pubblico a cui si rivolge l’evento è quello degli operatori professionali che si occupano di verde urbano e tecnologico: produttori della filiera florovivaistica, progettisti e architetti, agronomi, tecnici della pubblica amministrazione, general contractor, manutentori del verde, produttori di macchine e attrezzature per la coltivazione delle piante e per la gestione e manutenzione del verde.
Nelle due giornate di incontri, la community di Flormart potrà incontrarsi grazie alla piattaforma online di Fiera di Padova, uno strumento che offre agli espositori innovative modalità di matching tra domanda e offerta, spazi espositivi virtuali, la possibilità di partecipare ai convegni e seminari previsti nelle due giornate e di creare un proprio programma personalizzato di incontri e webinar. 

Convegno istituzionale di GPP Lab “Il piano nazionale e i piani locali del verde”
L’European Green Deal e il Recovery Fund “Next generation EU” sono i grandi assi strategici e finanziari comunitari che interesseranno la nuova rivoluzione verde nel nostro paese nei prossimi anni. Ingenti risorse sono e saranno destinate a programmi di rigenerazione urbana diffusa con milioni di alberi per il rimboschimento qualificato di tante aree verdi presso le amministrazioni locali in tutta Italia e di cui il Decreto Clima, con il suo Piano di Forestazione Urbana per le Città Metropolitane, è una prima anticipazione.
Quale potrà essere in tale contesto l’evoluzione e il nuovo ruolo anche territoriale della “Strategia Nazionale del Verde Urbano” lanciata dal Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico (MATTM 2018)? E come potranno essere tradotti in reali opportunità gli strumenti dei bandi verdi/Green Public Procurement (GPP) e dei Criteri Ambientali Minimi/CAM previsti obbligatoriamente dal Codice Appalti e dal PAN GPP, per un nuovo e più agile sistema di relazioni tra istituzioni e mercato?
Queste domande saranno affrontante, nell’ambito del programma del 5° “Flormart GPP LAB”, in un convegno istituzionale nazionale che si svolgerà martedì 1 dicembre alle ore 10,30 (registrarsi qui). Al convegno parteciperanno, tra gli altri, Luca Veronesi, direttore generale Padova Hall, Chiara Gallani, assessora all’Ambiente, Verde, Parchi e Agricoltura Comune di Padova, Gianni Meneghetti, coordinatore di Flormart GPP LAB e presidente Adescoop e Renato Ferretti, presidente del comitato scientifico di Flormart e coordinatore Dipartimento paesaggio, pianificazione territoriale e verde del Consiglio Nazionale dei dottori agronomi e forestali (Conaf).
Ulteriori informazioni su tutti gli appuntamenti di Flormart 2020 City Forum si trovano a questo link.

L.S.



Presentate in un webinar dell’Accademia dei Georgofili le linee di ricerca e le azioni di “Autofitoviv”. Il presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) Luca Magazzini: «i patogeni da cui difenderci continuano ad aumentare provocando 1 miliardo di euro di danni, così come aumentano le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità produttiva. Dissemineremo i risultati a tutti i vivaisti, perché c’è sempre più bisogno di addetti preparati e di autocontrollo fitosanitario». Entro fine anno già 2 corsi di formazione gratuiti pensati per gli operatori professionali delle aziende vivaistiche.


I produttori di piante ornamentali si trovano di fronte a una triplice sfida. Impedire l’introduzione e diffusione di organismi nocivi, soprattutto di patogeni classificati nella normativa europea “da quarantena”, che sono in progressivo aumento per effetto della globalizzazione e del cambiamento climatico. Dare una risposta efficace alle maggiori richieste di garanzie sulla salute delle piante di autorità e clienti attraverso controlli, analisi, tracciamenti e passaporti. Realizzare questi due compiti così impegnativi riducendo l’uso di sostanze chimiche di sintesi e più in generale con metodi sempre più eco-sostenibili.
Il 3 novembre nel corso di un convegno web organizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con l’Associazione vivaisti italiani (Avi) è stato illustrato il progetto “Autofitoviv – buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale”: un progetto che è portato avanti nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana - a partire dal 2019 ma con qualche ritardo a causa della pandemia del Coronavirus - da un gruppo operativo con capofila l’Associazione vivaisti italiani (Avi), soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, e che mira proprio a fornire gli strumenti per affrontare tale triplice sfida del vivaismo ornamentale. E a farlo contenendo al massimo gli aumenti di costi produttivi, per non incidere negativamente sulla competitività dei nostri vivaisti nei mercati internazionali.
Come dichiara il presidente di Avi Luca Magazzini, ribadendo in sintesi quanto affermato nel suo intervento di apertura del convegno del 3 novembre, «il tentativo è trovare soluzioni e innovazioni che ci consentano di consegnare ai clienti piante in buona salute. Cosa sempre più difficile, perché da un lato i patogeni da cui difenderci e le criticità continuano ad aumentare provocando danni stimati intorno a 1 miliardo di euro in Italia, dall’altro aumentano anche le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità dei processi produttivi. Il Servizio Fitosanitario vigila costantemente, ma c’è sempre più bisogno che gli addetti delle aziende siano preparati e capaci di intervenire facendo autocontrollo fitosanitario, come del resto richiedono le nuove norme europee sulla protezione delle piante. Quindi saremo felici di condividere i risultati di questo progetto, che vede impegnate due aziende leader del distretto vivaistico pistoiese, con tutti gli altri vivaisti interessati».

