Filiera della canapa
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Intervista a Niccolò Mazzoni, fondatore di Widora e creatore della fiera-mercato “Firenze canapa”, a cui sono accorsi almeno 3 mila visitatori tra il 10 e l’11 novembre. Mazzoni «in un anno hanno iniziato a coltivare canapa altre 700 aziende agricole, ma c’è spazio per ulteriori coltivazioni, perché la domanda e alta e la canapa può sostituire la plastica in tutto». Tra le curiosità in rampa di lancio, una cannabis wedding planner.
Tra il 10 e l’11 novembre alla Fortezza da Basso fiorentina si è svolta la fiera “Firenze canapa”, prima manifestazione in città dedicata alla filiera delle piante di cannabis legali: dalla coltivazione fino ai molteplici prodotti che se ne ricavano. Alla fiera, hanno fatto sapere alla stampa gli organizzatori, sono accorsi oltre 3 mila visitatori, attratti dalle infiorescenze, dai cosmetici, dai prodotti alimentari, fra cui olio e pasta, e anche dai capi di abbigliamento a base di canapa. In tutto una cinquantina di stand di espositori provenienti da varie parti d’Italia e specializzati in differenti comparti della filiera, ciascuno con peculiari strategie di commercializzazione, a volte anche ingegnose. Come nel caso di un’azienda milanese con coltivazioni in Piemonte che sfrutta le sinestesie percettive per vendere infiorescenze di cannabis legali, abbinando a ciascuna varietà di erba una specifica canzone.
Ecco che cosa ha detto a Floraviva Niccolò Mazzoni, fondatore di Widora e creatore di “Firenze canapa”, durante la prima giornata della manifestazione.
Un’introduzione a questa fiera: che cosa esponete?
«Abbiamo deciso di concentrare l’attenzione del sistema canapa e del mercato sul prodotto italiano. Infatti qua in fiera si trovano solo prodotti coltivati e fatti in Italia. Quindi abbiamo cercato di valorizzare tutto ciò che è il made in Italy correlato alla canapa: dal biotessile, alle farine…».
...tutta la filiera?
«Tutta la filiera… e i vari altri estratti, ovvero oli, semi, vino, birra e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo anche esponenti al nostro stand che stanno facendo dei lavori molto interessanti con pazienti con varie patologie con estratti di cannabinoidi…».
…si tratta solo di piante con basso contenuto di Thc, per le quali si possono commercializzare le infiorescenze, solo di queste stiamo parlando?
«Al momento qua non c’è cannabis ad uso terapeutico, abbiamo solo la sativa, ovvero quella che rientra…».
…quella terapeutica chi la tratta?
«Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare [di Firenze]. Comunque qui abbiamo tutti derivati di piante entro lo 0,2 di Thc, che è il parametro vigente adesso, con varie percentuali di Cbd, che è questo cannabinoide che dà rilassatezza, essendo un miorilassante, ovvero non è psicoattivo, non dà assuefazione, ma dà solo un effetto rilassante ai muscoli. Quindi i suoi estratti, ad esempio l’olio, viene usato dagli sportivi dopo l’attività fisica per recuperare l’acido lattico».
Quale è l’obiettivo della fiera?
«Volevamo fare un focus a Firenze per informare la cittadinanza, ma anche a livello nazionale, che di questa pianta non si muore, sostanzialmente. I nostri nonni l’hanno coltivata fino al 1944 facendo di tutto e di più. Visto che l’America è stata il Paese che ce l’ha negata rendendola illegale e adesso la sta legalizzando, speriamo che anche noi riusciamo ad aprire gli occhi».
Dal suo punto di vista privilegiato mi può dire se è vero che c’è bisogno di più produzioni di canapa, che c’è una domanda e che gli ettari coltivati a canapa non sono ancora sufficienti?
«Teniamo conto che quest’anno Coldiretti ha registrato 700 iscritti in più, cioè 700 nuove aziende agricole atte alla produzione di canapa: 700 in un anno. Quindi le proiezioni da ora a 5/6 anni sono numeri che possono solamente crescere, perché se torneremo ad essere esportatori come lo sono stati i nostri nonni, quando dopo la Russia eravamo noi a esportare canapa nel mondo, avremo la possibilità di rilanciare un bel settore, un bell’indotto economico e fare un bel business».
E, al di là della produzione, a livello commerciale c’è spazio per nuovi negozi nelle varie filiere di sottoprodotti della canapa?
«Sulle varie filiere assolutamente sì. Stanno nascendo tanti negozi che rivendono infiorescenze ed estratti. Ma nulla vieta di aprire un ristorante che faccia interamente uso di prodotti con Cbd o farine di canapa o altri nuovi sistemi basati sulla canapa. Tra gli espositori c’è un’azienda che fa solo esclusivamente tessile in canapa. C’è una signora che partirà con le prime nozze di canapa, cioè una wedding planner che farà dall’invito al vestito al cibo solo interamente a base di canapa».
Perché parlate di “nuovo rinascimento”, solo perché siete a Firenze, culla rinascimentale?
«Perché ci dobbiamo basare su questa pianta per andare avanti a livello globale. Tutta la plastica ormai ci sta invadendo: oceani, spiagge, terreni. La canapa risolve tutto…».
…sostituirà la plastica in molte cose?
«Può sostituire tutto».
Qualche esempio di prodotti plastica che potrebbero essere sostituiti da prodotti derivati dalla canapa?
«Stampaggi plastici: bicchierini, posate. Tutto ciò che è stampato in plastica si può stampare in Emp, che è il tritato … ed è tutto biodegradabile».
Questo è molto d’attualità perché la plastica sarà gradualmente eliminata, almeno in Europa…
«…la plastica usa e getta non ci sarà più, per fortuna. Ma, ripeto, le lobby del petrolio hanno imposto che la plastica la facesse da padrone decenni. Adesso basta».
Quindi la canapa è ecologica?
«E’ il nuovo rinascimento».
Storicamente la Toscana era un grande produttore di canapa…
«… anche adesso…».
…quanto ha pesato ciò nelle sue scelte?
«Ho avuto un forte riscontro da tutte quelle imprese agricole che in Toscana si sono ritrovate un evento sotto casa. Tantissimi agricoltori o ragazzi che avevano i campi del nonno hanno adibito il campo adesso a coltivazioni di canapa. Diciamo che le regioni che hanno dato una risposta maggiore sono state Lazio, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia».
Quindi non solo aziende toscane.
«Sì, però della Toscana abbiamo 4 o 5 rappresentanti».
Redazione Floraviva
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Diana Theodoli Pallini presenta, al Canapa Forum di Milano, il marchio di qualità “Fiore di canapa italiano” quale depositario del disciplinare di produzione delle infiorescenze di canapa. Ricorda che c’è ancora molto da fare in termini di valorizzazione della filiera e di uno sviluppo equilibrato. Per questo -continua Diana Theodoli Pallini- serve lavorare su tre aspetti: “organizzare ed aggregare la filiera attraverso la riattivazione del tavolo di filiera della canapa istituito dal Mipaaft, definire un piano di settore; nonché inserire la cannabis sativa L. nell’elenco delle piante officinali che dovrà essere definito a breve in attuazione del D.LGS. 75/2018 e dare certezza alle aziende agricole che hanno intrapreso la coltivazione di canapa su tutte le nuove filiere che si stanno sviluppando”.
«La canapa è una coltura che si coniuga pienamente con i nuovi concetti di bioeconomia circolare e alto valore ambientale; è funzionale alla lotta al consumo di suolo ed alla perdita di biodiversità e offre all’agricoltore una valida alternativa produttiva, soprattutto in alcuni territori del nostro Paese, a partire dalle aree del Centro-Sud Italia. Dagli alimenti ai cosmetici fino al florovivaismo, dai semilavorati per le industrie e le attività artigianali alle fibre naturali destinate alla bioingegneria e alla bioedilizia, dal materiale per la fitodepurazione alla bonifica di siti inquinati». Lo ha detto Diana Theodoli Pallini, componente della giunta di Confagricoltura, intervenendo il 27 ottobre al Canapa Forum 2018 di Milano, organizzato da Federcanapa. «Il nuovo e crescente interesse per questa coltura - ha sottolineato la dirigente di Confagricoltura - è dovuto fondamentalmente all’aumento della richiesta di alimenti caratterizzati da proprietà salutistiche, che possano fornire sostanze nutritive. La canapa risponde pienamente alle nuove esigenze dei consumatori in tema di salute e benessere, con il suo alto valore nutraceutico con riferimento ai semi (oli, farine e trasformati) e ai fiori. «Crediamo che nei semi e nei fiori di canapa ci sia un capitale ancora tutto da valorizzare. Per questo - ha proseguito la dirigente di Confagricoltura - abbiamo lavorato in questi mesi per mettere a disposizione delle imprese "Il disciplinare di produzione delle infiorescenze di canapa" di cui oggi, con soddisfazione, presentiamo il marchio "Fiore di canapa italiano" che identificherà la produzione italiana; un marchio che mette al centro la qualità e la tracciabilità del prodotto nell'interesse del consumatore e della filiera di produzione e trasformazione». Continua poi Diana Theodoli Pallini «Riteniamo che questi risultati importanti siano stati possibili grazie alla L. 242 del dicembre 2016, che seppur con alcuni limiti, ha saputo dare nuovo impulso alla canapa. C'è sicuramente ancora molto da fare per arrivare ad uno sviluppo equilibrato e dalle basi solide della coltura. Riteniamo fondamentale lavorare su tre aspetti: organizzare ed aggregare la filiera attraverso la riattivazione del tavolo di filiera della canapa istituito dal Mipaaft, definire un piano di settore; nonché inserire la cannabis sativa L. nell’elenco delle piante officinali che dovrà essere definito a breve in attuazione del D.LGS. 75/2018. Il nostro obiettivo rimane quello di dare certezza alle aziende agricole che hanno intrapreso la coltivazione di canapa su tutte le nuove filiere che si stanno sviluppando». «E su quest’ultimo aspetto – ha concluso la componente della giunta di Confagricoltura - è sempre più urgente un intervento coordinato tra le varie amministrazioni interessate alla materia, al fine di fornire indicazioni omogenee e rispondenti il più possibile agli obiettivi della legge, che siano in grado da una parte di regolamentare il mercato delle infiorescenze di canapa, inquadrandole in una cornice giuridica definita e rispettosa delle esigenze di tutela dell’ordine pubblico e della salute del consumatore, e dall’altra di non creare inutili ostacoli ad un settore che ha forti potenzialità».
