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L’avventura di Myplant & Garden – International Green Expo, la nuova manifestazione business to business sulla filiera florovivaistica che si svolgerà alla fiera di Milano dal 25 al 27 febbraio 2015, sul web inizia nel segno della trasparenza comunicativa
Gli obiettivi di questa ambiziosa fiera professionale del verde, a cominciare dal tentativo di rilanciare a livello internazionale il florovivaismo italiano, vengono espressi chiaramente. Lo stesso accade per i soggetti promotori dell’iniziativa, dai fondatori alle aziende entrate nel consorzio Myplant & Garden, che vengono elencati uno per uno: Vivai D’Adda, Floricoltura Pisapia, Florpagano, Florsistemi, Nicoli, Organizzazione Orlandelli, Vigo Gerolamo e Francesca Vigo; Cattaneo Bruno, Christensen, Garden Service, Catusmania, Artigianfer, Corino Bruna, Giambò piante. E ai partner viene dato spazio e visibilità nell’area dei comunicati stampa. 
Ma forse l’aspetto più interessante, a tal riguardo, è la sezione del sito web di Myplant & Garden dove si possono monitorare le aziende che via via si iscrivono come espositori. Si chiama “I primi espositori” e ospita un elenco in progress affiancato da una banda scorrevole verticale in cui si susseguono i marchi aziendali. Floraviva la terrà d’occhio con particolare riguardo per le presenze toscane. 
 
Redazione Floraviva

myplant

MYPlant & Garden: la nuova fiera nata per rilanciare il settore florovivaistico italiano. FieraMilano Rho-Pero: la sede più centrale, internazionale e prestigiosa d’Italia. Una nuova fiera, una nuova sede, gestita da un Consorzio d’imprese del settore una segreteria indipendente. Un progetto strategico fondato su trasparenza, dialogo e confronto, per offrire alle aziende del verde nuovi mercati, nuovi stimoli, nuovi partner. Per restituire al comparto una rappresentatività che ne sia all’altezza. A febbraio 2015 decolla il progetto MYPlant & Garden. Nell’anno dell’EXPO, Milano apre le porte al mondo e mostra il cuore verde italiano.

MYPlant & Garden: il verde al centro del business
Il rilancio del settore florovivaistico italiano deve passare necessariamente attraverso un evento fieristico importante, in una sede che sia prestigiosa e centrale nel business internazionale.
Deve essere gestito da persone competenti e degne di fiducia, che abbiano a cuore il ‘sistema’ e lavorino per fare di una nuova rassegna un punto di riferimento del verde a 360°: florovivaismo, con tutte le sfumature e le filiere connesse, e poi anche sostenibilità, bellezza, salute e qualità della vita, green building, cultura del paesaggio, formazione professionale. Per un target di pubblico anche nuovo per questo tipo di appuntamento.
Per questo il progetto MYPlant & Garden sta crescendo: grazie al lavoro degli organizzatori e dell’omonimo Consorzio d’imprese, sono sempre di più le aziende del settore che stanno aderendo all’iniziativa. Una nuova sede, una nuova fiera, per trovare nuovi stimoli, anche passando attraverso nuove modalità di gestione.

Assaggi di internazionalità
Le recenti e prossime ‘uscite’, dopo i primi roadshow tenuti in Italia, prevedono una presenza istituzionale negli appuntamenti internazionali del settore in Russia (appena conclusa), Turchia e Spagna, per cominciare. L’obiettivo è attrarre sia nuovi espositori, sia visitatori professionali dal mondo.
Per questo inizierà a breve una campagna pubblicitaria internazionale, mentre le prime presenze di espositori esteri (sono giunte in estate adesioni da Germania e Olanda) sono arrivate grazie al ‘passaparola’ tra gli operatori. L’elenco è dunque destinato ad allungarsi.
Le azioni di ricerca, invito e ospitalità dei compratori internazionali sarà inoltre coordinata insieme a un ufficio apposito di uno dei più grandi istituti di credito italiani, presente in tutto il mondo.

Vietato speculare!
Tutto per creare nuove opportunità di business per gli espositori, attorno ai quali stiamo cucendo una fiera-su-misura: serietà organizzativa, trasparenza gestionale, presenza di un vasto pubblico qualificato in una piattaforma di business che sia efficace, bella, innovativa.
Se c’è chi intende speculare sulla crisi di rappresentatività del settore, noi rispondiamo con un progetto serio e trasparente.
Un progetto che non è solo fieristico in senso stretto. MYPlant & Garden non è una mossa tattica, è parte di una strategia: c’è un piano d’azione che guarda ai prossimi anni, mira a un consolidamento del marchio fieristico e a un suo sviluppo come hub italiano nei confronti dell’Europa e del pianeta per ciò che concerne il mondo del verde vivo e i suoi ramificati corollari.
Questo è ciò che vogliono le aziende del comparto, e su questo stiamo lavorando. Insieme, ogni giorno.
Partendo dal cuore pulsante del business, Milano.

La cassa di risonanza più potente
La formula “nutrire il pianeta, energia per la vita” adottata da EXPO 2015 inizierà con MyPlant & Garden un lungo percorso di comunicazione, diffusione e attrazione. Milano, città dotata di un sistema-fiera di risonanza realmente planetaria e per nulla marginale o periferico, è al centro delle grandi vie di comunicazione e trasporto continentali, gode di credibilità, e sa rendere la partecipazione fieristica un investimento reale e tangibile per espositori e visitatori.
Da Milano prendono il là i nuovi trend del mercato, sbocciano i nuovi stili di vita, germogliano e si radicano le grandi visioni imprenditoriali. Per questo il verde torna al centro del business.
Il florovivaismo nostrano non ha nulla da invidiare a quello di altri Paesi. È il risultato di un lavoro duro, intenso e continuo, anche generazionale. Ha una grande energia, ed è in cerca di
riferimenti che ne siano all’altezza: centrali, onesti, internazionali.

MyPlant & Garden, Fiera Milano Rho-Pero, Milano, Expo 2015: la cassa di risonanza più potente che ci sia.


Sabato 23 e domenica 24 presso Villa Borbone l’evento  nazionale dedicato alla Cultura e alla Coltura del Peperoncino che, come da tradizioneogni  anno si tiene nel mese di agosto giunge alla terza edizione.

Molti gli appuntamenti gastronomici e culturali aperti al pubblico in programma sabato 23 e domenica 24 agosto presso il parco della splendida Villa Borbone di Viareggio, tra cui il convegno “Il Peperoncino questo sconosciuto, tra eros, utilità e salute”, con Bruno Amantea, Amedeo Alpi, Enzo Monaco e Massimo Biagi, ed il dibattito "Extra vergine
e peperoncino: matrimonio d'amore”, con Marco Pardini, Massimiliano Biagi e Nicola Bovoli, condotti magistralmente da Fabrizio Diolaiuti. Entrambe le sere sarà possibile, tramite la card consegnata all’ingresso, degustare gratuitamente pasta, birra, gelato e salsiccia piccanti della filiera Mr Pic®, acquistabili insieme ad altre specialità a base di
peperoncino realizzate artigianalmente tra cui salse, marmellate, biscotti, cioccolata, blend in polvere, olio piccante e Negroni in piccole bottiglie. Una filiera gustosa e originale nata dal lavoro dell’Azienda Carmazzi, impresa leader nel settore florovivaistico a livello europeo che negli ultimi dieci anni ha investito moltissimo nell’innovazione tecnologica raggiungendo livelli qualitativi importanti ottenendo per prima in Italia le certificazioni 14001, 9001, Bio e Global Gab. Nel parco della Villa i visitatori potranno fare il “giro del mondo del peperoncino”, ammirando le magnifiche piante di peperoncino accompagnate da schede tecniche e dalle spiegazioni di Massimo Biagi, collezionista e massimo esperto europeo che durante la due giorni di evento terrà interessanti seminari introduttivi alle piante e ai loro frutti piccanti.Nell’area espositiva saranno presenti gli esclusivi marchi registrati dall'Azienda Carmazzi (Rustico Versilia®, Arlecchino Versilia®, Habanero gold®, Clover®, Pimento del Sahara®, Dente di Coyote®, Erotico® e Capezzolo di Scimmia®) e si potranno ammirare in anteprima nuove varietà di peperoncino, tra cui il “Carolina Reaper”, il più piccante al mondo. Architetti paesaggisti faranno conoscere alcune opere a verde ed in particolare il Giardinorto®, innovativa linea di design garden che coniuga il legno con una modularità semplice e intuitiva per comporre originali volumi destinati ad ospitare piante da orto e ornamentali. In programma anche il laboratorio “Peperoncino: decorare con passione”, l’esposizione di auto d’epoca, l’esibizione di “PiccaTango” della scuola di danza Danzarea, il concerto di musica swing jazz del Trio Ulysse e uno spazio dedicato ai bambini con l’agriludoteca “Il Giardino di Manipura” e l’area Save the Children. Da un’idea di Adolfo Giannecchini. Si ringrazia per i Patrocini il Comune di Viareggio, la Provincia di Lucca, Il Parco Migliarino- San Rossore -Massaciuccoli e l'Accademia Italiana del Peperoncino.Per maggiori informazioni e il programma completo collegarsi al sito www.mrpic.it o visitare la pagina facebook www.facebook.com/mrpic. Info: 0584 340941 - 3492970263.

 

Redazione Floraviva


Sarà costituita una “op ortofrutticola toscana” per accedere ai finanziamenti europei dell’ocm frutta e verdura, e poi sarà presentato un pif da oltre 6 milioni di euro. Il comparto in Toscana vale l’8% della produzione agricola, ma ci sono spazi di crescita perché si produce meno del 50% del fabbisogno eppure il territorio è adatto e i consumatori toscani sono sensibili al richiamo del km 0.

 
«Aggregazione» e «pianificazione» sul lato produzione, «innovazione» e «comunicazione» come leve per approcciare meglio il mercato e le esigenze dei consumatori
Questi, in sintesi, i fattori chiave per rilanciare il comparto ortofrutticolo toscano, secondo Maurizio Tagliazucchi del Consorzio Ori di Toscana, che con una relazione sullo scenario economico e le principali tendenze dei consumatori in questo settore ha aperto oggi un convegno all’Hotel Garden Inn di Firenze in cui è stato illustrato lo schema del progetto integrato di filiera (pif) che il Consorzio presenterà a ottobre nell’ambito del Programma di sviluppo rurale (Psr) della Regione e il presidente Massimo Rossetti ha annunciato la volontà di costituire una “op (organizzazione di produttori) ortofrutticola toscana” per accedere ai sostegni finanziari europei previsti per l’ocm (organizzazione comune di mercato) frutta e verdura e dare anche maggiore visibilità unitaria al Consorzio al cospetto dell’opinione pubblica. Il pif, come ha spiegato Valerio Marchioni - che insieme a Roberto Natali è il consulente che cura la progettazione e le domande di finanziamentocoinvolge 13 aziende produttrici e comporterà investimenti per almeno 6,3 milioni di euro. E, come confermato anche dal funzionario regionale Luciano Zoppi, richiederà la capacità di rispettare i confini di demarcazione fra i finanziamenti derivanti dal Psr (che sono attribuiti alle singole aziende in quanto partecipanti all’accordo di filiera dietro alla capofila Tirrenofruit) e quelli del regolamento delle ocm, che riguarderanno invece gli investimenti e le attività svolte in prima persona dalla organizzazione di produttori.
Perché i fattori indicati da Tagliazucchi possono essere decisivi? Per capirlo bisogna riassumere la situazione del settore in Toscana. Con una stima di 14.000 aziende per 28.000 ettari coltivati e quasi 220 milioni di euro di valore della produzione, è pari all’8% della produzione agricola. E’ quindi significativo, come ha ricordato Zoppi, ma meno sviluppato di altri, e inoltre è caratterizzato da una bassa presenza delle organizzazioni di produttori, che coprono soltanto il 20% della produzione, mentre nel nord Italia e in gran parte del Nord Europa ci si attesta su percentuali molto più alte. E a renderlo meno rilevante di quanto potrebbe c’è anche il fatto che l’ortofrutta toscana produce meno della metà del fabbisogno. Vengono infatti consumate in Toscana approssimativamente 260 mila tonnellate di verdura e 120 mila di frutta (senza contare frutti che non sono coltivati da noi, tipo ananas, agrumi ecc.), ma la produzione si ferma ad all'incirca 132 mila tonnellate di verdura e 59 mila di frutta
Tuttavia questo deficit produttivo del 50% circa può essere nettamente ridotto, senza ovviamente aspirare a un’autarchia ortofrutticola. Fra i punti di forza che fanno sperare nel rilancio, come hanno spiegato sia Tagliazucchi che Rossano Massai, docente dell’Università di Pisa, la presenza sul territorio di aree vocate, l’apprezzamento da parte dei consumatori toscani dei prodotti a km 0 della loro regione e la diversificazione produttiva. Costituiscono poi opportunità da sfruttare, fra le altre, lo sviluppo della domanda su nuovi modelli di consumo, la riscoperta dell’ortofrutta come alimento funzionale. Ma per cogliere tali opportunità è necessaria la capacità di fare percepire ai consumatori il valore dei prodotti. E questo richiede investimenti importanti sulla comunicazione. «E’ necessario mettersi insieme – ha osservato Tagliazucchi – non solo per tagliare i costi, ma anche per investire di più». 
Tra i fenomeni più interessanti emersi nel convegno, un grafico che mostra come la diminuzione del consumo di prodotti ortofrutticoli del -2,4% medio all’anno in Italia è in corso da ben prima della crisi economica: va avanti infatti dal 2000 ad oggi, con ovviamente qualche oscillazione rispetto al trend. Una testimonianza, avvalorata da altri dati relativi al buon andamento di determinate famiglie di prodotti ortofrutticoli cari, del fatto che il taglio della spesa non dipende tanto dal prezzo quanto da altri fattori, fra cui appunto il valore che si al prodotto. Un’ulteriore considerazione degna di nota è che il prodotto ortofrutticolo, per avere successo, deve mettersi in competizione con gli altri prodotti agroalimentari che gli vengono preferiti a tavola. Ad esempio i dolci come dessert. Ecco, anche questa è una sfida che coinvolge la comunicazione e la capacità di veicolare valori: salutistici, di sapore, ecc. ecc

