Filiera della canapa
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Soddisfazione di Agrinsieme per la sentenza della Corte di Giustizia europea che stoppa i divieti nazionali al commercio di cannabidiolo (CBD), non classificabile come stupefacente. Nella revisione della Legge 242/2016 «occorrerà esplicitare la valorizzazione di tutte le parti della pianta, e dunque anche delle infiorescenze, inserendo un esplicito riferimento alle coltivazioni in ambienti protetti oltre che in pieno campo». Per Agrinsieme senza tavolo di filiera sarà «molto complicato» rivedere le norme e definire un buon piano per questo settore dell’agricoltura così ricco di potenzialità.
«La valorizzazione delle infiorescenze di canapa industriale è strategica per le imprese agricole in termini di diversificazione del reddito e di bioeconomia: nei fiori di canapa, infatti, sono presenti elementi non stupefacenti, quali cannabinoidi e terpeni, di notevole rilevanza per i nuovi mercati della bioeconomia, quali le produzioni alimentari, la nutraceutica e la biocosmetica, senza contare le implicazioni legate alle altre filiere della canapa, come la bioedilizia, le bioplastiche e il biotessile».
Lo ha sottolineato nei giorni scorsi il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, esprimendo soddisfazione per la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha stabilito che uno stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (CBD), molecola appartenente alla famiglia dei cannabinoidi, nel mercato comunitario.
«La Corte di Giustizia europea, inoltre, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, stabilisce che il cannabidiolo “non può essere considerato come uno stupefacente”, andando finalmente a fare chiarezza sui suoi presunti effetti psicotropi o nocivi per la salute umana», ha specificato il Coordinamento.
«Alla luce di tale sentenza – prosegue la nota - diventa ancora più urgente convocare il tavolo di filiera interministeriale, del quale abbiamo ripetutamente sollecitato l’istituzione, coinvolgendo i ministeri della Salute, dell’Agricoltura, dell’Interno, della Giustizia e dello Sviluppo Economico e tutti gli attori del comparto, così da andare a implementare il quadro normativo della canapicoltura, settore che negli ultimi anni ha fatto registrare un aumento importante delle superfici coltivate e i cui margini di crescita sono molto più ampi».
«In tale contesto, nell’alveo di un percorso di revisione della Legge 242/2016, occorrerà esplicitare la valorizzazione di tutte le parti della pianta – suggerisce Agrinsieme - e dunque anche delle infiorescenze, inserendo un esplicito riferimento alle coltivazioni in ambienti protetti oltre che in pieno campo, legittimando i produttori agricoli alla prima trasformazione dei prodotti di canapa e dando nuovo impulso alla ricerca; in un’ottica di più ampio respiro, servirà poi dare maggiori certezze agli operatori della filiera in termini di controlli e di qualità, prevedendo appositi sistemi di tracciabilità».
«Allo stesso tempo – aggiunge il Coordinamento - bisognerà lavorare per inserire le infiorescenze di canapa, così come i semi, nell’elenco delle parti di piante officinali previste dal Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali».
«Ribadiamo – conclude il comunicato - che senza tale tavolo di confronto sarà molto complicato definire un piano di settore che favorisca lo sviluppo del comparto e andare a dipanare tutte le incertezze normative legate alle singole destinazioni d’uso della canapa industriale, che stanno frenando la crescita di una coltura che può rappresentare un’importante opportunità di integrazione del reddito delle imprese e delle cooperative agricole».
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La migliore startup green del 1° Flormart Future Village è Serranova con la sua serra modulare che permette di far crescere le piante a una velocità fino a 4 volte più alta della norma. Premio del pubblico a Canvasalus, che ha sviluppato un metodo scientifico per ottenere solo piante di canapa femminili. Tra le 8 finaliste che potranno partecipare alla Tilt Academy ed esser selezionate per il Ces di Las Vegas, c’è la rete di imprese tosco-sarda Olea, comprendente 4 aziende vivaistiche della Valdinievole (PT) e una di Orosei (NU).
Serranova è la migliore startup del settore green in Italia. La serra modulare, ideata dall’architetto e designer Stefano Chiocchini, ha vinto stamani la prima edizione del Flormart Future Village, il cuore innovativo - ideato e organizzato da Blum – della 70esima edizione del salone internazionale del verde, che ha visto competere 8 giovani aziende, selezionate da un apposito bando, in un padiglione di Flormart dedicato all’innovazione.
