Il vivaista
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Le prime dichiarazioni del prof. Francesco Ferrini dopo l’elezione di oggi alla presidenza del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia. Ferrini ha detto che si impegnerà a rappresentare tutti e ad ampliare il dialogo con le istituzioni anche di livello nazionale ed europeo. E ai vivaisti ha ricordato che «vendere una pianta è come vendere una medicina biologica, a impatto zero, con tutta una serie di benefici diretti e indiretti per la vita dell'uomo». Prioritario aumentare gli investimenti nella ricerca ministeriali, adesso fermi allo 0,0004% del giro d’affari del settore florovivaistico, contro una «già bassa media nazionale dell’1,4%».
Oggi a Pistoia, presso il Circolo di Masiano, l’assemblea del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese ha scelto come nuovo presidente il professor Francesco Ferrini, ordinario di “Arboricoltura generale e coltivazioni arboree” dell’Università di Firenze, fra i massimi esperti a livello internazionale di arboricoltura urbana, insignito nel 2019 dell’Award of Merit della International Society of Arboriculture (ISA), che è l'onore più alto alla carriera conferito dall’ISA, ma anche vincitore nel 2009 del premio Fabio Rizzi per l’impegno «nella ricerca e nella divulgazione delle conoscenze tecnico-scientifiche in materia di vivaismo e arboricoltura ornamentale, in continuo contatto con i produttori in tutto il mondo».
Francesco Ferrini, che era stato proposto dal presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini e non ha trovato candidature alternative in seno a un’assemblea distrettuale a cui non ha partecipato Coldiretti, succede a Francesco Mati, che ha presieduto il Distretto delle piante per due mandati, dal 2015 ad oggi, durante i quali il vivaismo pistoiese ha saputo superare con forza vari momenti di crisi. Per Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, che è il soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, «dal prof. Ferrini ci si aspetta un ulteriore salto di qualità scientifico nella divulgazione del settore vivaistico e dei benefici della produzione del verde per la salute e l’ambiente. E l’operato di AVI anche con la presidenza di Ferrini sarà improntato all’apertura, al coinvolgimento di tutti e alla trasparenza delle azioni al fine di rafforzare il distretto pistoiese».
«Coloro che mi hanno preceduto – ha detto Francesco Ferrini, dopo essere stato eletto, rivolgendosi a Mati e Vannucci - hanno permesso di attuare le molteplici attività del Distretto che ne hanno garantito la crescita, pur in un contesto di crisi come quello degli ultimi anni. Per cui a loro va il mio personale ringraziamento, che penso sia condiviso da tutti». «Le cose da fare sono tante – ha continuato Ferrini -, non perché non sono state fatte, ma perché semplicemente nell’ultimo anno e mezzo è cambiato tutto: è cambiata la prospettiva con cui si guarda al verde urbano».
«Il vivaista deve essere sempre più consapevole – ha affermato il neo-presidente Ferrini – che quando vende una pianta, vende una medicina. Non voglio esagerare, ma è come se vendesse una medicina biologica, a impatto zero, che non fa bene solamente al corpo, ma anche allo spirito. Questo è il punto preliminare. Un vivaista non vende un semplice prodotto ma molto di più, cioè tutta una serie di benefici diretti e indiretti per la vita dell’uomo che contano molto di più del mero valore estetico della pianta. Vende qualcosa che assorbe CO2, che intercetta le polveri sottili, che riduce l’inquinamento, che fa ombra e quindi mitiga gli effetti del cambiamento climatico».
Il presidente Ferrini, dopo aver sottolineato che si propone di coinvolgere tutti in modo che il distretto sia al servizio di tutte le imprese e del territorio, ha annunciato che si prenderà un po’ di tempo per stilare un vero e proprio programma. Ma intanto ha evidenziato alcuni punti fondamentali.
- Centralità dei vivai. Essi devono «diventare i driver del neo rinascimento verde che sta rivoluzionando le città e non essere contattati solo al momento dell’acquisto di piante, quando tutto è stato già deciso – ha detto Ferrini -. Non è pensabile piantare milioni di alberi, rendere le nostre città molto più verdi, senza partire dalle esigenze di chi tali piante le produce. Anche per favorire l’espansione delle attività e magari verso certi prodotti rispetto ad altri possibili».
- Più visibilità al distretto. Per Ferrini va «migliorata la visibilità dell’attività vivaistica, che è meno conosciuta di quanto si pensi», con molte persone ad esempio che anche in Toscana non hanno la minima percezione dell’importanza di livello internazionale del polo vivaistico pistoiese o non sanno che le piante che si vedono nelle città sono state prodotte nell’arco di 6, 7, 10 anni.
- Più internazionalità. Bisogna migliorare il dialogo con le istituzioni e allacciare nuovi rapporti anche a livello nazionale ed europeo. «E a onor del vero – ha detto Ferrini – questo punto è stato caldeggiato anche da chi mi ha preceduto».
- Più investimenti nella ricerca. Adesso gli investimenti nella ricerca per il florovivaismo sono fermi a circa lo 0,0004% del giro d’affari del settore florovivaistico, contro una «già bassa media nazionale dell’1,4%» di investimenti in ricerca sul Pil. Se il florovivaismo vale circa 2,5 miliardi di euro, l’1,4% significherebbe 35 milioni di euro, che sarebbero 35 volte di più di quanto viene investito oggi dal ministero competente.
- Informatizzazione. Il distretto dovrà dotarsi di un sito web dove saranno fornite tutte le informazioni sulle attività svolte e Ferrini invita i soci a sostenerlo nell’attuazione di questo cambiamento e a fornire il proprio contributo in termini di idee.
«Chiedo quindi a tutti i Soci di sentirsi direttamente coinvolti – ha concluso Ferrini -. Perché serve il contributo di tutti. Vi assicuro che ogni idea sarà apprezzata, ogni suggerimento valutato».
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Tra le istanze di Confagricoltura intorno al ddl sul florovivaismo, la previsione di una differenziazione nel Piano di settore fra vivaismo e floricoltura, l’autorizzazione di distretti solo in aree davvero vocate, evitare la proliferazione di marchi senza una valutazione dell’impatto su quelli esistenti. Giansanti: i risultati ottenuti dal settore durante la pandemia frutto della collaborazione di tutti. Il valore alla produzione del florovivaismo italiano è di 2,6 miliardi di euro e la bilancia commerciale ha un saldo attivo di oltre 400 milioni di euro.
Nel corso dell’audizione di ieri pomeriggio in Commissione Agricoltura al Senato, per la discussione sul disegno di legge “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico”, Confagricoltura ha ribadito l’importanza del verde e dei suoi numerosi effetti positivi sul paesaggio, sulla salute dei cittadini, sul benessere della collettività e sull’occupazione.
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Da una serie di indagini risulta che il 68% di italiani cerca piante dei nostri vivai per le proprie abitazioni, che nell’anno della pandemia è raddoppiato l’interesse per case con giardino, che il 74% delle famiglie ha almeno un balcone e che le vacanze di 3 milioni di connazionali saranno in parchi e oasi naturalistiche. Il presidente di Coldiretti Prandini: benissimo anche l’export di piante, con un «aumento record del 33% nel primo trimestre del 2021».
«Con la pandemia quasi 7 italiani su 10 (68%) vanno a caccia di piante nei vivai per abbellire le proprie case e i giardini, per combattere afa e caldo, per difendersi da zanzare e insetti molesti o addirittura per coltivare direttamente frutta e ortaggi da portare in tavola».
E’ quanto emerso dall’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa circa una settimana fa in occasione di un incontro sul tema “Il vivaismo italiano post Covid-19”. Segno che l’emergenza sanitaria «ha cambiato le priorità dei cittadini facendo esplodere il bisogno di verde nelle case, nelle città e sul territorio nazionale».
«Una vera piante-mania – ha sottolineato la Coldiretti – evidenziata dalla stessa Bankitalia che nell’ultima relazione annuale del Governatore Ignazio Visco ha rilevato come nell’anno della pandemia sia raddoppiato l’interesse per le case con giardino con un profondo cambiamento nel mercato immobiliare spinto dalla voglia degli italiani di spazi verdi sia all’interno che all’esterno delle abitazioni». E «per godersi un po’ di piante il 74% delle famiglie – ha reso noto Coldiretti sulla base di dati di Gfk Sinottica - può contare almeno su un balcone, mentre il 42% vive proprio in una casa con giardino, che nell’anno della pandemia è stato un vero e proprio sfogo per adulti e bambini». Inoltre, osserva Coldiretti, «se in passato erano soprattutto i più anziani ad avere il pollice verde, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione per le piante dopo le lunghe settimane di lockdown si sta diffondendo anche tra i più giovani o tra persone che di solito non si occupavano di vasi, torbe e trapianti».
«Non a caso – continua la nota di Coldiretti - la voglia di verde esplosa con l’emergenza Covid spinge tre milioni di italiani a trascorrere le vacanze estive 2021 in parchi, oasi naturalistiche e riserve. Le limitazioni adottate per arginare i contagi hanno rafforzato la voglia di stare nel verde insieme a una nuova sensibilità ambientale che si esprime anche nei quasi 90 milioni di metri quadrati di parchi urbani nelle città capoluogo di provincia in Italia, dove dal 28 giugno si può andare senza indossare la mascherina a meno che non ci siano assembramenti».
L’uscita dalla pandemia ha rafforzato la voglia di verde degli italiani, ma prima il settore florovivaistico aveva pagato «un prezzo pesantissimo all’emergenza Covid con un crack da 1,7 miliardi di euro. Un vero e proprio tsunami senza precedenti nella storia dell’Italia con l’azzeramento di eventi pubblici, fiere e assemblee, cresime, comunioni, battesimi e sposalizi, oltre al rallentamento se non la paralisi della manutenzione di parchi e giardini e degli investimenti in verde pubblico». «Il settore florovivaistico – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - è fra quelli più duramente colpiti dagli effetti economici generati dalla pandemia, ma dimostrando una grande capacità di resilienza è anche fra quelli che si sta riprendendo più rapidamente con una forte domanda anche dall’estero, dove si registra un aumento record del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy nel primo trimestre del 2021». Come evidenziato da Prandini, il florovivaismo è «un comparto chiave del Made in Italy agroalimentare che offre circa 200mila posti di lavoro con un valore della produzione italiana di fiori e piante che arriva a 2,7 miliardi di euro».
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Il 30 giugno webinar per fare il punto della situazione sull’efficientamento dei trattamenti fitosanitari organizzato dalle tre agenzie di sviluppo regionali di Basilicata, Marche e Sardegna con il patrocinio di Aipp ed Enama e la collaborazione di AgroNotizie. Si parlerà anche dell’esperienza di rete fra le tre regioni nella gestione dei controlli funzionali.
«Un efficace utilizzo delle macchine irroratrici è un aspetto importante della sostenibilità dell'uso dei prodotti fitosanitari. Aver reso obbligatorio dal 2017 il controllo funzionale di queste macchine per tutte le aziende agricole europee è stato un passaggio importante ma solo propedeutico al loro uso razionale. L'efficacia della distribuzione del prodotto fitosanitario, infatti, si ottiene solo con un'adeguata regolazione dell'irroratrice che, una volta controllata, va adattata alle specifiche condizioni di utilizzo in campo, intervenendo sui parametri tecnici».
Questa la motivazione alla base del webinar “Dal controllo alla regolazione delle irroratrici – fare rete per la sostenibilità dei trattamenti fitosanitari” in programma su Zoom mercoledì 30 giugno, a partire dalle ore 10. A organizzarlo sono le tre agenzie di sviluppo regionali di Basilicata, Marche e Sardegna, Alsia, Assam e Laore, con il patrocinio di Aipp – Associazione italiana per la protezione delle piante ed Enama – Ente nazionale per la meccanizzazione agricola e la collaborazione di AgroNotizie, media partner dell'evento.
«L’elevato numero di irroratrici in uso in Italia e l'ampia tipologia – viene spiegato nella presentazione della conferenza online - ha comportato un notevole sforzo organizzativo a livello nazionale e regionale per attivare la rete dei Centri prova accreditati che attualmente è sostanzialmente a regime. L'attenzione dei servizi pubblici di divulgazione e consulenza dovrebbe ora concentrarsi sui metodi di regolazione delle irroratrici, migliorando la competenza tecnica degli operatori, spesso inadeguata».
Nel webinar si farà il punto della situazione sull'efficientamento dei trattamenti fitosanitari a livello nazionale ed europeo e sarà presentata un'attività di collaborazione che le tre regioni coinvolte hanno avviato sia nella gestione dei controlli funzionali che nella divulgazione della regolazione, con interessanti sinergie.
Per partecipare all'incontro è necessario iscriversi a questo link, il numero massimo di partecipanti è 500.
Programma
L'incontro, moderato da Arturo Caponero di Alsia Basilicata, si aprirà con i saluti di Gianfranco Romanazzi, presidente di Aipp, Aniello Crescenzi, direttore di Alsia, Andrea Bordoni, direttore di Assam e Marcello Onorato, direttore di Laore Sardegna.
Seguirà la commemorazione di Angelo Zannotti, già responsabile del Servizio per il controllo funzionale e regolazione delle macchine irroratrici della Regione Marche.