La redazione
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Nonostante l'aumento dei terreni coltivati (che nel giro degli ultimi cinque anni sono decuplicati) e il moltiplicarsi delle esperienze innovative nel settore, la canapa rischia di vedersi chiudere molte porte a causa della grave carenza di sementi e la stretta dipendenza dalle aziende sementiere estere.
Nel giro degli ultimi cinque anni il settore della canapa ha visto aumentare di dieci volte i terreni coltivati, passando dai 400 ettari del 2013 ai 4.000 stimati per il 2018. Ma se nelle campagne si moltiplicano le esperienze innovative, con centinaia di nuove aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di canapa (dato Coldiretti) indirizzate soprattutto al settore della cannabis light (vedi nostro articolo), resta ancora il problema della carenza di sementi.
A informarci è proprio il resoconto dell’ultima assemblea dei soci di Federcanapa: l'eccessiva dipendenza dalle ditte sementiere estere, soprattutto francesi, riduce drasticamente il numero di sementi disponibili. Chi resiste sono soltanto le piccole filiere con i prodotti trasformati direttamente in azienda.
Ad esempio varietà tradizionali come Carmagnola, Eletta Campana e Fibranova, della cui qualità si fa molto vanto, risultano in realtà poco disponibili poiché cedute in esclusiva solo ad alcune aziende, come ribadiscono da Federcanapa. Sono ormai anni che la federazione si batte contro questi monopoli, richiedendo l'affidamento della riproduzione ad aziende supportate da Università o enti di ricerca, senza il profitto di concessioni in esclusiva.
Così, al Governo appena insediatosi, Federcanapa vuole proporre un vincolo di quantità nei contratti, che subordini l’esclusiva alla cessione di una piccola quota di sementi destinata alla moltiplicazione.
Redazione
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In cinque anni le coltivazioni di canapa hanno aumentato di 10 volte l’estensione: da 400 a 4 mila ettari. Per Coldiretti è una “New Canapa Economy” centrata sui mille usi di questa pianta. Ma «la nuova frontiera è la cannabis light a basso contenuto di principio psicotropo (Thc)», perché con la legge 242/2016 «non è più necessaria alcuna autorizzazione» per seminare varietà certificate con Thc entro lo 0,2%. La marijuana a uso terapeutico, per ora «di Stato», «potrebbe generare un giro di affari di 1,4 miliardi e garantire 10mila posti di lavoro».
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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che è stata approvata in via definitiva al Senato la legge per la promozione della filiera della canapa. Identificate le varietà per la coltivazione e i settori produttivi in cui può essere impiegata. Per il ministro Martina finalmente regolamentato un settore dal grande potenziale.
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Sta partendo il progetto rivolto in particolar modo alla produzione di semi, come annuncia Maurizio Del Ministro, Presidente Legambiente Valdinievole. A capofila della filiera il consorzio Strizzaisemi di Santa Luce che produrrà e venderà olio, farina e semi di canapa.
Come già nel 2014, anche per il 2015 il progetto Filieracanapatoscana prevede la coltivazione della canapa, soprattutto per la produzione del seme. Il capofila della filiera sarà il consorzio Strizzaisemi di Santa Luce che avrà il compito, oltre che di seguire l'andamento della filiera, di produrre e vendere olio, farina e semi di canapa. I produttori che sono interessati a partecipare alla filiera possono contattare l'Associazione Legambiente Valdinievole all'indirizzo e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Sempre per i produttori interessati Maurizio Del Ministro, in veste di coordinatore Filieracanapatoscana 2014, ricorda che la canapa non è una coltura semplice da coltivare: nonostante possieda uno sviluppo vegetativo e radicale molto veloce, la canapa necessita di terreni che possano scolare bene le acque, in quanto essa soffre moltissimo gli eccessi idrici nel terreno nelle prime fasi di sviluppo. Per la coltivazione si è rivelato necessario avere a disposizione ottime macchine per la semina e soprattutto per la trebbiatura. Dunque alcune difficoltà ci sono, ma la canapa rimane una pianta straordinaria capace di migliorare i terreni dove viene coltivata e della quale si possono usare sia tutto lo stelo, che i semi, al fine di produrre cose davvero straordinarie.
Redazione Floraviva



