Arte Verde

Tornare nel proprio paese per dare espressione completa alla propria indole artistica, che mai l’aveva abbandonata, questo è stato il ritorno a Sydney di Jessica Watts. Da New York, dove aveva successo come art director nel mondo della pubblicità, l’artista ha deciso di tornare in Australia per concentrarsi a tempo pieno sulla sua arte. Con molto materiale proveniente dalla sua lunga carriera (libri d’epoca, vecchie schede di bingo e una serie di collage) ha iniziato così a dipingere ad olio, anche se la sua arte continua ad essere radicata nel collage, nell’amore del riutilizzo di qualcosa che ha avuto una precedente e diversa vita. La serie “Wallflower” trae ispirazione proprio dal suo tesoro di carte da parati: grazie a olio, smalto, acrilico e carta, corpi femminili prendono vita su sfondi floreali, tagliati alla perfezione per nascondere i segreti che racchiudono. Consapevolmente o meno, siamo così spinti ala ricerca di ciò che non c’è nel dipinto e vorremmo catturare quel qualcosa in più, che invece qui resta nascosto dai bouquet di tulipani, peonie e rose e dall’abilità artistica di Jessica Watts.

Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)

jessica watts

‏Lisa Waud è una designer di fiori che ha fatto della sua arte un vero e proprio lavoro con i suoi due studi situati nella zona industriale di Detroit. Oggi il suo progetto più famoso e ingegnoso è "Flower House", nato dall'idea di rivendicare le strutture abbandonate come piattaforme per lo sviluppo dell'arte. Nel centro di Detroit, in una strada molto trafficata, nascerà così una piccola oasi verde nel prossimo ottobre 2015: fioristi provenienti dagli Stati Uniti riempiranno sedici stanze con fiori (ben quattromila) e piante da interno. Chi valicherà la porta della casa, avrà dunque il privilegio di entrare in un'altra realtà, dimenticando il rumore della città e lasciandosi affascinare dai colori e dai profumi presenti su ogni parete. Ma il progetto non si fermerà all'estetica dei colori e alla riscoperta di una struttura abbandonata: alla fine dell'evento, la casa e le installazioni saranno rimosse in modo responsabile, cercando di riutilizzare il 75% dei materiali. Il terreno in cui ha avrà vita la "Flower House" sarà poi destinato alla creazione di un'azienda di produzione di fiori e di un centro design per l'attività commerciale dell'artista. Lisa Waud fa così rivivere una casa abbandonata inserendo in ogni sua fessura la vitalità dei fiori. La "Flower House" ha avuto un'anteprima, durante il primo week di maggio, proprio in una casa vicina vuota e qui l'esplosione di verde e di profumi ha anticipato l'evento di fine ottobre. Ciò che Lisa Waud spera di ottenere tramite la sua idea d'arte è anche di essere fonte di ispirazione per altri al fine di ripensare le strutture abbandonate e riutilizzarle in modo responsabile verso l'ambiente.

Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)

lisa waud

La fragilità a cui è quotidianamente sottoposto il nostro ecosistema è il soggetto artistico preferito da David Brooks, artista brasiliano che oggi vive e lavora a Brooklyn. Le sue sculture e installazioni hanno un forte impatto emotivo e visivo in quanto pongono una lente di ingrandimento su ciò che si trova, silenzionsamente, tutti i giorni sotto i nostri occhi: la relazione fra le nostre costruzioni artificiali e l’ambiente naturale. Uno dei più potenti esempi del suo genio artistico è sicuramente Preserved Forest: parte dell’esibizione Greater New York 2010 al MoMA PS1. Sfidando la relazione binaria fra natura e cultura, Brooks ha creato un’installazione per cui ha spruzzato venti tonnellate di cemento su un gruppo di alberi. L’artista ha così cercato di riprodurre una sezione della foresta pluviale amazzonica trapiantandola direttamente nella galleria d’arte. Durante la mostra gli alberi decadranno pian piano, sotto il peso del cemento, così come la natura viene ogni giorno oppressa dall’intervento umano. Una continua concatenazione che però, per Brooks, non vede necessariamente vincere l’opera umana su la forza intrinseca della natura.

Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)


david brooks

Arte che attinge dalla natura e che ad essa ritorna inesorabilmente: questa la formula che potrebbe descrivere al meglio l’arte di Martin Hill, artista inglese che dal 1992 si dedica alla creazione di sculture ambientali davvero particolari. Assieme all’artista Philippa Jones, Hill asseconda la natura in tutto e per tutto: le forme delle sue opere sono ispirate ad essa, così come i materiali con cui sono create provengono direttamente da essa. Le fotografie, note ormai in tutto il mondo, sono l’unica cosa che rimane di queste effimere, ma preziose sculture. Un cerchio perfetto è dunque ciò che Hill disegna nelle sue opere. Tutto ritorna alla natura e l’arte diventa così ispiratrice di un modello di vita alternativo. Forte sostenitore della necessità di un cambiamento verso un’economia sostenibile, l’artista lavora in luoghi selvaggi, quali spiagge desolate, camini vulcanici e montagne. Dal 2006 Hill è allo studio dei principi di sostenibilità e viaggia per conoscere studiosi e scienziati dell’economia sostenibile. Con Philippa Jones continua a esplorare tutto il mondo e a creare, scalando montagne e affrontando impervietà, incredibili sculture ambientali. 

 

 

 


 

Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)

Quando l’arte non ricrea un paesaggio fantastico o surreale, ma si dedica piuttosto alla rappresentazione reale del corso delle cose, allora ci spinge a un’interrogazione profonda di noi stessi, che in essa ci specchiamo. “Washed up” è proprio questo specchio in cui vediamo riflesso l’inquinamento causato dalla plastica nell’oceano e sulle rive di Sian Ka’an. Alejandro Duran è l’artista, nato a Città del Messico nel 1974 e che attualmente vive e lavora a Brookyn, che ha dato vita a questo incredibile lavoro sulla più grande riserva federalmente protetta del Messico. Sian Ka’an è infatti patrimonio mondiale dell’Unesco grazie a più di venti siti archeologici precolombiani e al fatto di essere la seconda barriera corallina costiera più grande del mondo. Qui purtroppo si vanta anche un altro triste primato: Sian Ka’an è un deposito di rifiuti a livello mondiale, plastica e molto altro convergono portati dalle correnti marine. La pazienza e l’arte di Alejandro hanno individuato rifiuti provenienti da ben cinquanta nazioni di sei continenti. E questi sono diventati delle vere e proprie opere d’arte capaci di porci degli interrogativi sul nostro irresponsabile consumismo. “Washed up” è un insieme di rifiuti sistemati come le onde dell’oceano potrebbero averli disposti o che prendono la forma di alghe, radici, fiumi o frutti per farci riflettere su quanto la plastica sia diventata parte integrante del paesaggio naturale. Alejandro Duras continua oggi ad esaminare il rapporto che si sta creando fra il mondo naturale e quello sovrasviluppato  attraverso la fotografia, le installazioni e video.

Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)

alejandro duras