Filiera della canapa
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Siglato un protocollo di collaborazione tra Coldiretti Toscana e la start-up CanapaFiliera. Muove i primi passi un nuovo percorso agro-industriale lungo la filiera della canapa da fibra made in Italy fra Lucca e Pistoia, all’insegna della sostenibilità. Fabrizio Filippi: «tra gli obiettivi ridurre la dipendenza dai Paesi oggi produttori; individueremo un numero consistente di aree da destinare fin da subito alla coltivazione della canapa sativa». I titolari Vitiello: «scelta la zona tra Pisa e Lucca per il Lago di Massaciuccoli, dove un tempo già si coltivava canapa, candidandolo a diventare il primo polo in Italia. Possiamo produrre un filato di canapa al 100% da economia circolare, così come altri materiali per la bioedilizia ed altri settori».
Redazione
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Per Agrinsieme il decreto sulle piante officinali è un passo in avanti, ma l’assenza di una previsione specifica sull’uso officinale dell’infiorescenza di canapa è un’occasione persa di cui rammaricarsi. La canapicoltura è «una coltura che può dare un grande contributo allo sviluppo della bioeconomia circolare» e Agrinsieme auspica chiarimento a breve «sugli usi dell’infiorescenza di canapa industriale per dare certezza agli operatori del settore».
Tutto bene tranne che su un punto: la mancanza di chiarezza sulla filiera della canapa industriale. Per Agrinsieme: «lo schema di decreto interministeriale che recepisce quanto disposto dagli artt.1 e 3 del decreto legislativo n.75/2018 - Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali – [vedi] è un passo importante per il settore delle erbe officinali che attendeva da tempo il completamento del percorso normativo dedicato. Tuttavia, come Coordinamento, esprimiamo rammarico per il fatto che il Testo non preveda in modo specifico l’uso officinale dell’infiorescenza di canapa industriale».
Il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari non ha quindi perso tempo e oggi, a poche ore dall’intesa raggiunta ieri pomeriggio nella Conferenza Stato – Regioni e Province autonome, ha reso pubblico il suo punto di vista sul decreto riguardante le piante officinali.
Nonostante «la nostra sollecitazione ad una modifica del decreto volta a valorizzare pienamente le piante di Cannabis Sativa L. a basso THC in ambito officinale, il testo approvato ieri non recepisce tali indicazioni», si legge nella nota odierna di Agrinsieme, e «si è quindi persa l’occasione di fare chiarezza sul piano normativo e di dare una spinta propulsiva a un comparto che ha tutte le potenzialità, a livello agricolo e di trasformazione, di attrarre risorse e investimenti, creando occupazione, specie giovanile. Si tratta, peraltro, di una coltura che può dare un grande contributo allo sviluppo della bioeconomia circolare».
«Auspichiamo – conclude il Coordinamento - che in tempi brevi ci sia la volontà di fare chiarezza sugli usi dell’infiorescenza di canapa industriale, per dare certezza agli operatori del settore».
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Tre milioni di euro a sostegno della filiera della canapa. E’ quanto stabilito nel decreto di ripartizione delle risorse del “Fondo per la tutela e il rilancio delle filiere apistica, brassicola, della canapa e della frutta a guscio” firmato nei giorni scorsi dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
Istituito dalla legge di bilancio 2021, il Fondo ha una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021 ed è utilizzato per concedere, fra l’altro, «aiuti alle aziende agricole nel rispetto di specifiche procedure di presentazione delle domande e di verifica dei requisiti».
Il decreto, firmato da Patuanelli dopo l'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni e di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, «stabilisce i criteri per la concessione di aiuti, nel rispetto del limite massimo consentito, agli imprenditori delle filiere minori, nonché per investimenti in ricerca e promozione».
Gli importi a disposizione sono così distribuiti: 3,5 milioni di euro per la filiera brassicola, 3 milioni di euro ciascuna per la filiera canapicola e quella della frutta a guscio, 500.000 euro per l’apicoltura.
