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Per l’Annuario dell’Agricoltura italiana 2020 del Crea sia la produzione agricola (valore 55,7 miliardi di euro: -2,5% sul 2019) sia l’intero sistema AgroAlimentare (512 miliardi: -4,8%) hanno retto meglio del resto dell’economia nell’anno pandemico, in cui il Pil italiano è sceso dell’8,9%. Male le attività di diversificazione del settore primario, trascinate dal -60% dell’agriturismo. In controtendenza, col +1%, il settore forestale.
 

L’agricoltura e tutto il sistema agroalimentare si sono confermati nell’anno della pandemia un asse portante dell’economia italiana reggendo meglio di altri settori le pesanti conseguenze delle restrizioni legate al contenimento della diffusione della Covid-19.
A sancirlo è l’Annuario dell’agricoltura italiana 2020 a cura del Centro di ricerca ‘Politiche e Bioeconomia’ del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che è stato presentato lo scorso 17 dicembre.
In esso risulta innanzi tutto che «la contrazione del valore della produzione della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, pari al -2,5% [sul 2019, ndr], si è collocata ben al di sotto di quella dell’intero PIL, che ha vissuto la caduta più rilevante a partire dalla Seconda guerra mondiale (-8,9%)».
Mentre l’intero sistema agroalimentare (AA) – che include tutti i segmenti della filiera, dal commercio all’ingrosso e al dettaglio alla ristorazione e i servizi legati al cibo – ha registrato una contrazione del fatturato pari a -4,8% rispetto al 2019, per un valore assoluto di oltre 512 miliardi di euro, con un peso sull’intero sistema economico di circa il 17%. Il calo è stato causato dal crollo della ristorazione fuori casa, solo in parte compensato dal commercio (dettaglio e ingrosso) e dall’impennata delle vendite alimentari on line.
A trainare il settore ha contribuito il fatturato legato ai mercati esteri. Nel 2020, infatti, si registra «l’inversione di segno della bilancia commerciale agroalimentare, il cui saldo, dopo il pareggio dell’anno precedente, per la prima volta presenta un valore positivo, pari a 2,6 miliardi di euro, legato alla buona performance del Made in Italy (+2% di export)».
Indiscusso l’apporto dell’agricoltura e dell’industria alimentare, con un peso del 63% alla bioeconomia italiana, il cui fatturato è stimato dal CREA in poco meno di 317 miliardi di euro. Dato che colloca l’Italia, insieme a Germania e Francia, in una posizione di leadership a livello europeo. Da segnalare, inoltre, l’incremento del peso della bioeconomia sul totale dell’economia nazionale: salito al 10,2% proprio grazie alla migliore tenuta del settore primario e dell’industria alimentare rispetto agli altri settori.
Scendendo più nel dettaglio, la produzione agricola, con la diminuzione di valore del -2,4%, si è attestata a oltre 55,7 miliardi di euro, attorno al 2,2% del Pil (Prodotto interno lordo) nazionale. Le coltivazioni vegetali si sono rafforzate ulteriormente come la componente principale raggiungendo il 53% del totale dell’agricoltura, nonostante che i prodotti vitivinicoli (-3,4%) e floricoli (-3%) – per non parlare del -22,4% dell’olio di oliva - siano stati colpiti pesantemente dalle restrizioni necessarie ad arginare i contagi. Mentre il comparto zootecnico si è attestato al 29% del totale della produzione agricola nazionale, per la flessione dei prezzi delle carni a seguito della diminuzione dei consumi.
L’Italia ha confermato nel 2020 il primato all’interno dell’UE nei prodotti di qualità certificata DOP/IGP (prodotti vitivinicoli, vegetali freschi e trasformati, formaggi e oli di oliva), a cui si aggiungono i 5.333 prodotti agro-alimentari tradizionali, quei prodotti ottenuti con metodo tradizionale, dall’elevato valore gastronomico e culturale riconosciuti in ambito nazionale.
Negativa, invece, la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura, declinate nei due aggregati delle attività di supporto e secondarie, che comunque restano una componente caratterizzante dell’agricoltura italiana, con un peso vicino al 20% della produzione agricola totale. «Le attività di supporto – si legge nella presentazione dell’Annuario - registrano un calo del 3%, che ha colpito in misura relativamente contenuta i servizi in conto terzi, i quali per la loro natura si sono potuti svolgere anche in presenza di misure di distanziamento sociale; al contrario, le limitazioni imposte hanno impresso un significativo rallentamento alle operazioni di prima lavorazione, svolte dopo la raccolta, che hanno condizionato il risultato negativo dell’intero aggregato». Ma a soffrire di più sono state le attività secondarie, calate del 21% circa, trascinate al ribasso dalla caduta verticale dei servizi legati all’agriturismo che hanno subito una contrazione in valore superiore al -60%. Tuttavia, un sostegno al valore economico dell’aggregato è arrivato dalle energie da fonti rinnovabili, in costante crescita grazie soprattutto al contributo del solare e del biogas.
In controtendenza il settore forestale con +1% del valore della produzione. Risultato che ben si sposa coi dati dell’Inventario nazionale forestale (vedi) che confermano l’aumento della superficie boscata, giunta a più di 11 milioni di ettari (oltre il 36% del territorio nazionale), di cui ben 3,5 milioni in aree protette, e una elevata eterogeneità, al punto che l’Italia è il primo Paese dell’UE in termini di biodiversità.
Si conferma rilevante infine la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 11 miliardi di euro nel 2020. Dall’UE proviene ben il 64% di questo sostegno, mentre, i fondi nazionali coprono appena il 16% e quelli regionali il restante 20%.
Per ulteriori informazioni ecco la versione integrale dell’Annuario.

