Arte Verde
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- Scritto da AnneClaire Budin
Nell'opera di Maxime Rossi -artiste francese nato in 1980- l'ambiente non è solo sfondo ma attore protagonista di un racconto visivo e sensoriale.
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- Scritto da Andrea Vitali
L'artista statunitense Maya Kramer esplora il confine tra natura e artificio attraverso installazioni e sculture di grande impatto visivo e concettuale.
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- Scritto da Andrea Vitali
Un viaggio tra forme biomorfiche e colori surreali per esplorare il rapporto tra uomo e natura. Lipp trasforma piante e fiori in metafore di emozioni e connessioni primordiali.


L’universo artistico di Mevlana Lipp nasce da una fascinazione profonda per la natura, vissuta non solo come spazio fisico ma come un’estensione della coscienza umana. Cresciuto in un piccolo villaggio immerso nella foresta tedesca, Lipp ha interiorizzato il paesaggio naturale come parte integrante della propria esistenza, una dimensione emotiva e viscerale piuttosto che un soggetto da contemplare con distacco. Questo legame intimo con il mondo vegetale permea il suo lavoro, in cui piante e fiori diventano creature ibride, sospese tra realtà e immaginazione.

Dopo la formazione presso l’Accademia d’Arte di Düsseldorf, da cui si è laureato nel 2015, Lipp ha sviluppato un linguaggio artistico che unisce pittura, scultura e animazione. Le sue opere, spesso realizzate su pannelli lignei sagomati, presentano figure biomorfiche, ispirate a foglie, fiori, semi e radici, che si trasformano in simboli di connessioni e sensazioni ancestrali. L’uso del colore, sempre più sofisticato, passa dai toni fluorescenti delle prime creazioni a una tavolozza più calda e sfumata, in cui arancioni, rossi e viola si intrecciano con le sfumature verdi e blu, conferendo una nuova profondità emotiva ai soggetti raffigurati.

Lipp esplora il concetto di ibridazione tra il mondo naturale e quello artificiale, tra l’umano e il vegetale. Le sue forme vegetali non sono mai rappresentate in modo scientifico o realistico, bensì come entità astratte che evocano l’essenza delle piante piuttosto che la loro esatta conformazione. In questa metamorfosi, le piante diventano specchi dell’animo umano, veicoli di emozioni e stati d’animo: la solitudine, il desiderio, la sensualità, la paura. Tuttavia, a differenza degli esseri umani, i vegetali si relazionano tra loro in un modo istintivo, privo di barriere culturali o sociali, toccandosi e intrecciandosi senza inibizioni.


Nelle sue mostre più recenti, tra cui Vista a Capsule Venice, Lipp introduce nuovi elementi nella sua ricerca formale e concettuale. L’inserimento di barre metalliche, ispirate alle inferriate veneziane, crea un contrasto tra la rigidità geometrica e le forme sinuose delle piante, suggerendo un dialogo tra costrizione e libertà, tra natura e spazio urbano. Le sue opere non solo riflettono sulla bellezza enigmatica del mondo vegetale, ma pongono domande più ampie sul rapporto dell’essere umano con la natura e su come questa possa offrire un rifugio e una via di riconciliazione con il proprio io interiore.

Lipp è rappresentato in Cina e in Italia dalla galleria Capsule, fondata da Enrico Polato nel 2016, con sedi a Shanghai e, dal 2024, a Venezia. La galleria partecipa a fiere internazionali come Frieze New York, Art Basel Hong Kong e Artissima Torino, promuovendo artisti emergenti che esplorano nuove connessioni tra arte, cultura e natura.

Dal 6 al 9 febbraio, Capsule sarà presente ad Artefiera Bologna.
Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Falls sviluppa un linguaggio visivo che combina tecniche pittoriche e fotografiche, indagando temi come il trascorrere del tempo e la connessione con l’ambiente naturale.

