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L’olivo dei Vivai Rosellini Gabriele premiato a Euroflora 2018 è un Leccino e fa parte dello spazio espositivo congiunto Mefit e Fondazione Collodi-Villa Garzoni, curato rispettivamente dagli architetti Martinelli e Mengoli. Rosellini sul mercato del vivaismo olivicolo: «forte richiesta per le piante di 2/3 anni»    

Gli olivi dei Vivai Rosellini Gabriele vicino a Pinocchio. Accade in questi giorni, dal 21 aprile al 6 maggio nei parchi di Nervi a Genova, nell’ambito dell’esposizione internazionale del fiore e della pianta ornamentale Euroflora 2018. L’azienda florovivaistica pesciatina, rinomata per gli agrumi e gli olivi Xylella free (vedi nostro articolo), partecipa a Euroflora nello spazio espositivo congiunto Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia (Mefit) e Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Villa Garzoni: la parte del Mefit è curata dell’architetto Sergio Martinelli e ha come elementi principali una serie di curve concentriche formate da olivi inframezzati da piante fiorite e vari richiami al design del mercato di Pescia; mentre l’installazione della Fondazione Collodi – Villa Garzoni, a cura dell’architetto del paesaggio Stefano Mengoli con la “Brigata dello storico giardino Garzoni”, è, come ci ha detto lui stesso, «un classico della giardineria, una mosaicoltura floreale che richiama uno degli stemmi del Giardino di Villa Garzoni».
Una partecipazione, quella dei Vivai Rosellini Gabriele, segnata sin dalla prima giornata da un successo: la conquista di una medaglia d’oro, in uno dei molti premi assegnati dalle qualificate giurie di Euroflora 2018, per uno dei suoi olivi nello spazio del Mefit, una pianta di olivo di varietà Leccino. Vale a dire la cultivar che va per la maggiore in questo periodo perché resistente alla Xylella. 

Floraviva ha sentito il titolare Gabriele Rosellini sia sulla presenza a Euroflora 2018 che per un veloce parere sull’andamento del mercato del vivaismo olivicolo nell’ultimo periodo.

Innanzi tutto, complimenti per il premio. Quante piante avete dato per l’allestimento del Mefit nei parchi di Nervi?
«Una decina di piante. Ma mi consenta di sottolineare che il merito maggiore del premio è di Pietro Grossi e Aristide Rosellini, che si adoperano a mantenere l’eccellenza delle nostre produzioni».
Tutte piante di olivo o anche altre?
«Soltanto olivi».
Di quali cultivar, oltre alla varietà Leccino che è stata premiata?
«Anche Frantoio, Leccio del Corno e Pendolino».
Come mai sono state scelte queste tre cultivar?
«Ci sembravano idonee a rappresentare al meglio la tradizione toscana».
Lasciando l’argomento “partecipazione a Euroflora”, come sta andando il mercato degli olivi, almeno dal punto di vista della sua azienda?
«Abbiamo riscontrato in generale una forte richiesta soprattutto delle piante di 2/3 anni, al punto che abbiamo già una parte di produzione del 2019 impegnata. Inoltre abbiamo registrato un fortissimo interesse anche per quanto riguarda le piante di olivo più grandi e qualcuno le sta adoperando al posto delle piante piccole per gli impianti, non come piante ornamentali».
E come vanno le altre sue linee produttive, agrumi ornamentali in primis?
«Gli agrumi avevano risentito dell’avvio di stagione non favorevole dal punto di vista climatico. Ma abbiamo incominciato ad accelerare nelle ultime settimane».

Per ulteriori informazioni: www.vivairosellini.com.

Floraviva

Intervista durante Myplant & Garden a Mario Cardelli, direttore commerciale di Artigianfer, l’azienda toscana leader in Italia nella realizzazione di progetti “chiavi in mano” di serre per colture protette, che dopo Mediterraneo e Medio Oriente vuole allargarsi ai mercati dell’Europa dell’Est. Tra i suoi fiori all’occhiello: i 130 mila mq di serre a Gavorrano (Grosseto) complete delle tecnologie per la coltivazione del pomodoro in idroponica (che riducono del 90% il consumo d’acqua), i circa 15 ettari di serre del tipo Combilux (proprio brevetto internazionale) dotate di apertura totale motorizzata dei tetti, la serra multifunzionale per il parco Radicepura alle pendici dell’Etna, le serre ad uso garden per Pellegrini nelle Marche, il nuovo impianto serricolo di Selecta in Grecia e i quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche realizzate negli ultimi 7 anni soprattutto in Italia e in Francia, nel cui territorio ArtigianferFrance è leader. La nascita di Cardelli Bros, che produce arredi per esterno, le cui novità sono state presentate a Myplant.


