Filiera olivo-olio
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- Scritto da Andrea Vitali
Presentata a Firenze la Guida agli Extravergini 2022 di Slow Food Italia: 125 collaboratori hanno recensito 750 aziende (120 novità) fra olivicoltori, frantoi e oleifici segnalando 1.180 oli Evo di qualità, di cui 536 certificati bio e 164 presìdi. Riconoscimenti di quest’anno: 35 aziende di 11 regioni con la chiocciola, 107 “grandi oli slow” e 72 “grandi oli” (con la Toscana prima nelle tre categorie). Fra gli “speciali”, premio Soracco a Nicola Solinas per l’aiuto in Montiferru e tre menzioni per la salvaguardia della biodiversità a un olio di Agrigento, uno di Roma e uno del Salento. Turismo dell’olio: oltre 200 delle aziende agricole offrono ristorazione e 344 alloggio. La curatrice Baldereschi sull’emergenza clima: «fenomeni atmosferici anomali e violenti stanno vanificando in pochi anni l’evoluzione e l’acclimatamento millenario delle centinaia di varietà dell’olivo nel Mediterraneo».
Una guida che «con il passare degli anni si è imposta all’attenzione del pubblico e degli olivicoltori diventando uno strumento indispensabile per i consumatori che vogliono districarsi nel complesso e articolato mondo dell’olio, un prodotto così importante e così quotidiano e per le aziende produttrici di extravergine d’oliva buono, pulito e giusto, che possono così farsi conoscere e costruire un necessario dialogo tra loro e con gli acquirenti».
Così la presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini ha presentato sabato 30 aprile a Palazzo Vecchio a Firenze la Guida agli Extravergini 2022, la 23esima. E la sede non poteva essere migliore per il battesimo pubblico di questa edizione, dal momento che la Toscana risulta quest’anno la regione con più chiocciole (6 delle 35 aziende che sposano la filosofia produttiva di Slow Food), più “grandi oli slow” (21 dei 107 oli evo capaci di emozionare in relazione a cultivar autoctone e territorio di appartenenza e ottenuto con pratiche agronomiche sostenibili) e più “grandi oli” tout court (16 dei 72 oli evo eccellenti per pregio organolettico, aderenza al territorio e alle sue cultivar).
Ma vediamo i numeri di questa vasta panoramica dell’Italia dell’olio, visa con le lenti di Slow Food, che è il frutto del lavoro di 125 collaboratori che sono sia esperti degustatori che aggiornati conoscitori delle realtà olivicole del territorio, dagli oliveti alle bottiglie. Sono ben 750 le realtà raccontate tra frantoi, aziende agricole e oleifici (120 novità a testimonianza di un settore molto vivace) per un totale di 1.180 oli recensiti tra gli oltre 1.500 assaggiati, con l’aumento del numero delle aziende che certificano in biologico l’intera filiera (536 oli certificati) e dei produttori (126 per 164 oli) che hanno aderito al Presidio Slow Food Olio extravergine italiano, il progetto che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio, che tutela oliveti antichi, cultivar autoctone e raggruppa produttori che non adoperano fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Qui l'elenco di tutti i Presìdi presenti in Guida.
Riconoscimenti e menzioni speciali
Il premio speciale in ricordo di Diego Soracco, attivo leader di Slow Food sin dalle origini e per molti anni curatore della Guida agli Extravergini, è andato non a un olio, ma all’idea e all’azione di Nicola Solinas, titolare dell’azienda Masoni Becciu e produttore del Presidio dell’extravergine, che per aiutare gli olivicoltori colpiti l’estate scorsa dal disastro degli incendi che in Sardegna ha distrutto buona parte del patrimonio olivicolo del Montiferru, si è impegnato, con il sostegno della rete di Slow Olive e di questa Guida, per una raccolta fondi e ha attivato i vivaisti della zona per donare olivi alle persona danneggiate.
Mentre tre menzioni speciali sono state assegnate nell’ambito di una nuova sezione della Guida creata in collaborazione con BioDea per premiare oli accomunati dall’obiettivo di salvaguardare la biodiversità e creare al contempo prodotti di qualità, anche in condizioni difficili, talvolta estreme: a) all’olio Diodoros frutto di un progetto di recupero avviato all’interno del Parco Archeologico della Valle dei Templi (Agrigento) gestito dall’azienda Val Paradiso (olivi secolari di una varietà minore la Piricuddara che vanno ad aumentare la bellezza di questo sito archeologico); b) all’olio monovarietale Rosciola dell’azienda Oro delle Donne di Marino (Roma) come esempio di attenzione alla biodiversità olivicola che ogni territorio può esprimere con le proprie cultivar con ottimi risultati; c) Lavra, olio varietale prodotto con la Cellina di Nardò dall’azienda Caliandro e frutto della lotta quotidiana contro la Xylella che, qui, viene combattuta con metodi naturali.
