Filiera olivo-olio

Il 22 marzo alle 15,30 il 2° webinar (gratis) di Vigna & Olivo 2023 per operatori. Tra i temi Piano Xylella, difesa fitosanitaria sostenibile e fertilizzazione.


La sostenibilità in olivicoltura fra presente e futuro. Questo il tema principale del 2° webinar della 11^ edizione di “Vigna & Olivo” 2023, che si terrà domani mercoledì 22 marzo alle ore 15,30. Un evento online gratuito che è dedicato ad aziende, tecnici professionisti e altri addetti ai lavori del comparto olivicolo e in cui sono previsti anche crediti formativi per i professionisti.
L’appuntamento è organizzato dall'Associazione Vento di Maestrale con i patrocini dell'Ordine degli agronomi della Provincia di Bari, del Coordinamento regionale periti agrari della Puglia (Corepa), dell'Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura (Arptra), dell'Associazione italiana per la protezione delle piante (Aipp) e della Rete Gas Puglia - Gruppi di acquisto solidale. A moderare l’incontro il presidente di Arptra Gianluca Chieppa e il giornalista Tommaso Cinquemani.
Iscrizioni qua. Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Programma
Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Associazione Vento di Maestrale Gerardo Tedesco, del dirigente dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia Salvatore Infantino, del presidente dell’Ordine degli agronomi della Provincia di Bari Oronzo Milillo, del rappresentante del Corepa Ettore Zucato e del presidente dell’Associazione italiana per la protezione delle piante (AIPP) Gianfranco Romanazzi, inizieranno le relazioni vere e proprie:
- “Xylella fastidiosa: Piano d'azione 2023-2025 della Regione Puglia” Salvatore Infantino, dirigente dell'Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia
- “Aggiornamenti delle conoscenze sull'eriofide dell'olivo (Aceria oleae)”, Enrico de Lillo, professore del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell'Università degli Studi di Bari
- “La mosca delle olive (Bractrocera oleae): attuali soluzioni di controllo”, Antonio Guario, responsabile Ricerca e Sviluppo di Agrolab
- “L’innovazione nella corretta fertilizzazione dell’oliveto”, Domenico Labriola di Chimiberg Diagro - Diachem Spa e Luigi Quarta di Biolchim 
Infine una finestra sulle “Nuove proposte per il controllo sostenibile dei parassiti e malattie dell'olivo” delle aziende, con Andrea Bergamaschi (Upl), Francesco Vito Campanale (Biogard Cbc), Gianluca Scarcia (Sipcam), Luigi Amoruso (Manica), Roberto Balestrazzi (Nufarm), Luigi Evangelista (Gowan), Danilo Slanzi (Bayer), Giuseppe Depinto (Corteva Agriscience), Santina Rivela (Syngenta Italia) e Vincenzo Coscia (Fmc).

Redazione

Clima: la siccità fa crollare la produzione di olio di oliva

Per Coldiretti nel 2022-23 l’olio prodotto da noi sceso a 208 mln di kg. Forte calo pure in Spagna. Spesa per l’evo in Italia +7,5%. Prandini: filiera da 3 mld.