In che cosa consiste il progetto Autofitoviv

Il gruppo operativo che realizza il progetto Autofitoviv, come spiegato dall’agronomo collaboratore di Avi Emilio Resta durante il webinar del 3 novembre, è formato dai seguenti partner: Associazione Vivaisti Italiani nel ruolo di coordinatore; i centri di ricerca “Difesa e certificazione” di Firenze e “Orticoltura e florovivaismo” di Pescia del Crea; l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Sesto Fiorentino del Cnr (CNR-IPSP); i dipartimenti di Scienze agrarie delle università di Firenze e di Pisa; le aziende Vannucci Piante e Innocenti e Mangoni del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia; per la in/formazione PIN – Polo Universitario Città di Prato e l’Accademia dei Georgofili per l’attività convegnistica.
Il progetto è finanziato nell’ambito del bando PS-GO 2017 del PSR 2014 – 2020 della Regione Toscana (fondi FEASR): si basa su un piano strategico che rientra nella tematica n. 6 “Controllo delle avversità con metodo a basso impatto ambientale” e attiva le seguenti misure del PSR: 16.2, 1.1, 1.2, 1.3. Autofitoviv è un progetto che prende spunto dal “Protocollo per l’autocontrollo fitosanitario” dell’aprile 2015 tra la Regione Toscana e il Distretto vivaistico pistoiese, che incentivava «le aziende ad adottare criteri autonomi di controllo atti ad evitare l’introduzione di organismi nocivi da quarantena». Esso risponde a «una esigenza specifica della nuova disciplina fitosanitaria (Regolamento Ue 2016/2031) per l’utilizzo del passaporto delle piante»: i passaporti possono essere rilasciati solo per piante e prodotti vegetali che sono stati sottoposti a esami scrupolosi effettuati da operatori autorizzati nei periodi opportuni e adeguatamente registrati. E anche a un’altra esigenza complementare del medesimo regolamento: un’adeguata preparazione degli operatori autorizzati.
E in effetti, come anticipato da Emilio Resta e in seguito precisato da Ilaria Marchionne del Lab Center for Generative Communication, sono previsti dei corsi di formazione rivolti agli operatori delle aziende vivaistiche: i primi due, interamente gratuiti, stanno per iniziare e riguardano le “Tecniche di autocontrollo e di riconoscimento tempestivo di fitopatologie o di parassiti” (23 novembre – 3 dicembre 2020, scadenza iscrizione 18 novembre) e la “Gestione fitosanitaria sostenibile dell’azienda vivaistica” (4-18 dicembre 2020, scadenza iscrizione 20 novembre). Per ulteriori informazioni sulle modalità delle domande e i requisiti per partecipare: www.autofitoviv.eu.
Due sono in generale le finalità di questo progetto di autocontrollo fitosanitario: a) contrastare l’introduzione inconsapevole e la diffusione di organismi patogeni alloctoni; e b) ridurne l’impatto ecologico, economico e sanitario all’interno dei vivai e nelle aree circostanti. Con «particolare attenzione allo sviluppo di strategie alternative per il contenimento delle infestanti, perché su questo fronte c’è un maggiore uso di prodotti chimici».
In concreto, per il controllo delle piante in ingresso nei vivai, sono iniziate e proseguiranno sperimentazioni di trappole di varia natura, controlli visivi, verifiche di termografia a raggi infrarossi e prelievi di campioni da sottoporre a metodi diagnostici di biologia molecolare. Inoltre, per facilitare l’allerta rispetto a organismi nocivi da quarantena, schede identificative a cui le aziende potranno riferirsi, protocolli di gestione fitosanitaria, analisi dei terricci e delle acque di irrigazione aziendali.
Per la gestione fitosanitaria del vivaio, vengono sviluppati un sistema basato sulla diagnosi precoce (con uso di trappole e captaspore) delle principali avversità delle specie vivaistiche, una rete di monitoraggio per la raccolta dei dati necessari a correlare il ciclo biologico degli organismi nocivi, l’applicazione di mezzi di lotta sostenibili per controllare insetti, acari, nematodi e patogeni; infine, per la lotta alle infestanti, diffusione di informazioni agronomiche (per il riconoscimento delle malerbe, prevedere le infestazioni e sugli erbicidi naturali disponibili) e applicazione di metodi alternativi indirizzati verso la lotta integrata.