 

Redazione Floraviva (riproduzione riservata 2014)

Orto di Nonno Enzo

Dal produttore al consumatore. Nasce, a Pescia, il primo orto naturale con possibilità di effettuare gli acquisti direttamente dal contadino. Un sogno che diventa realtà per chi ama portare sulla propria tavola solo cibi naturali, la cui origine non è garantita da una certificazione “bio”, che per quanto “autorevole” proviene sempre da un ente di cui non sappiamo nulla, ma da chi li ha coltivati per noi. 

L’orto in questione è quello di nonno Enzo, ma a tirarlo avanti non è un signore attempato dall’aria bonaria come il nome potrebbe evocare, ma due giovani donne: Susanna e Stefania, che hanno deciso di capitalizzare quella che per anni ha rappresentato la consuetudine di famiglia, quella di produrre da sé gli ortaggi e consumarli in tutta tranquillità. 

Cosa vuol dire consumare in tutta tranquillità? 

“Mamma posso mangiarli senza lavarli?” è un interrogativo a cui molte mamme prima o poi si trovano a dover rispondere. A questo interrogativo Stefania ha sempre risposto affermativamente: “Certo! - ma non senza giustificare quella concessione – viene dall’orto di nonno Enzo”. Il che vuol dire, è un prodotto “sicuro”, non contiene pesticidi, anticrittogamici, concimi innaturali… e per tutte queste ragioni “sai cosa mangi”. 
 
Perché il problema, oggi, è proprio questo: ignoriamo come sono ottenuti la maggior parte dei prodotti che mangiamo. Andando a fare scorte all’orto di nonno Enzo è difficile correre questo rischio. Anzitutto perché gli ortaggi li vediamo ancora attaccati alla pianta e questo fa sì che un primo dubbio, quello relativo alla freschezza, venga eliminato. 
In seconda battuta ci accorgiamo che ci sono tanti piccoli insetti che ronzano intorno alle piante. Sono i cosiddetti “antagonisti”. Si tratta di animaletti molto piccoli, ma fondamentali per la difesa delle colture nel più totale rispetto dell'ecosistema. La loro principale funzione è quella di cibarsi dei parassiti delle piante, eliminandoli e salvaguardandone in questo modo la salubrità. E’ quella che in agricoltura viene comunemente definita “lotta biologica”, che non è una guerra senza quartiere in cui gli insetti dannosi vengono sterminati (così come avviene nella lotta chimica convenzionale), ma vengono semplicemente “contenuti” nel numero così che non rappresentino una minaccia per le piante. 
Oltre agli insetti antagonisti, a svolazzare nell’orto di nonno Enzo ci sono anche i bombi, simili alle api, ma più grossi e pelosi. Svolgono una funzione importantissima, quella cioè di “impollinatori naturali”, soprattutto per alcune piante, come il pomodoro. All’interno delle serre Susanna e Stefania hanno predisposto apposite arnie di bombi, che non fanno altro che aumentare la resa della coltivazione. 
 
