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Il 31 luglio all’assemblea del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia l’annuncio dell’avvenuta costituzione della società che gestirà il futuro Laboratorio di autocontrollo fitosanitario: ne fanno parte AVI e le tre associazioni agricole, nel cda anche il Presidente del Distretto Ferrini. In preparazione una visita al Distretto del Ministro dell’agricoltura Lollobrigida dopo il varo della nuova legge sul florovivaismo. Convenzione con l’Istituto professionale “De Franceschi-Pacinotti” per preparare gli studenti all’ingresso nei vivai. Ferrini ha aggiornato l’assemblea anche sul percorso progettuale per il riuso delle acque reflue depurate di San Colombano e si è espresso sulle perplessità sollevate in assemblea sull’iniziativa “Green Valley” di Confcommercio Pistoia-Prato.
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Il mondo dell’agricoltura sta subendo degli importanti cambiamenti trasformativi con l’avvento dell’intelligenza artificiale (AI).
Mentre la tecnologia continua ad avanzare, tutti i settori produttivi primari vengono interessati e anche il settore vivaistico ha adottato soluzioni basate sull’intelligenza artificiale per migliorare la produttività, ottimizzare l’allocazione delle risorse e migliorare l’efficienza complessiva. Sfruttando il potere dell’intelligenza artificiale, i vivai possono migliorare e, in alcuni casi, rivoluzionare le loro operazioni, ottenere pratiche sostenibili e garantire una crescita sana delle piante risultando così sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico.
È indubbio che fra le tante sfide che il settore deve affrontare ci sono anche quelle legate ai costi della manodopera e dei fattori di produzione agricoli e, in tempi recenti, sono state introdotte tecnologie di rilevamento e automazione per ridurre il fabbisogno di manodopera e garantire operazioni di gestione efficienti. Queste includono le applicazioni di sensori, l’intelligenza artificiale (AI), l’apprendimento automatico (ML), l’Internet of things (IOT), cioè la rete di oggetti fisici che hanno sensori, software e altre tecnologie integrate allo scopo di connettere e scambiare dati con altri dispositivi e sistemi su Internet. Questi dispositivi vanno dai normali oggetti utilizzati nel vivaio ai sofisticati strumenti di gestione della produzione anche agricola.
Alcune tecnologie avanzate, tra cui fotocamere 3D, modelli avanzati di deep learning, edge computing, identificazione a radiofrequenza (RFID) e robotica integrata utilizzata per altri sistemi di ritaglio, evidenziano potenziali prospettive di utilizzo anche nel nostro settore e non c’è dubbio che l’intelligenza artificiale e le tecnologie robotiche sono fondamentali per la produzione vivaistica. L’adattamento di queste tecnologie innovative attuali e future andrà a vantaggio dei coltivatori che lavorano per una produzione sostenibile.
Ci sono quindi delle sfide che si pongono davanti al futuro della coltivazione di ciò che, non ci scordiamo, è già indispensabile, ma lo diventerà ancor più in futuro, per garantire una buona qualità delle nostre vite, soprattutto per coloro che vivono in ambienti fortemente urbanizzati.
Una delle sfide significative affrontate dai vivai è l’efficiente allocazione delle risorse. I sistemi basati sull’intelligenza artificiale possono analizzare grandi quantità di dati, comprese le condizioni ambientali storiche e in tempo reale, i modelli di crescita delle piante e le richieste del mercato. Questo approccio basato sui dati consente ai vivai di prendere decisioni informate in merito all’allocazione delle risorse, come acqua, fertilizzanti e spazio. Gli algoritmi di apprendimento automatico possono ottimizzare i programmi di gestione degli apporti irrigui, garantendo che le piante ricevano acqua adeguata senza sprechi. Riducendo al minimo il consumo di risorse, i vivai possono ridurre i costi, conservare le risorse naturali e migliorare la sostenibilità.
Le tecnologie di intelligenza artificiale consentono ai vivai di ottimizzare anche le strategie di impianto e selezionare specie di piante adatte per ambienti specifici. Gli algoritmi di apprendimento automatico possono analizzare fattori ambientali come temperatura, umidità, qualità del suolo e condizioni di luce per prevedere tempi di semina ottimali. Queste informazioni aiutano i vivai a pianificare le loro operazioni in modo più efficace, assicurando che le piante vengano introdotte in condizioni di crescita ideali. Inoltre, gli algoritmi di intelligenza artificiale possono consigliare specie vegetali in base a fattori ambientali, richieste del mercato e preferenze dei consumatori. Questa selezione intelligente delle specie garantisce che i vivai coltivino piante adatte a prosperare nei loro mercati di riferimento.