Redazione

In tutto «420 milioni di euro fino al 2032 per il finanziamento della Strategia forestale nazionale, a cui si aggiunge il Fondo per lo sviluppo delle montagne della Presidenza del Consiglio dei Ministri (100 milioni per il 2022 e 200 milioni dal 2023)».
Vengono riassunti così, nel comunicato di fine anno del Mipaaf sulle risorse per il settore agroalimentare della legge di Bilancio 2022, i fondi destinati alla tutela e lo sviluppo del patrimonio forestale e delle montagne. Risorse per l’agricoltura che sono complessivamente raddoppiate rispetto allo scorso anno, «passando da 1 a 2 miliardi di euro», come sottolineato dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
Per la “Strategia forestale nazionale” è prevista l’istituzione di un fondo con una dotazione di 420 milioni di euro fino al 2032:
- 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023;
- 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.
Per lo “Sviluppo delle montagne” si prevede invece la creazione di un fondo presso Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie con una dotazione pari a:
- 100 milioni di euro per il 2022
- 200 milioni di euro a decorrere dal 2023. 

Redazione

Le stime del direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi sull’intero settore (vivaismo e floricoltura). Hanno inciso sull’aumento il forte balzo dei costi energetici di quest’anno (+100% sul 2020) e dei trasporti (+100%) e fertilizzanti (+200%). Per Lombardi i costi di produzione nel 2022 potrebbero salire di oltre il 30%. Il presidente Zelari: «gli aumenti che ci sono stati e che ci saranno il prossimo anno penalizzano il nostro settore».

                                 
«Stimiamo che l’incremento dei costi di produzione nel florovivaismo nel suo complesso, vale a dire includendo sia il vivaismo ornamentale del Distretto pistoiese che la floricoltura e il florovivaismo della Valdinievole, abbia superato il 20% sul 2020 e prevediamo che nel 2022 si possa attestare addirittura al +30-35% sul 2021».
A scattare questa fotografia del settore florovivaistico, a seguito di verifiche fra le aziende associate e importanti agrarie del territorio provinciale, è il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi, che aggiunge: «non dovrebbero esserci grosse differenze fra il vivaismo del distretto nella piana pistoiese con le sue piante da esterno, sul quale incidono assai di più i costi di trasporto ed export, e la floricoltura/florovivaismo della Valdinievole, dove pesano maggiormente invece i costi di riscaldamento delle serre». «E’ chiaro che a innescare questo forte aumento dei costi produttivi – spiega Lombardi – è stato il balzo della voce costi energetici nel suo complesso, salita di oltre il 100% da inizio 2021 e che prevediamo possa crescere di un altro 50% nel 2022. Ciò ha condizionato la voce spese di trasporto (+100%), che hanno risentito anche della pandemia e, nel mercato britannico, della Brexit; ma ha influito anche sul prezzo dei fertilizzanti, saliti del 200% nel 2021. Comunque un po’ tutto è aumentato, anche se in misura minore, dal terriccio e la torba (+25% nel 2021), ai vasi in plastica (+20%) e le confezioni e imballaggi (+15%), agli agrofarmaci (+3/4%) ecc.».
«Si tratta di stime e ogni singolo comparto presenta delle peculiarità e differenze – commenta il presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Zelari -. Ma questa è l’entità degli aumenti che ci sono stati e che proseguiranno, confidiamo a ritmo inferiore, anche il prossimo anno, penalizzando il florovivaismo così come tutta l’economia. Non ci resta che prenderne atto e sperare in contromisure adeguate dei vari livelli di governo».

Redazione

Stelle di Natale made in Tuscany Cia Toscana Centro

Per Cia Toscana Centro le vendite di Poinsettie prodotte nella nostra Regione sono cresciute nel 2021 del 5% mentre i prezzi dell’8%. Il presidente Sandro Orlandini: «bilancio positivo, la qualità delle nostre produzioni è riconosciuta e molto richiesta dal mercato interno. Destano però preoccupazione gli aumenti vertiginosi dei costi di produzione» (oltre il +30%, secondo le stime di Cia).