«A causa della siccità e dei cambiamenti climatici l’Italia ha perso il 37% della produzione di olio d’oliva con un impatto pesante sulla disponibilità di prodotto e sui bilanci delle aziende, colpite dagli aumenti record dei costi di produzione legati alla guerra in Ucraina».
E’ quanto emerso da una analisi di Coldiretti su dati Ismea diffusa l’11 marzo al Villaggio contadino di Cosenza, secondo la quale «complessivamente la campagna 2022-2023 vede una produzione di 208 milioni di chili di olio d’oliva contro i 329 milioni di chili dell’annata precedente».
Come spiega il comunicato di Coldiretti, «a pesare sono stati soprattutto gli effetti dei cambiamenti climatici, con la mancanza di pioggia e il freddo primaverile che hanno danneggiato la fioritura e l’allegagione (la trasformazione del fiore in frutto) con fenomeni di cascola. Una situazione proseguita anche nei mesi successivi dove la carenza idrica e le alte temperature estive hanno stressato le piante, mentre in molti territori non si riusciva neppure a ricorrere alle irrigazioni di soccorso a causa della mancanza di invasi e dell’esaurimento dei pozzi. Senza dimenticare il fenomeno della Xylella che purtroppo continua ad avanzare e che ha già ucciso più di 21 milioni di piante di ulivo».
Ma le difficoltà di quello che Coldiretti chiama l’«Uliveto Italia» non sono isolate, perché anche altri Paesi produttori di olio di oliva hanno registrato cali produttivi significativi. A cominciare dal Paese produttore numero 1 al mondo, la Spagna, dove «le prime stime – fa sapere Coldiretti - parlano di un calo dal 30 al 50% rispetto a 1,4 miliardi di chili dello scorso anno, per continuare con la Tunisia dove si prevede una flessione intorno al -25%, secondo Ismea». Solo la Grecia, ricorda il comunicato, «potrebbe superare i livelli produttivi dello scorso anno portandosi sopra i 300 milioni di chili».
Questi dati produttivi potrebbero pesare anche sui consumi, secondo Coldiretti: «nel 2022 la spesa degli italiani per l’olio extravergine d’oliva è comunque aumentata del 7,5% nei dodici mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021» secondo un’analisi di Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen. «Non a caso l’Italia – viene precisato – è fra i primi tre maggiori consumatori di olio extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti e rappresenta il 15% dei consumi mondiali» secondo elaborazioni di Coldiretti sugli ultimi dati IOC (International Oil Council).
«Gli italiani – prosegue la nota - usano in media 8 chili a testa di olio extravergine di oliva e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva, che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno», secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Istat sugli stili alimentari, «con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative come la Fondazione Evo School di Coldiretti che forma gli esperti dell’olio del ventunesimo secolo». E in Italia «resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali, ma cresce la tendenza all’acquisto diretto dalle aziende agricole e dai frantoi».
«Occorre intervenire – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità, ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani». «L’obiettivo – ha concluso - è rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore, sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva, che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute».

Redazione

Il 16 marzo per il Centenario del CNR incontro al Politecnico di Bari “Emergenza Xylella: la scienza al centro delle soluzioni”. Ci sarà la presidente Carrozza.

L’epidemia del batterio Xylella fastidiosa ha provocato forti danni ambientali, paesaggistici ed economici, con conseguenti tensioni sociali, nella Puglia meridionale. Danni che sono all’attenzione della cronaca pugliese e nazionale (ma anche estera) da ormai circa 10 anni. E anche di recente, come riportato dal Giornale di Puglia e richiamato ieri nel sito web di Italia Olivicola, si è svolto ad Alberobello un convegno sui danni nel territorio pugliese colpito dalla Xylella, che ormai è arrivata nella Valle d’Itria, alle porte della provincia di Bari.
Come sottolineato nel notiziario online dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP), «per poter giungere a far convivere le attività olivicole/agricole nelle aree infette, un ruolo di primo piano sia nello studio del patogeno che nella ricerca di soluzioni per il contenimento della sua diffusione è stato ricoperto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche».

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A rimarcare questa funzione, il 16 marzo, in occasione del Centenario della fondazione del CNR, presso il Politecnico di Bari si terrà, dalle ore 10 alle 12, l’incontro/dibattito intitolato “Emergenza Xylella: la scienza al centro delle soluzioni”, che sarà un’occasione per discutere delle nuove strategie della ricerca anche con istituzioni e rappresentanti degli stakeholder coinvolti.
All’incontro, a cui parteciperà tra gli altri la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza, interverranno il direttore dell’IPSP Mauro Centritto, che aprirà i lavori, Donato Boscia, responsabile della sede di Bari dell’IPSP, con la relazione “L’evoluzione del problema Xylella alla luce dei risultati già acquisiti dalla ricerca”, e la ricercatrice dell’IPSP di Bari Maria Saponari con la relazione “Il piano strategico dei futuri progetti scientifici del CNR”.
Seguirà una tavola rotonda a cui parteciperanno Giuseppe Blasi, capo Dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali e dello Sviluppo Rurale del Ministero dell'agricoltura, David Granieri, presidente Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano, Salvatore Infantino, dirigente Sezione Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, Gianluca Nardone, direttore Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale della Regione Puglia, Eugenio Scandale, presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze, e Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola.
A tirare le conclusioni sarà Maria Chiara Carrozza. Modera l’incontro il giornalista de Il Foglio Luciano Capone.
Per partecipare all’evento è obbligatoria la prenotazione qua.

L.S.

I tappa “Sulla strada per il Congresso mondiale dell’olio di oliva”, che sarà nel 2024 a Madrid. Dal convegno gli esperti: non mancherà olio. Gli ultimi dati.

Con il convegno “Olive hoy” tenutosi il 27 febbraio a Toledo è iniziato il cammino verso il primo “Congresso mondiale dell’olio di oliva” (Olive Oil World Congress: in sigla OOWC), che si terrà nel 2024 a Madrid allo scopo di promuovere nell’opinione pubblica internazionale la consapevolezza del valore e i benefici dell’olio di oliva.
Durante la prima tappa di questo percorso promozionale, denominato “On the Road to OOWC 2024” (sulla strada per il OOWC 2024), è stato fatto il punto della situazione generale del comparto olivicolo e di tutta la filiera delle olive e dell’olio a livello internazionale, che, come sottolineato nel comunicato post convegno degli organizzatori, sta attraversando una fase complicata e «una campagna olearia con molte sfumature» e vede la Spagna nella posizione di soggetto più influente grazie a circa il 40% della produzione globale. “Olive hoy”, hanno riferito gli organizzatori, «è servito per esaminare la situazione attuale dalla produzione alla percezione dei consumatori, passando per l'industria, e cercando di intravedere il futuro di questo settore molto importante per tutti i paesi produttori di olio d'oliva».
Come affermato dal coordinatore del Congresso mondiale dell’olio di oliva - OOWC Ricardo Migueláñez in apertura del convegno di Toledo, il Congresso OOWC - che è sponsorizzato da Agrobank, Junta de Castilla-La Mancha attraverso il marchio Campo y Alma, Grupo Interóleo, Balam Agriculture, Agrocolor e Kubota - è un’iniziativa internazionale nata in Spagna come «un progetto di collaborazione per l'intero settore dell'olio d'oliva, che mira a riunire tutti i paesi produttori». «Ecco perché – ha aggiunto - abbiamo la presenza di Italia e Portogallo in questa prima giornata, poiché è impossibile analizzare il settore dell'olio d'oliva senza sapere cosa sta accadendo in due importanti operatori mondiali come questi Paesi».
Sempre in apertura dei lavori, è intervenuto Francisco Martínez Arroyo, ministro dell'agricoltura, dell'acqua e dello sviluppo rurale del governo regionale di Castilla-La Mancha, sottolineando che «la Castilla-La Mancha ha più di 80.000 olivicoltori ed è la seconda regione spagnola in termini di produzione». Il ministro ha anche ricordato che la stagione olivicola di quest'anno è stata breve, «con una produzione di 70 milioni di chili, anche meno di quanto previsto».

Radiografia del comparto olivicolo internazionale
A fare il punto della situazione è stato Juan Luis Vicente, capo del Dipartimento di studi economici e statistici del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) con la relazione “Radiografia del settore dell'olio d'oliva nel mondo”. Nei paesi dell'Unione Europea, ha messo in evidenza per prima cosa Vicente, la produzione è diminuita del 33,8% rispetto alla stagione precedente. Nel caso della Spagna, la produzione è scesa da 1.412.000 tonnellate della scorsa stagione a 780.000 tonnellate nella stagione 2022/2023: un calo del 47,7%. Tendenza negativa anche in Italia e Portogallo, dove la produzione è scesa rispettivamente del 28,6% e del 39,4%. In Grecia, invece, la produzione è aumentata in questa stagione del 50,9%. Il calo produttivo, ha detto Vicente, è un dato globale e secondo le stime del Coi, «nella campagna 2021/2022 la produzione si è attestata a 3.724.000 tonnellate, mentre per la campagna 2022/2023 i dati indicano una produzione di 2.730.000 tonnellate».
Per quanto riguarda invece le importazioni, Vicente ha riferito che i Paesi al top all'interno dell'Unione Europea sono Spagna e Italia, con un aumento del 38,6% e del 32,2% rispetto alla stagione 2021/2022. Sul fronte dell'export, nell’attuale campagna olearia in Francia si è verificato un calo del 63,9% rispetto al 2021/2022, seguito da quelli della Spagna (-35,8%) e dell'Italia (-20,9%), mentre in Grecia è cresciuto del 14,3%. A livello globale si è registrato un calo del 16,6%.
Con una stagione molto breve, ha spiegato ancora Vicente, i prezzi dell'olio d'oliva alla fonte in Spagna sono di nuovo in aumento e il calo storico della produzione minaccia di continuare a spingere i prezzi verso l'alto. «Nel caso della Spagna – ha specificato - gli ultimi dati del Coi danno l'olio extravergine di oliva a 527,5 euro per 100 kg, il 58,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2021/2022. Una situazione simile a quella di altri paesi produttori».
Dal lato consumi, i dati forniti dal Coi mostrano che i consumi mondiali nella stagione 2022/2023 sono inferiori del 5,7% rispetto alla stagione precedente. La Spagna è in cima alla lista dei Paesi dell'Unione Europea che hanno visto calare i propri consumi, con il 27,6% in meno rispetto alla stagione precedente. A notevole distanza altri produttori come Francia e Portogallo, i cui consumi sono diminuiti rispettivamente del 5,1% e del 3,2%.

