Un albero, fiore, pianta per...
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- Scritto da Andrea Vitali
Acquerello di Luciva
Non ero mai riuscita a far durare una pianta nel mio salotto (ampio, anche comodo, ma non luminossissimo), neanche a morire... finché...
Tutto è nato circa sei anni fa, grazie alla mia quasi improvvisa passione per un fiore che fino a poco tempo prima, quasi detestavo: l'orchidea.
L'orchidea fino ad allora, era considerata da me un fiore snob, un fiore di lusso, parassita, mera dimostrazione di ricchezza.
Finché un giorno mi sono resa conto che qualcosa era cambiato. Andando per caso alla mostra dei fiori che si svolge nel giardino dell'orticoltura di Firenze, mi sono resa conto che esisteva ed era bellissimo, un tipo di orchidea... più accessibile ed alla portata di tutti: la Phalenopsis!
Amore a prima vista (oserei dire reciproco) per questa meraviglia che da subito si è dimostrata resistente, tenace, attaccata, nonostante le mie poche e incompetenti cure. Capace di fiorire e rifiorire poi anche nel famigerato salotto, lei, bianca e delicatamente farfalleggiante, con quel suo animo viola ciclamino... lei, insieme alle altre cinque sorelle di vari colori che in seguito ho acquistato o mi hanno regalato, riconoscendomi tutti il bene supremo di saperle trattare e far vivere alla grande (cosa che evidentemente non è così universale).
Attualmente le orchidee si fanno compagnia in sala, altre due le ho messe in cucina, senza chiedere veramente null'altro se non un po' d'acqua ogni qualche giorno e un'occhiata davvero amorevole che tutti i giorni do loro.
Ah, una cosa dimenticavo, Lei, la mia bellissima prima Phalenopsis ha stimolato in me (nonostante il poco tempo libero che ho a disposizione) la voglia di rappresentarla, dipingendola con una tecnica abbastanza ostica per una dilettante quale sono, cioè l'acquerello (vedi allegato), che stranamente invece in quest'occasione è venuto fuori così... facile facile, proprio come tenere una Phalenopsis...
In fondo non occorre essere dei maghi, in entrambi i casi... basta usare... soltanto un po' d'acqua e di passione!
Luciva
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Foto di Keihin Nike da Wikipedia Giappone
Su Wikipedia Italia della wisteria o glicine ci si limita a dire telegraficamente che «nel linguaggio dei fiori indica amicizia». Più interessante è la spiegazione del valore simbolico di questo fiore fornita dal sito web “giardinaggio.it”: «per i cinesi ed i giapponesi il glicine rappresenta l’amicizia […] si narra, infatti, che gli imperatori giapponesi, durante i lunghi viaggi di rappresentanza, portassero con sé bonsai di glicine; quando giungevano in luoghi stranieri si facevano precedere dagli uomini del seguito, che sostenevano alberelli di glicine fiorito, al fine di rendere note le proprie intenzioni, amichevoli e di riguardo». Dunque “Un fiore per segno di amicizia”.
redazione
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Fotografia di Steffen Mokosh da Wikipedia (1 maggio 2004)
C’è un fiore che porta inscritta nel nome l’indicazione della propria funzione simbolica (o insieme di funzioni) in modo che più esplicito non si potrebbe. E’ il cosiddetto “non ti scordar di me”, nome scientifico “Myosotis”, un genere di pianta fiorita della famiglia Boraginaceae.
Come spiega bene l’enciclopedia online Wikipedia, versione in inglese, circolano varie leggende su questo fiore e sull’origine del suo nome. In una di queste, di area germanica, si narra che quando Dio aveva ormai denominato tutte le piante, a un certo punto si levò la voce di una piccola pianta rimasta senza nome che disse: «non ti scordar di me, mio Signore». Al che Dio replicò: «questo sarà il tuo nome».
Al di là della genesi della sua denominazione, la funzione del “non ti scordar di me” è quella appunto di non far dimenticare qualcosa: nel XV secolo in Germania gli uomini lo indossavano per non essere dimenticati dalle amate, si legge sempre su Wikipedia, e le donne in segno di fedeltà; mentre la massoneria incominciò ad usarlo nel terzo decennio del XX secolo come segno del dovere di non dimenticare i poveri e i disperati, ma oggigiorno lo usa come simbolo per ricordare i massoni che furono vittime del regime nazista.
In ogni caso, indubbiamente “Un fiore per non dimenticare”.
redazione
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La "Rivoluzione dei garofani" o "Rivoluzione portoghese", 25 aprile 1974.
Il nome di "Revolução dos Cravos" deriva dal gesto di una fioraia che in una piazza di Lisbona offrì garofani ai soldati. I fiori furono infilati nelle canne dei fucili, divenendo simbolo della rivoluzione e insieme segnale alle truppe governative perché non opponessero resistenza.
Le vittime, uccise dalle forze lealiste della DGS, furono soltanto quattro.
Selezione foto e testo AnneClaire Budin
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Liberté, égalité, féminité: "la fille à la fleur", foto di Marc Riboud 1967 (Washington dc). Dimostrazione contro la guerra in Vietnam.
Selezione foto e testo di AnneClaire Budin