«Noi siamo un family business, come dicono gli inglesi, ed io e mio fratello oggi rappresentiamo la quarta generazione della famiglia Cardelli che, da più di 50 anni, come mi piace dire spesso descrivendo la nostra storia, si sporca le mani con il ferro, l’elemento principale delle nostre serre. La nostra sede è nel comune di Uzzano, in provincia di Pistoia. L’attività della mia famiglia nacque come artigianale e cioè in qualità di semplici fabbri, per poi divenire a partire dal 1966, anno di nascita di Artigianfer, una vera e propria attività industriale. Il fondatore di Artigianfer è mio nonno Virgilio Cardelli, che purtroppo non ho avuto la possibilità di conoscere, ma che da tutti viene descritto come persona di grandi capacità e lungimiranza. E’ proprio grazie a mio nonno, alla sua smisurata curiosità e ai suoi numerosi viaggi fuori dall’Italia, che Artigianfer si è avvicinata al mondo della costruzione delle serre e delle colture protette in genere, considerando anche che, intorno a Pescia, ove siamo ubicati, all’epoca stava nascendo un importante distretto floricolo. Il primo importante volano di crescita per la nostra azienda fu la costruzione negli anni 80 dell’impianto dell’Amiata, che all’epoca era il più grande impianto serricolo, d’Italia sicuramente, ma credo anche fra i più estesi pure a livello europeo».



A raccontarci così l’origine di Artigianfer, la principale azienda di serre e impianti per colture protette d’Italia e una delle più importanti anche a livello europeo, che l’anno scorso ha compiuto il 50° anniversario, è il direttore commerciale Mario Cardelli, uno dei componenti della famiglia Cardelli, che l’ha creata, ne detiene ancora la proprietà e la gestisce; con il padre Pietro quale presidente, lo zio Patrizio nei panni dell’amministratore delegato e il fratello Massimo nel ruolo di direttore tecnico. Floraviva ha incontrato Mario Cardelli a Milano Fiera, nella giornata conclusiva della 4^ edizione del salone internazionale del florovivaismo e della filiera del verde Myplant & Garden, per saperne di più sulla sua azienda, vero e proprio gioiello del made in Italy in questo settore.
Iniziamo da questa partecipazione a Myplant 2018: come sta andando?
«Quest’anno siamo molto soddisfatti perché abbiamo riscontrato interesse e abbiamo potuto verificare che ci sono state più presenze rispetto allo scorso anno: un padiglione in più è un ottimo traguardo. Questa è la quarta edizione di Myplant e noi che siamo fra i soci fondatori della manifestazione siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Viste le presenze, visto l’interesse, e considerato che si respira una ventata di maggiore ottimismo tra gli operatori, si può dire che forse finalmente il settore del florovivaismo sta ripartendo».
Nello stand che cosa avete proposto? C’è qualche novità da segnalare?
«Dopo le innovazioni delle precedenti edizioni, non abbiamo proposto particolari novità in fatto di tipologie di serre e tecnologie da applicare all’interno delle stesse. Invece, anche se non è strettamente attinente all’argomento di questa intervista, abbiamo presentato come Cardelli Bros, l’ultima arrivata all’interno delle aziende della nostra famiglia, nata da un’idea mia e di mio fratello: una nuova linea di arredi per esterni e di strutture innovative per migliorare lo stile di vita delle persone. Un progetto ambizioso che ci rende orgogliosi e pieni di entusiasmo. Il filo conduttore tra Artigianfer e la Cardelli Bros rimane sempre quello del mondo del verde e dei garden. Ritornando invece ad Artigianfer, abbiamo ripresentato quelli che erano i nostri prodotti e soprattutto il nostro ultimo fiore all’occhiello: la realizzazione del progetto Sfera».



