Filiera olivo-olio

Il 24 novembre ed il 1 dicembre a Pescia, nella patria del vivaismo olivicolo, si terrà, presso il centenario Istituto Agrario Anzilotti la 9ª edizione di Olea. Una due giorni di convegni approfondimenti e confronti con esperti di livello internazionale, su tematiche riguardanti la conoscenza dell’olio extravergine, la pianta, gli aspetti paesaggistici, quelli ecologici ed infine quelli legali e produttivi.

Lo staff dell’Istituto Agrario di Pescia, guidato dalla neo-dirigente Lucia Maffei, ha deciso, visto i crescenti consensi, di arricchire il convegno con due sessioni da due giorni. Importanti docenti ed esperti internazionali dell’olio e del vivaismo olivicolo, affronteranno i temi caldi di un settore che negli ultimi anni è oggetto di continue attenzioni, mai sufficienti diciamo noi, sia dal comparto scientifico che da quello produttivo-commerciale, oltre che politico.
Si inizierà sabato 24 novembre alle ore 09:00, dopo i saluti del dirigente scolastico Lucia Maffei, con un convegno sulle nuove prospettive per l’olivicoltura toscana di qualità. Il primo intervento sarà del prof. R. Gucci, Università di Pisa. Seguirà: il dott. G. Cresti, direttore presso Olivicoltori Toscani Associati, l’assaggiatrice Daniela Vannelli di Slow Food, prof. R. Muleo, Università della Tuscia, dott.ssa Anna De Carlo, CNR-IVALSA. Mentre per sabato 1 dicembre sempre dalle ore 09:00 e dopo il saluto della dirigente Lucia Maffei, si aprirà il convegno con il prof. G. Barbera, Università di Palermo al quale seguiranno: prof. P. Proietti, Università di Perugia, l’assaggiatrice Daniela Vannelli di Slow Food, prof. L. Sebastiani, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa,avv. F. Caruso, SIB LEX Milano.
Durante i convegni si parlerà degli aspetti paesaggistici, ecologici, legali e produttivi dell’olivicoltura. Entrambi i convegni, gratuiti ed aperti al pubblico, inizieranno alle ore 9:00 e si terranno presso la Sala Conferenze dell’Istituto. Anche gli studenti saranno coinvolti nella manifestazione, infatti le classi VB e VC con indirizzo “Gestione e trasformazione” saranno chiamati a promuovere il convegno venerdi 17, venerdi 23 e venerdi 30 novembre, dalle 15 alle 19 presso la Galleria Commerciale della Coop.Fi, proporranno ai visitatori un panel test con prove di assaggio, seguiti dall’esperta Daniela Vannelli di Slow Food. Segue il programma dettagliato dei convegni.

Redazione

Programma dettagliato di sabato 24 novembre e 1 dicembre:
• Ore 9.10: “Dal campo alla tavola: il legame tra qualità e tecnica colturale” (prof. R. Gucci, Università di Pisa)
• Ore 9.40: “Olivicoltura toscana: cambiare abito senza perdere la propria identità” (dott. G. Cresti, direttore presso Olivicoltori Toscani Associati)
• Ore 10.10: degustazione a cura degli studenti guidati dall’esperta Daniela Vannelli di Slow Food Valdinievole, assaggiatrice professionale di olio.
• Ore 10.40: “Innovazione in vivaio: incremento della capacità di radicazione nel metodo di riproduzione per talea, nelle cultivar autoctone toscane” (prof. R. Muleo, Università della Tuscia)
• Ore 11.10: “EVO 2.0: dal vivaio alla tavola. Attività dell’IVALSA” (dott.ssa Anna De Carlo, CNR-IVALSA)

Programma dettagliato di sabato 1 dicembre:
• Ore 9.10: “Olivo e paesaggio agrario” (prof. G. Barbera, Università di Palermo)
• Ore 9.40: “Il ruolo dell’olivicoltura tradizionale nella riduzione della CO2 atmosferica” (prof. P. Proietti, Università di Perugia)
• Ore 10.10: degustazione a cura degli studenti guidati dall’esperta Daniela Vannelli di Slow Food Valdinievole, assaggiatrice professionale di olio.
• Ore 10.40: “Scelte colturali nei sistemi tradizionali e di nuova generazione” (prof. L. Sebastiani, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)
• Ore 11.10: “La tutela dei prodotti dell’olivicoltura” (avv. F. Caruso, SIB LEX Milano)

Il 9 ottobre è stata battezzata ufficialmente a Roma “Italia Olivicola”, organizzazione nata dalla fusione tra il Consorzio nazionale degli olivicoltori (Cno) e l’Unione nazionale dei produttori olivicoli (Unasco), che punta a rappresentare il comparto in un momento difficile perseguendo quattro obiettivi: concentrazione dell’offerta, miglioramento del reddito dei produttori, costruzione di una filiera olivicola moderna e coesa, difesa del Made in Italy contro le frodi e le contraffazioni.
Italia Olivicola rappresenterà 250 mila produttori, pari al 50% degli olivicoltori italiani, di 15 regioni rappresentate attraverso 57 O.P. (organizzazioni di produttori) che fatturano annualmente circa 54 milioni di euro e che esportano in 42 Paesi del mondo olio extravergine d’oliva di qualità al 100% italiano.
«Più di novant’anni di storia tra Cno e Unasco si fondono per dare vita ad una nuova storia per l’olivicoltura italiana – ha dichiarato Gennaro Sicolo, neo presidente di Italia Olivicola –. È un passo fondamentale per centinaia di migliaia di famiglie e sono orgoglioso di compierlo insieme a Luigi Canino, che come me è prima di tutto un produttore, un olivicoltore». «Lotteremo con ancora più forza affinché venga invertita la rotta di quest’ultimo decennio e l’olivicoltura italiana possa riprendere a crescere, in termini di capacità produttiva e di abilità ad affrontare i mercati a livello domestico e internazionale, facendo in modo di riconquistare la storica posizione di leadership che l’Italia ha lungamente e solidamente ricoperto in passato – ha aggiunto il presidente Sicolo –. Italia Olivicola ha l’ambizione di essere interlocutore privilegiato delle componenti industriali e commerciali della filiera, nonché delle Istituzioni pubbliche nazionali e regionali, per costruire insieme una strategia di sviluppo, modernizzazione e consolidamento del nostro settore».
Luigi Canino, vice presidente vicario della nuova organizzazione ha detto: «abbiamo diverse sfide da affrontare per garantire il giusto valore alla produzione italiana, che mantiene il primato incontrastato nella qualità, nella ricchezza delle quasi 500 cultivar presenti su tutto il territorio, nella sostenibilità del nostro sistema basato su tracciabilità e certificazione del prodotto ed impianti intensivi rispettosi dell’ecosistema».
 
Redazione

David Granieri Presidente UnaProl “Senza piano olivicolo 2.0 a rischio migliaia di aziende. Servono immediati finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti” Questa la posizione di UnaProl a margine dei dati presentati ieri  al villaggio Coldiretti del Circo Massimo sulle stime della campagna olearia che prevedono un calo complessivo del 38% causa meteo (forte vento e gelate). 

Sono state presentate questa mattina, sabato 6 ottobre, al Villaggio Coldiretti del Circo Massimo, le stime della campagna olearia 2018-2019. Secondo Ismea si prevede un calo complessivo del 38% con 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici. In netta diminuzione la produzione nelle principali regioni olivicole, a partire dalla Puglia (-58%), da cui arriva circa la metà dell’olio italiano. Campagna che si preannuncia negativa anche in Calabria (-34%), Sicilia (-25%), Campania (-30%), e Lazio (-20%) con un calo provocato dai forti venti durante la fioritura e soprattutto dalle gelate di febbraio che hanno danneggiato 25 milioni di ulivi. Ottimo invece il livello qualitativo della produzione. A livello internazionale si conferma leader mondiale la Spagna che fa registrare un aumento del 23% (circa 1,5-1,6 miliardi di chili).