La diagnosi precoce delle malattie delle piante è fondamentale per prevenirne la diffusione e ridurre al minimo le perdite di raccolto. L’intelligenza artificiale, in particolare la tecnologia di visione artificiale, ha mostrato un grande potenziale nell’automazione del rilevamento delle malattie nei vivai. Analizzando le immagini del fogliame delle piante, gli algoritmi di intelligenza artificiale possono identificare i sintomi di malattie, come scolorimento, lesioni o infestazioni di parassiti. La diagnosi precoce delle malattie consente ai vivai di agire tempestivamente, attuare misure di controllo efficaci e prevenire l’ulteriore diffusione di agenti patogeni. Questo approccio proattivo non solo consente di risparmiare risorse preziose, ma garantisce anche la salute e la qualità del vivaio.
L’uso dell’intelligenza artificiale non è importante solo per la gestione delle pratiche prettamente agricole, ma può fornire un notevole aiuto anche, ad esempio, nella gestione dell’inventario che è un aspetto critico delle operazioni vivaistiche. I sistemi basati sull’intelligenza artificiale possono semplificare la gestione dell’inventario monitorando i livelli delle scorte degli impianti, monitorando i tassi di crescita e prevedendo le tendenze delle vendite. Analizzando i dati storici sulle vendite e i modelli di domanda del mercato, gli algoritmi di AI possono ottimizzare i livelli di inventario, prevenendo scorte eccessive o carenze. Questo approccio intelligente alla gestio- ne dell’inventario aiuta i vivai a ridurre gli sprechi, minimizzare i costi e migliorare la redditività complessiva.
In conclusione, l’uso dell’intelligenza artificiale nel settore della gestione vivaistica ha un immenso potenziale per trasformare il settore. Sfruttando le tecnologie AI, i vivai possono ottimizzare l’allocazione delle risorse, migliorare le strategie di semina, automatizzare il rilevamento delle malattie e semplificare la gestione dell’inventario. Questi progressi non solo migliorano la produttività e l’efficienza, ma contribuiscono anche a pratiche di coltivazione sostenibili.
Non solo, con l’IA, i vivaisti possono soddisfare meglio le esigenze dei consumatori, adattarsi ai cambiamenti del mercato e contribuire a creare ambienti più belli e rigogliosi con piante ornamentali di alta qualità. L’integrazione dell’IA nel settore del vivaismo ornamentale rappresenta quindi una sfida entusiasmante e un’opportunità per creare un futuro più innovativo, sostenibile ed efficiente per l’industria delle piante ornamentali e, mentre l’intelligenza artificiale continua ad evolversi, i vivai possono abbracciarne i vantaggi per garantire una crescita sana delle piante, ottenere rese migliori e soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione. L’integrazione dell’IA nella gestione vivaistica sta senza dubbio aprendo la strada a un futuro più innovativo e sostenibile in agricoltura.
Prof. Francesco Ferrini
ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Firenze
presidente del Distretto Rurale Vivaistico-Ornamentale di Pistoia
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Lo dichiara NVWA (Agenzia per la sicurezza alimentare e dei consumatori Olandese) che aumenta le ispezioni per la Mandevilla destinata al Regno Unito a causa della presenza della (Bemisia tabaci).
Il Regno Unito ha riscontrato un aumento significativo della presenza della tabakswittevlieg (Bemisia tabaci) sulle Mandevilla (Dipladenia) provenienti dai Paesi Bassi durante il primo semestre dell'anno. Mentre nel primo semestre del 2022 questo organismo è stato individuato 8 volte, quest'anno è stato trovato ben 21 volte, nonostante il numero di spedizioni di Mandevilla nel 2023 sia diminuito rispetto all'anno scorso. Di conseguenza, l'NVWA (Agenzia per la sicurezza alimentare e dei consumatori Olandese) ha deciso, in accordo con i servizi di ispezione, di intensificare le ispezioni sulle varietà di Mandevilla a partire dall'11 luglio 2023.
La (Bemisia tabaci) è considerato un organismo in quarantena nel Regno Unito, con una tolleranza zero. Le spedizioni in cui viene individuato questo organismo non sono ammesse nel Regno Unito. Il Regno Unito effettuerà ispezioni approfondite per individuare la presenza della (Bemisia tabaci) e ad agosto i britannici faranno un'ispezione nei Paesi Bassi per valutare la situazione.