Le tendenze dell’olivicoltura in relazione al clima
Alla curatrice della Guida Francesca Baldereschi è stato chiesto un commento sull’annata olivicola 2021. «Purtroppo – ha risposto - dobbiamo nuovamente evidenziare una costante negativa di questi ultimi anni, molto più pericolosa e indecifrabile di altre: il clima. Se, sino a qualche anno fa, era una preoccupazione per i contadini, ora è un’emergenza. Fenomeni atmosferici anomali e violenti stanno vanificando in pochi anni l’evoluzione e l’acclimatamento millenario delle centinaia di varietà dell’olivo nel Mediterraneo». Infatti le avversità meteorologiche non hanno colpito a macchia di leopardo, come avveniva un tempo, ma tutta la penisola, con grande siccità in estate e forte instabilità primaverile che non ha favorito lo sviluppo vegetativo dell’olivo e, poi, le gelate che si sono abbattute, in modo particolare, nel nord, riducendo la produzione ai minimi termini. Nel complesso la produzione è stata inferiore sia rispetto alle aspettative sia rispetto alle potenzialità. Circa 315 mila tonnellate l’olio prodotto, un +15% in più rispetto all’annata precedente, contraddistinta da un raccolto scarso. Importante ripresa al Sud e in Puglia in particolare – nonostante certe aree siano ancora colpite dalla Xylella – che ha contribuito a riportare il saldo produttivo complessivo in campo positivo.
«La Guida, da sempre, vuole essere anche un invito per andare a visitare queste realtà che fanno parte di un settore strategico per il Made in Italy che concorre a disegnare il volto paesaggistico della nostra nazione – ha aggiunto Barbara Nappini –. Questi consigli di acquisto e visita oggi sono ancora più importanti, perché ci portano a contatto con la natura, a scoprire borghi bellissimi della nostra penisola, incontrare comunità e realtà produttive straordinarie. Questa, quindi, è una Guida sempre più indirizzata a creare relazioni: tra produttore e consumatore, tra luoghi e prodotti». L’invito di Slow Food Italia è di programmare gite sul territorio italiano senza dimenticarsi di andare a trovare anche produttori di olio tra quelli segnalati dalla Guida: ben 236 offrono ristorazione e 344 possibilità di alloggio.
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Il Progetto integrato di filiera (Pif) “Evo 2.0” coordinato da Coldiretti Pistoia ha tracciato il bilancio il 22 aprile in occasione dell’inaugurazione di un nuovo frantoio, costruito con pietre locali recuperate, a Pontassieve (Firenze): «2,3 milioni di investimenti in ricerca, in uliveto ed in frantoio: per dare futuro all’olivicoltura autoctona toscana».
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Al convegno del 12 aprile a Bagno a Ripoli di Cia - Agricoltori Italiani Toscana Centro evidenziata l’importanza di non sprecare le rimanenze di olio extravergine di oliva, che nel 2020 sono state pari al 30% della produzione di molte aziende medio-piccole. Per il presidente Sandro Orlandini «manca conoscenza fra i produttori e serve formazione».
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Da un convegno di Sol&Agrifood sui tanti fondi in arrivo per l’olivicoltura italiana nei prossimi anni suggerimenti su come investirli. Le principali associazioni olivicole italiane chiedono una moratoria sulla nuova Pac per aggiornarla alle mutate condizioni geopolitiche. Di Noia (Unaprol): necessari percorsi professionali ad hoc per esperti di filiera come l’evologo. Armillas (Unapol): plauso al bando da 30 milioni di euro per i nuovi impianti olivicoli, ma vale un potenziale produttivo di solo 10 mila tonnellate e andrebbe ripetuto. Caroli (Aifo): «i nostri 5 mila frantoiani non sono più competitivi, serve una rottamazione».
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Il progetto MOLTI del CREA punta a migliorare la produzione italiana di olio di oliva e la competitività della nostra olivicoltura sia negli oliveti tradizionali che tramite oliveti intensivi. Il coordinatore Lodolini: «il rilancio può passare attraverso l’impiego di diversi modelli colturali, che possono integrarsi l’uno con l’altro in modo da prevedere ‘olivicolture’ differenti, gestite con tecniche agronomiche coerenti rispetto al modello prescelto».
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Secondo l’ultimo Rapporto Ismea-Qualivita l’Olio Toscano Igp è al 1° posto in Italia fra gli oli extravergini a denominazione di origine per quantità, valore alla produzione e al consumo e per l’export, che vale il 63% delle esportazioni degli oli nazionali di questa categoria. Il presidente del Consorzio Olio Toscano Igp Filippi: «ci troviamo oggi nelle condizioni di non essere in grado di soddisfare tutta la richiesta che arriva dal mercato, che è tre volte superiore». Entusiasmo per la nuova indicazione territoriale di Bolgheri.
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