Le ricerche e sperimentazioni avviate

Tutti gli specifici aspetti in cui è articolato il progetto Autofitoviv sono stati illustrati durante il convegno web del 3 novembre dai ricercatori che li seguono. A questo link è possibile rivedere per intero in un video di 3 ore e 58 minuti il webinar con tutte le relazioni: https://www.youtube.com/watch?v=zGzWRvsuC0Q
In estrema sintesi, nella prima parte sono intervenuti quattro ricercatori del Centro di difesa e certificazione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). A cominciare da Sauro Simoni, che nella sua relazione “Criticità nel controllo di Acari eriofidi in vivaio”, dopo una descrizione degli eriofidi (di cui in Italia si conoscono 33 generi e 240) e dei danni che provocano alle piante (galle e deperimento), si è concentrato sul Trisetacus juniperinus, che attacca il cipresso, e sulle sperimentazioni condotte su alcune varietà di cipressi in alcuni vivai. Si è notato che la colonizzazione di questo eriofide è più difficile nella varietà “Totem” del Cupressus sempervirens, che ha una crescita meno vigorosa rispetto al ‘Pyramidalis’.
Elisabetta Gargani ha trattato “La gestione fitopatologica in vivaio: alert su alien pest” ricordando innanzi tutto che sono stati stimati in 1 miliardo di euro i danni da organismi alieni nocivi al sistema agroalimentare italiano. La ricercatrice del Crea si è soffermata, tra le specie aliene più preoccupanti indicate dalla normativa europea, sulle seguenti: Anoplophora chinensis (tarlo asiatico), Halyomorpha halys (cimice asiatica o marmorata), Popillia japonica (coleottero o scarabeo giapponese), CTV (Citrus tristeza virus, tristezza degli agrumi) e Xylella fastidiosa (batterio). Poi, dopo aver descritto le fasi di una invasione biologica (introduzione in un nuovo areale – colonizzazione – naturalizzazione e diffusione incontrollata), ha sottolineato l’importanza di un costante monitoraggio per identificare precocemente gli invasori e definire la micro-distribuzione delle specie. Nei vivai pistoiesi coinvolti nel progetto, ha spiegato, hanno posizionato a luglio 2020 nei piazzali di carico e scarico trappole per la cattura di insetti xilofagi che vengono controllate una volta al mese e per ora non sono stati individuati insetti esotici, ma solo due insetti quali Orthotomicus erosus e Pityogenes calchographus, che sono diffusi nell’area mediterranea e hanno come principali piante ospiti quelle appartenenti al genere Pinus.
Silvia Landi ha parlato della “Gestione dei nematodi galligeni in vivaio: dal monitoraggio dei suoli al controllo ecosostenibile”. Lo scopo del progetto è predisporre linee guida per il campionamento del suolo e dei terricciati per il monitoraggio dei nematodi galligeni (che sono simili a vermi micrscopici) e di linee guida per i trattamenti con prodotti a basso impatto ambientale. Si è concentrata sul genere Meloidogyne perché è il gruppo economicamente più importante fra i nematodi fitoparassiti, causando perdite di produzione di pomodoro a livello mondiale del 20%. Sono polifagi e attaccano oltre 3 mila specie vegetali. Ne esistono 97 specie diverse. Danneggiano le radici (quindi non si vedono) e facilitano l’ingresso di funghi e batteri patogeni con effetto dannoso sinergico. Come affrontarli? Con tecniche di difesa integrata. Tre i filoni da perseguire: 1) nuovi principi attivi di origine vegetale, fra cui l’estratto d’aglio e l’estratto di Tannino di castagno, 2) piante biocide che emettono sostanze gassose che sono tossiche per i nematodi e 3) lotta biologica conservativa. Nei vivai di Autofitoviv sono stati avviati monitoraggi dei suoli e dei terricci impiegati nella vasetteria per verificare la presenza di nematodi fitoparassiti, comprese le aree di travaso dopo il travaso di talee o piante allevate in contenitore e piante da zolle.
La relazione di Anita Rose Haegi aveva per tema “La gestione fitopatologica in vivaio: rilevamento di Phytophthora spp. nel suolo e nelle acque di irrigazione”. Cioè la realizzazione di sistemi di controllo in vivaio della presenza di Phytophthora spp tramite analisi dei terricci e delle acque aziendali con metodi di biologia molecolare basati sulla PCR o Real time PCR (dove PCR sta per reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare che serve ad ampliare gli acidi nucleici). Obiettivo: definizione di protocolli per il campionamento e identificazione di problematiche fitosanitarie non solo sulle piante ma anche sull’ambiente circostante: aria, suolo, terricci e acque di irrigazione. I marciumi radicali, ha spiegato, sono un problema diffuso nei vivai e possono essere causati da diversi patogeni, ma i più emergenti sono del genere Phytophthora spp, che sono organismi oomiceti del regno Stramenophyla simili ai funghi e difficili da eradicare. Nei vivai italiani se ne sono rinvenute 20 specie, la maggior parte sono nuove o segnalate su nuovi ospiti e sono polifaghe. Un’emergenza che riguarda sia piante ornamentali che forestali, frutticole e orticole. Il progetto prevede analisi a campione dei terreni delle piante in arrivo (vasi), dei terreni in cui sono presenti piante sintomatiche, suoli, terriccio. E poi analisi delle acque di irrigazione: pozzi, riserve, in uscita dai sistemi di filtrazione e canali di scolo interni al vivaio.
Dopo questi primi quattro interventi, è stata la volta di Sonia Cacini, ricercatrice del Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pescia del Crea, con la relazione “Reti di monitoraggio e approccio modeling per la gestione fitosanitaria del vivaio”. Il suo lavoro consiste, una volta definite le aree e colture in cui effettuare il monitoraggio della diffusione di fitoparassiti (quali oidio, ruggine, insetti xilofagi, acari, nematodi), nella progettazione dell’installazione di reti di monitoraggio per la verifica delle condizioni microclimatiche da correlare con la comparsa di fitopatogeni/fitoparassiti, nella costruzione di database in cui inserire i dati utili (densità colturale, substrato colturale, interventi di potatura, gestione irrigua e nutrizionale ecc.) e poi nell’uso dei dati per correlare il ciclo biologico degli organismi considerati all’andamento climatico e alle operazioni colturali per la messa a punto di sistemi di alert adeguati. Ad oggi tre sono le metodologie applicabili: l’approccio spettroradiometrico (remote sensing) basato su sensori di tipo multispettrale e iperspettrale per l’analisi della fluorescenza, della riflettanza e/o assorbanza; l’approccio proximal sensing tramite sensori per monitorare la traspirazione, l’attività fotosintetica della pianta e/o il contenuto in clorofilla; e l’approccio modeling basato su reti di monitoraggio e modelli previsionali che prevedono l’insorgenza e/o comparsa di fitoparassiti in relazione in particolare alle variabili microclimatiche, prima che siano visibili sulle piante i sintomi specifici. Modelli, ha spiegato Sonia Cacini, molto complessi e ancora poco applicati nel vivaismo. Nei vivai delle aziende partner, oltre a correlare i dati microclimatici nella sperimentazione associata al monitoraggio della tignola del pesco su Photinia x fraseri ‘Red Robin’ e su Prunus laurocerasus in vaso, il suo gruppo ha effettuato un campionamento per la caratterizzazione chimico-fisica dei substrati colturali dei diversi vivai e tipologie di coltivazione (giovani piante, piccoli arbusti, alberature ecc.).