Di che si tratta?
«E’ un progetto che stiamo realizzando interamente noi con la formula del “chiavi in mano” (quindi da zero fino al momento dell’inizio della coltivazione da parte del cliente). Sono 130 mila metri quadrati di serre con tutta la tecnologia per la coltivazione del pomodoro fuori solo e delle insalate/erbe aromatiche. Lo avevamo annunciato nel febbraio del 2017 al Fruit Logistica di Berlino e poi abbiamo formalizzato i contratti a luglio del 2017. La nostra è appunto una fornitura “turn-key”, cioè dalla progettazione esecutiva, e dunque il punto zero, fino alla realizzazione finale, passando per le opere di fondazione e per tutte quelle che sono le tecnologie impiantistiche che stanno all’interno della serra (riscaldamento, irrigazione, computerizzazione, impianto di Co2, impianti elettrici ecc. ecc.), che saranno da noi progettate ed eseguite».
Dove lo state realizzando?
«In provincia di Grosseto, a Gavorrano, e il nostro cliente si chiama Sfera. E’ una start up che è nata circa 1 anno e mezzo fa, per merito di un imprenditore “illuminato” di nome Luigi Galimberti, ed è un investimento privato che ha raccolto 7,5 milioni di euro da investitori privati, tra cui uno dei più importanti fondi di investimento in Italia, ed è stato poi finanziato da un primario istituto bancario italiano per circa 11,5 milioni».
Ah, il progetto di idroponica di cui si è parlato nei giorni scorsi sulla stampa?
«Sì, siamo noi il general contractor».
A che punto siete con questo progetto?
«Alla fine di gennaio abbiamo consegnato il primo settore che ci era stato richiesto, all’interno del quale sono già stati piantati i pomodori e alla fine di marzo ci sarà il primo raccolto, con grandissima soddisfazione del cliente e anche nostra perché abbiamo lavorato nel periodo invernale con tutte le difficoltà legate alle condizioni meteo. Il prossimo step è la consegna di altri 4 ettari circa di serre e impianti tra il 30 di marzo e il 15 di aprile, per poi proseguire fino alla fine dei lavori, che si dovrebbe concretizzare tra la fine di maggio e metà giugno prossimi».
Qual è l’aspetto che rende più interessante e peculiare il progetto a Gavorrano?
«Il fatto che, senza nessun tipo di presunzione, posso affermare che siamo l’unica azienda in Italia che può realizzare certi tipi di progetti nella formula del “chiavi in mano”. L’esperienza maturata in 50 anni di storia della mia azienda e le referenze di numerosi progetti realizzati in Italia e nel mondo hanno convinto il cliente che Artigianfer era la soluzione migliore. Aggiungo che possiamo anche seguire il cliente dal punto di vista agronomico, ma non è questo il caso del progetto di cui abbiamo parlato, perché in Sfera hanno uno staff strutturato e molto preparato, però in alcune situazioni, soprattutto al di fuori dell’Italia, ci viene richiesto addirittura di seguire la coltivazione, sia nel comparto orticolo che in quello florovivaistico, e per questo scopo abbiamo tutta una serie di professionisti che collaborano con noi. Direi quindi, concludendo, che la peculiarità più importante della mia azienda, oltre ad esperienza, flessibilità e gamma di prodotti senza uguali in Italia, è proprio quella di poter realizzare progetti chiavi in mano, soprattutto di questa taglia».
Può riassumere la vostra gamma di prodotti?
«All’interno della nostra gamma di prodotti rientrano tutte le tipologie di serre esistenti sul mercato: si va dal prodotto più economico, che sono i semplici multitunnel coperti con film di polietilene, passando poi per serre sempre in film di polietilene (tipo Termolux) ma più evolute e quindi ad altezze in gronda maggiori, e cioè a partire da 4 metri a salire, fino ad arrivare alle strutture in ferro e vetro, che chiaramente hanno un costo differente rispetto a quelle in polietilene. L’Italia è per noi un mercato soprattutto di serre in polietilene, perché comunque dal punto di vista climatico non c’è tutto questo bisogno di andare a costruire strutture in vetro come per esempio nelle zone del Nord dell’Europa: Olanda, Germania, oppure tutta l’area dell’Est Europa, dove ci sono problematiche di carichi neve e temperature più basse delle nostre. Dal punto di vista impiantistico siamo in grado di progettare e realizzare tutto quello che serve all’interno delle colture protette per qualsiasi tipo di coltivazione. In più dal 2009 siamo entrati nel mercato delle serre fotovoltaiche, di cui siamo stati leader in Italia e in Europa…»
…come mai usa il passato?
«Dico così perché purtroppo dal punto di vista normativo il fotovoltaico in Italia è stato messo in ginocchio 4 anni fa, perché sono state fatte scelte a livello politico che hanno distrutto il sistema tariffario che era in essere. Noi abbiamo costruito dal 2010 ad oggi quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche fra Italia, Francia, Grecia e area del Nord Africa, e in questo momento siamo sempre molto attivi, nell’ambito delle serre fotovoltaiche, in Francia, dove il settore continua a presentare opportunità di lavoro e dove da almeno 5 anni stiamo costruendo ed esportando la tecnologia di Artigianfer».
In generale quali sono i vostri mercati esteri di sbocco principali?
«Siamo presenti in tutta l’area del Mediterraneo, ed includo la Grecia, perché seppure agli occhi di tanti sembra un Paese da cui si deve scappare, negli ultimi 5 anni abbiamo costruito dei bellissimi lavori lì, fra cui il nuovo impianto di Selecta (vedi nostro articolo). E in più la Francia, che per noi è un mercato importantissimo. Poi c’è l’area del Nord Africa, diciamo Tunisia e Algeria, che sono i Paesi con una maggiore stabilità politica, mentre vorremmo riuscire ad entrare anche in Marocco, dove in passato abbiamo lavorato con soddisfazione. Abbiamo fatto dei progetti ed ancora stiamo operando in tutto il Medio Oriente, soprattutto nell’area degli Emirati Arabi Uniti (Qatar in primis) de in Arabia Saudita. Ed in più stiamo cercando, perché è un mercato enorme e in grande fermento, di operare in tutta l’area della Russia e della ex Unione sovietica: è un mercato difficile, perché bisogna andarci con una certa organizzazione, che noi possiamo avere con i nostri manager ed il nostro staff, però non può essere sufficiente, poiché in queste aree è fondamentale avere anche un supporto dal punto di vista politico ed istituzionale ed un supporto bancario. Purtroppo oggi non possiamo contare su nessuno di questi tre pilastri, a differenza delle nostre concorrenti, principalmente olandesi, francesi e spagnole, le quali le definisco delle vere e proprie macchine da guerra, poiché possono presentarsi dai nostri potenziali clienti con un pacchetto completo sia dal punto di vista istituzionale che bancario. In Italia i nostri politici parlano spesso di fare sistema e squadra, ma il nostro, purtroppo, è il tipico esempio che ad oggi la piccola/media impresa italiana è lasciata da sola e non è opportunamente supportata nella sua attività di export».



