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Legambiente e Fondazione Ecosistemi presentano il VII Rapporto sui progressi e le criticità del GPP in Italia
Il VII Rapporto dell'Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente e Fondazione Ecosistemi presentato ecentemente a Roma rivela che l'applicazione del Green Public Procurement (GPP) nelle Pubbliche Amministrazioni italiane è ferma al 62%, nonostante la conoscenza dello strumento sia diffusa nel 98% delle PA. Solo il 17% delle stazioni appaltanti effettua monitoraggi sull'uso corretto del GPP. La difficoltà di stesura dei bandi e la mancanza di formazione adeguata sono i principali ostacoli all'attuazione. L'Osservatorio raccomanda la formazione del personale e il controllo degli esiti delle gare d'appalto per migliorare l'efficacia del GPP.
Il Green Public Procurement rappresenta una leva fondamentale per la sostenibilità, ma la sua adozione procede a rilento. Le PA italiane faticano a implementare i Criteri Ambientali Minimi (CAM), nonostante la loro obbligatorietà dal 2016. I risultati del rapporto evidenziano la necessità di centralizzare le competenze sul GPP attraverso referenti specifici e di promuovere iniziative di formazione mirate per accelerare il passo verso un sistema di acquisti più verde e sostenibile. Questo gap rallenta l'acquisto di verde per le PA, impedendo loro di essere al passo con la transizione ecologica richiesta dall'Unione Europea.
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Il Consiglio Regionale approva la modifica che riduce la frequenza di svuotamento delle piscine
Nell'ultima seduta di maggio, il Consiglio Regionale ha approvato la proposta di legge di modifica della LR 8/2006 sulle piscine ad uso natatorio. La nuova normativa permette agli agriturismi di svuotare le piscine ogni tre anni invece che ogni anno, semplificando la gestione per queste strutture. La modifica è il frutto di una lunga concertazione tra Regione Toscana e varie associazioni di categoria. Restano invariati gli altri adempimenti, inclusi quelli relativi all'approvvigionamento idrico e alla formazione del personale. La proposta approvata sarà presto pubblicata sul BURT.
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Un recente studio condotto da ENEA e CREA ha portato a scoperte promettenti per il settore agricolo, soprattutto nella coltivazione del kiwi. I ricercatori hanno dimostrato che l'esposizione delle piante di kiwi a raggi ultravioletti potenzia significativamente la loro resistenza contro i patogeni, in particolare contro il cancro batterico, un problema serio per questa coltura.
La ricerca, sviluppata nei laboratori di ENEA e CREA, ha evidenziato come una dose specifica di raggi UV possa indurre nelle piante la produzione di molecole benefiche quali carotenoidi e fenoli, rafforzando così le difese naturali della pianta. Paolo Di Lazzaro di ENEA spiega: "Attraverso l'ormesi, abbiamo osservato una riduzione della sensibilità delle piante al cancro batterico del 60% nel campione irradiato."
Questo approccio rappresenta una strategia ecocompatibile che potrebbe ridurre l'uso dei fitofarmaci, contribuendo a un'agricoltura più sostenibile. Il team ha utilizzato un dispositivo innovativo di dimensioni ridotte, equipaggiato con LED, capace di emettere raggi UV in modo controllato, un'alternativa più sicura e pratica rispetto alle tradizionali lampade a mercurio.
Il trattamento con UV-C ha mostrato effetti positivi non solo nel ritardare i sintomi dell'infezione, ma anche nel migliorare le qualità generali delle piante trattate, come l'aumento della produzione di clorofille e l'attività antiossidante. I risultati, promettenti anche rispetto ad altri patogeni come la muffa grigia e la muffa verde, suggeriscono un potenziale significativo per applicazioni future in campo.
Con oltre 25 mila ettari di terreno dedicati alla coltivazione di kiwi, principalmente nel Lazio, l'Italia si posiziona come uno dei principali produttori mondiali. In questo contesto, il controllo del cancro batterico del kiwi, che ha impatti devastanti sulle colture globali dal 2008, è cruciale. Le scoperte di ENEA e CREA potrebbero quindi offrire agli agricoltori nuove soluzioni per proteggere i loro raccolti in modo ecologico ed efficace.