Le sfide e opportunità per il comparto
È seguita una tavola rotonda intitolata “Sfide e opportunità per il settore”, moderata da Pedro Antonio Martínez, direttore di Agrobank DT Castilla-La Mancha, con la partecipazione di Esteban Momblán, manager di Interoleo, Mariana Matos, segretaria generale della Casa do Azeite de Portugal, Nicola Carbone, addetto economico dell'Ambasciata d'Italia a Madrid, e Felipe Medina, segretario tecnico generale di Asedas.
In generale, sempre a quanto riferito nel comunicato conclusivo del convegno, fra le principali sfide per i professionisti del comparto olivicolo emerse durante la tavola rotonda vi sono «l'internazionalizzazione delle imprese del settore» e «l'impegno per la sostenibilità economica». Inoltre, «i partecipanti hanno evidenziato la necessità di instaurare strutture più competitive, sia in campo e nella produzione che nella commercializzazione dell'olio di oliva, e, dall’altro lato, la ricerca di relazioni commerciali stabili e la collaborazione dei diversi anelli della catena della comunicazione e promozione di questo prodotto rivolto al consumatore».
Mariana Matos ha sottolineato che in Portogallo «oltre il 60% delle esportazioni sfuse sono destinate all'Italia e alla Spagna» e ha aggiunto che nel suo Paese coesistono due realtà: «un settore dell'olio d'oliva nuovo e altamente professionalizzato e il 75% delle superfici con problemi strutturali, in cui è necessario intervenire per crescere in dimensione e mantenere la sostenibilità sociale e ambientale di queste regioni». Altre priorità per Matos sono «guadagnare consumatori, laddove il trend mondiale è in calo, e continuare a lavorare allo sviluppo dei mercati».
Nicola Carbone ha ricordato che le sfide dell'Italia includono «investire in ricerca e sviluppo per prevenire le malattie che possono colpire le colture, ringiovanire gli oliveti e meccanizzarli per ridurre il prezzo del lavoro e convincere i produttori a unire le forze per aumentare la competitività». L'Italia esporta il 3% della sua produzione annuale di olio d'oliva su mercati esteri come Stati Uniti, Francia, Germania e Giappone. Carbone si è poi soffermato, come riferito nel comunicato, sul fatto che in Italia si coltivano tantissime varietà di olivi e che «abbiamo 49 denominazioni di origine di oli di oliva», pari al «40% di tutte le denominazioni di origine dell'Unione Europea».

I nuovi consumatori di olio di oliva
Infine, la seconda delle tavole rotonde aveva come titolo “I nuovi consumatori di olio d'oliva” e ha visto la partecipazione di José Zafrilla, nuovo manager di Kantar WorldPanel, e Fernando Móner, presidente di Avacu.
Zafrilla ha spiegato che il comportamento del consumatore è influenzato da diversi fattori, «non solo il prezzo, ma anche la fiducia nel prodotto, i diversi formati in cui viene presentato, ecc.». Questo, ha aggiunto, «è il caso anche dell'olio d'oliva, prodotto influenzato da una moltitudine di fattori che devono essere seguiti per correggere e lavorare sulla percezione del consumatore, ed è necessario controllare la visione globale del consumatore».
Moner si è soffermato sul fatto che i consumatori «sono andati perdendo potere d'acquisto da 18 mesi» a questa parte e ciò, ovviamente, «ha colpito anche il settore dell'olio d'oliva». Inoltre parlato della necessità di un messaggio comune dell'intero settore ai consumatori «soprattutto per combattere le fake news che possono colpire il consumatore di olio d'oliva». L’olio di oliva, ha detto, «gode di un punteggio molto alto», ma nonostante ciò bisogna continuare a dare informazioni sulle sue proprietà nutrizionali, soprattutto tra i giovani.

Redazione

ASSITOL su mercato e scienza a Olio Officina

A Milano dal 2 al 4 marzo all’Olio Officina Festival 2023 tre incontri a cura di ASSITOL su stato del comparto, campagna olearia, analisi dei composti volatili.