Secondo l'NVWA è compito dell'esportatore assicurarsi che le piante e i prodotti vegetali soddisfino i requisiti di importazione del paese di destinazione.
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Una valutazione dello stato di salute della filiera vivaistica toscana e in particolare del distretto ornamentale di Pistoia, alle prese con la transizione ecologica, del prof. Nicese dell’Università di Firenze dopo il suo intervento alla Conferenza regionale dell’agricoltura del 22 giugno. Nicese riscontra un più diffuso uso del Miscanthus al posto del glifosate in vasetteria e un processo ben avviato di riconversione in direzione dell’agroecologia. Sempre più trappole per il controllo biologico degli insetti, ma è necessaria gradualità su questo fronte vista l’ampia gamma di specie presenti nei vivai.
Sottovalutazione da parte dell’opinione pubblica, sia in termini quantitativi che qualitativi, della leadership e del livello di innovazione produttiva raggiunti. Forte concentrazione territoriale e spiccata vocazione all’export, con oltre il 50% del fatturato legato a vendite di piante fuori dai confini nazionali.
Sono questi, in estrema sintesi, i tratti distintivi della filiera vivaistica toscana e in particolare del suo polo leader, il Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, messi in evidenza dal prof. Francesco Paolo Nicese, docente di Coltivazioni arboree e di Tecnica Vivaistica presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze, il 22 giugno scorso nel suo intervento alla tavola rotonda sul tema “Le produzioni agricole della Toscana e lo sviluppo delle filiere” della Quarta Conferenza regionale dell’agricoltura. Un distretto, quello vivaistico ornamentale pistoiese, che si accinge ad affrontare la principale sfida attuale per tutti gli agricoltori: la transizione ecologica, cioè verso un modello produttivo sempre più eco-compatibile, senza però abbassare qualità, competitività e primato sui mercati.
Floraviva ha sentito il prof. Nicese dopo il suo intervento, incentrato come tutta la Conferenza regionale sulla prospettiva dello sviluppo della filiera vivaistica «in un’ottica di incremento della sostenibilità», cercando di approfondire alcuni dei temi toccati. Francesco Nicese, ribadito che «mentre gli abitanti della nostra regione sono consapevoli del peso e ruolo di viticoltura e olivicoltura, non vale lo stesso per il ruolo del vivaismo ornamentale in cui la Toscana è leader soprattutto grazie al Distretto vivaistico di Pistoia», ha così sintetizzato la sfida dell’eco-sostenibilità per il nostro vivaismo: «tenere lo stesso livello qualitativo raggiunto cercando di ottimizzare al massimo l’impiego delle risorse».
Sì, perché come spiegato anche nella relazione, «si tratta di una realtà produttiva abbastanza straordinaria» e «il livello qualitativo delle produzioni è top», al punto da rappresentare «uno standard in Italia e non solo». Il settore, ha detto Nicese, ha portato avanti negli ultimi anni un notevole «processo di ammodernamento» abbracciando le strade dell’innovazione. E in molti vivai c’è un livello molto avanzato di controllo tecnologico delle produzioni, con ad esempio casi di gestione dell’irrigazione a distanza tramite cellulare. In tale qualità e innovazione stanno le ragioni del successo dei prodotti vivaistici pistoiesi sui mercati esteri. Adesso, anche nel percorso verso un ulteriore grado di eco-sostenibilità, «il gioco è mantenere tutto questo, perché non è possibile rinunciare a tali livelli qualitativi se si vogliono conservare le quote di mercato e di esportazione raggiunte».
A che punto è di preciso il vivaismo ornamentale della Toscana e di Pistoia sul fronte della transizione ecologica, prof. Nicese?
«Non mi azzardo a lanciarmi in percentuali senza dati confortati da ricerche serie. Sicuramente però una riduzione c’è stata. Questo lo vedo visitando i vivai. Ad esempio le ultime visite per motivi didattici e di ricerca le ho fatte la settimana scorsa: sono entrato in due vivai che non conoscevo, di vasetteria, e sulla superficie dei vasi ho visto il Miscanthus, quel prodotto organico che viene utilizzato per il controllo delle malerbe, che va in sostituzione del famoso glifosato. Il Miscanthus si è molto diffuso nel distretto. Quindi anche solo questo basterebbe a dire che passi avanti ne sono stati fatti».