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Cannabis “light”, la Cassazione: «Stop alla vendita, è reato». Il presidente Consorzio nazionale della canapa Stefano Zanda: «Per noi rimane fermo il tetto dello 0,5% di thc».
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno deciso di vietare la commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis sativa salvo che non siano privi di efficacia drogante.
Il neonato Consorzio nazionale della canapa si aspettava tale sentenza e il presidente Stefano Zanda afferma: «Per noi rimane fermo il tetto stabilito nel 1989 dalla Cassazione, che ha stabilito nello 0,5%, il principio attivo thc, oltre il quale una sostanza diventa stupefacente…, come da consolidata letteratura scientifica e dalla tossicologia forense».
Zanda rassicura sul fatto che tale sentenza si limiterà alla vendita al pubblico lasciando invariati i rapporti B2B e cioè quelli tra aziende agricole e aziende di trasformazione secondo i settori elencati dalla legge 242: alimenti, cosmetici, bioplastiche, florovivaismo, materiale per bioedilizia.
Nonostante che la commercializzazione di derivati della canapa industriale non rientri nell'ambito della legge 242/2016, la Corte afferma chiaramente che sono perseguibili penalmente «le condotte di cessione, vendita e, in genere, commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, della coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti non siano privi di efficacia drogante».
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«Per il mercato della canapa industriale, in Europa, si prevede un giro d'affari di 28 miliardi al 2021. Noi possiamo andare a prendercene 6 o 7». Lo ha detto Stefano Zanda, direttore generale del Consorzio nazionale della canapa, presentato oggi alla Camera.
«Siamo sotto assalto di investitori esteri, soprattutto canadesi, che in Italia hanno subodorato grandi opportunità di business e molte società attive nella produzione e nella commercializzazione di prodotti con cannabis pensano alla quotazione». Zanda, che è anche il fondatore di My Joint - il maggior produttore di cannabis legale in Italia con 100 dipendenti e contatti con oltre 2500 tra growshop e tabacchini - alza il velo sul vulnus del settore: la scarsa chiarezza sui contorni di liceità, che spesso rende la canapa industriale vittima di pregiudizi.
«I continui sequestri nei punti vendita mettono in difficoltà chi opera nella liceità e cerca modelli salubri», spiega.
«Occorre un marchio distintivo - prosegue - che renda immediatamente riconoscibile ciò che è serio, ovvero la canapa industriale, da ciò che non lo è: per questo auspichiamo una strettissima collaborazione tra filiera, produttori e forze dell'ordine».
Più di 1700 nuove imprese nate sulla scia del boom della canapa e una normativa nuova di zecca, che sconta ancora una serie di lacune.Da gennaio 2017, mese in cui è entrata in vigore la legge numero 242 del 2016, il mercato è esploso e il quadro di regolamentazione non riesce a stare al passo. Il Consorzio nazionale nasce con l'obiettivo di superare il gap normativo e organizzativo, indicando alle imprese la via della legalità. «Il Consorzio - spiega il vice-presidente Davide Galvagno - vuole garantire l'approvvigionamento di varietà certificate a tutte le aziende agricole, cercando le varietà alla fonte». Altre criticità con cui dovranno vedersela gli operatori sono l'eterogeneità delle varietà certificate e l'assenza di un protocollo di analisi: «Promuoveremo - prosegue Galvagni - un'attività di sensibilizzazione nei confronti del Crea e dell'Unione europea, per favorire una riproduzione del prodotto di tipo gamico».
Ma l'asso nella manica di questa strategia della legalità sarà l'introduzione di un numero seriale, che renderà più immediata la tracciabilità. «Tutta la documentazione sarà messa a disposizione delle forze dell'ordine, per rendere più fluidi i controlli», conclude Galvagno.
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Stimato un giro d’affari da oltre 2 miliardi di $ per l’effetto della liberalizzazione grazie al Farm Bill (sostegno pubblico all’agricoltura). La legge definitivamente firmata dal presidente Donald Trump autorizza la coltivazione a scopi commeciali per le specie con Thc allo 0,3%. I settori d’impiego sono: cosmetica, farmaceutica, abbigliamento e edilizia. Con il sostegno pubblico all’agricoltura il coltivatore potrà assicurare il raccolto con polizze agevolate alla stregua di grano, mais e soia.
