Arte Verde

La pratica artistica di Zhu Ohmu, pseudonimo di Rose Wei, si basa, come lei stessa dichiara, sulla relazione fra natura e ambiente urbano. Un interesse particolare è rivolto alla cura delle piante da interni, capace, secondo lei, di far sorgere in ognuno un pensiero ecologico, utile verso la correzione dell'attuale situazione ambientale. Nel 2015 l'artista diventa ceramista autodidatta semplicemente sperimentando la lavorazione dell'argilla per vasi, volti a contenere la sua crescente collezione di piante da interni. Vista la popolarità delle ceramiche stampate in 3D, Zhu Ohmu decide di provare a vedere come sarebbero state le forme dei vasi se avesse copiato, con le sue mani, il modo in cui le bobine della stampante 3D si sovrappongono. Le forme emergono così in modo intuitivo, spesso spinte ai loro limiti strutturali. A differenza della macchina, l'artista scopre di essere in grado di rilevare il minimo cambiamento nelle proprietà del corpo argilloso, in diverse condizioni ambientali. Zhu Ohmu intende così celebrare la mano dell'artista nell'era dell'automazione, mettendo in evidenza il suo approccio unico alla plasticità e alla lavorabilità. La vita vegetale viene utilizzata dall'artista per riempire ed abbellire le crepe, le opere diventano poi veri e propri organismi viventi.
Interessanti anche i suoi contributi fotografici: la serie “dear andy (facultative mutualism)” esplora il rapporto reciproco in cui due specie interagenti beneficiano l'una dall'altra, ma restano indipendenti. Un tentativo di riconnettersi fisicamente con la terra: i corpi nudi si intersecano con la materia organica trovata nell'ambiente naturale. La serie è un omaggio alle opere effimere dell'artista inglese e ambientalista Andy Goldsworthy.

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

 

 

Il lavoro di Simone Webb rappresenta un mondo organico molto delicato, quasi malinconico: flora e fauna fioriscono e decadono nei suoi gesti pittorici. I petali galleggiano così in uno spazio placido, quasi a creare un limite fluido e labile fra forme solide e gassose. 
Le stampe e i lavori originali di Simone ci appaiono come dei mandala dove la bellezza dei fiori si giustappone in modo controllato ad un fondo sconfinato, spesso rimandandoci ad un'immagine dal cupo sapore, ma sempre elegante. 
L'intento dell'artista è quello di catturare un attimo fugace della natura e fermarlo, in modo da poterlo osservare in qualsiasi momento. Passato, presente e ambiguo futuro si fondono assieme per mettere in evidenza la bellezza della mondanità dei fiori, le cui immagini ci richiamano alla mente anche gli acquarelli di Pierre-Joseph Redouté, il “Raffaello dei fiori”.
 
simone webb, arte verde, fiori, floraviva
 
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

 
In occasione della mostra "Mercati dei fiori a Pescia" diADE adv ha ideato e realizzato un'installazione per il Mefit: questa si ispira agli String Garden, letteralmente Giardini Sospesi, che rappresentano una particolare tecnica di coltivazione, alternativa all'invasatura, ideata da Fedor Van der Valk, artista o, come ama definirsi lui, botanico che fa il designer. 
Gli String Garden sono la versione contemporanea del Kokedama, metodo di coltivazione utilizzato in Giappone già dal 1600. Proprio con questo stesso sguardo al presente e all'innovazione, ma senza rinunciare alla visione di un sapere che viene da lontano, Mefit offre con questa installazione la sua nuova idea di Mercato dei Fiori.
L'installazione a cura di diADE è stata realizzata con piante del Mefit: Fragole, Geranio, Lavanda, Olivo, Ortensia, Rose, Ruscus, Sundeville, Verbena e Tagete.
La mostra, allestita all'interno della Gipsoteca "Libero Andreotti" di Pescia, situata in Piazza del Palagio, 6, è curata da Claudia Massi, con la consulenza di Ezio Godoli e Lorenzo Mingardi, e restituisce ai visitatori un percorso di grande interesse tra le architetture dei luoghi nei quali è cresciuta e prosperata l’economia pesciatina, appunto i due mercati dei fiori.
Per la mostra è stato realizzato anche un catalogo a cura di Claudia Massi con contributi di Maurizio Ciampi, Lorenzo Mingardi, Francois Burkhardt, Francesco Gurrieri, Adolfo Natalini, Anna Maria Maraviglia, Hans Kollhoff e Ezio Godoli.
 
floraviva, mercati, fiori, palagio, pescia
 
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

 
«Il giardino è la parte più piccola del mondo e l'intero mondo allo stesso tempo» così Foucault in una delle sue citazioni meno note, ma non meno importanti. E proprio a questo pensiero si ispira la mostra “Jardins” in esposizione al Grand Palais di Parigi fino al 24 luglio 2017. 
Il giardino è stato esaminato a partire dalla sua essenziale definizione: uno spazio chiuso, una zona delimitata e architettata per essere una finestra sul mondo. Alle Galeries nationales del Grand Palais parigino troviamo così opere rappresentative di pittura, scultura, fotografia, disegno e film, ma anche installazioni sonore e olfattive, sul soggetto esclusivo della mostra: il giardino inteso sia come collezione botanica, che come costruzione artistica. Fragonard, Monet, Cézanne, Klimt, Picasso o Matisse: i più grandi artisti hanno celebrato il giardino, trasformandolo in base alla loro immaginazione e al loro talento. Il Grand Palais vuole rendere omaggio ai loro contributi attraverso questa passeggiata nel mondo dei giardini che richiama l'arrivo della primavera.
 
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testi di Anna Lazzerini

Una fervida immaginazione, a volte chimerica, e una forte padronanza dell’arte del bonsai: queste le due caratteristiche che danno vita all’arte di Takanori Aiba. Veri e propri micromondi di fronte ai quali ci sentiamo un po’ come Gulliver nel paese di Lilliput. Dettagliate architetture in miniatura che Aiba costruisce a partire da disegni che poi prendono forma grazie all’utilizzo di materiali semplici come rame, stucco, plastica, resina e terracotta. 
Dai rami dei bonsai partono balconi, ponti, torri e ogni tipo di riproduzione in piccola scala di edifici che potremmo trovare nel nostro mondo. L’arte di Aiba, che poggia, anche fisicamente, sull’antico sapere giapponese dei bonsai, intende così dare forma al rapporto tra uomo e natura attraverso capolavori in miniatura.
I dettagli sono così veritieri che potremmo pensare che Aiba si sia ispirato a qualcosa di realmente esistente, ma tutto, invece, è frutto della sua incredibile immaginazione che si intreccia perfettamente alle complesse abilità che servono a far crescere i bonsai.
 
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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini