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Agrinsieme foto di gruppo

Oggi passaggio di consegne dal presidente di Copagri a quello di Confagricoltura con accordo con Federalimentare per rafforzare la filiera agroalimentare all’insegna delle tecnologie per la tracciabilità e delle best practice che valorizzano il made in Italy sui mercati. Giansanti: «innovazione e sviluppo sostenibile i principali temi su cui si concentreranno le attività del Coordinamento nel 2021-22». 


Cambio di guardia alla guida di Agrinsieme, il coordinamento che dal 2013 riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, accompagnato dalla firma di un importante accordo con la Federazione italiana dell’industria alimentare per rafforzare la filiera del made in Italy agricolo ed enogastronomico.
Secondo la rotazione che caratterizza il ruolo di coordinatore di Agrinsieme, oggi a Roma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è subentrato al presidente di Copagri Franco Verrascina, che ha guidato negli ultimi due anni e mezzo questa alleanza che rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole del Paese e il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, con più di 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate, contribuendo in tal modo al 35% circa del fatturato agroalimentare italiano.
Tramite l’intesa odierna Agrinsieme e Federalimentare - con la quale i singoli soggetti del Coordinamento insieme ad altri del comparto della distribuzione avevano già condiviso l’impegno e i valori della “buona impresa” nei primi mesi dell’emergenza sanitaria - «si impegnano a coadiuvare le istituzioni e le forze politiche per il superamento della grave crisi economica, sociale e sanitaria, ma anche a promuovere azioni che possano contribuire a migliorare l’attuazione del Recovery Plan attraverso una corretta relazione tra tutti i soggetti del settore». Inoltre si promette che «ogni singolo soggetto si attiverà a mettere in atto iniziative per valorizzare la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, garantendo sicurezza, tracciabilità e qualità degli alimenti» e che «indispensabili, a riguardo, saranno la tecnologia e la ricerca applicate all’agricoltura e lo sviluppo di best practice di filiera che possano valorizzare il Made in Italy sui mercati».
«Innovazione e sviluppo sostenibile saranno i principali temi sui quali si concentreranno le attività del Coordinamento per il prossimo biennio 2021-22, fermo restando che i processi dovranno essere accompagnati da adeguate politiche di crescita e programmazione – ha dichiarato il neo coordinatore Massimiliano Giansanti -.  Lavoreremo per cercare di raggiungere il più possibile l’autosufficienza alimentare, che porterebbe il Pil agroalimentare a oltre 700 miliardi e l’export a più di 50 miliardi».
«E’ stato per me un onore coordinare Agrinsieme in un momento molto delicato per il Paese – ha detto Franco Verrascina -. Nonostante il lasso di tempo relativamente breve che mi ha visto alla guida, infatti, ci siamo trovati a dover interloquire con tre diversi esecutivi, confrontandoci con sfide e problematiche sempre più complesse e imprevedibili. Lascio un Coordinamento più unito e coeso, forte delle numerose iniziative messe in campo sul versante della Pac e in particolare delle infrastrutture, tema che ha rappresentato il trait d’union del mio mandato e che è stato al centro di tre partecipati incontri a Roma, Bologna e Matera. Ricordo con piacere, inoltre, i positivi risultati ottenuti sulle principali problematiche delle filiere, quali la Xylella e la cimice asiatica, ma anche gli interventi a favore del florovivaismo e delle cosiddette filiere minori». 
«Il settore alimentare non è stato esente dal grande terremoto provocato dalla pandemia, - ha affermato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare - ma rimango tuttora convinto che sia uno dei comparti che può fare la differenza per la ripresa e per lo sviluppo del nostro Paese. Ora è necessario ripartire ed entrare in una nuova fase, una fase in cui sostenibilità ambientale, sociale ed economica da un lato e la ricerca, l'innovazione e la digitalizzazione dall'altro sono la base di tutta la strategia a venire, in ogni campo. Per quanto riguarda il nostro, come industria del food & beverage siamo pronti a lavorare in cooperazione con tutta la filiera agricola per affrontare queste nuove sfide, tenendo sempre ben presente l'obiettivo: mantenere alta la qualità dei prodotti Made in Italy e difendere i pilastri della dieta mediterranea».      