“I nostri prodotti non hanno la certificazione bio – si schermisce Stefania – ma cerchiamo di ottenerli nel modo più naturale possibile”. Ma a fare di un prodotto un “prodotto biologico” non è certo un marchio, bensì il metodo utilizzato per produrlo. 
 
L’orto di nonno Enzo è aperto da poche settimane, ma l’impatto è stato da subito positivo. “C’è una grande voglia di mangiar sano – sottolinea Stefania – soprattutto tra le giovani coppie e tra chi ha bambini piccoli”. Infatti, chi è andato la prima volta è tornato la seconda e c’è da scommettere che lo farà anche una terza. Questo non solo per la genuinità dei prodotti della terra, ma anche per quella che si respira tra le persone che hanno dato vita a questa piccola grande impresa. Tre generazioni: nonni, figli e nipoti, che con orgoglio mostrano il frutto di un lavoro giornaliero, impegnativo e faticoso, ma certamente prodigo di grandi soddisfazioni. 
 
“I piselli li abbiamo terminati – racconta Stefania – le richieste sono state talmente numerose che abbiamo fatto il tutto esaurito”. 
 
Da nonno Enzo, è bene ricordarlo, non si va solo per fare la spesa. Ci si può recare nell’orto anche solo per visitarlo, passeggiare tra i campi, accarezzare le foglie, sentire i profumi, farsi pervadere dai colori... Se poi ci soffermiamo sul fatto che c’è anche chi considera un unico sistema il suolo e la vita che si sviluppa su di esso, vivere l’orto potrebbe anche avere degli effetti benefici sul nostro equilibrio interiore. 
 
Per chi volesse andare l’orto di nonno Enzo si trova a Pescia, nella zona macchie di san Piero direzione Montecarlo in via di Confine. E’ aperto tutti i giorni (compreso il sabato mattina) dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19. 
 
di Maria Salerno

Il marketing manager del gruppo vivaistico pistoiese, che è al Mefit da qualche settimana in via sperimentale con una selezione delle proprie piante ornamentali, ricorda che l’85% del fatturato è da export. Perché è nata “PrimaNatura Giardini”, l’azienda di progettazione di spazi a verde. Il responsabile fitosanitario descrive uno dei primati dei vivai Tesi: la certificazione ambientale Emas.