Mi può dire qualcosa su come le vostre serre affrontano la protezione dalle avversità climatiche?
«Intanto diciamo che la serra in sé e per sé deve essere per l’agricoltura il futuro e l’unica soluzione sostenibile. In un modo dove tutto deve essere più ecosostenibile, ed in particolare l’agricoltura dovrà sempre di più esserlo, non c’è solo il problema di proteggersi dalle avversità climatiche, ma c’è anche l’aspetto di riuscire a salvaguardare la terra, l’acqua ecc. Basti pensare che tra fare una coltivazione di pomodoro in serra idroponica (per esempio il progetto Sfera precedentemente citato) e farne una in campo aperto si risparmia circa il 90% di acqua. L’acqua in un impianto del genere viene tutta recuperata, ritrattata, fertilizzata e ridata alle piante, quindi non si butta via niente».
E riguardo alle avversità climatiche?
«In termini di protezione alle colture non abbiamo niente da invidiare alla concorrenza. Piuttosto abbiamo lanciato 2 anni fa un nuovo prodotto, che si chiama Combilux, che dà, in particolare a chi fa un certo tipo di lavoro come i florovivaisti e soprattutto i vivaisti, certi vantaggi, perché è una serra che si apre completamente e quindi permette, per esempio nel periodo estivo quando c’è la necessità di arieggiare, di aprire il tetto al 100%, ma contemporaneamente, siccome è motorizzato, di poterlo chiudere rapidamente in caso di pioggia o di vento o basse temperature all’esterno della serra. Quindi si crea l’ambiente del campo aperto, ma con la possibilità meccanizzata di chiuderlo. Questo è un brevetto internazionale nostro ed ha già avuto un grande successo, al punto che negli ultimi due anni abbiamo realizzato quasi 15 ettari di questa tipologia di serra e il nostro principale cliente, che è Vivai Margheriti di Chiusi, ne ha realizzati quasi 3».