Un divieto durato 50 anni che è stato sbloccato dall’amministrazione Trump per coltivazione industriale della canapa a scopi commerciali. La presenza massima consentita di Thc (il principio piscoattivo della marijuana) è fissata a 0,3 per cento. L’autorizzazione è contenuta nel testo del Farm Bill - la legge che regola il sostegno pubblico all'agricoltura - firmato nei giorni scorsi dal presidente, Donald Trump. In precedenza, la canapa industriale era inserita nella lista delle colture controllate e i singoli Stati avevano solo la possibilità di consentire la realizzazione di “progetti pilota” con finalità scientifiche. La novità inserita dal Farm Bill è stata esaminata durante un seminario che si è svolto nei giorni scorsi nell’ambito dell’annuale congresso della American Farm Bureau Federation (Nfu), la più importanti tra le organizzazioni degli agricoltori.
Dal seminario è venuto fuori che ci vorrà non meno di un anno, prima di assistere alla diffusione della coltura, considerato che la legalizzazione stabilita a livello federale deve essere completata con i regolamenti operativi dei singoli Stati. Le prospettive, comunque, sono di assoluto rilievo.
La canapa industriale può essere destinata a molteplici usi che spaziano dalla cosmetica, ai prodotti farmaceutici, all’abbigliamento fino all’edilizia per l'isolamento termico delle costruzione. È stato stimato che il giro d’affari potrebbe superare i 2 miliardi di dollari entro il 2022. Dal seminario è emerso che, sotto il profilo agronomico, la coltura ha costi di produzione più elevati della media. Agli agricoltori è stato consigliato di inserire la canapa industriale nelle rotazioni colturali, piuttosto che come coltura unica.
Grazie alla legalizzazione disposta con il Farm Bill, i produttori potranno assicurare i raccolti con le polizze agevolate dai fondi del dipartimento di Stato all’agricoltura (Usda). Senza differenze, in pratica, rispetto al mais, al grano e alla soia.
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Intervista a Niccolò Mazzoni, fondatore di Widora e creatore della fiera-mercato “Firenze canapa”, a cui sono accorsi almeno 3 mila visitatori tra il 10 e l’11 novembre. Mazzoni «in un anno hanno iniziato a coltivare canapa altre 700 aziende agricole, ma c’è spazio per ulteriori coltivazioni, perché la domanda e alta e la canapa può sostituire la plastica in tutto». Tra le curiosità in rampa di lancio, una cannabis wedding planner.
Tra il 10 e l’11 novembre alla Fortezza da Basso fiorentina si è svolta la fiera “Firenze canapa”, prima manifestazione in città dedicata alla filiera delle piante di cannabis legali: dalla coltivazione fino ai molteplici prodotti che se ne ricavano. Alla fiera, hanno fatto sapere alla stampa gli organizzatori, sono accorsi oltre 3 mila visitatori, attratti dalle infiorescenze, dai cosmetici, dai prodotti alimentari, fra cui olio e pasta, e anche dai capi di abbigliamento a base di canapa. In tutto una cinquantina di stand di espositori provenienti da varie parti d’Italia e specializzati in differenti comparti della filiera, ciascuno con peculiari strategie di commercializzazione, a volte anche ingegnose. Come nel caso di un’azienda milanese con coltivazioni in Piemonte che sfrutta le sinestesie percettive per vendere infiorescenze di cannabis legali, abbinando a ciascuna varietà di erba una specifica canzone.
Ecco che cosa ha detto a Floraviva Niccolò Mazzoni, fondatore di Widora e creatore di “Firenze canapa”, durante la prima giornata della manifestazione.
Un’introduzione a questa fiera: che cosa esponete?
«Abbiamo deciso di concentrare l’attenzione del sistema canapa e del mercato sul prodotto italiano. Infatti qua in fiera si trovano solo prodotti coltivati e fatti in Italia. Quindi abbiamo cercato di valorizzare tutto ciò che è il made in Italy correlato alla canapa: dal biotessile, alle farine…».
...tutta la filiera?
«Tutta la filiera… e i vari altri estratti, ovvero oli, semi, vino, birra e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo anche esponenti al nostro stand che stanno facendo dei lavori molto interessanti con pazienti con varie patologie con estratti di cannabinoidi…».