Sam Falls crea un dialogo unico tra natura e tempo, utilizzando materiali organici e processi atmosferici come strumenti principali del suo lavoro. Le sue opere nascono spesso all’aperto, dove elementi naturali come foglie, fiori e rami vengono disposti su tele insieme a pigmenti reattivi. L’interazione con pioggia, sole e vento imprime sulla tela segni irripetibili, catturando non solo l’essenza di un luogo ma anche la sua temporaneità.
Questa metodologia, basata sulla collaborazione con gli elementi naturali, rende le opere di Falls una celebrazione della ciclicità della vita e un richiamo alla fragilità del nostro ecosistema. Ogni creazione diventa una testimonianza della relazione complessa tra uomo e ambiente, in cui il gesto artistico si unisce al processo naturale.
Nelle sue opere più recenti, Falls amplia il suo vocabolario visivo incorporando figure umane e forme scheletriche, suggerendo un legame tra la caducità dell’uomo e quella del mondo naturale. Costole, mani e altre strutture corporee si fondono con foglie e tessuti, creando composizioni che richiamano il memento mori, ma anche la rinascita e la continuità. L’uso della ceramica, con foglie impresse nell’argilla, arricchisce ulteriormente il suo lavoro, offrendo un dialogo tra materia organica e minerale.
Le opere di Falls si distinguono per la loro capacità di trasformare la semplicità dei materiali naturali in narrazioni complesse e simboliche. Ogni dettaglio, dal pigmento sfumato alle forme vegetali, racconta una storia di connessione e interdipendenza tra tutti gli esseri viventi.
Al centro del lavoro di Falls c’è una riflessione sulla spiritualità laica della natura, che invita l’osservatore a un dialogo intimo con il mondo che ci circonda. L’artista non solo rappresenta la natura, ma la rende parte integrante del processo creativo, proponendo una visione del mondo in cui arte e ambiente non sono distinti, ma profondamente interconnessi.
In un’epoca segnata dalla crisi climatica, le opere di Falls offrono una prospettiva unica e urgente. Ogni tela o scultura diventa un atto di memoria e consapevolezza, ricordando che il nostro legame con la natura è sia un privilegio che una responsabilità.



Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Naminapu Maymuru-White, artista senior Yolŋu, fonde tradizione e innovazione nei suoi lavori che raccontano il legame tra cielo e terra. Protagonista alla Biennale di Venezia 2024.
Naminapu Maymuru-White è un'artista senior della comunità Yolŋu, appartenente al clan Maŋgalili del nord-est di Arnhem Land, Australia. Nata nel 1952 a Djarrakpi, ha iniziato il suo percorso artistico da bambina, osservando il padre e lo zio dipingere i miny’tji, i disegni sacri del suo clan. Tra i primi membri della sua comunità a ricevere una formazione artistica tradizionale, ha reinterpretato questi disegni sacri con uno stile innovativo, mantenendo vivo il legame con la spiritualità ancestrale.

La pratica artistica di Maymuru-White si sviluppa attraverso varie tecniche, dalla pittura su corteccia all’intaglio, dal batik alla stampa, utilizzando pigmenti naturali come l'ocra bianca. I suoi lavori, estremamente dettagliati, sono realizzati con strumenti tradizionali come il marwat, un pennello di capelli umani, e raccontano il Milŋiyawuy, il fiume celeste che simboleggia la Via Lattea e il fiume terrestre. Questo tema centrale rappresenta la convergenza tra i regni fisico e spirituale, creando un dialogo tra generazioni e spazi cosmici.

I dipinti su corteccia di Maymuru-White mostrano intricati intrecci di stelle e fiumi che catturano l'energia della natura e della spiritualità. Ogni stella nei suoi dipinti simboleggia le anime del passato, del presente e del futuro, unendo simbolicamente la vita e la morte in un ciclo eterno. Questa visione cosmica rende i suoi lavori universali, pur rimanendo ancorati alla cultura Yolŋu.

Nel corso della sua carriera, Maymuru-White ha esposto in importanti mostre nazionali e internazionali. Nel 2024, rappresenta l'Australia alla Biennale di Venezia con opere che esplorano il concetto di "Stranieri Ovunque," portando la prospettiva Yolŋu su scala globale. La sua partecipazione, accompagnata dal nipote Ŋalakan, sottolinea l'importanza della trasmissione intergenerazionale delle tradizioni.

La sua arte non è solo un mezzo di espressione, ma un atto di resistenza culturale. Sin dagli anni '60, i disegni miny’tji sono stati utilizzati per sostenere le rivendicazioni territoriali degli Yolŋu, come nel caso delle storiche Bark Petitions. Maymuru-White continua questa tradizione, dimostrando come l’arte possa essere uno strumento potente per la giustizia sociale e la conservazione culturale.

Oltre al suo lavoro artistico, Maymuru-White ha contribuito alla comunità di Yirrkala come educatrice e curatrice presso il Buku-Larrŋgay Arts Centre. Grazie al suo impegno, molte opere d'arte Yolŋu sono state incluse in collezioni museali di rilievo, diffondendo la cultura del suo popolo nel mondo.

L'arte di Naminapu Maymuru-White è un viaggio tra passato e futuro, tra sacro e profano. Attraverso la sua pratica, gli spettatori sono invitati a riflettere sul significato della connessione tra l'umanità e l'universo. Alla Biennale di Venezia, il suo messaggio si estende oltre i confini culturali, portando una prospettiva unica e potente sull'interconnessione globale.
Arte Verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin




