Filiera olivo-olio

Progetto Oleum

Dal progetto Oleum coordinato dall’Università di Bologna in arrivo soluzioni innovative per garantire la qualità e l’autenticità dell’olio d’oliva e combattere le frodi, dalle miscelazioni illegali ai “finti extravergine”. La cordinatrice Tullia Gallina Toschi: combinando nuovi elementi diagnostici siamo in grado di ottenere una visione d'insieme molto dettagliata, una sorta di immagine biometrica. Per Assitol l’analisi dei composti volatili è molto promettente. Anna Cane: è il sistema più adeguato da affiancare all’analisi sensoriale nella classificazione degli oli, un po' come il Var del calcio, e va accelerato l’iter di validazione. Inoltre dà informazioni sulla shelf-life, la durata di conservazione.


Le frodi alimentari e i casi di contraffazione a livello mondiale sono stimate generare un giro d’affari da 30 miliardi di euro all’anno. Queste pratiche illegali colpiscono pesantemente pure il settore dell'olio d'oliva, intaccandone la reputazione e minando la fiducia dei consumatori.
Una serie di strumenti innovativi utili per affrontare il problema e favorire il controllo di qualità e autenticità sull’olio di oliva, smascherando miscelazioni illecite e pratiche fraudolente, sono stati messi a punto o migliorati nell’ambito del progetto europeo Oleum, coordinato dalla professoressa Tullia Gallina Toschi del Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna e finanziato con 5 milioni di euro del programma Horizon 2020. Un progetto che ha coinvolto 21 partner provenienti da 15 paesi europei ed extra europei e ha permesso di creare l'Oleum Network, una rete che connette a livello internazionale il patrimonio di conoscenze e di strumenti per l'analisi e l'autenticazione degli oli d'oliva. Da esso è nato anche l’Oleum Databank, un database digitale con tutti i dati ottenuti nel corso dei quattro anni di lavoro del consorzio Oleum. Si tratta di documenti e dati validati su cui i laboratori di tutto il mondo potranno contare per valutare la qualità e l'autenticità dei campioni, come spiega un articolo di Unibo Magazine. E si favorirà in questo modo un approccio condiviso a livello globale per la verifica della conformità degli oli d'oliva.
Oleum si è concentrato su quattro questioni cruciali: 1) controllare che la qualità dell'olio d'oliva sia coerente con la qualità dichiarata, con le indicazioni sulla salute relative ai polifenoli e con la durata di conservazione dichiarata; 2) scovare trattamenti illegali degli oli d'oliva (soft-deodorization); 3) scoprire miscele illegali tra oli d'oliva e altri oli vegetali; 4) verificare l'origine geografica degli oli d’oliva indicata nelle etichette. Le soluzioni più promettenti, fra cui la determinazione dei composti fenolici e dei composti volatili e l'uso di materiali di riferimento sensoriali, hanno ottenuto la convalida in conformità con gli standard concordati a livello internazionale da laboratori inter pares, aprendo la strada a futuri sviluppi delle politiche a livello d’Unione europea.
«Mettendo insieme marcatori singoli, utili per il controllo della qualità e dell’autenticità dell’olio di oliva, e dati riferiti all’intero profilo analitico siamo arrivati a possedere una visione d'insieme molto dettagliata, che si potrebbe esemplificare come una fotografia o un’immagine 'biometrica' - ha spiegato la professoressa Tullia Gallina Toschi a Unibo Magazine -. Si trattava di una sfida difficile, che Oleum è riuscito a vincere con un approccio incrementale, semplice e robusto, mettendo a punto e selezionando gradualmente nuovi elementi diagnostici per arrivare ad una sintesi efficace priva di ogni facile sensazionalismo».
Questo sistema «di analisi dei composti volatili dell’olio d’oliva ha dato ottimi risultati nella prima fase delle ricerche» ha commentato qualche giorno dopo Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, in una nota in cui ha auspicato «che la ricerca prosegua, concentrandosi sulle modalità applicative di questo innovativo strumento di controllo, pensato per irrobustire il metodo del panel test». 
Assitol ritiene molto importante per il settore questo sistema analitico e ha creato una task force, composta da aziende olearie, per sperimentarne l’efficacia. «Siamo stati i primi a crederci, quando ancora c’era molto scetticismo intorno a questo sistema – ha dichiarato Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva –. Abbiamo cercato di calare questo strumento nell’attività quotidiana del settore. Ora non ci sono più dubbi: allo stato, questo è il sistema più adeguato da affiancare all’analisi sensoriale nella classificazione degli oli e dobbiamo accelerare l’iter di validazione e approvazione del metodo».
Quali i vantaggi di questo strumento di controllo? «I composti volatili sono molecole che i nostri recettori sensoriali identificano, e di cui è possibile decodificare la presenza attraverso precisi parametri chimici – spiega la nota di Assitol -. In questo modo, si determina il profilo degli aromi contenuti nell’extravergine, certificandone così l’autenticità e la genuinità». L’analisi dei composti volatili potrebbe quindi diventare la prova del nove dell’analisi sensoriale, «la “Var” a supporto della classificazione degli oli d’oliva», continua la nota. «Lo strumento si è dimostrato utilissimo – conferma Anna Cane – perché riesce a determinare centinaia di molecole responsabili del profilo sensoriale degli oli. Il panel test resta essenziale, ma con questo ‘alleato in più’, risulterebbe ancora più forte ed efficace nel controllo di qualità sugli extra vergine».
Ma non è tutto. «Con questo sistema – aggiunge Anna Cane – è possibile identificare con precisione i componenti alla base dei bouquet, ovvero i sentori, dell’extra vergine. Ciò sarebbe di grande aiuto per le aziende e, soprattutto per i masterblender, gli esperti nell’accostamento di oli da cultivar diverse per origine e provenienza, che, insieme, danno vita a prodotti unici». In pratica, l’analisi dei composti volatili, spiega Assitol, aprirebbe la strada ad una vera a propria profilazione dell’olio d’oliva. Inoltre, la ricerca sui composti volatili permette di avere maggiori informazioni sulla cosiddetta ‘shelf-life’ degli oli, ovvero la loro capacità di mantenere le caratteristiche sensoriali nel tempo.
«Il nostro settore deve puntare sull’innovazione – conclude Anna Cane – Per Assitol, non ci si può fermare qui ed è necessario proseguire, individuando le migliori condizioni applicative per rendere i composti volatili un sistema ufficiale». In tal senso «appare necessaria la collaborazione con tutta la filiera dell’olio d’oliva e con il mondo accademico. Senza il contributo di tutti, non avremmo raggiunto risultati così importanti».


