Il vivaista

Presentate in un webinar dell’Accademia dei Georgofili le linee di ricerca e le azioni di “Autofitoviv”. Il presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) Luca Magazzini: «i patogeni da cui difenderci continuano ad aumentare provocando 1 miliardo di euro di danni, così come aumentano le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità produttiva. Dissemineremo i risultati a tutti i vivaisti, perché c’è sempre più bisogno di addetti preparati e di autocontrollo fitosanitario». Entro fine anno già 2 corsi di formazione gratuiti pensati per gli operatori professionali delle aziende vivaistiche.


I produttori di piante ornamentali si trovano di fronte a una triplice sfida. Impedire l’introduzione e diffusione di organismi nocivi, soprattutto di patogeni classificati nella normativa europea “da quarantena”, che sono in progressivo aumento per effetto della globalizzazione e del cambiamento climatico. Dare una risposta efficace alle maggiori richieste di garanzie sulla salute delle piante di autorità e clienti attraverso controlli, analisi, tracciamenti e passaporti. Realizzare questi due compiti così impegnativi riducendo l’uso di sostanze chimiche di sintesi e più in generale con metodi sempre più eco-sostenibili.
Il 3 novembre nel corso di un convegno web organizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con l’Associazione vivaisti italiani (Avi) è stato illustrato il progetto “Autofitoviv – buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale”: un progetto che è portato avanti nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana - a partire dal 2019 ma con qualche ritardo a causa della pandemia del Coronavirus - da un gruppo operativo con capofila l’Associazione vivaisti italiani (Avi), soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, e che mira proprio a fornire gli strumenti per affrontare tale triplice sfida del vivaismo ornamentale. E a farlo contenendo al massimo gli aumenti di costi produttivi, per non incidere negativamente sulla competitività dei nostri vivaisti nei mercati internazionali.
Come dichiara il presidente di Avi Luca Magazzini, ribadendo in sintesi quanto affermato nel suo intervento di apertura del convegno del 3 novembre, «il tentativo è trovare soluzioni e innovazioni che ci consentano di consegnare ai clienti piante in buona salute. Cosa sempre più difficile, perché da un lato i patogeni da cui difenderci e le criticità continuano ad aumentare provocando danni stimati intorno a 1 miliardo di euro in Italia, dall’altro aumentano anche le richieste di garanzie sulla salute delle piante e di eco-sostenibilità dei processi produttivi. Il Servizio Fitosanitario vigila costantemente, ma c’è sempre più bisogno che gli addetti delle aziende siano preparati e capaci di intervenire facendo autocontrollo fitosanitario, come del resto richiedono le nuove norme europee sulla protezione delle piante. Quindi saremo felici di condividere i risultati di questo progetto, che vede impegnate due aziende leader del distretto vivaistico pistoiese, con tutti gli altri vivaisti interessati».

In che cosa consiste il progetto Autofitoviv

Il gruppo operativo che realizza il progetto Autofitoviv, come spiegato dall’agronomo collaboratore di Avi Emilio Resta durante il webinar del 3 novembre, è formato dai seguenti partner: Associazione Vivaisti Italiani nel ruolo di coordinatore; i centri di ricerca “Difesa e certificazione” di Firenze e “Orticoltura e florovivaismo” di Pescia del Crea; l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante di Sesto Fiorentino del Cnr (CNR-IPSP); i dipartimenti di Scienze agrarie delle università di Firenze e di Pisa; le aziende Vannucci Piante e Innocenti e Mangoni del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia; per la in/formazione PIN – Polo Universitario Città di Prato e l’Accademia dei Georgofili per l’attività convegnistica.
Il progetto è finanziato nell’ambito del bando PS-GO 2017 del PSR 2014 – 2020 della Regione Toscana (fondi FEASR): si basa su un piano strategico che rientra nella tematica n. 6 “Controllo delle avversità con metodo a basso impatto ambientale” e attiva le seguenti misure del PSR: 16.2, 1.1, 1.2, 1.3. Autofitoviv è un progetto che prende spunto dal “Protocollo per l’autocontrollo fitosanitario” dell’aprile 2015 tra la Regione Toscana e il Distretto vivaistico pistoiese, che incentivava «le aziende ad adottare criteri autonomi di controllo atti ad evitare l’introduzione di organismi nocivi da quarantena». Esso risponde a «una esigenza specifica della nuova disciplina fitosanitaria (Regolamento Ue 2016/2031) per l’utilizzo del passaporto delle piante»: i passaporti possono essere rilasciati solo per piante e prodotti vegetali che sono stati sottoposti a esami scrupolosi effettuati da operatori autorizzati nei periodi opportuni e adeguatamente registrati. E anche a un’altra esigenza complementare del medesimo regolamento: un’adeguata preparazione degli operatori autorizzati.
E in effetti, come anticipato da Emilio Resta e in seguito precisato da Ilaria Marchionne del Lab Center for Generative Communication, sono previsti dei corsi di formazione rivolti agli operatori delle aziende vivaistiche: i primi due, interamente gratuiti, stanno per iniziare e riguardano le “Tecniche di autocontrollo e di riconoscimento tempestivo di fitopatologie o di parassiti” (23 novembre – 3 dicembre 2020, scadenza iscrizione 18 novembre) e la “Gestione fitosanitaria sostenibile dell’azienda vivaistica” (4-18 dicembre 2020, scadenza iscrizione 20 novembre). Per ulteriori informazioni sulle modalità delle domande e i requisiti per partecipare: www.autofitoviv.eu.
Due sono in generale le finalità di questo progetto di autocontrollo fitosanitario: a) contrastare l’introduzione inconsapevole e la diffusione di organismi patogeni alloctoni; e b) ridurne l’impatto ecologico, economico e sanitario all’interno dei vivai e nelle aree circostanti. Con «particolare attenzione allo sviluppo di strategie alternative per il contenimento delle infestanti, perché su questo fronte c’è un maggiore uso di prodotti chimici».
In concreto, per il controllo delle piante in ingresso nei vivai, sono iniziate e proseguiranno sperimentazioni di trappole di varia natura, controlli visivi, verifiche di termografia a raggi infrarossi e prelievi di campioni da sottoporre a metodi diagnostici di biologia molecolare. Inoltre, per facilitare l’allerta rispetto a organismi nocivi da quarantena, schede identificative a cui le aziende potranno riferirsi, protocolli di gestione fitosanitaria, analisi dei terricci e delle acque di irrigazione aziendali.
Per la gestione fitosanitaria del vivaio, vengono sviluppati un sistema basato sulla diagnosi precoce (con uso di trappole e captaspore) delle principali avversità delle specie vivaistiche, una rete di monitoraggio per la raccolta dei dati necessari a correlare il ciclo biologico degli organismi nocivi, l’applicazione di mezzi di lotta sostenibili per controllare insetti, acari, nematodi e patogeni; infine, per la lotta alle infestanti, diffusione di informazioni agronomiche (per il riconoscimento delle malerbe, prevedere le infestazioni e sugli erbicidi naturali disponibili) e applicazione di metodi alternativi indirizzati verso la lotta integrata.

Le ricerche e sperimentazioni avviate

Tutti gli specifici aspetti in cui è articolato il progetto Autofitoviv sono stati illustrati durante il convegno web del 3 novembre dai ricercatori che li seguono. A questo link è possibile rivedere per intero in un video di 3 ore e 58 minuti il webinar con tutte le relazioni: https://www.youtube.com/watch?v=zGzWRvsuC0Q
In estrema sintesi, nella prima parte sono intervenuti quattro ricercatori del Centro di difesa e certificazione del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). A cominciare da Sauro Simoni, che nella sua relazione “Criticità nel controllo di Acari eriofidi in vivaio”, dopo una descrizione degli eriofidi (di cui in Italia si conoscono 33 generi e 240) e dei danni che provocano alle piante (galle e deperimento), si è concentrato sul Trisetacus juniperinus, che attacca il cipresso, e sulle sperimentazioni condotte su alcune varietà di cipressi in alcuni vivai. Si è notato che la colonizzazione di questo eriofide è più difficile nella varietà “Totem” del Cupressus sempervirens, che ha una crescita meno vigorosa rispetto al ‘Pyramidalis’.
Elisabetta Gargani ha trattato “La gestione fitopatologica in vivaio: alert su alien pest” ricordando innanzi tutto che sono stati stimati in 1 miliardo di euro i danni da organismi alieni nocivi al sistema agroalimentare italiano. La ricercatrice del Crea si è soffermata, tra le specie aliene più preoccupanti indicate dalla normativa europea, sulle seguenti: Anoplophora chinensis (tarlo asiatico), Halyomorpha halys (cimice asiatica o marmorata), Popillia japonica (coleottero o scarabeo giapponese), CTV (Citrus tristeza virus, tristezza degli agrumi) e Xylella fastidiosa (batterio). Poi, dopo aver descritto le fasi di una invasione biologica (introduzione in un nuovo areale – colonizzazione – naturalizzazione e diffusione incontrollata), ha sottolineato l’importanza di un costante monitoraggio per identificare precocemente gli invasori e definire la micro-distribuzione delle specie. Nei vivai pistoiesi coinvolti nel progetto, ha spiegato, hanno posizionato a luglio 2020 nei piazzali di carico e scarico trappole per la cattura di insetti xilofagi che vengono controllate una volta al mese e per ora non sono stati individuati insetti esotici, ma solo due insetti quali Orthotomicus erosus e Pityogenes calchographus, che sono diffusi nell’area mediterranea e hanno come principali piante ospiti quelle appartenenti al genere Pinus.
Silvia Landi ha parlato della “Gestione dei nematodi galligeni in vivaio: dal monitoraggio dei suoli al controllo ecosostenibile”. Lo scopo del progetto è predisporre linee guida per il campionamento del suolo e dei terricciati per il monitoraggio dei nematodi galligeni (che sono simili a vermi micrscopici) e di linee guida per i trattamenti con prodotti a basso impatto ambientale. Si è concentrata sul genere Meloidogyne perché è il gruppo economicamente più importante fra i nematodi fitoparassiti, causando perdite di produzione di pomodoro a livello mondiale del 20%. Sono polifagi e attaccano oltre 3 mila specie vegetali. Ne esistono 97 specie diverse. Danneggiano le radici (quindi non si vedono) e facilitano l’ingresso di funghi e batteri patogeni con effetto dannoso sinergico. Come affrontarli? Con tecniche di difesa integrata. Tre i filoni da perseguire: 1) nuovi principi attivi di origine vegetale, fra cui l’estratto d’aglio e l’estratto di Tannino di castagno, 2) piante biocide che emettono sostanze gassose che sono tossiche per i nematodi e 3) lotta biologica conservativa. Nei vivai di Autofitoviv sono stati avviati monitoraggi dei suoli e dei terricci impiegati nella vasetteria per verificare la presenza di nematodi fitoparassiti, comprese le aree di travaso dopo il travaso di talee o piante allevate in contenitore e piante da zolle.
La relazione di Anita Rose Haegi aveva per tema “La gestione fitopatologica in vivaio: rilevamento di Phytophthora spp. nel suolo e nelle acque di irrigazione”. Cioè la realizzazione di sistemi di controllo in vivaio della presenza di Phytophthora spp tramite analisi dei terricci e delle acque aziendali con metodi di biologia molecolare basati sulla PCR o Real time PCR (dove PCR sta per reazione a catena della polimerasi, una tecnica di biologia molecolare che serve ad ampliare gli acidi nucleici). Obiettivo: definizione di protocolli per il campionamento e identificazione di problematiche fitosanitarie non solo sulle piante ma anche sull’ambiente circostante: aria, suolo, terricci e acque di irrigazione. I marciumi radicali, ha spiegato, sono un problema diffuso nei vivai e possono essere causati da diversi patogeni, ma i più emergenti sono del genere Phytophthora spp, che sono organismi oomiceti del regno Stramenophyla simili ai funghi e difficili da eradicare. Nei vivai italiani se ne sono rinvenute 20 specie, la maggior parte sono nuove o segnalate su nuovi ospiti e sono polifaghe. Un’emergenza che riguarda sia piante ornamentali che forestali, frutticole e orticole. Il progetto prevede analisi a campione dei terreni delle piante in arrivo (vasi), dei terreni in cui sono presenti piante sintomatiche, suoli, terriccio. E poi analisi delle acque di irrigazione: pozzi, riserve, in uscita dai sistemi di filtrazione e canali di scolo interni al vivaio.
Dopo questi primi quattro interventi, è stata la volta di Sonia Cacini, ricercatrice del Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo di Pescia del Crea, con la relazione “Reti di monitoraggio e approccio modeling per la gestione fitosanitaria del vivaio”. Il suo lavoro consiste, una volta definite le aree e colture in cui effettuare il monitoraggio della diffusione di fitoparassiti (quali oidio, ruggine, insetti xilofagi, acari, nematodi), nella progettazione dell’installazione di reti di monitoraggio per la verifica delle condizioni microclimatiche da correlare con la comparsa di fitopatogeni/fitoparassiti, nella costruzione di database in cui inserire i dati utili (densità colturale, substrato colturale, interventi di potatura, gestione irrigua e nutrizionale ecc.) e poi nell’uso dei dati per correlare il ciclo biologico degli organismi considerati all’andamento climatico e alle operazioni colturali per la messa a punto di sistemi di alert adeguati. Ad oggi tre sono le metodologie applicabili: l’approccio spettroradiometrico (remote sensing) basato su sensori di tipo multispettrale e iperspettrale per l’analisi della fluorescenza, della riflettanza e/o assorbanza; l’approccio proximal sensing tramite sensori per monitorare la traspirazione, l’attività fotosintetica della pianta e/o il contenuto in clorofilla; e l’approccio modeling basato su reti di monitoraggio e modelli previsionali che prevedono l’insorgenza e/o comparsa di fitoparassiti in relazione in particolare alle variabili microclimatiche, prima che siano visibili sulle piante i sintomi specifici. Modelli, ha spiegato Sonia Cacini, molto complessi e ancora poco applicati nel vivaismo. Nei vivai delle aziende partner, oltre a correlare i dati microclimatici nella sperimentazione associata al monitoraggio della tignola del pesco su Photinia x fraseri ‘Red Robin’ e su Prunus laurocerasus in vaso, il suo gruppo ha effettuato un campionamento per la caratterizzazione chimico-fisica dei substrati colturali dei diversi vivai e tipologie di coltivazione (giovani piante, piccoli arbusti, alberature ecc.).
Nella relazione “Diagnostica precoce per il controllo di patogeni alieni invasivi” Alberto Santini, ricercatore del Cnr, ha per prima cosa messo in fila i principali fattori che causano la comparsa di nuove malattie: comparsa di un nuovo patogeno in un ecosistema, comparsa di ceppi più virulenti in un’area dove c’era già, introduzione di nuovi vettori di trasmissione del patogeno, cambio delle pratiche di coltivazione che favoriscono il patogeno, cambio di specie e cultivar, consistenti cambiamenti climatici. Poi ha mostrato un grafico sulla crescita esponenziale dei patogeni di piante legnose in Europa da inizio ‘800 ad oggi, con i maggiori salti in avanti nei periodi 1975-99 e dal 2000 ad oggi. Una delle principali cause del fenomeno, ha detto Santini, è che «le ispezioni alle frontiere si concentrano su un numero limitato di organismi nocivi, sulle liste di quarantena e sono principalmente limitate agli esami visivi delle parti aeree delle piante». Passando al suo lavoro sulla diagnostica precoce, centrato su malattie quali Oidio e Ruggine, ha illustrato il sistema di monitoraggio aerobiologico adottato che si occupa del riconoscimento e quantificazione delle spore fungine ed è basato sull’utilizzo di speciali captaspore e di protocolli che consentono controlli molto veloci sul campo (fino a 16 campioni in 30 minuti) utilizzando metodi molecolari. Protocolli già ottimizzati per Ceratocystis platani, Phytophtora ramorum, Xylella fastidiosa e Fusarium circinatum.
“Strategie a basso impatto ambientale per il controllo di insetti dannosi in vivaio” era il titolo dell'intervento di Patrizia Sacchetti, prof. dell’Università di Firenze, che ha trattato la questione del «controllo di fitofagi chiave delle colture ornamentali mediante l’impiego di mezzi sostenibili» e ha illustrato alcune delle azioni in cui è impegnata: applicazione della tecnica “Mating Disruption (MD)” (confusione sessuale) per proteggere le colture di Photinia e altre rosacee ornamentali da Cydia molesta; impiego di nematodi e funghi entomopatogeni per limitare gli attacchi di Otiorhynchus spp. alle radici di Prunus laurocerasus; applicazione della tecnica MD e di nematodi entomopatogeni per controllare gli attacchi di rodilegno giallo su latifoglie; applicazione di mezzi preventivi (reti antiinsetto) e curativi (nematodi entomopatogeni) contro Paysandisia archon.
Infine Stefano Benvenuti, prof. dell’Università di Pisa, ha tenuto una relazione sul tema “Flora infestante nell’attività vivaistica: quali strategie agronomiche per una gestione sostenibile”. Ha spiegato che il suo lavoro per Autofitoviv è consistito nel fare prima il punto sulla gestione convenzionale delle infestanti per passare poi alle indagini agro-ecologiche sulle malerbe. Obiettivi: sperimentare sistemi di controllo sostenibile e massimizzare i metodi di difesa preventiva. Tra le principali problematiche attuali della gestione convenzionale ha citato questioni agronomiche quali l’esistenza di flora che sfugge ai comuni erbicidi, problemi ambientali quali il fatto che erbicidi come il glifosate sono destinati a progressive restrizioni normative e la circostanza che le alternative disponibili in commercio costano di più e sono meno efficaci. Benvenuti ha poi illustrato le indagini malerbologiche svolte nei vari ambienti dei vivai (in campo, nei vasi e nei piazzali) individuando le specie di infestanti prevalenti e le loro modalità di disseminazione. Lo studioso ha stilato anche una “top ten” delle malerbe dei vivai: Conyza canadensis, Aster squamatus, Sonchus spp., Epilobium spp., Sagina procumbens, Cardamine hirsuta, Senecio vulgaris, Portulaca oleracea, Digitaria sanguinalis, Chamaesyce maculata. Tra le altre cose Benvenuti, pur presentando alcune «nuove malerbe esotiche» (per lo più tipiche di ecosistemi umidi o sommersi), ha fatto notare che sono pochissime le differenze fra vivai delle varie parti del mondo, perché c’è una sorta di «globalizzazione malerbologica» al netto di poche differenze legate alle condizioni climatiche. Tra i vari argomenti toccati, gli erbicidi candidati quali alternative al glifosate. Tra i quali ha citato l’acido pelargonico, che è efficace su molte malerbe, ma meno su alcune specie (Portulaca olearacea) ed è piuttosto costoso; e poi l’acido acetico e alcuni oli essenziali. Ultimo argomento toccato la bio-fortificazione del materiale pacciamante e gli spessori degli strati di pacciamatura.

Redazione

Bellanova su riforma Servizio Fitosanitario nazionale

Il Consiglio dei ministri ha approvato un pacchetto di 4 schemi di decreto che consentirà di recepire il nuovo regime fitosanitario europeo. La ministra Bellanova: «mai più devastazioni come con la Xylella o la cimice asiatica, necessario garantire monitoraggio continuo e risposte immediate in caso di emergenza, per contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio di organismi nocivi, con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre produzioni».


«Un poderoso lavoro di riordino di una normativa tecnica complessa e ormai eccessivamente frammentata relativa al Servizio fitosanitario nazionale e ai controlli nei settori delle sementi e dei materiali di moltiplicazione dei fruttiferi, delle ortive e della vite. Una riorganizzazione che parte dal ridefinire responsabilità, competenze, strumenti e personale in dotazione del Servizio fitosanitario centrale (Sfc) e dei Servizi fitosanitari regionali (Sfr), con l'obiettivo di rendere ancora più efficiente e veloce la capacità di risposta del sistema, anche grazie all'attribuzione al Comitato Fitosanitario Nazionale del ruolo di organismo con potere decisionale».
Viene definito così nella nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il pacchetto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, composto da quattro schemi di decreto legislativo che consentiranno in particolare di recepire in Italia il nuovo regime fitosanitario europeo, introdotto con il regolamento 2016/2031, e di adeguare la normativa nazionale sui controlli ufficiali in materia di sanità delle piante al Regolamento UE 2017/625. (Vedi anche la voce “Testi unici in materia agricola” del comunicato generale del Consiglio dei ministri).
Questo passaggio, ha dichiarato la ministra Teresa Bellanova, «rappresenta un importante tassello di un percorso condiviso a livello nazionale e che proseguirà poi con le opportune azioni operative». «Entriamo – ha detto Bellanova - nella fase di finalizzazione di un processo iniziato diversi anni or sono con la definizione dei nuovi regolamenti europei, finalizzati a contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio dell'Unione europea di organismi nocivi, che possono seriamente minacciare i nostri sistemi produttivi agricoli con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre derrate alimentari», ma anche i nostri ecosistemi boschivi e forestali.
«La devastazione che ha portato un batterio come la xylella o un insetto come la cimice asiatica o il tarlo asiatico del fusto presente nei nostri boschi è sotto gli occhi di tutti – ha aggiunto -. Non è possibile immaginare di bloccare il commercio internazionale o eliminare completamente gli effetti dei mutamenti climatici che favoriscono lo spostamento di microrganismi, insetti e altre specie da un continente all'altro, ma possiamo incidere con strategie preventive e di controllo efficace sul territorio nazionale. Per questo abbiamo bisogno di un sistema fitosanitario efficiente e coordinato, in grado di garantire un monitoraggio continuo e mettere in campo risposte forti ed immediate in caso di emergenza».

Le principali novità della riforma
- Per il contrasto alle emergenze si prevede l'adozione di un Piano di emergenza nazionale, con procedure e risorse finanziarie definite da mettere in campo in caso di ritrovamento di focolai di organismi nocivi in applicazione del regolamento (UE) n. 2017/625. 
- Il pacchetto legislativo prevede un complessivo rafforzamento dei controlli, non solo sulle produzione interne, ma anche sulle importazioni, con adeguamento della dotazione strumentale e di personale dei posti di controllo frontalieri.
- Viene ridisegnata la rete dei laboratori nazionali di riferimento e dei laboratori ufficiali, anche in questo caso prevedendo un efficientamento delle strutture e delle risorse per eseguire gli obblighi derivanti dall'applicazione degli standard più elevati.
- La normativa include inoltre la realizzazione di un sistema informatico, interconnesso con gli altri sistemi europei, per la raccolta e la registrazione di tutti i dati e le informazioni (dati di monitoraggi, intercettazioni, certificati, informazioni su controlli ufficiali) e la ridefinizione dell'impianto sanzionatorio.
- Sul fronte della prevenzione si introduce maggiore responsabilità a carico degli operatori professionali per garantire la tracciabilità del materiale vegetale.
- Oltre al decreto legislativo relativo alla riorganizzazione del Servizio Fitosanitario Nazionale, il pacchetto include il riordino della normativa in materia di sementi, di materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle piante ortive e dei materiali di moltiplicazione della vite, con adeguamento al nuovo quadro normativo europeo. Il riordino consentirà di eliminare le duplicazioni esistenti nelle procedure amministrative e nei controlli, razionalizzando l'intera sistema con indubbio beneficio per gli operatori che per l'intero sistema agricolo nazionale.

Redazione


Autofitoviv è un progetto di sorveglianza fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale. Il convegno web si svolge il 3 novembre alle ore 15 ed è organizzato dall’Accademia dei Georgofili e dall’Associazione Vivaisti Italiani, capofila del Gruppo Operativo che porta avanti il progetto e di cui fanno parte aziende del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, il Crea, il Cnr, le università di Firenze e di Pisa. Verranno illustrati i primi risultati delle attività svolte. Iscrizione entro il 2 novembre.

Un elenco degli organismi nocivi da quarantena provenienti dall’estero che potrebbero attecchire sulle specie ornamentali del distretto vivaistico pistoiese e la definizione di metodi da adottare per gestire le piante importate che li potrebbero veicolare, per impedirne l’accidentale introduzione.
Sono i principali obiettivi del Progetto “Autofitoviv – buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale” che verrà illustrato, con aggiornamento sui primi risultati, martedì 3 novembre alle ore 15 in un convegno web organizzato dall’Accademia dei Georgofili e dall’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. Più in generale il progetto Autofitoviv, che è portato avanti da un Gruppo Operativo (GO) che ha come capofila AVI, punta all’elaborazione di un approccio innovativo e più sicuro e consapevole ai controlli fitosanitari effettuati dai produttori di piante. Una risposta a quella che è una priorità assoluta del florovivaismo europeo: la salvaguardia delle produzioni da attacchi di organismi nocivi per continuare a garantire la salute delle piante commercializzate. Fine da raggiungere sia con la sorveglianza fitosanitaria obbligatoria delle autorità competenti che attraverso azioni di autocontrollo degli operatori del settore.
La partecipazione al convegno web è aperta a tutti, ma richiede l’iscrizione tramite compilazione del seguente form: https://forms.gle/4GQjSDGzvfu6gutm7 entro lunedì 2 novembre 2020. I partecipanti riceveranno le credenziali di accesso alla piattaforma web. L’evento è in corso di accreditamento presso l'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Pistoia.

PROGRAMMA

Apertura lavori, Accademia dei Georgofili
Presentazione del Progetto, Associazione Vivaisti Italiani
Interventi dei Partner – “Iniziative ed indagini effettuate”
- Vannucci Piante di Vannucci Vannino
- Società Agricola Innocenti e Mangoni Piante di Innocenti Agostino e C. Ss
- Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) - Centro Difesa e Certificazione (DC)
- Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) - Centro Orticoltura e Florovivaismo
- Consiglio Nazionale delle Ricerche(CNR) - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante
- Università di Firenze - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI)
- Università di Pisa - Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali (DiSAAA-a)
- Lab. Center for Generative Communication per PIN Soc. Cons. a r.l. – Servizi Didattici e Scientifici
Dibattito
Conclusione dei lavori
 

Redazione

L’edizione 2021 della principale fiera europea business-to-business del florovivaismo, Ipm Essen, che era in calendario per i giorni dal 26 al 29 gennaio prossimo, è stata annullata a causa della pandemia del Coronavirus.
«Sullo sfondo dell’evoluzione della situazione e delle restrizioni ai viaggi su scala mondiale – si legge nel comunicato ufficiale degli organizzatori – non ci sono attualmente le condizioni per la pianificazione necessaria a una seria preparazione dei partecipanti alla fiera».
«Per quanto la filiera del verde auspicasse Ipm Essen quale piattaforma di comunicazione, vi è molta incertezza alla luce del recente verificarsi di infezioni in mercati importanti come i paesi del Benelux o la Francia –affermano gli organizzatori -, nonostante ciò Messe Essen darà un palcoscenico al florovivaismo nelle date che erano previste per la fiera e, insieme alle sue associazioni partner, sta organizzando un incontro di alto livello tra decisori di settore e politici»: un “Ipm Essen Summit” per scambiarsi le vedute sui temi del futuro del florovivaismo. E in aggiunta ad esso un webinar sugli attuali sviluppi del mercato florovivaistico tedesco e internazionale.
Mentre la prossima edizione normale della fiera Ipm Essen si svolgerà dal 25 al 28 gennaio 2022.

Redazione

Il 6 ottobre a Pistoia nell’incontro “Aggiungiamo valore alle piante ornamentali” presentate le sperimentazioni del progetto coordinato da Impresa Verde Pistoia “In.Tra.Viva. - INnovazioni post produzione, confezionamento e TRAsporto dei prodotti VIVAistici”: sensori, container a temperatura controllata e imballaggi biodegradabili provati su ulivo, ligustro, viburno, acero e cipresso.