Florovivaismo toscano in salute a fine 2021. A trainare lo sprint di fine anno del settore è il mercato delle Stelle di Natale: bene il made in Tuscany, con un aumento dei prezzi (+8%) per i produttori e un incremento del 5% delle vendite. A sottolinearlo è Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro. 
Grande richiesta per la Stella di Natale rosa, una novità ma già la più richiesta dal mercato. Bene le piante in vaso e ad alberello. Offerta inferiore alla domanda (-15%) e prodotto toscano completamente esaurito da settimane, con il Nord Italia (Lombardia e Veneto) i mercati più importanti. A preoccupare però sono i costi di produzione alle stelle – gasolio, energia elettrica e materiali di lavoro – che sono cresciuti di oltre il 30% e che andranno ad incidere soprattutto sulle produzioni della prossima primavera. 
La Cia Toscana Centro fa inoltre sapere che nella zona di Pescia conta circa 130 aziende agricole impegnate nella produzione dei fiori (che conferiscono al Mercato dei fiori della Toscana di Pescia), mentre sono 20 quelle che producono Stelle di Natale e piante in vaso fiorite.
«Possiamo fare un bilancio positivo – sottolinea Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro –; la qualità delle nostre produzioni è riconosciuta e molto richiesta dal mercato interno. Una boccata d’ossigeno importante per il florovivaismo di questo territorio, grazie anche alle già buone performance del mese di novembre, e dopo quasi due anni molto complicati condizionati dagli effetti della pandemia sui mercati e le chiusure del 2020. Destano però preoccupazione gli aumenti vertiginosi dei costi di produzione: in particolare l’aumento del gasolio e dell’energia elettrica fondamentali per la produzione in serra, ma anche il costo dei vasi in plastica e altri materiali per la produzione. Un 2021 che ha visto la ripartenza delle cerimonie (matrimoni o battesimi), l’augurio è che il trend positivo possa proseguire anche nei prossimi mesi». 
Bene in questo fine anno anche il mercato dei ciclamini, in questo caso si confermano richieste le varietà e i colori tradizionali (rosso, bianco, viola), i prezzi in questo caso sono in linea con il 2020. 
In Toscana si coltivano fiori e piante in 6.500 ettari di superficie (lo 0,90% della Sau regionale), ma il settore vale un terzo del fatturato (900 milioni di euro) dell’agricoltura toscana. Con oltre 3.300 imprese florovivaistiche (di cui 2.060 vivaistiche e 1.900 floricole, molte lo sono entrambi), con una grande incidenza su occupazione ed economia indotta, oltre ad una forte vocazione, in tempi normali, all’export.


Redazione

Cia Toscana organizza il 21 dicembre a Firenze un incontro sull’emergenza risorsa idrica nel sistema agricolo toscano, dove «solo il 9% dei campi sono irrigati». Il presidente di Cia regionale Brunelli: «puntare a una capacità irrigua totale». Interviene l’assessora regionale all’agricoltura Saccardi. Tra i relatori i presidenti del Distretto rurale vivaistico di Pistoia Ferrini e del Distretto rurale del Chianti Cappellini, oltre al direttore del Consorzio Vino Chianti Bani.

Nella nostra regione soltanto il 9% delle superfici agricole sono irrigate. Questione da non sottovalutare in epoca di cambiamenti climatici.
A questa problematica e al ruolo della risorsa idrica nel sistema agricolo toscano è dedicato il seminario in programma martedì 21 dicembre 2021 alle ore 9 a Firenze a Palazzo Incontri (Sala Verde) in via dei Pucci n. 1.  L’appuntamento è organizzato da Cia Agricoltori Italiani della Toscana e sarà moderato da Sandro Orlandini, presidente di Cia Toscana Centro.
«Per continuare a produrre qualità – dichiara Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana – è necessario puntare ad una capacità irrigua totale, mentre va ricordato che a livello regionale abbiamo solo una minima parte di superficie irrigua. Questo non è assolutamente sufficiente. Non possiamo pensare di avere agricoltura fra venti anni senza una progettualità che metta l’irrigazione in primo piano: se non riusciamo a irrigare i nostri vigneti, oliveti e le nostre colline non avremo più produzioni».
«E’ uno sforzo importante – aggiunge Brunelli - oggi dobbiamo approfittare del Pnrr laddove è possibile, ma dobbiamo guardare oltre agli schemi attuali. Progettare una realtà irrigua in Toscana non è più rimandabile: la Regione si deve prendere la responsabilità di animare il tavolo sul tema acqua e di essere protagonista di indirizzo e di sviluppare questo progetto. Senza acqua non avremo più un’agricoltura di qualità e competitiva nella nostra regione».

Programma
Saluti di Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana e assessore all’agricoltura; di Federico Gianassi, assessore alle attività produttive del Comune di Firenze; Gerri Martinuzzi, dirigente area servizi promozione della Camera di Commercio di Firenze.
Seguiranno gli interventi di Marco Bottino, presidente Anbi Toscana; Francesco Ferrini, presidente del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia; Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti; Luigi Cappellini, presidente del Distretto Rurale del Chianti; Giacomo Cucini, Unione dei Comuni del Circondario dell’Empolese Val d’Elsa; Stefano Passiatore, presidente Unione Montana dei Comuni del Mugello.
Conclude i lavori Luca Brunelli, presidente Cia Agricoltori Italiani della Toscana.
Per partecipare all’iniziativa è necessario iscriversi qui.
Il seminario fa parte dell’intervento realizzato con il cofinanziamento FEASR del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Toscana Sottomisura 1.2.

Redazione