…si tratta solo di piante con basso contenuto di Thc, per le quali si possono commercializzare le infiorescenze, solo di queste stiamo parlando?
«Al momento qua non c’è cannabis ad uso terapeutico, abbiamo solo la sativa, ovvero quella che rientra…».
…quella terapeutica chi la tratta?
«Lo Stabilimento chimico farmaceutico militare [di Firenze]. Comunque qui abbiamo tutti derivati di piante entro lo 0,2 di Thc, che è il parametro vigente adesso, con varie percentuali di Cbd, che è questo cannabinoide che dà rilassatezza, essendo un miorilassante, ovvero non è psicoattivo, non dà assuefazione, ma dà solo un effetto rilassante ai muscoli. Quindi i suoi estratti, ad esempio l’olio, viene usato dagli sportivi dopo l’attività fisica per recuperare l’acido lattico».
Quale è l’obiettivo della fiera?
«Volevamo fare un focus a Firenze per informare la cittadinanza, ma anche a livello nazionale, che di questa pianta non si muore, sostanzialmente. I nostri nonni l’hanno coltivata fino al 1944 facendo di tutto e di più. Visto che l’America è stata il Paese che ce l’ha negata rendendola illegale e adesso la sta legalizzando, speriamo che anche noi riusciamo ad aprire gli occhi».
Dal suo punto di vista privilegiato mi può dire se è vero che c’è bisogno di più produzioni di canapa, che c’è una domanda e che gli ettari coltivati a canapa non sono ancora sufficienti?
«Teniamo conto che quest’anno Coldiretti ha registrato 700 iscritti in più, cioè 700 nuove aziende agricole atte alla produzione di canapa: 700 in un anno. Quindi le proiezioni da ora a 5/6 anni sono numeri che possono solamente crescere, perché se torneremo ad essere esportatori come lo sono stati i nostri nonni, quando dopo la Russia eravamo noi a esportare canapa nel mondo, avremo la possibilità di rilanciare un bel settore, un bell’indotto economico e fare un bel business».
E, al di là della produzione, a livello commerciale c’è spazio per nuovi negozi nelle varie filiere di sottoprodotti della canapa?
«Sulle varie filiere assolutamente sì. Stanno nascendo tanti negozi che rivendono infiorescenze ed estratti. Ma nulla vieta di aprire un ristorante che faccia interamente uso di prodotti con Cbd o farine di canapa o altri nuovi sistemi basati sulla canapa. Tra gli espositori c’è un’azienda che fa solo esclusivamente tessile in canapa. C’è una signora che partirà con le prime nozze di canapa, cioè una wedding planner che farà dall’invito al vestito al cibo solo interamente a base di canapa».
Perché parlate di “nuovo rinascimento”, solo perché siete a Firenze, culla rinascimentale?
«Perché ci dobbiamo basare su questa pianta per andare avanti a livello globale. Tutta la plastica ormai ci sta invadendo: oceani, spiagge, terreni. La canapa risolve tutto…».
…sostituirà la plastica in molte cose?
«Può sostituire tutto».
Qualche esempio di prodotti plastica che potrebbero essere sostituiti da prodotti derivati dalla canapa?
«Stampaggi plastici: bicchierini, posate. Tutto ciò che è stampato in plastica si può stampare in Emp, che è il tritato … ed è tutto biodegradabile».
Questo è molto d’attualità perché la plastica sarà gradualmente eliminata, almeno in Europa…
«…la plastica usa e getta non ci sarà più, per fortuna. Ma, ripeto, le lobby del petrolio hanno imposto che la plastica la facesse da padrone decenni. Adesso basta».
Quindi la canapa è ecologica?
«E’ il nuovo rinascimento».
Storicamente la Toscana era un grande produttore di canapa…
«… anche adesso…».
…quanto ha pesato ciò nelle sue scelte?
«Ho avuto un forte riscontro da tutte quelle imprese agricole che in Toscana si sono ritrovate un evento sotto casa. Tantissimi agricoltori o ragazzi che avevano i campi del nonno hanno adibito il campo adesso a coltivazioni di canapa. Diciamo che le regioni che hanno dato una risposta maggiore sono state Lazio, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia».
Quindi non solo aziende toscane.
«Sì, però della Toscana abbiamo 4 o 5 rappresentanti».
Redazione Floraviva
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