Altri fronti di miglioramento riscontrati?
«Nei substrati per la vasetteria già da qualche anno si assiste a una progressiva riduzione dell’uso della torba, i cui costi ambientali in termini di emissione di CO2 sono molto elevati, grazie all’impiego di altre matrici organiche, per lo più derivanti da altri settori produttivi nei quali tali matrici rappresentano scarti o sottoprodotti (ad es. cocco, fibra di legno), in una logica, molto positiva, di riutilizzo delle risorse. Sulla questione della nutrizione e quindi della fertilizzazione probabilmente ci sono margini di sviluppo e bisognerebbe ritornare, dove possibile, verso una matrice più organica di fertilizzazione. Ma in generale va bene. Sulla difesa poco so, però vedo che c’è attenzione. Comunque al momento eviterei di parlare di vivaismo biologico, ma piuttosto di un vivaismo che si muove in una direzione agroecologica. È già nei fatti. E lo sarà ancora di più per forza di cose. Perché poi si coniuga con la sostenibilità. Sono due cosette che praticamente vanno a braccetto. Questa è la direzione e sono abbastanza ottimista».
A proposito di sorveglianza fitosanitaria, è vero che nel vivaismo ornamentale è più necessaria che in altri comparti una gradualità nel passaggio al controllo biologico, reso molto complesso dall’enorme quantità di specie da controllare?
«Sempre nelle mie visite a giro per i vivai sto vedendo molte trappole per il controllo biologico degli insetti. Cosa che non esisteva nel passato. Anche questo sicuramente va nella direzione di un maggiore rispetto dell’ambiente. Resta un po’ tutta la questione delle batteriosi e degli attacchi fungini: quelli sono più complicati, ma anche lì, attenzione, ci sono delle iniziative. E in un caso stiamo cercando di fare una proposta anche a livello europeo per l’impiego di biostimolanti che, più che allo sviluppo della pianta in senso quantitativo, siano in grado di irrobustire le piante in coltivazione in modo tale che possano, non dico autodifendersi, ma consentire di ridurre moltissimo altri prodotti. Questa è una prospettiva che mi piacerebbe portare avanti, perché ho avuto degli incontri con dei colleghi europei che ci stanno lavorando».
Scusi se insisto: è una richiesta logica dei vivaisti quella di una gradualità nell’applicazione del controllo biologico, viste le difficoltà di applicazione di certi metodi legate al numero così alto di specie di piante nei vivai?
«Sì, anche questa è una peculiarità del vivaismo ornamentale. Non c’è azienda che non abbia in catalogo, pensiamo a un’azienda dalla media dimensione in su, almeno 200 o 250 fra specie e varietà. Le grandi aziende, non ne parliamo, non lo sanno neanche loro quante varietà hanno. E quindi fare un controllo del tutto biologico efficace su tutte le specie per tutte le stagioni dell’anno, mamma mia…».
… ci vuol tempo?
«Ci vuol tempo e vediamo fin dove si arriva. Ma il meccanismo è sicuramente avviato. C’è però bisogno di una gradualità. Su questo io sono totalmente dalla parte dei produttori. Lei pensi al vivaismo viticolo: chi fa vivaismo viticolo ha Vitis vinifera. Fine della storia. No, non è vero. Ha anche i portinnesti americani, ma insomma sono sempre Vitis. Hanno 4, 5 specie diverse del genere Vitis».
Quindi i parassiti sono meno?
«Più che altro sono specifici, per cui tu sai che c’è una lista x di parassiti da gestire per quella specie. Ma quando nel tuo vivaio hai cose che vanno dalle oleacee alle fagacee, alle simarubacee, alle conifere, in una lista sterminata di specie. Ci sono valanghe di famiglie botaniche nei vivai pistoiesi. Quindi è effettivamente complicato. Se viene chiesto ai vivaisti di muoversi in questa direzione io sono d’accordo, ma ribadisco che c’è bisogno di tempo e di una gradualità».
Ma il prof. Nicese ha voluto mettere in evidenza, in conclusione, anche un altro aspetto importante per lo sviluppo del vivaismo: «l’incrocio di informazioni scientifiche, soprattutto a livello europeo, è fondamentale. Dovremmo, e questa è una critica che faccio anche a me stesso, fare più incontri e più scambi di informazioni a livello di ricerca e di confronto e trasferimento nelle rispettive filiere».
L.S.