 
La situazione generale del comparto, fra condizioni di mercato, andamento dell’ultima campagna olearia e ricerca scientifica. Ruoterà attorno a questi temi la partecipazione di ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, alla prossima edizione di “Olio Officina Festival”, la manifestazione dedicata alla cultura olearia in programma dal 2 al 4 marzo al Palazzo delle Stelline di Milano. Evento che quest’anno avrà per filo conduttore il claim “l’olio è progresso”.
«L’appuntamento milanese – spiega una nota di ASSITOL del 24 febbraio - giunge in un momento molto delicato per tutti i protagonisti della filiera olivicolo-olearia, in difficoltà a causa di inflazione e rincari energetici, oltre che per le conseguenze di una campagna olearia tra le peggiori degli ultimi decenni. Per queste ragioni, ASSITOL ritiene sia giusto approfondire alcuni grandi temi in occasione dell’evento milanese, che rappresenta da anni un punto di incontro e dibattito sul prodotto-olio».
Si comincia giovedì 2 marzo, alle ore 17,30, con la conferenza “Lo stato del comparto oleario nel 2023. Una visione d’insieme” di Andrea Carrassi, direttore generale di ASSITOL, che cercherà di «tracciare l’attuale scenario del mondo dell’olio d’oliva, mettendone in evidenza le ombre, come il deficit produttivo ed il cambiamento climatico, ma anche le luci, come l’attrattività dei consumatori, italiani ed esteri, nei confronti di questo prodotto e le sue potenzialità ancora inespresse sui mercati internazionali».
Venerdì 3 marzo alle ore 12,15 si scenderà ancora di più nello specifico con l’incontro “Extra vergini di oliva: le difficoltà della campagna olearia raccontate da industria e Gdo”. Il dialogo coinvolgerà Laura Stefanini, responsabile commerciale  reparto oli e conserve di Coop, Mauro Tosini, direttore commerciale di Salov SpA, e Andrea Carrassi. «I ridotti quantitativi di olio d’oliva dell’ultima campagna – sottolinea in anticipo ASSITOL - hanno costretto le aziende a lavorare con il 50% in meno di olio rispetto agli standard abituali, sempre con lo “spettro” delle vendite sottocosto, fenomeno che danneggia l’intero comparto e che ASSITOL contrasta da tempo».
Sempre venerdì 3 marzo, alle ore 17, saranno di scena la scienza e l’innovazione, indispensabili sia per far ripartire la produzione che, al tempo stesso, valorizzare le qualità dell’olio extra vergine. Nell’incontro “Composti volatili: cantiere aperto a sostegno dell’olio extra vergine” si farà il punto sull’analisi dei composti volatili, «sistema di analisi che una task force, creata ad hoc da ASSITOL, studia da alcuni anni per valutarne, in particolare, gli aspetti applicativi nell’ambito del controllo di qualità». «Questo nuovo sistema – spiega ASSITOL - consentirebbe di identificare, attraverso l’analisi chimica, le molecole alla base delle caratteristiche organolettiche dell’extra vergine, aprendo quindi la strada ad una migliore descrizione del profilo sensoriale dell’olio e al rafforzamento del panel test». Su questo argomento si confronteranno Anna Cane, presidente del gruppo olio d’oliva di ASSITOL, e Lanfranco Conte, presidente della Società italiana per lo studio delle sostanze grasse.
Ulteriori informazioni sul programma di Olio Officina Festival 2023 qua.
 

Redazione

tavolo di filiera dell'olio di oliva - La Pietra

Le reazioni di Assitol, Copagri, Uci al tavolo di filiera dell’olio di oliva del 16 febbraio col sottosegretario La Pietra, che ha promesso rilancio produttivo.