«Questo esperimento deriva dal fatto che il mercato dei fiori di Pescia è una realtà importante, anche se, come dire, finora per il vivaista pistoiese è sempre stata tanto vicina quanto lontana, nel senso che il Serravalle ha sempre più allontanato che unito. Noi però abbiamo fatto una valutazione insieme ai dirigenti di Mefit (l’azienda speciale Mercato Fiori Piante Toscana che gestisce la struttura mercatale pesciatina, ndr) per provare a offrire qui determinate tipologie di piante che potevano essere di interesse per gli operatori del Mefit. Abbiamo visto che l’interesse c’è e quindi abbiamo deciso di portare una selezione di piante che mancavano al Mefit, fra cui ad esempio diverse mini forme e i pon pon. Adesso si tratta di vedere se nel tempo questa iniziativa riuscirà a crescere e decollare definitivamente. Al momento i segnali sono positivi».
A parlare è Fabio Fondatori, marketing manager della Giorgio Tesi Group, holding di Pistoia fra i leader a livello internazionale nella produzione e fornitura di piante ornamentali, che spiega così l’apertura di qualche settimana di uno spazio vendita presso il mercato dei fiori di Pescia da parte di Tesi Group. «Si tratta di una vasta gamma di piante medio-piccole, anche se il numero degli esemplari è contenuto – precisa Emanuele Begliomini, responsabile tecnico e fitosanitario di Tesi -. In pratica una finestra su tutto il vivaismo pistoiese, che, come si sa, è diventato più che una zona di produzione vera e propria, una zona di coltivazione. E quindi non ci saranno le piantine piccolissime ma le piante coltivate. Il nostro catalogo contiene 700 fra specie e varietà, e al Mefit chiaramente non sono tutte presenti, ma ci sono tipologie di piante che rappresentano bene il nostro catalogo, che comprende i mezzi fusti, i pon pon, l’arte topiaria, le piante per siepi, gli agrumi e gli ulivi».
Abbiamo chiesto a Fondatori anche un ragguaglio sulle tendenze del settore vivaistico e sulle strategie per la competitività del gruppo pistoiese fondato quarantuno anni fa da Giorgio e Tullio Tesi, e adesso guidato da tre fratelli: Fabrizio Tesi, l’amministratore unico, Romeo e Tiziano, e il cugino Claudio, figlio di Giorgio. Un gruppo che può contare su 500 ettari di terreni dedicati alla coltivazione distribuiti fra Pistoia e quattro filiali nel resto d’Italia (18 vivai nel pistoiese e poi le filiali di Piadena (Cremona), Grosseto, Orbetello e San Benedetto del Tronto), che ha 200 dipendenti e circa 2500 clienti in tutto il mondo da 50 paesi diversi.
«Il nostro gruppo – dice Fondatori - negli ultimi anni ha fatto una grossa crescita a livello internazionale: esportiamo circa l’85% del fatturato, prevalentemente in Europa (60% del fatturato); il 25% nei paesi extraeuropei; il 15% in Italia. La nostra è un’azienda prevalentemente produttiva, nel senso che noi coltiviamo e forniamo le nostre piante. Nell’ultimo periodo abbiamo creato una nuova società per la progettazione e la realizzazione del verde per rispondere alle esigenze di privati locali e amministrazioni pubbliche. La nostra, comunque, resta prevalentemente un’azienda di coltivazione. Non vendiamo piante al dettaglio, ma vendiamo piante a una clientela professionale, costituita da altre aziende vivaistiche, garden center, architetti paesaggisti, grande distribuzione, imprese di costruzione, ecc. Insomma, noi siamo quelli che stanno in cima alla filiera».
Come sta andando il mercato?
«Negli ultimi anni, ovviamente, - risponde Fondatori - è arrivata un po’ di crisi anche nel settore nostro, perché sono crollati alcuni paesi tradizionali tipo Grecia, Spagna e Portogallo. Ma noi abbiamo cercato di diversificare, di ampliare la rete dei paesi, verso gli emergenti: la Russia, i paesi arabi e così via. E quindi siamo riusciti a compensare così in qualche modo gli effetti della crisi». Ma non sono tutte rose e fiori o, meglio, i risultati bisogna saperseli conquistare. «La Russia e paesi come Turkmenistan e Azerbaijan e la Turchia stessa – spiega infatti Fondatori - sono paesi in crescita. Così pure i paesi arabi. Però in tutti questi casi bisogna fare i conti spesso con le normative doganali e con la distanza del trasporto, perché noi non spediamo fiori tramite aereo, ma piante prevalentemente su gomma, e una pianta è una cosa viva che deve arrivare in buone condizioni. E quindi c’è un limite di distanza. Ad esempio in Cina ci arriviamo in nave, ma sono 25 giorni in container refrigerati. E quindi è un mercato più difficile, che non è ancora esploso. Oppure sono venuti a vedere i nostri vivai anche dal Brasile e volevano comprare le piante, però c’è una normativa in Brasile che esclude l’importazione di piante… Insomma gli scogli sono spesso le normative doganali».