Nella relazione “Diagnostica precoce per il controllo di patogeni alieni invasivi” Alberto Santini, ricercatore del Cnr, ha per prima cosa messo in fila i principali fattori che causano la comparsa di nuove malattie: comparsa di un nuovo patogeno in un ecosistema, comparsa di ceppi più virulenti in un’area dove c’era già, introduzione di nuovi vettori di trasmissione del patogeno, cambio delle pratiche di coltivazione che favoriscono il patogeno, cambio di specie e cultivar, consistenti cambiamenti climatici. Poi ha mostrato un grafico sulla crescita esponenziale dei patogeni di piante legnose in Europa da inizio ‘800 ad oggi, con i maggiori salti in avanti nei periodi 1975-99 e dal 2000 ad oggi. Una delle principali cause del fenomeno, ha detto Santini, è che «le ispezioni alle frontiere si concentrano su un numero limitato di organismi nocivi, sulle liste di quarantena e sono principalmente limitate agli esami visivi delle parti aeree delle piante». Passando al suo lavoro sulla diagnostica precoce, centrato su malattie quali Oidio e Ruggine, ha illustrato il sistema di monitoraggio aerobiologico adottato che si occupa del riconoscimento e quantificazione delle spore fungine ed è basato sull’utilizzo di speciali captaspore e di protocolli che consentono controlli molto veloci sul campo (fino a 16 campioni in 30 minuti) utilizzando metodi molecolari. Protocolli già ottimizzati per Ceratocystis platani, Phytophtora ramorum, Xylella fastidiosa e Fusarium circinatum.
“Strategie a basso impatto ambientale per il controllo di insetti dannosi in vivaio” era il titolo dell'intervento di Patrizia Sacchetti, prof. dell’Università di Firenze, che ha trattato la questione del «controllo di fitofagi chiave delle colture ornamentali mediante l’impiego di mezzi sostenibili» e ha illustrato alcune delle azioni in cui è impegnata: applicazione della tecnica “Mating Disruption (MD)” (confusione sessuale) per proteggere le colture di Photinia e altre rosacee ornamentali da Cydia molesta; impiego di nematodi e funghi entomopatogeni per limitare gli attacchi di Otiorhynchus spp. alle radici di Prunus laurocerasus; applicazione della tecnica MD e di nematodi entomopatogeni per controllare gli attacchi di rodilegno giallo su latifoglie; applicazione di mezzi preventivi (reti antiinsetto) e curativi (nematodi entomopatogeni) contro Paysandisia archon.
Infine Stefano Benvenuti, prof. dell’Università di Pisa, ha tenuto una relazione sul tema “Flora infestante nell’attività vivaistica: quali strategie agronomiche per una gestione sostenibile”. Ha spiegato che il suo lavoro per Autofitoviv è consistito nel fare prima il punto sulla gestione convenzionale delle infestanti per passare poi alle indagini agro-ecologiche sulle malerbe. Obiettivi: sperimentare sistemi di controllo sostenibile e massimizzare i metodi di difesa preventiva. Tra le principali problematiche attuali della gestione convenzionale ha citato questioni agronomiche quali l’esistenza di flora che sfugge ai comuni erbicidi, problemi ambientali quali il fatto che erbicidi come il glifosate sono destinati a progressive restrizioni normative e la circostanza che le alternative disponibili in commercio costano di più e sono meno efficaci. Benvenuti ha poi illustrato le indagini malerbologiche svolte nei vari ambienti dei vivai (in campo, nei vasi e nei piazzali) individuando le specie di infestanti prevalenti e le loro modalità di disseminazione. Lo studioso ha stilato anche una “top ten” delle malerbe dei vivai: Conyza canadensis, Aster squamatus, Sonchus spp., Epilobium spp., Sagina procumbens, Cardamine hirsuta, Senecio vulgaris, Portulaca oleracea, Digitaria sanguinalis, Chamaesyce maculata. Tra le altre cose Benvenuti, pur presentando alcune «nuove malerbe esotiche» (per lo più tipiche di ecosistemi umidi o sommersi), ha fatto notare che sono pochissime le differenze fra vivai delle varie parti del mondo, perché c’è una sorta di «globalizzazione malerbologica» al netto di poche differenze legate alle condizioni climatiche. Tra i vari argomenti toccati, gli erbicidi candidati quali alternative al glifosate. Tra i quali ha citato l’acido pelargonico, che è efficace su molte malerbe, ma meno su alcune specie (Portulaca olearacea) ed è piuttosto costoso; e poi l’acido acetico e alcuni oli essenziali. Ultimo argomento toccato la bio-fortificazione del materiale pacciamante e gli spessori degli strati di pacciamatura.