“Sono dati pesanti che vanno a colpire un settore che sta già attraversando un momento critico per l’aumento delle contraffazioni, la prepotenza sul mercato di alcune multinazionali che fingono di mantenere una parvenza di italianità e l’invasione di olio tunisino. – spiega David Granieri, presidente di Unaprol – A completare il quadro allarmante l’introduzione dei sistemi di etichettatura a semaforo, adottati in Gran Bretagna e Francia, che promuovono cibi spazzatura e bocciano l’olio EVO e l’aggressione di altri Paesi, come la Spagna che, forte di una grande produzione, tenta di conquistare quote di mercato abbassando i prezzi. Per la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole, in Italia sono oltre 400 mila quelle specializzate in questo settore, è fondamentale quindi che il governo metta subito in atto iniziative concrete, a partire da  un piano olivicolo nazionale 2.0 che preveda innanzitutto finanziamenti per il reimpianto di nuovi oliveti”.

Redazione 

Le coltivazioni olivicole, e in particolare il campo di piante madri per la propagazione d’olivo certificato “virus esente”, dei Vivai Cinelli e Sonnoli di Pescia sono state visitate oggi dai vertici dell’Aiph, l’organizzazione mondiale del florovivaismo. Luca Cinelli: «abbiamo mostrato anche il nostro clone di Leccino “Minerva” dichiarato resistente alla Xylella dal Cnr di Bari». Il presidente di Anve Capitanio: «in questo momento in cui si parla sempre di più di problemi fitosanitari è ovvio che questo genere di lavoro è molto molto importante». Il presidente mondiale di Aiph, Bernard Oosterom: «siamo tutti parte di un meraviglioso settore, il cui scopo è fornire ai consumatori sia piante ornamentali che bellissime piante di grande qualità per la produzione di olive».

 
Con una dimostrazione di innesto da parte di Luca Cinelli stesso si è conclusa oggi la visita di una delegazione di una cinquantina di vivaisti stranieri dell’Aiph (International association of horticultural producers), compresi il presidente Bernard Oosterom e il segretario generale Tim Briercliffe, presso i Vivai Cinelli e Sonnoli di Pescia, che era iniziata un’ora prima nei bancali di semina, contenenti circa 400 mila semenzali fra canino e mignolo. Oggetto della visita e delle attenzioni dei colleghi vivaisti provenienti da oltre 20 nazioni di tutti i continenti e guidati da Leonardo Capitanio, il giovane presidente dell’Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), i sistemi di coltivazione degli olivi “Xylella free” dei Vivai Cinelli e Sonnoli e in particolare il nuovo campo di piante madri, l’unico centro di moltiplicazione privato autorizzato in Toscana, per la produzione di materiale di propagazione d’olivo certificato “virus esente”.



«Ho illustrato ai colleghi stranieri la parte iniziale del processo produttivo olivicolo – afferma il titolare Luca Cinelli – dalla preparazione del letto di semina, a quella dei portainnesti, sia tradizionali che clonali, al prelevamento delle marze nel nostro campo di piante madri, fino alla dimostrazione finale di un innesto. Abbiamo mostrato anche il nostro clone di Leccino “Minerva” dichiarato resistente alla Xylella dal Cnr di Bari. Mi ha dato molta soddisfazione vedere l’interesse di vivaisti anche di altri settori, testimoniato dalle precise e puntuali domande che mi sono state rivolte durante la visita».
Il presidente di Anve Leonardo Capitanio spiega come è nata la scelta di far visitare ai vertici e a una nutrita rappresentanza di Aiph, riunita in questi giorni a Padova per il congresso mondiale, oltre ad alcuni grandi vivai pistoiesi, questa piccola ma importante realtà pesciatina specializzata nella produzione di piante di olivo destinata ai produttori di olio. Che può vantare fra i suoi punti di forza dei nuovi portainnesti nanizzanti clonali sperimentati da Attilio Sonnoli, utili a contenere le dimensioni degli olivi (di varietà autoctone locali) in vista di impianti più intensivi di quelli comuni in Italia e predisposti per la raccolta meccanica. «In questo momento in cui si parla sempre di più di problemi fitosanitari, dalla Xylella a tutti gli altri, - ha detto Capitanio - è ovvio che questo genere di lavoro è molto molto importante. Inoltre ci tenevamo a far visitare una piccola azienda italiana per fare scoprire il patrimonio che c’è dietro, perché soprattutto nelle aziende piccole trovi un patrimonio di ricerca, di competenze che nelle aziende grandi magari un po’ si disperde e invece qui può essere valorizzato di più».
«Ho visitato molte aziende in tutto il mondo – ha dichiarato il presidente mondiale di Aiph Bernard Oosterom, d’origine olandese - ed è sempre stupendo vedere e sentire la passione dei vivaisti per le loro coltivazioni. Da un punto di vista olandese, ma credo anche di molti altri Paesi, l’albero di olivo è molto rinomato, con una lunghissima storia alle spalle, e osservare i processi produttivi a partire dai semi fino alla pianta di 1 o 2 anni e immaginare il futuro ultra decennale o magari secolare che hanno davanti questi piccoli alberi, una volta piantati nei campi, e pensare ai preziosi frutti che produrranno per il piacere di consumatori di tutto il mondo riempie sempre il cuore di soddisfazione. Non è solo una questione della varietà delle piante, ma il concetto generale che siamo tutti parte di un meraviglioso settore, il cui scopo è fornire ai consumatori sia piante ornamentali che bellissime piante di grande qualità per la produzione di olive».
 