Redazione


NovelFarm nuove tecniche di coltivazione

Gli scenari tratteggiati il 25 marzo alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno sulle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo di Pordenone Fiere. Per il vice presidente di Confagricoltura Emo Capodilista le nuove tecnologie devono aumentare produttività ed eco-sostenibilità delle colture. Un rapporto internazionale sull’impatto della Covid sull’agricoltura in ambienti controllati (CEA). Le possibilità del molecular farming in cui le piante diventano biofabbriche di molecole per il settore farmaceutico. Il sistema Foodtech, che ha visto crescere gli investimenti mondiali nel 2020 a 17 miliardi di euro (dai 15 del 2019), con l’Italia ferma a 134 milioni negli ultimi 10 anni (contro i 65 miliardi nel mondo). Spicca l’idroponica fra i trend dell’agricoltura 4.0 in Italia dell’Osservatorio Smart AgriFood. Il vertical farming fra illuminazione, automazione, intelligenza artificiale, ma anche rilevanti costi di energia elettrica.


Un settore che ha grandi prospettive ed è già in forte crescita a livello internazionale. E nel quale i minori sprechi e l’utilizzo della tecnologia devono essere il faro per aumentare la produttività in maniera sostenibile, con un impatto positivo sull’ambiente, sull’organizzazione sociale del lavoro e sulla rigenerazione urbana, secondo un modello agricolo-tecnologico e attraverso l’utilizzo di zone industriali ed edifici dismessi. 
Così, come riferito nella nota di fine manifestazione, il vice presidente di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista ha fotografato il settore delle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo, ieri l’altro, nella sua introduzione alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno internazionale dedicata a tali colture innovative che da tre anni si svolge a Pordenone Fiere. Un’anteprima in live streaming, intitolata “Indoor farming, fuori suolo e i trend dell’agritech”, che è stata moderata dal conduttore di Linea Blu Fabio Gallo.
Tra gli intervenuti all’anteprima online, David Ceaser, Lead Agronomist di Agritecture Consulting, che ha presentato i risultati del censimento annuale del 2020 condotto con la società Autogrow per comprendere l’impatto della pandemia sul comparto dell’agricoltura in ambiente controllato (CEA – Controlled Environment Agriculture) a livello mondiale e lo stato dell’arte, intervistando 371 aziende di 58 Paesi (2020 CEA Census Report). In sintesi sono emerse la resilienza del comparto (dato che nonostante molte aziende colpite dalla crisi, si è registrata una visione ottimistica nel 95% degli intervistati) e un’influenza Covid soprattutto nei modelli di business: c’è stata una chiara diminuzione di vendite a ristoranti e hotel, mentre sono aumentate di un punto percentuale quelle dirette al consumatore e nella GDO. Altro dato da sottolineare: nel 2020 il 49% delle attività è stata avviata da neofiti del settore (nel 2019 erano il 42%).
Un aspetto fondamentale è stato sottolineato durante l’anteprima: con l’indoor farming non si producono soltanto alimenti. Linda Avesani, Professoressa dell’Università di Verona ha illustrato l’impiego delle coltivazioni fuori suolo per il molecular farming, per cui le piante, riprogrammate geneticamente attraverso le biotecnologie vegetali, vengono utilizzate come biofabbriche per produrre molecole ad alto valore aggiunto. I principali ambiti di applicazione sono quello farmaceutico e industriale. I vantaggi di questo metodo, riporta la nota degli organizzatori, sono molti: «minor costo di investimenti iniziali (è sufficiente una serra), maggiore sicurezza (le piante non sono attaccate da patogeni potenzialmente pericolosi per l’uomo), scalabilità (si possono adattare alle esigenze del mercato), velocità di produzione dei composti». E per capire come queste biofabbriche potrebbero aiutare ad affrontare la crisi pandemica, «il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona ha stimato con una simulazione i metri quadri di serra sufficienti per rispondere al fabbisogno nazionale di reagenti (9 mq), anticorpi,  (20.000 mq), vaccini (12.000 mq per raggiungere le dosi richieste per l’immunità di gregge a livello nazionale)».
