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Alla 21^ edizione di Cibus a Parma dal 3 al 6 maggio le 3.000 aziende agroalimentari italiane attendono circa 70 mila visitatori: il 10% stranieri, fra cui 2.000 top buyer. Nel “Cibus Innovation Corner” selezione di 100 fra i più innovativi dei quasi 1.000 nuovi prodotti enogastronomici: destinati in parte all’export extra UE che è stato pari al 42,6% delle esportazioni alimentari nel 2021 e sarà meno penalizzato dalla guerra in Ucraina. Tra gli eventi, le presentazioni di un nuovo servizio dell’ICE basato sulla tecnologia Blockchain contro l’Italian Sounding e del progetto “Cibus4Sustainability” sulle buone pratiche sostenibili di industria e distribuzione, il convegno su “La dinamica delle private label a livello internazionale” moderato dal ceo di Fiere di Parma Cellie.
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Il report ufficiale dell’edizione 2022 di Myplant & Garden: 650 espositori, 18.650 operatori in visita, 116 delegazioni di buyer internazionali, nonostante il contesto ancora difficile dello scorso febbraio, per il maggiore salone b-2-b della filiera florovivaistica e del verde in Italia.
Myplant & Garden 2022, la sesta edizione della principale fiera professionale del florovivaismo e del paesaggio in Italia, la prima dopo la pausa forzata a seguito della pandemia, ha ben retto l’onda d’urto del Covid-19, registrando dati leggermente ma significativamente inferiori rispetto all’edizione record del 2019, ma sostanzialmente uguali a quelli del 2018: qualcosa in meno sul fronte espositori e compratori esteri, ma con numeri un po’ migliori dal punto di vista dei visitatori. Un risultato niente affatto scontato nel contesto in cui si è svolta lo scorso febbraio, dal 23 al 25, presso Fiera Milano Rho.
Questo il quadro di sintesi che emerge dal report ufficiale della manifestazione, diffuso dagli organizzatori nei giorni scorsi. Sono stati infatti 650 gli espositori (contro i 733 del 2019 e i 655 del 2018), mentre 18.650 le presenze professionali (contro i 20.100 del 2019 e i 17.300 del 2018). Le delegazioni di buyer internazionali si sono attestate invece a 116 (nel 2019 erano state 200 e l’anno prima 150) e gli eventi/incontri organizzati 53 (contro gli 80 del 2019 e i 70 del 2018).
Ecco qui alcuni grafici e tabelle del report di Myplant & Garden 2022 che non necessitano di spiegazioni.
Altre informazioni e dettagli si possono trovare nel report originale in versione integrale.
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Allarme di Confagricoltura per le tensioni sulla disponibilità e i prezzi dei prodotti condizionati dal conflitto in Ucraina. Dal 28 aprile blocco delle esportazioni di olio di palma dall’Indonesia e intanto il prezzo dell’olio di soia ha raggiunto il massimo storico alla borsa di Chicago. In Italia l’olio di girasole salito in un anno da 1,46 a 2,87 al chilo. Tra le misure chieste da Giansanti, oltre all’aumento dei raccolti europei di cereali e semi oleosi, una rapida definizione del Piano olivicolo nazionale.
Si allunga la lista dei settori e delle produzioni finite sotto pressione in termini di prezzo e disponibilità a seguito della guerra in corso in Ucraina: cereali, fertilizzanti e semi oleosi e derivati.
A lanciare l’allarme prezzi è una nota di ieri di Confagricoltura in cui si informa che dal 28 aprile scatterà il blocco delle esportazioni di olio di palma dall’Indonesia, primo produttore mondiale. Un blocco deciso per contrastare l’aumento dei prezzi sul mercato interno, che ha superato il 40% da inizio anno. Come reazione a tale decisione i prezzi dell’olio di soia hanno raggiunto alla fine della scorsa settimana il massimo storico alla borsa di Chicago.
«Va ricordato – osserva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – che sono bloccate le esportazioni di olio di girasole dell’Ucraina e su quelle della Federazione Russa si applica da aprile una tassa del 20 per cento». In Italia, stando ai dati dell’Ismea, il prezzo dell’olio di girasole raffinato negli ultimi dodici mesi è passato da 1,46 a 2,87 euro a chilogrammo. «Il risultato – segnala Giansanti - è che in alcuni Stati membri e nel Regno Unito le insegne della grande distribuzione hanno deciso di limitare gli acquisti giornalieri di tutti gli olii vegetali».
«Il rischio di una crisi alimentare a causa del conflitto in Ucraina è stato richiamato anche dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione delle recenti riunioni al Fondo monetario internazionale», sottolinea Giansanti.«Il governatore ha anche segnalato la necessità di un intervento degli organismi internazionali a supporto dei Paesi meno avanzati e in via di sviluppo che sono localizzati in Africa e in Asia Centrale».
«Anche l’Unione europea deve fare la propria parte - afferma il presidente di Confagricoltura -. In primo luogo, va prorogata la facoltà concessa quest’anno di coltivare negli Stati membri i terreni a riposo produttivo che ammontano a circa 4 milioni di ettari». Inoltre, «per frenare l’inflazione alimentare, contrastare l’eccezionale aumento dei costi di produzione e contribuire alla stabilità dei mercati internazionali – continua Giansanti - è indispensabile aumentare i raccolti europei di cereali e semi oleosi». «Va anche definito quanto prima – conclude il presidente di Confagricoltura - un Piano olivicolo nazionale. L’Italia può e deve riconquistare una posizione di primo piano per la produzione di olio d’oliva».
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Pubblicato il 5° bando per i contratti di filiera nel settore agroalimentare. Nel sito web del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali il testo del bando e tutta la documentazione allegata.
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All’incontro del 20 aprile di oriGIn Italia sulla proposta della Commissione Europea di riforma delle Indicazioni Geografiche, alla presenza di 400 esponenti delle produzioni DOP e IGP, le parole d’ordine del ministro dell’agricoltura Patuanelli: «legame col territorio, più tutela e centralità dei consorzi, sostenibilità». L’europarlamentare De Castro, relatore della riforma: «passaggio strategico per un sistema che in Europa supera gli 80 miliardi di valore; proporre criteri di semplificazione a partire dalle procedure di modifica dei disciplinari».
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