Per quale tipo di piante è più adatto Combilux?
«Per piante da esterno che hanno la necessità di stare al chiuso nel periodo invernale, ma che poi di estate hanno bisogno di stare all’aperto e comunque di essere ombreggiate. Il nostro sistema prevede l’apertura, ma nella parte superiore anche un ombreggiamento che va a tagliare la luce e a graduare la luminosità all’interno della serra. Questa serra l’abbiamo presentata nelle due precedenti edizioni di Myplant nell’area garden, dove avevamo costruito una piccola struttura dimostrativa».



C’è qualche altra serra o impianto da segnalare?
«Per quanto riguarda le serre da garden, ne abbiamo recentemente consegnate alcune a Pellegrini Garden nelle Marche, mentre a primavera inizieremo la costruzione del più grande garden nella provincia di Roma presso un nostro primario cliente. In Francia stiamo costruendo 11 ettari di serre fotovoltaiche. E concludo parlando, e ci tengo molto a questa nostra realizzazione, del progetto costruito presso il parco Radicepura di Giarre della famiglia Faro, posto tra il mare e l’Etna, ove fu girata una delle più importanti scene del Padrino II di F. F. Coppola. Qua abbiamo costruito una struttura ricettiva, multifunzionale, in ferro/vetro di circa 2500 mq, che viene utilizzata per convegni, festival e manifestazioni di vario genere. Questa struttura nasce sempre da un concetto di serra tradizionale, ma con un tocco e un’attenzione maggiore ad i dettagli, l’estetica e le tecnologie applicate: la serra è alta 7 metri alla gronda, con facciate continue in vetro, con carpenteria verniciata, con fotovoltaico integrato sul tetto, impianto di raffrescamento e riscaldamento e con impianto di ombreggiamento. Insomma Artigianfer non solo costruisce progetti di grandi dimensioni come Sfera ma è in grado di realizzare veri e proprio progetti speciali tagliati su misura alle richieste della nostra clientela».
Per ulteriori informazioni: www.artigianfer.com.

Floraviva
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Intervista a Gabriele Rosellini, proprietario dell’azienda florovivaistica di Pescia rinomata per gli agrumi e gli olivi Xylella free, a Myplant & Garden 2018 (Padiglione 20, stand K14). Rosellini: «sono tutte piante pronte per il consumatore finale e gli olivi dai 7 ai 10 anni, un tempo considerati solo ornamentali, son già a posto per la produzione». Da segnalare i classici limoni col cerchio toscani, gli aranci e le mimose.

