Un albero, fiore, pianta per...

[Margherita o Leucanthemum vulgare, foto di Carla Nunziata da Wikipedia]

«A Bresso, dove domenica il Papa celebrerà la Messa, verranno realizzate due aiuole di 100 metri quadrati l'una per le quali saranno impiegati quasi 1.700 arbusti di margherite bianche e gialle…» si legge in un articolo pubblicato ieri da Agricoltura italiana online.
In realtà la margherita non sarà l’unico fiore a fare la comparsa a Milano per questa celebrazione del Papa, come spiega l’articolo, e «all'interno della Cattedrale verranno sistemati 4 grandi vasi da 50 centimetri di diametro con delle Phalenopsis (una varietà di orchidee) bianche e gialle, mentre l'esterno sarà arredato con 200 piante di ortensie bianche e di Lantana Camara e di Solanum Jasminoide sempre con i colori del Vaticano».
Ma con due aiuole di cento metri quadrati tappezzate da mille e settecento piante non è fuori luogo l’indicazione della margherita quale “Un fiore per la messa del Papa”.

Redazione

[Yucca gloriosa, foto di Penarc da Wikipedia]

 

Il suggerimento ci arriva stavolta dalla rubrica “Giglio Verde” del Corriere Fiorentino a cura di Giulia Premilli, che il 5 maggio scorso ha messo a fuoco come “fiore che regala la fortuna” la Yucca gloriosa. Una pianta che proprio in questi giorni è in fiore, con getti che possono arrivare a fino a due metri.
La Yucca gloriosa, si legge su Wikipedia English, è una specie di pianta fiorita del genere Yucca. E’ originaria delle coste meridionali degli Stati Uniti, dal sud del North Carolina al nord della Florida, e cresce nelle dune sabbiose. Sta attecchendo anche da noi, ad esempio al Parco di San Rossore come spiega Giulia Premilli, ed è venduta in tutto il mondo pure come pianta domestica che richiede poche attenzioni.
Questa pianta, precisa l’enciclopedia online, può provocare reazioni allergiche della pelle al contatto.

Redazione

 

Un fiore per… scrivilo tu

[Paeonia officinalis, foto di Francs2000 da Wikipedia]

Come ricordato nel precedente numero di questa rubrica, accanto alle peonie arbustive d’origine orientale, esistono quelle erbacee che sono conosciute in Europa sin dall’antichità.
E’ anzi in riferimento proprio alle varietà selvatiche erbacee europee, fra cui in primis la paeonia officinalis (peonia selvatica) già conosciuta nell’antica Grecia, che molti fanno risalire il nome. Ad esempio, secondo una ipotesi etimologica riportata dal sito web giardinaggio.net, da Paiôn, «allievo di Asclepio (Esculapio per i Romani), il dio greco della medicina», che «venne trasformato in fiore di peonia da Zeus […] per salvarlo dall’ira funesta del maestro, invidioso del suo grande talento».
Le peonie erbacee, si legge su Wikipedia, «comprendono le varietà derivate dalla paeonia officinalis di origine europea, con fiori privi di profumo, portati da steli uniflori, e della paeonia lactiflora originaria della Siberia, con fiori al profumo di rosa portati da steli multiflori, molto decorativi e con una vasta gamma di colori dal bianco al rosso».
Ma quello che qui ci interessa è che, appunto, come ricordato anche da Olga Buglak in un articolo del 28 marzo scorso su Aiol.it (Agricoltura italiana online), «in Occidente, le peonie sono conosciute fin dall'antichità, soprattutto per le loro virtù medicinali: fu Teofrasto a parlarne per primo, non per la bellezza dei fiori, ma come eccellente rimedio contro l'epilessia». Ciò, spiega Wikipedia francese, grazie alla presenza nella sua composizione biochimica di una sostanza alcaloide sedativa e analgesica. Tale funzione, aggiunge l’enciclopedia online francese, è continuata nel Medioevo, quando la paeonia officinalis «veniva coltivata nei giardini dei semplici per le sue proprietà medicinali» e «se ne facevano degli amuleti contro l’epilessia».
Naturalmente questo testo non ha intenti medici e non costituisce un suggerimento ad utilizzare oggi per l’epilessia rimedi così antichi. Si voleva soltanto ricordare una delle tante funzioni che furono associate a questo fiore ricco di storia.