La ricerca sottolinea l'importanza di continuare a esplorare trattamenti innovativi e sostenibili che possano supportare l'agricoltura nel fronteggiare sfide complesse come quelle poste dal cambiamento climatico e dalle malattie delle piante. Questo studio rappresenta un passo importante verso un futuro agricolo più verde e produttivo.
Redazione
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Italia si conferma leader europeo nel riciclo e nell'uso di materie prime seconde, con un valore di produttività delle risorse di 3,7 euro per chilo, superiore alla media UE di 2,5 euro. Il nostro Paese dimostra un'eccellenza nella gestione dei rifiuti e nell'adozione dell'economia circolare, particolarmente tra le piccole e medie imprese.
L'Italia si distingue per la sua capacità di gestione dei rifiuti e per l'efficienza nell'utilizzo delle materie prime riciclate, posizionandosi al primo posto tra le cinque principali economie dell'Unione Europea. La produttività delle risorse, che quantifica il valore generato per ogni chilo di materiali consumati, raggiunge 3,7 euro, significativamente sopra la media europea. Questo successo si riflette anche nel settore delle piccole e medie imprese, dove il 65% adotta pratiche di economia circolare, un aumento notevole rispetto al 2021.
In Italia, il tasso di riciclo dei rifiuti da imballaggio tocca il 71,7% nel 2021, mentre quello dei rifiuti urbani cresce fino al 49,2%, con entrambi i valori che superano le medie europee. Anche il riciclo di apparecchiature elettroniche ed elettriche (RAEE) si attesta all'87,1%, confermando la forte orientamento del Paese verso la sostenibilità.
Queste prestazioni sono state discusse durante la conferenza annuale sull'economia circolare organizzata dal Circular Economy Network e dall'ENEA il 10 maggio scorso svoltosi all’Acquario romano della Capitale, evidenziando il ruolo chiave dell'Italia nello sviluppo di un'economia più verde e sostenibile in Europa. Il futuro del Green Deal europeo sembra sempre più dipendere dalla circolarità, un campo in cui l'Italia è già ben posizionata per guidare.
A.V.
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Il 22 maggio 2024, l'Accademia dei Georgofili ospiterà il convegno "Agricoltura 2030: Visioni Tecnologiche per una Nuova Agricoltura", un evento chiave per il futuro dell'agricoltura tecnologica. La registrazione preliminare è obbligatoria.
Il convegno "Agricoltura 2030: Visioni Tecnologiche per una Nuova Agricoltura" si terrà il 22 maggio 2024 presso l'Accademia dei Georgofili di Firenze, specificatamente nelle Logge Uffizi Corti. Questo importante evento vedrà la partecipazione di figure chiave nel campo della ricerca e dell'innovazione agricola, con una particolare enfasi su soluzioni tecnologiche avanzate che promuovono un'agricoltura sostenibile e efficiente.
Il presidente dell'Accademia, Massimo Vincenzini, aprirà i lavori, seguito da interventi di esperti come Paolo Gay dell'Associazione Italiana di Ingegneria Agraria e Luigi Cattivelli del CREA, che discuteranno rispettivamente di innovazione nelle macchine agricole e di tecnologie avanzate come la robotica e l'intelligenza artificiale nel settore. Le sessioni si concentreranno su come le nuove tecnologie possono essere integrate efficacemente nelle pratiche agricole per migliorare la produttività e sostenibilità.
L'evento sarà anche una piattaforma per discutere della centralità dell'azienda agricola nell'adozione di nuove tecnologie e nell'aggiornamento formativo, con un focus su come preparare i futuri operatori a utilizzare queste innovazioni in modo sicuro e efficace.
La partecipazione all'evento richiede una registrazione preliminare tramite un form online a questo link, e l'iscrizione è soggetta alla capienza della sala. Questo convegno rappresenta un'occasione cruciale per professionisti e accademici di condividere conoscenze, idee e innovazioni che possono definire il futuro dell'agricoltura .
Redazione