Il punto sugli investimenti in innovazione è spettato a Noa Segre, Corporate Transformation Senior Strategist, Envisioner di Talent Garden, la quale ha presentato un report (The State of Global Foodtech Report) sull’evoluzione di questi «negli ultimi dieci anni in ambito Agrifood (che comprende: agtech, consumer apps & services, food delivery, food processing, food safety & traceability, kitchen & restaurant tech, next-gen food and drinks, surplus & waste management)». I risultati fotografano un mercato del Foodtech molto vivace: «più di 5.000 startup, più di 200 acceleratori, più di 900 business angels, 3200 venture capital e investitori e 260 aziende corporate». A livello mondiale, «la pandemia non solo non ha rallentato il settore, ma ha portato maggiori investimenti (nel 2020, 17 miliardi contro i 15 nel 2019), soprattutto in agtech e food delivery». E in Italia? «Esistono 200 startup in ambito foodtech (soprattutto food delivery, ma sta crescendo anche l’agtech), ma l’investimento è stato di soli 134 milioni di euro negli ultimi dieci anni», contro i 65 miliardi a livello mondiale nello stesso periodo.
Restando in Italia, il focus sull’innovazione digitale per l’indoor farming è stato presentato da Maria Pavesi, ricercatrice dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia. Uno degli ambiti di ricerca è infatti l’Agricoltura 4.0, l’evoluzione dalla ormai classica agricoltura di precisione grazie all’inserimento nel settore di «nuove tecnologie IoT, data analytics, robot e droni, ecc».  Secondo un’analisi di mercato condotta nel 2020, «il settore è ancora molto guidato dall’innovazione di macchine e attrezzature agricole per il campo aperto ma, soprattutto negli ultimi due anni, è cresciuta l’offerta di soluzioni per le coltivazioni indoor e vertical farming, dove le tecnologie sono orientate per lo più alle coltivazioni idroponiche, anche se si stanno aprendo a strutture differenti (dalle tradizionali serre, alle plant factory e alle coltivazioni in container in ambito urbano)». La maggior parte sono volte all’ottimizzazione di fattori produttivi (come le risorse idriche) e al monitoraggio e automazione (piattaforme software, IoT, data analitycs). 
Dello stato della ricerca nel vertical farming ha parlato Michele Butturini, ricercatore alla Wageningen University che ha illustrato la situazione attuale e posto domande per il futuro. Il vertical farming «non sembra ad oggi avere ancora le caratteristiche per “nutrire il pianeta”, ma di certo contribuirà allo scopo e sarà rilevante con la produzione di alcuni tipi di alimenti (riso e grano per ora sono da escludere per una questione di costi) e per la coltivazione di prodotti ad alto valore (farmaci, cannabis, nuove varietà di colture)». Si iniziano a «creare nuove  varietà (strategia che diede la spinta a quella che fu la cosiddetta rivoluzione verde) per vertical farm, usando modelli anche 3D che creano un digital twin della vertical farm per testare scenari possibili». La ricerca ha permesso di affinare l’utilizzo dell’illuminazione, che permette di influenzare il prodotto anche una volta raccolto, rendendo più lunga la sua shelf life; l’automazione, che oggi viene ancora poco utilizzata anche per i limiti nel riconoscimento e nella raccolta di prodotti delicati senza danneggiarli; le tecnologie basate sull’AI che permettono di affinare le scelte di climatizzazione, illuminazione, ecc. Altri argomenti di ricerca sui quali ci si sta interrogando è «come rendere ancora più sostenibile il vertical farming, che richiede molta energia elettrica, e come far sì che questo tipo di coltivazione risolva realmente i problemi di food system disparity». 
Un settore sempre più importante quindi, come ha sottolineato Stefano Zannier, assessore alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il quale ha ricordato che NovelFarm rappresenta un percorso di idee condiviso tra Regione e Pordenone Fiere per guardare agli scenari di domani, partendo dalle innovazioni che diventeranno quotidianità nel prossimo futuro. A dimostrazione di questo, dallo scorso anno è stata attivata una linea finanziaria regionale per contribuire a sviluppare le attività agricole innovative ancora difficilmente riconducibili a schemi regolamentati e consolidati.
Le registrazioni delle conferenze saranno presto disponibili sui siti web www.aquafarmexpo.it e www.novelfarmexpo.it.


Redazione


La Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI) organizza oggi venerdì 19 marzo un webinar sul tema “Logistica e conservazione eco-sostenibile per il florovivaismo”, con particolare attenzione alle problematiche della commercializzazione delle fronde recise in mercati lontani ma remunerativi. Il seminario online è gratuito per i soci SOI.
 
Programma
- Presentazione del “Progetto Integrato di Filiera GREEN: Flora e Futuro” di Maria Castellani (Flora Toscana)
- PIF sotto progetto LECOSFLO di Anna Mensuali, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “L’importanza della logistica nel settore ornamentale: criticità ed opportunità” di Antonio Ferrante, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- “Trattamenti post raccolta per migliorare la conservazione” di Alice Trivellini, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “Caratteristiche dei materiali per il packaging dei prodotti ortofloricoli” di Stefano Farris, Dipartimento di Scienze per gli Alimenti la Nutrizione, l'Ambiente - Università degli Studi di Milano
- “Conservazione del Ruscus in diverse tipologie di confezionamento” di Giulia Franzoni, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- Tavola rotonda - Discussione e conclusioni
Per ulteriori informazioni cliccare qui
 
Redazione

Decretate ieri alla presenza del ministro Patuanelli le aziende agricole che hanno vinto il Premio per l’innovazione di Confagricoltura. Sono 9 aziende di 6 regioni dei settori vitivinicolo (emerse per la selezione di nuovi genotipi, agricoltura 4.0, energie alternative e fitodepurazione), orticolo (per il vertical farming), zootecnico (grazie a robot per mungitura e doccette rinfrescanti, biogas), cerealicolo e vivaistico (nuova tecnica d’innesto e serre fotovoltaiche).  


Nove realtà di diverse province italiane che dimostrano in che modo la digitalizzazione nelle aree rurali, la tecnologia, la robotica e l’economia circolare possano permettere di migliorare le produzioni, risparmiare risorse naturali preziose, ma anche favorire il benessere aziendale, sociale ed economico.
Sono le aziende agricole vincitrici del “Premio nazionale per l’innovazione in agricoltura” promosso da Confagricoltura che sono state premiate ieri dal ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli in una cerimonia in diretta web da Palazzo Della Valle a Roma a cui hanno presenziato Michele Pisante, professore all’Università degli studi di Teramo e presidente della giuria, e Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Tutte aziende che hanno fatto investimenti significativi nell’innovazione tecnologica per essere più competitive e migliorare la qualità del lavoro.
Eccole una per una:
- C.I.VIT - CONSORZIO INNOVAZIONE VITE  (Trento) – Costituito nel 2012, è il Consorzio che vede insieme i Vivaisti Vitivinicoli Trentini (AVIT) e la Fondazione Edmund Mach. Con 10 ettari coltivati a vite, C.I.VIT S. Cons. ha come obiettivo la generazione di innovazione nella vite e si propone come anello di congiunzione tra ricerca e produzione. Il consorzio si occupa anche di promozione e organizzazione di eventi divulgativi di degustazione. Ha selezionato delle varietà di vite di 5 nuovi genotipi resistenti alle principali fitopatie.
- TENUTA COLLE DEGLI ANGELI  (Bologna) - Azienda vitivinicola di 10 ettari, coltivati a vite, con un innovativo processo produttivo. Utilizza vinaccioli per la produzione di farine di semi di uva gluten free, con cui realizza prodotti da forno, dolci e salati, e pasta.
- PLANET FARMS ITALIA (Milano) - Produce insalate ed erbe aromatiche in vertical farming. Coniuga la grande tradizione agronomica italiana con l’eccellenza della specializzazione tecnica e informatica. Ha introdotto un nuovo processo produttivo di coltivazione in celle isolate con luci a LED; microclima costante con tecnica idroponica fuori suolo, che permette di sfruttare la dimensione verticale oltre a quella orizzontale.
- ARNALDO CAPRAI (Perugia) – Azienda leader nella produzione di Sagrantino di Montefalco Docg. Pioniera dell’Agricoltura 4.0, da oltre 20 anni all’avanguardia in fatto di innovazione e sostenibilità ambientale e sociale. Ha realizzato molti progetti in campo con la precision farming. L’ultima innovazione riguarda l’implementazione di 3 sistemi differenti di contrasto ai danni biotici e abiotici del vigneto e di una piattaforma digitale di raccolta dati ed elaborazione delle informazioni.
- MADONNA DELLA NEVE (Cremona) - Azienda zootecnica con allevamento di bovini e suini, che si occupa inoltre di produzione lattiero-casearia e coltivazione di foraggio per gli allevamenti. Ha indirizzato la propria produzione su un prodotto di nicchia dalle elevate caratteristiche qualitative e nutrizionali e ha basato la sua attività produttiva principale nell’allevamento di vacche di sola razza Bruna.
- AZIENDA AGRICOLA DAVIDE MAGNI (Mantova) - Azienda zootecnica di bovini da latte. Dal 2020 ha innovato il processo produttivo della stalla destinata a 120 capi in lattazione, con tecnologia avanzata sia dal punto di vista della gestione, con aumento della produttività, sia dal punto di vista del benessere degli animali. Ha introdotto due robot per la mungitura, un sistema di ventilazione e doccette rinfrescanti per il controllo della temperatura in stalla.
- AGRICOLT BRANDONI (Ancona) – Azienda cerealicola e vivaistica con sistemi di agricoltura di precisione. Ha realizzato un nuovo brevetto per una tecnica di innesto che si pratica su materiale riprodotto non in vitro, ma su tessuto erbaceo. E’ stata installata in questa azienda la prima serra fotovoltaica italiana.
- BIRLA (Mantova) – Allevamento ‘Piggly’: azienda zootecnica di suini e produttrice di energia da fonti rinnovabili. Si contraddistingue per l’allevamento sostenibile di suini antibiotic free e per l’ampio uso di energia da biogas ed energia solare.
- JUDEKA  (Catania) – Azienda vitivinicola che si è contraddistinta per gli interventi di efficientamento energetico apportati recentemente: sistema fotovoltaico, impianto solare termodinamico per la produzione di acqua calda, lampade a LED, on/off circuiti luce con rilevamento di presenza, sistema di riscaldamento/raffrescamento con tecnologia a pompa di calore aria/acqua, laghetti di fitodepurazione per le acque reflue.

Redazione

 

 

Luca Magazzini di Confagricoltura

Il presidente provinciale, regionale e vicepresidente nazionale di settore in Confagricoltura, Luca Magazzini, interviene nel dibattito sulla legge quadro sul florovivaismo, il ddl Liuni, su cui è stato sentito di recente in audizione al Senato. Fra i punti da migliorare anche la disciplina dei centri di giardinaggio, i requisiti per la creazione di distretti florovivaistici e le sinergie fra ministeri attinenti alla valorizzazione della filiera del verde, con il coordinamento affidato al ministero delle Politiche agricole.


«Alla legge quadro di riforma del settore florovivaistico, il ddl Liuni, attualmente in discussione in Senato vanno apportati alcuni rilevanti miglioramenti, soprattutto per evitare che il florovivaismo veda sminuita la sua natura di attività agricola in senso stretto, saldamente ancorata ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile che definiscono l’impresa agricola».
A dichiararlo è Luca Magazzini, presidente della federazione di prodotto “Florovivaismo” di Confagricoltura a livello provinciale e regionale nonché vice presidente di settore a livello nazionale, che nei giorni scorsi ha formulato in un’audizione al Senato le sue osservazioni sul disegno di legge Liuni “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico”, approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020. 
«Il richiamo alla necessità di non intaccare la natura agricola del florovivaismo – continua Magazzini – riguarda in particolare, ma non solo, la formulazione di alcuni commi degli articoli 4 e 13 del ddl Liuni. Il fatto è che nella definizione di attività florovivaistica quando ci si riferisce alle altre attività (manipolazione in primis) ci deve essere comunque un più incisivo rinvio al concetto di connessione all’attività di produzione vegetale e ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile. E in merito ai centri per il giardinaggio va chiarito, oltre al possesso dei requisiti di cui all’art. 2135, che eventuali beni e servizi devono essere connessi all’attività agricola principale assicurando il rispetto della regola della prevalenza dei propri prodotti ottenuti nell’esercizio dell’impresa agricola».
«Altrettanto importante – aggiunge il vice presidente nazionale di settore di Confagricoltura – sarebbe una chiara differenziazione tra misure e interventi per il comparto floricolo e quelli per il comparto vivaistico ornamentale, dal momento che hanno strutture e cicli produttivi, fabbisogni e dinamiche di mercato differenti. Insomma il piano di settore del florovivaismo, nel quale auspichiamo un riferimento al tema dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici delle serre, dovrebbe essere articolato in due sezioni: una per le produzioni floricole e una per quelle vivaistiche».
Inoltre, riguardo ai distretti florovivaistici, afferma Magazzini, «è opportuno chiarire bene che la possibilità di definirne di nuovi deve basarsi su dati oggettivi che esprimano una significativa rilevanza delle aziende e dimensione economica del comparto nel territorio, se vogliamo che i distretti siano rappresentativi di realtà davvero vocate a determinate produzioni».
Infine, in linea col comunicato di Agrinsieme del 3 marzo, Magazzini ritiene molto utile una strategia di valorizzazione del florovivaismo e della filiera del verde che preveda a livello strutturale «maggiori sinergie tra i dicasteri di Ambiente, Istruzione e Università, Salute, Sviluppo economico e ovviamente Agricoltura, a cui deve spettare il ruolo di coordinamento delle iniziative». Con la previsione anche di «percorsi formativi mirati, sia nei programmi degli istituti scolastici superiori che nei corsi accademici delle università, per soddisfare i fabbisogni delle imprese del florovivaismo».


Redazione