Spazio poi agli interventi, di 15 minuti ciascuno:
- Paolo Balsari, Disafa, Università degli studi di Torino, “L'efficienza dei trattamenti fitosanitari per la strategia Farm to fork”,
- Emilio Gil, Upc, Università politecnica della Catalogna, “Irroratrici: la formazione e la diffusione della conoscenza, i pilastri per un'agricoltura migliore”.
- Pasquale Falzarano, Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), “Gestione delle irroratrici in Italia. Cosa prevederà il prossimo Pan”
- Giulio Cesare Corradetti, Regione Marche, e Sergio Mallucci, Assam Marche, “La gestione dei controlli nelle Marche e lo sviluppo del software Irrora”.
- Salvatore Aresu, Laore Sardegna, “Le decisioni in campo: i risultati che contano. Sinergie regionali fra Basilicata, Marche e Sardegna”.
Seguiranno gli interventi programmati degli assessori all'Agricoltura di Basilicata, Marche e Sardegna, la discussione. Le conclusioni sono previste per le ore 13.
Il programma può essere scaricato qua.
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All’assemblea distrettuale del 2 luglio terminano i due mandati da presidente di Francesco Mati, durante i quali il vivaismo pistoiese ha saputo superare con forza varie crisi, e si vota il successore. Cia Toscana Centro propone il prof. Francesco Ferrini, luminare di arboricoltura dell’Università di Firenze. Magazzini (presidente di Avi, soggetto referente del distretto): «c’è bisogno di una figura super partes». Mati: «Ferrini ha le competenze giuste, perché è uno dei massimi esperti di coltivazioni arboree a livello internazionale».
Venerdì 2 luglio, presso il Circolo di Masiano, si svolgerà l’assemblea del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia che segnerà la fine dei due mandati con la presidenza di Francesco Mati e in cui verrà scelto il suo successore. E un candidato eccellente c’è già: Francesco Ferrini, professore ordinario di “Arboricoltura generale e coltivazioni arboree” dell’Università di Firenze, membro dell’Accademia dei Georgofili, fra i massimi esperti a livello internazionale di arboricoltura urbana. Lo ha proposto nei giorni scorsi il presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini.
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Confagricoltura ha reso noto che l’indagine preliminare del gruppo di valutazione del glifosato incaricato dalla Commissione europea non prevede «una modifica alla classificazione esistente». Giansanti: «confidiamo che il prosieguo delle valutazioni sia ispirato dal massimo rigore per la piena tutela di tutte le parti in causa, a partire dai consumatori».
«Il glifosato non è cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione. Ci sono, quindi, le condizioni per prolungare l’autorizzazione all’uso del prodotto, anche se servono ulteriori analisi in merito all’impatto sulla biodiversità».
Sono le conclusioni, segnalate nei giorni scorsi da Confagricoltura, del rapporto preliminare, redatto su mandato della Commissione europea, dalle autorità di quattro Stati membri - Francia, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria - che è stato trasmesso all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).
In una nota ufficiale diffusa il 15 giugno, l’EFSA ha evidenziato che le autorità dei quattro stati membri, non hanno previsto «una modifica alla classificazione esistente» del glifosato.
«Prendiamo atto del parere preliminare – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - Siamo solo al primo passaggio di una lunga e accurata procedura che si concluderà l’anno prossimo. Confidiamo che il prosieguo delle valutazioni, fino alla decisione finale, sia esclusivamente ispirato dal massimo rigore per la piena tutela di tutte le parti in causa, a partire dai consumatori».
Il parere preliminare sarà oggetto, a partire da settembre, di consultazioni aperte al pubblico a cura dell’EFSA e della ECHA. A seguire, la classificazione del glifosato sarà portata all’esame del Comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia per le sostanze chimiche. Infine, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare effettuerà una revisione conclusiva che sarà resa nota nella seconda metà dell’anno venturo.
Terminata la procedura, sarà la Commissione europea a presentare la proposta per l’eventuale rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato. L’attuale autorizzazione quinquennale scadrà il 15 dicembre 2022.
«Occorre comunque rilevare che gli agricoltori italiani fanno un ricorso limitato al glifosato, utilizzato solo nelle fasi di presemina. Al di là di quelle che saranno le scelte della Ue, – conclude il presidente di Confagricoltura - la transizione ecologica impone la diffusione di processi produttivi più sostenibili e una minore pressione sulle risorse naturali».
Redazione