Redazione
 
 

Saranno da Vivai Cinelli di Pescia, il 21 settembre, per visitare le coltivazioni di olivi “Xylella free”, l’unico campo di piante madri privato della Toscana per la produzione di materiale di propagazione d’olivo “virus esente” (a cui collabora con Vivai Sonnoli), una delegazione di 50 operatori (da oltre 20 Paesi) dell’Associazione internazionale dei produttori del florovivaismo (Aiph). Luca Cinelli: «i nostri sistemi colturali olivicoli sono completi e mostreremo pure i nuovi portainnesti nanizzanti clonali sperimentati da Attilio Sonnoli che vanno adesso in produzione».


Una cinquantina di delegati dell’Aiph (Associazione internazionale dei produttori del florovivaismo) provenienti da oltre 20 Paesi del mondo: Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Italia, Regno Unito, Turchia, Stati Uniti d’America, Canada, Cina, Taipei cinese, Australia, Corea, Indonesia, Giappone, Qatar, Pakistan, Bhutan, Grecia, Polonia, Belgio, Kenya e Russia.

E’ la qualificatissima pattuglia di vivaisti e operatori del florovivaismo che venerdì 21 settembre arriverà a Pescia da Padova (dove sono corso sia il 69° Flormart che il 70° congresso annuale dell’Aiph) per visitare i Vivai Cinelli, l’unica azienda socia dell’Anve produttrice di piante ornamentali (mimose e agrumi) e olivi in Valdinievole, con un’attenzione particolare rivolta ai processi produttivi olivicoli e al nuovo campo di piante madri, l’unico centro di moltiplicazione privato autorizzato in Toscana, per la produzione di materiale di propagazione d’olivo certificato “virus esente”, a cui Cinelli collabora presso e con i Vivai Sonnoli. Alla visita, che si configurerà come un vero e proprio evento, con tanto di cocktail di benvenuto, tour aziendale, conferenza stampa e light lunch finale, interverranno il sindaco di Pescia con delega all’agricoltura Oreste Giurlani, il sindaco di Uzzano Riccardo Franchi e il presidente del tavolo tecnico “Pescia agricola e verde floreale” Franco Baldaccini.

«Faremo fare agli illustri ospiti e colleghi un giro in azienda – spiega il titolare Luca Cinelli – mostrando loro in particolare i sistemi colturali olivicoli, che nella nostra azienda sono completi: il prelievo di marze dal campo di piante madri, la radicazione e moltiplicazione in piccole piante, la riproduzione da nocciolo, la produzione con portainnesti nanizzanti da micropropagazione - tra i quali spiccano i nuovi portainnesti nanizzanti clonali che, dopo anni di sperimentazione dell’azienda partner di Attilio Sonnoli, vanno adesso in produzione – e, infine, il nostro fiore all’occhiello del campo di piante madri “virus esenti” che, presentato a novembre 2017, contribuisce da un anno a fornire materiale da riproduzione certificato. Ricordo, inoltre, che l’azienda ha conseguito, a seguito di regolari controlli e verifiche sulle colture, la qualifica Arpat “Xylella Free”».