Alla seconda partecipazione a Myplant & Garden, pure la giovane azienda florovivaistica di Pescia “Vivai Rosellini – agrumi e olivi di Toscana” di Gabriele Rosellini si fa notare fra gli espositori provenienti dalla Toscana per la qualità delle piante e lo slancio creativo dello stand, grazie ai vasi rialzati che propongono le belle piante al visitatore quasi fossero in ascensione verso il cielo.
Il vivaio di Gabriele Rossellini, che è membro del Comitato tecnico dell’associazione Vivai di Pescia, di cui fa parte la sua azienda, ha nella “eccellenza sostenibile” delle sue produzioni uno dei punti di forza. I suoi 2 ettari e mezzo di coltivazioni sono articolati in un’area in campo aperto e in 4 mila metri quadrati di serre, una parte delle quali alimentate con impianti fotovoltaici di ultima generazione. Inoltre viene praticata l’irrigazione goccia a goccia (vedi nostro servizio dell’anno scorso).
Floraviva ha sentito Gabriele Rosellini ieri, prima giornata del salone milanese dedicato alla filiera del verde, nel suo stand K14 del Padiglione 20 di Fiera Milano chiedendogli di descrivere i prodotti portati quest’anno in esposizione, così come eventuali novità aziendali dell’ultimo anno.
C’è qualche novità da segnalare nella sua azienda rispetto a un anno fa, momento del debutto a Myplant & Garden?
«No, andiamo avanti facendo tesoro della memoria storica dell’azienda e continuando a produrre le piante che da tradizione sono i nostri cavalli di battaglia; anche se con sempre maggiore attenzione alle esigenze dell’eco-sostenibilità e alle innovazioni scientifiche. Ma da quest’anno abbiamo aggiunto un qualcosa in più per il consumatore finale…».
… che cosa?
«Riportiamo sulle etichette di tutte le piante che vendiamo la dicitura “Marchio Xylella free”, indicazione molto importante, anche perché fa riferimento all’esito di controlli molto rigorosi effettuati dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana)».
Si riferisce agli olivi o anche alle altre piante in esposizione?
«Soprattutto agli olivi per il caso della Xylella, ma sono stati effettuati controlli su tutte le piante, quindi anche per le mimose e le piante di agrumi».
Quali sono le tipologie di olivi che avete portato qua in fiera quest’anno?
«Abbiamo portato soprattutto piante di olivo da vivaio, olivi da impianto, quindi piantine di 2 o 3 anni (in vasi che vanno da 15 a 24/26 cm). Però questa volta presentiamo in esposizione anche i classici olivi da ornamento, o meglio che fino a qualche tempo fa venivano considerati da ornamento e che invece da un paio di anni stiamo vendendo anche come olivi da impianto».
Questi quanti anni hanno?
«Sono piante che vanno dai 7/8 fino ai 10 anni (in vasi mastello che vanno dal 35 cm al 50 e al 70) e si tratta di piante già vigorose e pronte per la produzione».
Quindi non sono solo ornamentali?
«Esatto, non sono solo ornamentali, ma chi volesse avere già una pianta che entra in pieno sviluppo, pronta per la produzione, nel giro di un paio d’anni dovrebbe sicuramente puntare su queste piante».
Quali sono le vostre varietà di olivi?
«Sono molte, in particolare: Leccio, Frantoio, Pendolino, Maurino, Moraiolo, Leccio del Corno».
Oltre agli olivi, quali altre tipologie di piante avete portato?
«Le mimose, come anche l’anno scorso, visto che ormai ci avviciniamo alla festa della donna: la mimosa, fiore che col suo colore giallo dona anche allegria allo stand. Diciamo che è un’altra coltivazione storica della nostra azienda, ma più in generale di Pescia».
In che misure le presentate?
«Le misure più piccoline: si va da un vasino di 16 cm fino a piante in vaso 20, che sono già di due anni».
E poi vedo molti agrumi.
«Sì abbiamo una buona selezione di agrumi, soprattutto nelle misure più piccoline, fra cui, in particolare, il classico limone con il cerchio, che è una pianta toscana per eccellenza. Si parte da un vaso 24 cm per una misura di 90 cm, fino a vasi di 40 cm per piante di 1 metro e mezzo; e poi alberelli».
Quali agrumi?
«Sia limoni che aranci».
Una pianta che non c’era l’anno scorso?
«Il Kumquat, cioè il mandarino giapponese, che avevamo già in produzione ma portiamo solo quest’anno per farlo apprezzare meglio. Comunque in generale si tratta di piante tutte pronte per la vendita al consumatore finale, che sicuramente garantiranno un bel colpo d’occhio nei garden center».

Per ulteriori informazioni: http://www.vivairosellini.com.

Floraviva

Intervista a Leonardo Bonini, uno dei titolari dell’azienda florovivaistica di Pescia rinomata per le piante fiorite e gli olivi Xylella free, a Myplant & Garden 2018 (Padiglione 20, stand K01). Tra le piante da segnalare, oltre all’onda di primule e viole al centro dello stand, la Choisya Ternata (che resiste fino a – 10 gradi), le Sundeville, i ranuncoli e garofani, ma anche glicini e varie piante mediterranee. Bonini: «abbiamo una nuova serra per proteggere le piante dalle avversità meteo».

Anche quest’anno fra le aziende toscane presenti a Myplant & Garden spicca per innovazione e qualità delle piante, ma anche per il tocco di creatività dello stand, Bonini Piante di Pescia. Un’azienda della frazione di Veneri, associata ai Vivai di Pescia, che produce un vasto assortimento di piante fiorite in vaso (e non solo) in circa 37 mila metri quadrati di serre di ultima generazione dotate di impianto a biomasse e che adotta la lotta biologica e integrata, sia per motivi di eco-sostenibilità che per ottenere piante qualitativamente migliori (vedi servizio dell’anno scorso).
Floraviva ha intervistato in apertura della prima giornata del salone internazionale del verde milanese uno dei due titolari dell’azienda pesciatina, Leonardo Bonini, sentito nel suo stand K01 del Padiglione 20 di Fiera Milano per farsi illustrare i prodotti portati in esposizione questa volta, ma anche per un aggiornamento sulle novità aziendali nell’anno intercorso fra la 3^ e la 4^ edizione di Myplant.
Dall’ultima edizione di Myplant a quella odierna c’è stata qualche novità aziendale da raccontare ai visitatori in fiera?
«Una novità è che abbiamo ampliato l’azienda con altri 2 mila metri di strutture».
Nuove serre?
«Sì, una nuova serra».
Per ulteriori tipi di coltivazioni?
«No, lo abbiamo fatto per proteggere più piante da eventuali avversità meteorologiche».
Sulla gamma di piante ci sono cambiamenti?
«Non molti, visti i buoni riscontri degli ultimi anni, portiamo avanti le stesse tipologie di piante, ovviamente sempre con grande attenzione alla qualità e agli eventuali aggiornamenti del caso. Ma una novità fra le nostre coltivazioni c’è: è la Choisya Ternata, una specie di pianta fiorita nota anche come Arancio del Messico, che è profumata e resiste fino a temperature di -10 gradi centigradi. L’abbiamo portata qua in esposizione».
Ecco, passando a Myplant & Garden 2018, c’è qualche altra pianta dello stand da porre all’attenzione dei buyer in fiera?
«Per noi una coltura di punta è la Sundevilla, che proponiamo in cinque tipologie: si parte dal vasetto 10 e si arriva al vaso 22».
E poi?
«Abbiamo inserito i ranuncoli, un vasto assortimento di garofani».
E che mi dice di questa sorta di spettacolare onda fiorita al centro dello stand che molti fotografano?
«Ci abbiamo collocato primule, viole cornute e viole a fiore grande, giocando sull’impatto e la varietà dei colori, su ideazione dell’art director di Diade adv AnneClaire Budin».
Vedo poi gli olivi con l’etichetta Xylella free.
«Abbiamo avuto un rapporto prova dell’Arpat (l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, ndr) e sono piante che escono dall’azienda garantite da questo punto di vista, molto importante per il mercato. Le varietà sono le solite: leccino, frantoio, moraiolo e pendolino; sono piante di 2 anni (vaso 15/20 cm), di 3 anni (vaso 24) e poi abbiamo in quantità minore degli ulivi più grandi di 4, 5 e 6 anni (vaso 30 e 50)».
Per completare l’assortimento di piante in esposizione, che cosa proponete ancora?
«Abbiamo dei glicini e delle piante mediterranee, fra le quali Loropetalum e Viburnum».
In più vedo anche delle mimose.
«Sì, sono di quattro misure. Si parte dalla 70/80 cm fino alla 2,20 metri, e anche l’alberello. E poi abbiamo anche il Rincospermum, che proponiamo in tre misure».
Per ulteriori informazioni:
www.boninipiante.it e la pagina Facebook “Bonini Piante Toscana”.

Floraviva

Coperture degli appuntamenti più significativi di Myplant & Garden 2018 e servizi publiredazionali in fiera per le aziende del settore florovivaistico e di tutta la filiera del verde interessate (anche straniere).


Floraviva, che quest’anno compie 10 anni, sarà a Fiera Milano Rho-Pero dal 21 al 23 febbraio per la 4^ edizione di Myplant & Garden. Niente stand con distribuzione di numeri santini cartacei, ma operatività itinerante attraverso i tre padiglioni per coprire tutti gli appuntamenti di maggiore rilevanza per la sua linea editoriale. A disposizione delle aziende (anche straniere) della filiera florovivaistica e del verde presenti in fiera per servizi publiredazionali in tempo reale oppure per un primo contatto in vista di future collaborazioni a lungo termine.
Ricordiamo che Floraviva, edito da Diade adv di Andrea Vitali di Pescia, è un magazine online indipendente specializzato nell’orto-florovivaismo, nel settore primario e nell’ambiente. Con un occhio vigile sulle maggiori fiere mondiali del settore del verde fiorito, ogni giorno pubblica notizie, interviste, servizi e speciali riservati alle aziende. Contribuiscono a rendere Floraviva particolarmente stimolante e interessante, sia per i lettori che per gli inserzionisti in cerca di spazi promozionali mirati, rubriche originali quali “Arte verde”, “Giardini da intervista”, “Olivo e olio”, “Un fiore per...”.
I nostri lettori ad oggi sono 120.000 al mese, in crescita costante, di cui 80% da tutta Italia e 20% esteri. Molto apprezzati dai nostri clienti i banner pubblicitari interni agli articoli su argomenti attinenti ai settori di attività delle aziende. Siamo seguiti inoltre da circa 18 mila follower sui social media, a cominciare da Facebook, piattaforme da cui possiamo attivare campagne promozionali molto efficaci, sul piano strategico del marketing ma anche per la qualità delle immagini e dei testi, sia di matrice pubblicitaria che di taglio più giornalistico.