Redazione


Sostegno a olivicoltura

Andranno a tre organizzazioni di produttori (op) riconosciute dell'olivicoltura toscana (Apot, Op Confoliva, Ota) e un’associazione di op (Unaprol) che hanno presentato programmi di sostegno: aggregano oltre 9mila produttori su tutto il territorio regionale, coltivano più di 21mila ettari, con un valore della produzione nel 2019 di quasi 13 milioni di euro. Il finanziamento Ue coprirà il 50% o il 75% delle spese, la quota rimanente metà dallo Stato e metà dai beneficiari. L’assessora Saccardi: i finanziamenti «possono contribuire all’attuazione del progetto strategico per il rilancio del settore olivicolo-oleario messo a punto a dicembre 2020».


La Regione Toscana attiverà risorse europee pari a oltre 3,75 milioni di euro per finanziare i programmi di sostegno al settore olivicolo-oleario per la campagna 2021-2022.
I finanziamenti andranno a soggetti riconosciuti del comparto: tre organizzazioni di produttori e un’associazione di organizzazioni di produttori che hanno presentato i propri programmi in Toscana.
I quattro soggetti sono: 
- Associazione Produttori Olivicoli Toscani Società Cooperativa a r.l (APOT) con sede legale in Pisa;
- OP CONFOLIVA Società Cooperativa Agricola (OP CONFOLIVA) con sede legale in Cecina (LI);
- Olivicoltori Toscani Associati Società Cooperativa Agricola p.a. (OTA) con sede legale in Siena;
- Consorzio Olivicolo Italiano Società Consortile p.a. (UNAPROL) con sede legale in Roma.
Si tratta di soggetti fortemente rappresentativi dell’intera filiera olivicola-olearia toscana, che aggregano oltre 9 mila produttori, dislocati su tutto il territorio regionale, che coltivano più di 21mila ettari di oliveti, con un valore della produzione conferita dai soci e commercializzata da tali organizzazioni nel 2019 di quasi 13 milioni di euro, al netto dell’IVA.
I programmi di sostegno al settore dell’olio di oliva possono comprendere molteplici attività: dal miglioramento dell’impatto ambientale, al miglioramento della competitività, fino a quello della qualità.
Il finanziamento UE copre il 50 per cento o il 75 per cento delle spese ammissibili (a seconda della tipologia di attività prevista); la quota rimanente è assicurata, per metà, da un finanziamento dello Stato e, per metà, dalle risorse dell’organizzazione beneficiaria.
Attualmente gli uffici regionali stanno effettuando la valutazione dei quattro programmi presentati e successivamente provvederanno a ripartire le risorse UE assegnate alla Regione Toscana tra le quattro organizzazioni.
«I programmi di sostegno al settore dell’olio di oliva rappresentano un’importante opportunità di finanziamento per una filiera assai rilevante a livello regionale, sia dal punto di vista produttivo che ambientale - ha detto la vicepresidente e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi - In attesa della riforma complessiva della PAC, che diventerà operativa dal 2023, le ulteriori risorse finanziarie dell’Unione Europea che si rendono disponibili in questo periodo transitorio 2021-2022 per il finanziamento dei Programmi di sostegno al settore dell’olio di oliva possono sicuramente contribuire, insieme a quelle dello Sviluppo rurale e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, all’attuazione del progetto strategico per il rilancio del settore olivicolo-oleario, che abbiamo messo a punto a dicembre 2020, condividendolo con tutta la filiera regionale».
 
Redazione


Italia Olivicola annuncia che la produzione di olio extra vergine d’oliva della Grecia, con 265 mila tonnellate, supererà nella campagna 2020/21 quella italiana, che dovrebbe attestarsi al terzo posto a 250 mila tonnellate. Bene però i consumi: +6% in Italia nonostante la pandemia e +3,3% le esportazioni, mentre l’import è calato del -9,2%.


«L’Italia perde il secondo gradino del podio della produzione mondiale di olio extravergine d’oliva».
A lanciare il grido d’allarme oggi è Italia Olivicola, prima organizzazione della produzione olivicola italiana con più di 250 mila soci in 15 regioni per un totale di 56 O.P. (Organizzazioni di produttori). «Dietro al colosso Spagna, capace di produrre 1,6 milioni di tonnellate – continua la nota - sale infatti la Grecia che, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea, dovrebbe chiudere la campagna 2020/2021 intorno alle 265 mila tonnellate di olio prodotte. L’Italia, invece, si piazza al terzo posto con meno di 250mila tonnellate di olio extravergine d’oliva, a causa del netto calo delle regioni olivicole più importanti come Puglia, Calabria e Sicilia».
Ma Italia Olivicola ha anche una buona notizia, riguardante il fronte dei consumi di olio extravergine d’oliva, che in un anno difficile a causa della pandemia crescono nel nostro Paese di quasi il 6%. Ed è positiva anche la bilancia commerciale: si registra un aumento del livello delle esportazioni pari al 3,3% ed una riduzione dell’import del 9,2%.
A livello di prezzi, invece, l’olio extravergine d’oliva italiano conserva il primato rispetto ai competitor internazionali, ma anche in questo caso ad influire è la ciclicità del raccolto.
«I dati sulla produzione testimoniano come sia arrivato il momento di rinnovare l’olivicoltura nazionale, che deve aprirsi a modelli innovativi e sostenibili in grado di garantire un futuro sereno – dichiara il presidente di Italia Olivicola, Fabrizio Pini -. In tal senso, contiamo sull’impegno del nuovo ministro Patuanelli, a cui formuliamo i nostri migliori auguri, che sarà chiamato a lavorare su un piano strategico olivicolo nazionale utile a recuperare il gap con gli altri Paesi e indicare quale strada dovremo percorrere per aumentare la produzione, conservare la qualità e mantenere la competitività».
«In un’annata così difficile, condividendo il richiamo di altre organizzazioni come Assitol, riteniamo sia doveroso valorizzare i produttori che lavorano per la qualità e le aziende che puntano sul vero olio extravergine d’oliva italiano – continua Pini -. Per questo motivo è necessario che tutti remino dalla stessa parte, dalla politica alla grande distribuzione, per rilanciare uno dei prodotti più importanti del Made in Italy».

Redazione

 

 

Filiera olivicolo-olearia

I nuovi programmi di sostegno alla filiera olivicola contenuti nel decreto firmato da Giuseppe Conte si estendono dal 1 aprile 2021 al 31 dicembre 2022. Della dotazione di 69,2 milioni di euro, almeno il 20% per la riduzione dell’impatto ambientale, il 30% per il miglioramento della qualità e il 15% per tracciabilità e certificazioni. Le priorità e i criteri di ripartizione.


A seguito dell’intesa nell'ultima seduta della Conferenza Stato-Regioni, il presidente nonché ministro ad interim delle politiche agricole Giuseppe Conte ha firmato il decreto ministeriale “Disposizioni nazionali concernenti i programmi di sostegno al settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola” per il periodo transitorio in vista della nuova Pac (Politica agricola comune).  
Ad annunciarlo è stato oggi il sottosegretario Giuseppe L'Abbate in una nota in cui si ricorda che i programmi, che partiranno il prossimo 1° aprile e si concluderanno entro il 31 dicembre 2022, potranno contare su una dotazione complessiva pari a 69,2 milioni di euro di cui 34,59 milioni quale contributo comunitario. Di tale plafond almeno il 20 per cento potrà essere utilizzato per interventi sul miglioramento dell'impatto ambientale dell'olivicoltura, almeno il 30% destinato al miglioramento della qualità della produzione e almeno il 15% per interventi sul sistema della tracciabilità, della certificazione e della tutela della qualità dell'olio di oliva e delle olive da tavola, in particolare per il controllo degli olii venduti ai consumatori finali.
«Con la firma del decreto poniamo le basi per l'avvio della nuova programmazione di sostegno al comparto olivicolo-oleario per il prossimo biennio che ci traghetterà nella nuova PAC – ha dichiarato il Sottosegretario L'Abbate - Un uso sapiente delle risorse da parte delle Organizzazioni dei Produttori e delle loro associazioni nazionali potrà permettere al comparto di innovarsi in maniera adeguata per le nuove sfide che lo attendono, oltre il difficile periodo delle chiusure all'Ho.re.ca legate alla pandemia Covid-19 che hanno inevitabilmente avuto ricadute negative sulle vendite». 
Per interventi di riduzione dell'impatto ambientale dell'olivicoltura, si legge nel comunicato del Mipaaf, si intendono le operazioni di mantenimento degli oliveti ad alto valore ambientale e paesaggistico e a rischio abbandono, ubicati per lo più in aree dalla situazione orografica difficile, l'elaborazione di buone pratiche agricole per l'olivicoltura basate sui criteri ambientali adattati alle condizioni locali nonché loro diffusione e monitoraggio, la dimostrazione pratica di tecniche alternative all'impiego di prodotti chimici per la lotta alla mosca dell'olivo e di tecniche olivicole finalizzate alla protezione dell'ambiente e al mantenimento del paesaggio quali la coltivazione biologica, la coltivazione a bassi consumi intermedi, la protezione del suolo limitando l'erosione o la coltivazione integrata nonché le iniziative per la protezione delle varietà rustiche e delle varietà a rischio estinzione. 
Gli interventi per il miglioramento della competitività dell'olivicoltura attraverso la modernizzazione saranno tesi all'innovazione dei sistemi di irrigazione e delle tecniche colturali con introduzione di sistemi digitalizzati, la sostituzione degli olivi poco produttivi con nuovi olivi, la formazione dei produttori sulle nuove tecniche colturali e le iniziative di formazione e comunicazione. 
Sulla qualità dell’olio prodotto, gli interventi mireranno al miglioramento delle condizioni di coltivazione, raccolta e magazzinaggio delle olive prima della trasformazione e connessa assistenza tecnica, al miglioramento varietale degli oliveti e alla valorizzazione dei residui della produzione, all'assistenza tecnica all'industria di trasformazione oleicola, alla costituzione e miglioramento dei laboratori di analisi delle caratteristiche organolettiche e fisico-chimiche degli olivi di oliva vergini, nonché alla formazione di panel di assaggiatori per l'analisi sensoriale. 
Infine, saranno finanziati interventi per la progettazione e la realizzazione di sistemi di tracciabilità di filiera certificati, la realizzazione e la applicazione pratica di sistemi di certificazione volontaria della qualità basati su un sistema di analisi del rischio e di punti critici di controllo, nonché la progettazione, realizzazione e gestione di sistemi di controllo del rispetto delle norme di autenticità, qualità e commercializzazione dell'olio di oliva e delle olive da mensa immessi sul mercato. 
Come specificato in una postilla tecnica del comunicato, riguardo all'articolo 2, comma 2, seconda parte, del decreto, il Mipaaf ribadisce che si è inteso dare priorità ai programmi presentati in forma aggregata tramite le AOP (associazioni di organizzazioni dei produttori), al fine di facilitare un sistema di certificazione unitario della sostenibilità della filiera olivicola, in attesa dell'emanazione del decreto ministeriale citato nello stesso comma che estenderà alla filiera olivicola il sistema di certificazione delle varie fasi del processo produttivo del comparto.
Inoltre, come precisato all'articolo 3, comma 1, lettera c), la priorità viene concessa alle AOP garantendo loro almeno il 50% delle risorse disponibili per la misura 5 (tracciabilità, certificazione e tutela della qualità dell'olio di oliva e delle olive da tavola). Tale ripartizione garantisce il completo utilizzo delle risorse, in quanto se le OP che presentano il programma singolarmente non dovessero utilizzare l'intero plafond a loro disposizione, le risorse che residuano potranno essere trasferite alle AOP fino alla concorrenza del 50%.
Per quanto riguarda le modalità di ripartizione delle somme, verranno applicati i 4 criteri previsti all'articolo 6, comma 4, lettere a), b), c) e d), concernenti, rispettivamente, il numero di produttori ardenti, la superficie olivetata, il punteggio attribuito al programma e il valore del prodotto ceduto o conferito dai soci delle OP e da esse commercializzato. Agli esiti dell'applicazione dei predetti parametri, all'organizzazione beneficiaria con una rappresentatività e un punteggio superiori saranno assegnate risorse proporzionalmente maggiori, ma senza che alcuna organizzazione beneficiaria venga esclusa dall'accesso alla misura.