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Il 3 dicembre mattina convegno conclusivo del progetto pilota per la “Rivalutazione olistica della canapa oltre il Pil” coordinato dal Crea – Centro di Cerealicoltura e Colture Industriali di Caserta e finanziato dalla Regione Campania nell’ambito di una legge per favorire la coltura della Cannabis sativa L. e le relative filiere.
Un progetto che si è posto come obiettivo principale la creazione di una filiera locale della canapa industriale tramite la valutazione scientifica e la promozione di strategie per la produzione di alimenti con alto valore aggiunto a base di canapa, per il recupero e riciclo di scarti della lavorazione, per applicazioni in campo nutraceutico e/o cosmoceutico e in quello dei biomateriali.
L.S.
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Su questo tema il 21 ottobre mattina ad Eima 2021 convegno organizzato da Chimica Verde Bionet, capofila del progetto Cobraf finanziato nel Psr della Regione Toscana, in collaborazione con Federcanapa. Il pomeriggio un convegno su “Tecniche di estrazione di oli e principi attivi delle piante” con riferimento alle colture innovative di Cobraf: camelina, canapa, cartamo e lino. Il programma completo della giornata.
La canapa in primo piano in due convegni in programma giovedì 21 ottobre nel contesto di Eima International 2021 a Bologna. Li organizza, in collaborazione con Federcanapa, Chimica Verde Bionet, l’associazione capofila del progetto Cobraf (Coprodotti da Bioraffinerie): un progetto finanziato dalla misura 16.2 del Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana 2014-2020 per lo sviluppo di filiere agroindustriali da quattro colture oleaginose: canapa, camelina, cartamo e lino. Con l’obiettivo di arrivare a «un sistema articolato di bioraffinerie che permetta la massima valorizzazione della biomassa di colture oleaginose utilizzabili in rotazione, e di conseguenza il miglior reddito per le aziende agricole e per le imprese utilizzatrici e un’ampia flessibilità nelle destinazioni di mercato». Ciò attraverso «l’utilizzo di varie parti della biomassa e residui di produzione per lo sviluppo di bioprodotti innovativi e più sostenibili per almeno 6 settori dell’industria toscana: alimentare, cosmesi, farmaceutica, edilizia, legno, automotive (camper)».
1) “Meccanizzazione della raccolta e della prima trasformazione della canapa” (ore 10-13)
2) “Tecniche di estrazione di oli e principi attivi dalle piante” (ore 15-17,30)
Per ulteriori informazioni consultare il sito web dell’Associazione Chimica Verde Bionet.
Redazione
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L’associazione Canapa Sativa Italia (CSI) e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici (IZSM) hanno avviato a luglio il più vasto studio comparativo nazionale sulla stabilità del contenuto di cannabinoidi su gruppi di piante di Cannabis sativa ‘Tiborszallasi’ da seme o da talea (provenienti dalla stessa pianta madre certificata) coltivati in differenti condizioni pedoclimatiche: 12 aziende distribuite fra nord, centro e sud Italia. Il presidente di CSI Massimo Cossu: «un’ipotesi teorica da verificare è che le piante di canapa da talea permettano di avere dei valori di cannabinoidi (e quindi anche del THC) più stabili»; «è fondamentale che ogni singolo fiore abbia un valore di THC al di sotto dell’0,5%» (e non sia pertanto drogante). Il responsabile progetto dell’IZSM Augusto Siciliano: «la particolarità di questo studio è il numero considerevole di repliche e la vasta territorialità: ci consentirà di avere un gran numero di dati specifici su circa 800 piante. E il confronto fra seme e talea darà risultati interessanti sia per il mondo scientifico che per quello produttivo». [In foto le piante in vaso oggetto di sperimentazione presso l'azienda della socia di CSI Lisa Bonelli]
La valutazione, tramite analisi effettuate su campioni a fine fioritura, di «come l’ambiente incida sulla produzione di cannabinoidi» di piante di Cannabis sativa non solo della stessa varietà (per la precisione della varietà ungherese ‘Tiborszallasi’) ma derivanti proprio dalla stessa pianta madre certificata e, allo stesso tempo, della «stabilità produttiva di cannabinoidi, sia in piante germinate (quindi provenienti da semi) che in piante derivanti da replicazioni agamiche (cloni di varietà certificate)».



L.S.