redazione

Un fiore per... scrivilo tu

Innanzi tutto bisogna fare una distinzione. Esistono due tipi di peonie: le erbacee; e le arboree o arbustive (in cinese Moutan).
Le prime, come si legge nella scheda del sito web del Centro Botanico Moutan, nei pressi di Vitorchiano in provincia di Viterbo, dove si trova una ricchissima collezione di peonie cinesi («600 tra specie botaniche, varietà e ibridi naturali conosciuti»), «sono annuali perenni che non lignificano ed ogni anno, in autunno, dopo aver emesso i propri getti tra aprile e maggio, scompaiono per riapparire la primavera successiva. A differenza delle arboree di cui si è iniziato ad avere notizia in Europa soltanto all'epoca dei grandi viaggi, le erbacee si conoscono nel nostro continente da sempre».
Le peonie arbustive o moutan, invece, sono piante fuori terra formate da solidi e nodosi arbusti che «ogni anno lignificano una piccola parte dei nuovi getti, creano molto lentamente un cespuglio legnoso che può superare anche i 2 m di altezza e i 3-4 m di diametro. Perdono le foglie durante il periodo invernale e da febbraio, con una sorprendente vitalità, fanno schiudere le nuove gemme; tra aprile e maggio offrono splendidi fiori (di varie forme e che possono raggiungere i 30 cm di diametro) e mantengono poi, fino a settembre, una bella e decorativa fogliatura. Sono piante molto longeve con una vita media di 100-200 anni (in Cina ne esistono esemplari di 300-400 anni)». «La prima citazione in Europa delle peonie arboreespiega ancora il sito web del Centro Botanico Moutan - è nel rapporto di un membro della Compagnia Olandese delle Indie Orientali che, nel 1656, le descrisse come simili alle rose, ma senza spine e con fiori grandi il doppio. Solo a metà dell’Ottocento però, alcuni vivaisti europei iniziarono ad importare peonie dall’Estremo Oriente e a riprodurle da seme. Si trattava sempre di piante molto rare e poco conosciute. Ma in breve tempo, a fine secolo, la peonia divenne una delle piante più amate e diffuse, anche nei giardini del Vecchio Continente».
Dunque scegliamo la peonia arbustiva come “fiore per la Cina” perché «già molti secoli prima di Cristo, nella Cina imperiale, - come ha scritto Olga Buglak in un recente articolo su Agricoltura italiana online – la peonia era amata maniacalmente dall’imperatore, che la faceva raffigurare sulle preziose porcellane dell’epoca e pagava una fortuna a chiunque presentasse una nuova varietà». «Ancora oggi in Cina – aggiunge Olga Buglak – la peonia è considerata “regina dei fiori” e il fiore nazionale della Cina. Nella città di Luoyang, che fu a lungo capitale della Cina, la peonia è al centro di un festival che richiama ogni anno decine di migliaia di visitatori». Della peonia erbacea, già nota nell’antica Roma, diremo in un prossimo “Un fiore per” in relazione ad un’altra funzione.
Intanto, per chi volesse fare una full immersion nelle tante varietà di peonie cinesi, non solo arbustive, può visitare il parco del Centro Botanico Moutan di Vitorchiano nel periodo di fioritura, ossia in aprile e per certe specie anche in maggio.

redazione

[Foto di Giuseppe Cristiano da Wikipedia]

Stavolta l’implicito suggerimento arriva da una notizia e più precisamente da un comunicato di Coldiretti Toscana di un paio di giorni fa. Per il martedì grasso, al Carnevale di Viareggio, fa sapere l’organizzazione agricola, c’è stata una «pioggia di anemoni blu»: 5 mila bouquet preparati da Coldiretti di Lucca in collaborazione con i floricoltori versiliesi sono stati regalati al pubblico del «corso mascherato pomeridiano».
Una scelta di «austerità», quella di questo genere di pianta di cui fanno parte oltre 100 specie, «per denunciare le gravi difficoltà che il settore sta vivendo anche a causa dell’impennata dei costi del gasolio necessari per far funzionare i bruciatori che riscaldano le serre». «L’anemone è infattispiega Coldiretti – un fiore low-cost che permette ai produttori di risparmiare fino all’80% dei costi di gasolio rispetto ad altri fiori tipici coltivati in serra».
Una qualità indubbiamente degna di nota di questi tempi: ben venga “Un fiore per risparmiare gasolio”.

redazione

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