Redazione


Assitol sulla campagna olearia 2020-21

Il direttore di Assitol Carrassi: «in Italia la produzione di olio d’oliva si attesta sulle 250mila tonnellate, con una decisa riduzione nei territori del Mezzogiorno» e la disponibilità mondiale di olio d’oliva si è ridotta del 7%. Positive, in controtendenza, Toscana, Umbria e Marche. Inferiore al previsto la qualità dei blend dei grandi marchi italiani. 


«Annata di scarica per il settore oleario»: male gran parte del Sud, bene il Centro-Italia e alcuni territori nel Nord. E «se i consumi sono cresciuti, i problemi meteorologici e le infestazioni hanno inciso sulla qualità, che in più di un caso è risultata inferiore alle attese di inizio campagna». 
E’ il primo consuntivo della campagna 2020-2021 delineato nei giorni scorsi da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, che parla di «produzione olivicola in netto calo». Con la Puglia, che in genere produce il 40% dell’olio nazionale, che ha visto dimezzare i suoi quantitativi e una «situazione analoga per la Calabria», mentre «regge l’urto la Sicilia» e vanno molto bene l’Umbria e la Toscana, che hanno registrato una crescita a due cifre, come pure le Marche.
«Si confermano le prime stime che Assitol aveva elaborato all’inizio della campagna – ha commentato Andrea Carrassi, direttore generale dell’Associazione –  in Italia la produzione di olio d’oliva si attesta sulle 250mila tonnellate, con una decisa riduzione nei territori del Mezzogiorno, tradizionalmente olivicoli, e con qualche sorpresa a Nord». 
Nelle campagne più favorevoli, la produzione nostrana difficilmente supera le 350mila tonnellate ed è quindi del tutto insufficiente rispetto al nostro fabbisogno interno ed estero, pari nel complesso a quasi un milione di tonnellate. Tuttavia, nel 2020 i consumi di extra vergine, in particolare quelli domestici legati al lockdown e alle restrizioni da Covid-19, sono addirittura aumentati di circa il 6%. Colmare il consueto gap produttivo, rispondendo ad una domanda più vivace, è risultato più complicato negli ultimi mesi, poiché l’annata di scarica interessa tutto il Mediterraneo, in particolare i Paesi extra-europei.
Secondo Assitol, la disponibilità mondiale di olio d’oliva ha registrato una diminuzione di circa il 7%. Del resto, la variabile meteorologica ha in parte smentito le previsioni sulla produzione iberica, che attribuivano alla Spagna la leadership di mercato: nelle scorse settimane, la tempesta “Filomena”, che ha portato gelo e neve, ha colpito buona parte del territorio spagnolo, danneggiando le coltivazioni. In Portogallo, gli ulivi hanno sofferto per una grave infestazione fungina e la quantità di olio prodotta ne ha risentito.
Ma non è solo la produzione ad avere tradito le attese. I fenomeni meteorologici, uniti all’annata di scarica, infatti, hanno inciso sulla qualità dell’olio, rivelatasi inferiore alle aspettative di inizio campagna in diverse aree. La problematica ha interessato in particolare i blend, prodotti dai grandi marchi italiani, che hanno sviluppato la capacità “sartoriale” di abbinare oli di provenienza e gusto diversi, creando prodotti unici, “cuciti” sul gusto dei consumatori.
«Le aziende – ha affermato Carrassi – hanno riscontrato maggiori difficoltà nella ricerca e nella selezione di materia prima qualitativamente migliore, che quest’anno ha costi di produzione ancora più alti». Ma il segmento agricolo della filiera, in particolare quello nazionale, ha molto lavorato per garantire oli di buon livello qualitativo. «Per queste ragioni – ha detto Carrassi – riteniamo sia giusto riconoscere l’impegno di quegli olivicoltori che, in un quadro così delicato, sono riusciti ad assicurare alle nostre aziende materia prima di qualità. In tal senso, consideriamo fondamentale l’apporto dei nostri interlocutori commerciali, chiamati a valorizzare tale impegno, in un’ottica di sostenibilità economica per tutti gli attori della filiera. A nostro avviso, soltanto così sarà possibile garantire ai consumatori, soprattutto a quelli italiani, molto esigenti sugli acquisti alimentari, la consueta qualità degli oli che le nostre aziende rendono disponibili al consumo».