Redazione

La proposta di puntare su un modello di olivicoltura intensiva col metodo bio è stata lanciata durante Sana 2018 da Cia – Agricoltori italiani e Anabio. Oltre il 20% della superficie olivicola italiana è biologica. Serve un rilancio nazionale con nuovi impianti e maggiore densità a ettaro. Per il presidente di Anabio Marchini: non si può imitare il modello diffuso in Spagna e in Portogallo e Nord Africa, ma bisogna realizzare nuovi oliveti da «400-500 piante per ettaro» usando «l’enorme patrimonio varietale italiano».

«Per recuperare competitività sui mercati e guadagnare sostenibilità ambientale, l’olivicoltura Made in Italy deve intraprendere al più presto la strada della modernizzazione e dell’innovazione. Investendo su un modello produttivo intensivo e tecnologico, che valorizzi al contempo il patrimonio varietale dei diversi territori e utilizzi anche il metodo biologico».
E’ quanto sostenuto da Cia – Agricoltori italiani e Anabio (l’associazione di Cia dedita all’agricoltura biologica) al termine del convegno “L’olivicoltura biologica intensiva, un’opportunità per la competitività dell’olio extravergine d’oliva italiano” organizzato nell’ambito dell’ultimo SANA (Salone internazionale del biologico e del naturale), l’8 settembre a Bologna Fiere.
«Oggi in Italia – affermano Cia e Anabio - l’olivo è coltivato su un milione di ettari, conta oltre 820.000 aziende agricole e circa 5.000 frantoi. Il valore della produzione agricola è di 1,3 miliardi di euro, mentre il fatturato dell’industria olearia è di oltre 3 miliardi di euro. L’olivicoltura “bio”, in particolare, rappresenta oltre il 20% della superficie totale, con più di 222.000 ettari lavorati con il metodo biologico». «Eppure, nonostante questi numeri, - aggiungono - il settore fatica a stare dietro a competitor con sistemi olivicoli più moderni che si stanno espandendo sfruttando un mercato mondiale caratterizzato da domanda crescente».
«È chiaro, in questo contesto, - sostengono Cia e Anabio - che migliorare la produttività dell’olio italiano deve diventare la priorità assoluta: ciò vuol dire investire sugli oliveti, accrescendo per esempio estensione e densità. Tuttora, infatti, l’olivicoltura nazionale è caratterizzata da basse dimensioni medie aziendali (1,3 ettari) con una superficie occupata da oliveti “adulti”: il 63% ha più di 50 anni, mentre solo 1% ha meno di 5 anni. Non solo poche piante e impianti nuovi, rimane anche la questione della bassa densità a ettaro. In Italia c’è solo un 1% di oliveti intesivi con più di 600 piante e un 4% di semintensivi tra 400 e 599 piante, rispetto a un significativo 42% con meno di 140 piante a ettaro».
«Per questo vogliamo proporre un modello di modernizzazione del settore che preveda soluzioni tecniche e linee di indirizzo per il rinnovo degli oliveti italiani - ha detto al convegno il presidente nazionale di Anabio Federico Marchini - così da orientare gli investimenti secondo criteri di convenienza economica, sostenibilità ambientale e resilienza. Ovviamente, non si può ripetere per l’Italia un modello come quello diffuso in Spagna e, su scala minore, in Portogallo e nel Nord Africa, con aziende molto grandi, impianti estremamente meccanizzati e limitate varietà poco caratterizzate. Crediamo, però, che si possano realizzare nuovi oliveti, con il metodo biologico, ad alta densità (400-500 piante per ettaro) utilizzando l’enorme patrimonio varietale italiano fortemente legato al territorio; praticando correttamente potature, irrigazione, difesa fitosanitaria e adottando le nuove tecniche di agricoltura digitale».
«Il Piano strategico della Pac post 2020 - ha chiosato Cristiano Fini della Giunta nazionale Cia - rappresenta l’occasione giusta per definire un vero piano di rilancio del settore, che combini assieme politiche e azioni per rendere l’olivicoltura italiana più competitiva. Condividendo questa scelta d’innovazione tra Ministero e Regioni».

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