Innovazioni per la cura e valorizzazione delle piante ornamentali nelle fasi post produttive: dagli imballaggi biodegradabili in grado di aumentarne l’appeal commerciale ai sensori e software capaci di ridurre il numero degli esemplari danneggiati durante il trasporto.
Sono le sperimentazioni portate avanti con il progetto In.Tra.Viva.: INnovazioni post produzione, confezionamento e TRAsporto dei prodotti VIVAistici. In.Tra.Viva., coordinato come capofila da Impresa Verde Pistoia (società di Coldiretti Pistoia) nell’ambito del Psr 2014-20 della Regione Toscana.
I risultati finora ottenuti e i principali filoni d’indagine del progetto, che coinvolge cinque enti di ricerca e diverse aziende vivaistiche pistoiesi e punta a rendere più competitivi i prodotti florovivaistici ornamentali toscani, sono stati presentati il 6 ottobre in un incontro intitolato “Aggiungiamo valore alle piante ornamentali”.
In.Tra.Viva. si è focalizzato su come migliorare le fasi a valle della filiera, quelle che vanno dal carico dei container nei vivai, alla consegna delle piante nel luogo di destinazione. Dal polo vivaistico pistoiese, infatti, partono dentro container piante di media e grande dimensione dirette in tutta Europa e verso paesi asiatici, dal Regno Unito al Turkmenistan, con viaggi lunghi anche decine di giorni. Ciò comporta spesso il degrado della qualità delle piante, che a volte vengono anche danneggiate irrimediabilmente, con perdite economiche importanti. E a incidere, oltre alle notevoli distanze, sono anche i tempi dei controlli fitosanitari alle frontiere.
Riducendo lo stress delle piante e il loro degrado durante il trasporto, In.Tra.Viva darà alle aziende vivaistiche strumenti in grado di preservare la qualità delle piante e aumentare la loro redditività. L’utilizzo di materiale biodegradabile negli imballi accrescerà anche il grado di ecosostenibilità delle produzioni, con ricadute positive di immagine e appeal commerciale.
Nelle sperimentazioni sono state utilizzate le piante più frequentemente trasportate: ulivo, ligustro, viburno, acero e cipresso. Sono stati usati mini-sensori per individuare e studiare i marcatori dello stress delle piante derivante dalla mancanza di luce e acqua. Sono stati simulati trasporti a breve, medio e lungo raggio, utilizzando container a temperatura e umidità controllata. Queste conoscenze permettono di mettere a punto software in grado di ottimizzare il carico. E tra le altre cose i ricercatori stanno verificando i possibili benefici dell’illuminazione con dei led che inneschino la fotosintesi.
Cinque i contributi scientifici illustrati durante l’incontro.
- “Valutazione di nuovi prodotti antitraspiranti biodegradabilinel trasporto a lunga distanza delle piante ornamentali”, con il Dott. Gianluca Burchi - CREA Orticoltura e Florovivaismo, Pescia.
- “Studio del comportamento delle piante durante le simulazioni di trasporto tramite l’identificazione di componenti volatili utilizzabili come marcatori di stress e realizzazione di mini-sensori per la rilevazione dei marcatori”, con il Prof. Pietro Tonutti – Scuola Superiore Sant’Anna Pisa.
- “Un sistema logistico interattivo per il comprensorio florovivaistico pistoiese”, con il Prof. Ing. Antonio Pratelli - DICI, Polo universitario sistemi logistici Università di Pisa.
- “Diagnostica dello stato di salute delle piante durante i trasporti, tramite l’applicazione di sensoristica non distruttiva NIR e di mini sensori IoT, adattati o di nuova realizzazione”, con Serena Ferri - DIBAF Università della Tuscia.
- “Messa a punto di un nuovo packaging”, CRC LaMPo, Università di Milano.

Redazione

Intervista al titolare di Svra Claudio Geri, che dice: «il 70/80% dei veicoli che girano nei vivai pistoiesi sono stati acquistati presso di noi». Dagli ultimi Daily agli Eurocargo fino al nuovo S-Way, Geri segnala le novità e gli aspetti più significativi dei veicoli maggiormente usati nella filiera vivaistica e in quella floricola.