Redazione

Bellanova su riforma Servizio Fitosanitario nazionale

Il Consiglio dei ministri ha approvato un pacchetto di 4 schemi di decreto che consentirà di recepire il nuovo regime fitosanitario europeo. La ministra Bellanova: «mai più devastazioni come con la Xylella o la cimice asiatica, necessario garantire monitoraggio continuo e risposte immediate in caso di emergenza, per contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio di organismi nocivi, con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre produzioni».


«Un poderoso lavoro di riordino di una normativa tecnica complessa e ormai eccessivamente frammentata relativa al Servizio fitosanitario nazionale e ai controlli nei settori delle sementi e dei materiali di moltiplicazione dei fruttiferi, delle ortive e della vite. Una riorganizzazione che parte dal ridefinire responsabilità, competenze, strumenti e personale in dotazione del Servizio fitosanitario centrale (Sfc) e dei Servizi fitosanitari regionali (Sfr), con l'obiettivo di rendere ancora più efficiente e veloce la capacità di risposta del sistema, anche grazie all'attribuzione al Comitato Fitosanitario Nazionale del ruolo di organismo con potere decisionale».
Viene definito così nella nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il pacchetto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, composto da quattro schemi di decreto legislativo che consentiranno in particolare di recepire in Italia il nuovo regime fitosanitario europeo, introdotto con il regolamento 2016/2031, e di adeguare la normativa nazionale sui controlli ufficiali in materia di sanità delle piante al Regolamento UE 2017/625. (Vedi anche la voce “Testi unici in materia agricola” del comunicato generale del Consiglio dei ministri).
Questo passaggio, ha dichiarato la ministra Teresa Bellanova, «rappresenta un importante tassello di un percorso condiviso a livello nazionale e che proseguirà poi con le opportune azioni operative». «Entriamo – ha detto Bellanova - nella fase di finalizzazione di un processo iniziato diversi anni or sono con la definizione dei nuovi regolamenti europei, finalizzati a contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio dell'Unione europea di organismi nocivi, che possono seriamente minacciare i nostri sistemi produttivi agricoli con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre derrate alimentari», ma anche i nostri ecosistemi boschivi e forestali.
«La devastazione che ha portato un batterio come la xylella o un insetto come la cimice asiatica o il tarlo asiatico del fusto presente nei nostri boschi è sotto gli occhi di tutti – ha aggiunto -. Non è possibile immaginare di bloccare il commercio internazionale o eliminare completamente gli effetti dei mutamenti climatici che favoriscono lo spostamento di microrganismi, insetti e altre specie da un continente all'altro, ma possiamo incidere con strategie preventive e di controllo efficace sul territorio nazionale. Per questo abbiamo bisogno di un sistema fitosanitario efficiente e coordinato, in grado di garantire un monitoraggio continuo e mettere in campo risposte forti ed immediate in caso di emergenza».

Le principali novità della riforma
- Per il contrasto alle emergenze si prevede l'adozione di un Piano di emergenza nazionale, con procedure e risorse finanziarie definite da mettere in campo in caso di ritrovamento di focolai di organismi nocivi in applicazione del regolamento (UE) n. 2017/625. 
- Il pacchetto legislativo prevede un complessivo rafforzamento dei controlli, non solo sulle produzione interne, ma anche sulle importazioni, con adeguamento della dotazione strumentale e di personale dei posti di controllo frontalieri.
- Viene ridisegnata la rete dei laboratori nazionali di riferimento e dei laboratori ufficiali, anche in questo caso prevedendo un efficientamento delle strutture e delle risorse per eseguire gli obblighi derivanti dall'applicazione degli standard più elevati.
- La normativa include inoltre la realizzazione di un sistema informatico, interconnesso con gli altri sistemi europei, per la raccolta e la registrazione di tutti i dati e le informazioni (dati di monitoraggi, intercettazioni, certificati, informazioni su controlli ufficiali) e la ridefinizione dell'impianto sanzionatorio.
- Sul fronte della prevenzione si introduce maggiore responsabilità a carico degli operatori professionali per garantire la tracciabilità del materiale vegetale.
- Oltre al decreto legislativo relativo alla riorganizzazione del Servizio Fitosanitario Nazionale, il pacchetto include il riordino della normativa in materia di sementi, di materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle piante ortive e dei materiali di moltiplicazione della vite, con adeguamento al nuovo quadro normativo europeo. Il riordino consentirà di eliminare le duplicazioni esistenti nelle procedure amministrative e nei controlli, razionalizzando l'intera sistema con indubbio beneficio per gli operatori che per l'intero sistema agricolo nazionale.

Redazione