 
«Rilanciare il settore produttivo dell’olio d’oliva italiano non è una possibilità, ma un preciso impegno del ministero dell’Agricoltura». 
Lo ha dichiarato in un post sulla propria pagina Facebook il 16 febbraio sera il sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra a suggello del tavolo di filiera dell’olio di oliva tenutosi presso la sede del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) alla presenza dei principali attori del comparto olivicolo-oleario italiano. «Dobbiamo recuperare – ha aggiunto La Pietra - i 33mila ettari di terreno coltivato ad olivi persi negli ultimi 10 anni e aumentarli ulteriormente nei prossimi cinque anni. Maggiore produttività di un’eccellenza agroalimentare qual è quella dell’olio d’oliva italiano favorirà la crescita dell’esportazione, la diminuzione delle importazioni e un conseguente beneficio economico per il comparto e per tutto il Made in Italy, grazie al valore aggiunto di un prodotto 100% italiano».
Ma quali sono state le reazioni dei soggetti presenti all’incontro? Tre dei soggetti partecipanti si sono espressi pubblicamente il giorno seguente attraverso specifici comunicati stampa. 
Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, ha manifestato «grande soddisfazione» e la «massima disponibilità a collaborare» con il Masaf per risolvere i problemi del comparto. Secondo quanto riferito da Assitol, le due linee di intervento messe in luce da La Pietra includono «la difesa del territorio e del valore sociale dell’olivicoltura» e «l’aumento della produzione nazionale in un’ottica di innovazione e apertura a nuovi e più efficienti sistemi olivicoli, investendo anche nella ricerca di cultivar italiane adattabili alle nuove esigenze agronomiche». «Condividiamo le linee strategiche proposte dal Sottosegretario – ha commentato Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva di Assitol – e il ruolo centrale dell’unità di filiera nel raggiungimento degli obiettivi indicati. Da tempo invochiamo la necessità di fare squadra contro la progressiva perdita di posizioni dell’Italia olearia rispetto ai suoi competitors. Da questo tavolo crediamo che debba e possa nascere invece un percorso virtuoso, capace di rivitalizzare l’intero settore». Anna Cane si è detta «totalmente d’accordo» con il sottosegretario La Pietra anche sulla urgenza di lavorare insieme pure attraverso un’interprofessione unica.
Positivo anche il parere sull’incontro del presidente di Copagri Tommaso Battista: «l’olivicoltura italiana – ha detto - sta vivendo una fase molto complessa, caratterizzata da una congiuntura negativa che ha portato a un sensibile calo della produzione, dovuto all’andamento climatico sfavorevole, alla delicata congiuntura di mercato, con rincari record per i costi di produzione e dell’energia, e non da ultimo alle ripercussioni ancora tangibili della drammatica epidemia della Xylella, che non accenna a placarsi». Per tali ragioni è stata importante una riunione del tavolo dell’olio di oliva dopo diversi mesi dall’ultimo confronto. Anche secondo Battista «il settore necessita di un rapido e deciso intervento che riporti la barra a dritta sulla necessità di incrementare la produzione, recuperando il terreno perduto nei confronti dei nostri competitor comunitari, e che punti con sempre maggiore decisione sulle innumerevoli possibilità offerte dall’innovazione e dalla ricerca applicata all’agricoltura […] per aumentare la produttività, andando al contempo a tutelare il territorio e il valore sociale dell’olivicoltura». Copagri ritiene prioritario «strutturare e rendere permanente il Tavolo di filiera, facendo sì che si riunisca e si confronti periodicamente per valutare le strategie da attuare per incrementare la produzione di olio extravergine d’oliva italiano e che, in particolare, si occupi di redigere il tanto atteso Piano olivicolo nazionale, strumento principe nel quale incardinare tutte le iniziative da mettere in campo». Con tale Piano per Copagri si potrebbero anche realizzare «politiche di medio-lungo periodo» che consentano di «stabilizzare produzione e prezzi» e di agire su questioni strutturali del comparto quali «reperimento della manodopera», «recupero dei terreni abbandonati» ed «eccessiva burocrazia».
Tra le priorità indicate dall’Unione coltivatori italiani (Uci) «la valorizzazione dell’olivicoltura delle aree interne del Paese a rischio abbandono, il miglioramento della capacità e della qualità dello stoccaggio e la concentrazione dell’offerta, l’invito a procedere con lo strumento dei contratti di filiera puntando ad una comunicazione istituzionale che possa mettere in evidenza le qualità dell’evo, e dunque porre le aziende italiane nelle condizioni di poter ambire a mercati sempre più importanti». L’Uci si è poi soffermata sulla necessità di intervenire, per ridurre gli effetti della Xylella, sul sostegno al reddito degli olivicoltori del Salento. Nello specifico ha chiesto al Sottosegretario di «intervenire prontamente con alcune deroghe per consentire l’applicazione dell’ecoschema del tipo 3, rendendo ammissibile tale tipologia di pagamento destinato alla manutenzione degli olivi per i produttori che manifesteranno impegno al reimpianto di nuovi olivi».
 

Redazione