«Siamo una ditta del 1946 e siamo cresciuti di pari passo con lo sviluppo economico di Pistoia. Operiamo in tutto il territorio pistoiese, oltre che a Prato e Calenzano e Campi Bisenzio, e quindi anche nel distretto vivaistico ornamentale. E posso dire con una punta di orgoglio che il 70/80% dei veicoli che si vedono girare nei vivai pistoiesi sono stati sicuramente acquistati presso di noi».
Si presenta così Claudio Geri, titolare di Svra Spa, la concessionaria Iveco con sede a Casalguidi (Pistoia) in via Provinciale Montalbano 16 e a Capalle (Prato) in via dei Confini 251 che svolge attività di vendita di veicoli industriali e ricambi offrendo un capillare servizio di assistenza su tutto il territorio grazie alla collaborazione con le officine autorizzate. Servizi e attenzione alle esigenze dei clienti che non solo hanno consentito a Svra Spa di raggiungere quote di mercato altissime, ma anche di arrivare a un indice di soddisfazione della clientela fra i più alti a livello nazionale in questo comparto.
Abbiamo chiesto a Geri di illustrarci in parole semplici e senza tecnicismi le novità più interessanti e gli aspetti più significativi sul fronte dei veicoli maggiormente usati nelle filiere del vivaismo ornamentale pistoiese e della floricoltura della Valdinievole.
Quali sono i veicoli più usati nel settore florovivaistico pistoiese?
«Senza dubbio i vivaisti utilizzano soprattutto il Daily oppure l’Eurocargo, mentre i veicoli di maggiori dimensioni sono usati dai trasportatori che lavorano per i vivaisti».
Avete solo veicoli Iveco?
«Sì, di Iveco. O meglio, noi teniamo anche veicoli Piaggio, che per ora non si confanno troppo alle esigenze dei vivaisti, quanto piuttosto dei giardinieri e manutentori di giardini. I vivaisti vogliono il Daily».
Anche se è molto conosciuto, c’è qualcosa da sottolineare sul Daily, magari qualche recente innovazione?
«Il Daily è il veicolo robusto per antonomasia, quando si parla del Daily anche chi ha comprato un mezzo alternativo sa che il Daily è il più robusto. Infatti a pieno carico può portare 35 quintali con la patente B, ma con la patente C può arrivare fino a 72 quintali».
Ecco, alla luce della versatilità del Daily e della sua ampia gamma di modelli, come si può caratterizzare il Daily adatto al vivaismo: che tipo di Daily vuole il vivaista?
«Il vivaista in genere vuole un veicolo aperto, col cassone con le sponde e la giusta misura. Nel senso che i modelli si differenziano fra chiusi, a furgone, e i cassoni con le sponde: i vivaisti vogliono quest’ultimo tipo. Inoltre vogliono di solito la doppia ruota. Mentre il motore e il cambio a seconda del tipo di viaggi che fa l’azienda».
E ci sono differenze di modello fra il vivaista e il floricoltore?
«Si tratta sempre di Daily, ma completamente diverso. Perché il modello del floricoltore è chiuso: un furgone, in genere in vetroresina affinché il fiore si mantenga fresco. Spesso è dotato anche di frigoriferi. Poi ci possono essere allestimenti sofisticati con le sponde che si chiudono e si aprono e che scaricano per terra…»
E riguardo a motore e carburante quali sono i più usati?
«La grande maggioranza sono Diesel, ma ce n’è anche qualcuno a metano. Poi si stanno già facendo studi sull’elettrico, ma sono cose premature… I motori vanno da 120 a 210 cavalli e certi Daily raggiungono i 180 km all’ora».
E non ci sono innovazioni recenti da segnalare sul Daily?
«Sì, hanno fatto un restyling, hanno reso la cabina un po’ più automobilistica a livello di interni e più confortevole. Hanno riprogettato il sistema di sterzo ottenendo una riduzione dello sforzo di sterzata del 70% rispetto al modello precedente in certe situazioni, grazie in particolare al nuovo servosterzo elettrico e alla modalità City. E la visibilità e percezione degli ostacoli è migliorata del 15% con i fanali full LED. Senza dimenticare il sistema di monitoraggio della pressione degli pneumatici in tempo reale, che aumenta la sicurezza e riduce il consumo di carburante».
Passando ai mezzi pesanti per le lunghe percorrenze scelti dai trasportatori che lavorano per i vivaisti, che veicoli vanno per la maggiore?
«I veicoli medi e pesanti della gamma Eurocargo e un nuovo modello pesante eccezionale che è S-Way. Quest’ultima novità sta avendo un successo europeo incredibile».
Quando è uscito S-Way?
«E’ uscito di fatto nel 2020. La versione più grande e più bella da lunghe percorrenze è uscita a gennaio e la versione da cantiere o da trasporto locale è uscita ora a settembre».
In sintesi quali sono le caratteristiche da sottolineare e gli elementi innovativi di S-Way?
«Inannzi tutto la nuova cabina, che è migliorata dal punto di vista estetico e del comfort e per l’insonorizzazione: è un vero gioiello fatto di tecnologie che facilitano la guida e il comfort quando l’autista si deve riposare. E poi sono veicoli connessi al 100% e che consentono di gestire un’intera flotta a distanza. Sono connessi di serie per cui dalla “control room” che c’è nel quartier generale di Torino possono vedere subito se c’è qualcosa che non va, riescono a monitorare tutti i veicoli che sono in giro».
E la gamma dei motori di S-Way?
«C’è una scelta di motori Euro VI/D in versione diesel o a gas naturale. Si va da un minimo di 330 a un massimo di 570 cavalli. I veicoli S-Way sono inoltre dotati di alcune tecnologie e funzioni che consentono di ridurre il consumo di carburante. Ma sarebbe lunga descrivere tutte le caratteristiche e funzioni, per cui rimando al sito web».
Una curiosità, infine, sui comportamenti d’acquisto dei veicoli da parte dei florovivaisti: che formula utilizzano di solito?
«In genere vengono comprati con finanziamenti come i leasing».
Ma comprano anche veicoli usati, vero, visto che tra l’altro voi potete vantare una forte tradizione anche nell’usato, grazie pure alla “Garanzia Usato Plus”?
«Sì, facciamo parecchio usato. Come numero di pezzi si vendono più veicoli usati che nuovi. In più gli usati li compriamo noi per rivenderli. Quindi si fa un bel lavoro anche nell’usato. Però il lavoro più importante è la vendita del nuovo».

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