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I cosiddetti “formati ad S” su cui «abbiamo puntato» in questa fiera stanno avendo riscontri molto positivi, spiega Alberto Chiti, titolare di Chiti Vivai di Pistoia, azienda vivaistica specializzata nella produzione di conifere e conifere nane. Chiti si sofferma sui benefici nella manutenzione delle piante della coltivazione “a forma libera”.


«La nostra azienda opera nel settore da quasi quarant’anni ormai e da 15 anni siamo specializzati nella produzione di conifere e conifere nane e soprattutto nella produzione di conifere a forma, specialmente bonsai e pon-pon. Queste sono le nostre produzioni principali negli ultimi anni. Senza tralasciare ovviamente un fiore all’occhiello quale i nostri vari mini fusti, mezzi fusti e alti fusti, sempre di conifere, pini e Juniperus».
Così Alberto Chiti, titolare di Chiti Vivai di Pistoia, in esposizione in questi giorni al 68° Flormart, il salone del florovivaismo di Padova, sintetizza a Floraviva le produzioni del suo vivaio, situato nel cuore del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese, leader nazionale ed europeo.
Le piante citate quali fiori all’occhiello rientrano tra le piante coltivate “a forma”?
«Queste ultime stanno nella categoria mini fusti e fusti, alberetti e mini alberetti..».
Ho visto che nel vostro sito web mettete in risalto la coltivazione a forma libera..
«..su una gran parte della nostra produzione è sicuramente una caratteristica importante, perché noi non andiamo a intervenire con forzature in strutture in ferro, ma la pianta è libera nella sua crescita, una volta che gli è stata fatta la prima lavorazione, che è di innesto».
E questo che vantaggi ha?
«Ha un vantaggio nella gestione della pianta, nella manutenzione. Comunque poi dipende dal gusto dell’utente finale o del venditore far crescere la pianta a forma libera oppure dargli una forma più omogenea e più rifinita».
In quali aree geografiche si trova la vostra clientela?
«Come clientela, specialmente per quanto riguarda i clienti finali, spesso la nostra produzione va all’estero».
Dove?
«Principalmente nei Paesi freddi. Perché un’altra caratteristica delle nostre piante è che sono tutte o quasi tutte molto resistenti al grande freddo».
E riguardo ai grossisti?
«Con i grossisti lavoriamo in tutta Italia e facciamo qualcosa anche all’estero».
Passando allo stand con cui state esponendo a Flormart, cosa c’è di caratteristico da segnalare?
«Per questa edizione di Flormart abbiamo puntato in particolare sulla promozione di alcune tipologie di piante che si possono riassumere nella formula “bonsai naturali”, perché non sono di innesto ma partono dal piede della stessa pianta, i cosiddetti “formati ad S”. Questa è una novità degli ultimi anni e richiede ovviamente una maggiore quantità di tempo per arrivare alla pianta finale».
Un esempio di varietà specifica trattata a questo modo?
«Abbiamo proprio qui davanti uno Juniperus Slager col gambo formato ad S: questa è una lavorazione nella quale dal momento della talea al prodotto finito passano 12 anni. Un grande investimento di tempo e pazienza, e che richiede esperienza, perché non tutte le varietà di Juniperus si possono adattare a questa lavorazione».
Quali sono gli articoli del vostro stand che stanno ricevendo maggiore attenzione?
«Le cose che stanno andando meglio sicuramente sono fusti e mini fusti. A conferma di una tendenza che va avanti da qualche anno. In particolare per certi nostri mezzi fusti, soprattutto di pino e Juniperus un po’ più adulti. Sono rimasto contento anche dall’interesse per certi nostri bonsai di media grandezza sia di innesto che di potatura».

Redazione