«Sul mercato adesso in Italia – aggiunge Fondatori - abbiamo segnali abbastanza buoni. Il mercato si sta un pochino riprendendo. All’estero, da quello che so io, in Europa, solo l’anno scorso è stata una bruta annata, per tutti. Ma non solo per gli effetti della crisi, bensì anche per il maltempo, perché noi risentiamo molto anche di questo, e l’anno scorso piovve fino a giugno. E quando piove la gente non fa il giardino e allora non va a comprare le piante. L’anno scorso, dunque, fra la brutta stagione e un pochino la paura della crisi economica, anche in Europa ci fu un po’ di calo delle vendite. Però quest’anno mi sembra che la stagione abbia aiutato. Non che ci sia una forte ripresa, però i segnali mi sembrano confortanti».
Tra i punti di forza del gruppo Tesi, vero fiore all’occhiello che lo rende competitivo a livello internazionale, il fatto che sia «l’unica azienda vivaistica in Europa ad avere la certificazione ambientale Emas», come ricorda Fondatori. E poi, naturalmente, la ricerca: «collaboriamo con il Cnr nella ricerca varietale» Senza dimenticare la comunicazione e il legame con il territorio: tramite ad esempio, sul primo fronte, la pubblicazione (con testi in italiano e in inglese) della rivista Naturart, che «è diventata un brand importante», e il sito web di taglio più specialistico
www.aboutplants.eu, diretto dal responsabile tecnico Emanuele Begliomini; e, sul secondo fronte, la sponsorizzazione della squadra di basket pistoiese (che è in serie A), oppure la fondazione onlus realizzata dalla famiglia Tesi per finanziare interventi di sostegno ai bambini e ai più deboli. Insomma, come riassume Fondatori, «un gruppo che svolge la sua responsabilità sociale a 360 gradi, anche perché i valori aziendali sono quelli familiari: dell’etica, dell’onestà e della solidarietà».
E a cosa si deve la diversificazione verso il comparto della progettazione del verde?
«E’ una scelta – risponde Fondatori - nata dalla constatazione che ci arrivavano molte richieste, anche da nostri clienti, non solo di fornitura di piante ma anche di progettazione di spazi a verde. Quindi, vista la domanda di questo servizio, abbiamo costituito un’azienda ad hoc, che si chiama “PrimaNatura Giardini”, che fa proprio progettazione e realizzazione di spazi verdi. La società si rivolge ad un mercato prevalentemente locale, di privati e amministrazioni pubbliche».
Al responsabile tecnico e fitosanitario del gruppo, Emanuele Begliomini, abbiamo chiesto di spiegarci meglio in cosa consiste e quali sono i vantaggi di una certificazione quale Emas?
«L’Emas – risponde - è la certificazione ambientale europea: noi ogni anno depositiamo la nostra dichiarazione ambientale, che è consultabile sul sito dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr), in cui diciamo quali sono i nostri obiettivi e le nostre azioni per ridurre l’impatto ambientale. Per esempio, la sostituzione della torba con un prodotto compostato, per cui i nostri scarti vengono compostati e stiamo cercando di farlo in azienda, anche se non è facile per motivi burocratici». «In Nord Europa – continua Begliomini - questo genere di certificazioni sono apprezzate dai clienti, mentre in altre zone fanno immagine ma gli effetti pratici non sono poi quantificabili. Però va detto che l’avere adottato una simile certificazione, che guarda ai processi e non ai prodotti, ha portato a un’organizzazione dell’azienda molto più chiara ed efficiente».
Emas non è l’unica certificazione del Gruppo Tesi e, in ogni caso, tutta l’attività aziendale è impostata nella direzione delle garanzie ambientali e della qualità. «Siamo addirittura pressanti – spiega Begliomini – per quanto riguarda le limitazioni nell’uso di prodotti chimici: siamo forse l’azienda più all’avanguardia nel settore vivaistico per l’utilizzo di sistemi di difesa integrata. E abbiamo usato spesso, tanto per fare un esempio, antagonisti naturali della cocciniglia oppure abbiamo adoperato nuove tecniche come la “confusione sessuale” per altri insetti. Insomma tutte cose che richiedono un monitoraggio assiduo, perché non è come usare i prodotti chimici che uno utilizza a ragion veduta quando vuole. Qui serve il periodo giusto, monitorare lo sviluppo del parassita ed educare chi lavora nel vivaio: ogni responsabile di vivaio deve sapere esattamente cosa vedere e quando, per poi segnalarlo». Un altro esempio citato da Begliomini è «l’uso, per la prima volta, dei dischi pacciamanti in cocco». «Cerchiamo di dare un seguito a nostro vantaggio – conclude Begliomini - a quelle che sono le indicazioni derivanti dall’adeguamento agli standard imposti dalle certificazioni».

Redazione Floraviva

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