Redazione


Il presidente di Confagricoltura Giansanti dalla parte dei produttori di olio d’oliva spagnoli che protestano contro il loro Governo per la scelta di adottare entro aprile l’etichettatura Nutriscore. Nonostante le modifiche, con quel sistema l’olio d’oliva rientrerà nella categoria C, con allerta sul consumo, benché del tutto salutare nelle quantità abituali. Giansanti: «il Nutrinform battery adottato dall’Italia è migliore del Nutriscore, perché fornisce indicazioni di carattere nutrizionale riferite alle singole porzioni».


«Abbiamo sempre sostenuto che il sistema di etichettatura Nutriscore penalizzi ingiustamente i prodotti della dieta mediterranea sana ed equilibrata. Le proteste in atto da parte dei produttori spagnoli di olio d’oliva rafforzano la nostra posizione».
Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, oggi a proposito delle contestazioni mosse da tutti i rappresentanti della filiera olivicola spagnola nei confronti della scelta del governo di Madrid di adottare il sistema Nutriscore entro aprile. E va ricordato che la Spagna è il primo produttore ed esportatore di olio d’oliva a livello mondiale.
«Le contestazioni – segnala la nota di Confagricoltura – sono motivate dal fatto che, nonostante gli adattamenti dell’algoritmo originale messo a punto in Francia, l’olio d’oliva rientrerà nella categoria C contraddistinta dal colore giallo, che segnala l’allerta sul consumo del prodotto. In questo modo, sostengono i rappresentanti spagnoli del settore, viene inviato ai consumatori un messaggio fuorviante che può indurre ad un’ingiustificata riduzione dei consumi».
«Nelle giuste dosi l’olio d’oliva è un prodotto assolutamente salutare - rileva il presidente di Confagricoltura -. Il Nutriscore ha un difetto di fondo: la classifica viene stilata in base ai contenuti in sostanze nutritive (grassi, grassi saturi, zuccheri, sale) e calorie presenti in 100 grammi di prodotto. Un quantitativo che, nel caso dell’olio d’oliva, è oltre il doppio rispetto alla dose ordinaria raccomandata dai nutrizionisti».
«L’alimentazione è un fattore fondamentale per la salute e i consumatori hanno diritto a un’informazione fondata su rigorose basi scientifiche - sottolinea Giansanti -. In quest’ottica, anche in vista di una decisione a livello europeo, il sistema di etichettatura Nutrinform battery adottato dall’Italia è migliore del Nutriscore, perché fornisce indicazioni di carattere nutrizionale riferite alle singole porzioni».
«Le proteste degli olivicoltori spagnoli - conclude il presidente di Confagricoltura - forniscono ulteriori motivazioni alle nostre iniziative a difesa della dieta mediterranea, inserita a giusto titolo dall’Unesco, nel 2010, nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. Se vogliamo vivere in buona salute e a lungo, dobbiamo mangiare mediterraneo».

Redazione