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A 6 anni dalla messa a dimora, in provincia di Brindisi in zona rossa, due impianti olivicoli intensivi di cultivar Diana e Tosca, fornite dal vivaio pesciatino Attilio Sonnoli, sono sani e produttivi. E un rapporto di prova di un laboratorio accreditato di diagnosi fitopatologica di Bari il 25 ottobre ha attestato che il campione di Diana era negativo a Xylella fastidiosa, mentre il campione di Tosca era asintomatico pur essendo infetto. Le due cultivar si candidano a essere valutate dal CNR una come potenzialmente immune e l’altra come resistente alla Xylella.
Non solo Leccino e FS-17 Favolosa come varietà di olivi resistenti alla Xylella fastidiosa, il batterio che ha distrutto pezzi importanti dell’olivicoltura pugliese a sud di Bari. Arrivano segnali più che promettenti anche da due cultivar di olivo prodotte da un vivaista olivicolo della Valdinievole, Vivai Attilio Sonnoli di Uzzano nei pressi di Pescia, che sono state piantate nel 2016 da un’azienda agricola pugliese della provincia di Brindisi, in un’area che poco dopo la messa a dimora è diventata zona rossa per la diffusione di Xylella. Ebbene, a distanza di 6 anni, i due impianti, entrambi intensivi e contigui, uno costituito da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Diana’ e l’altro da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Tosca’, sono apparentemente sani e pienamente produttivi. Ma non è tutto: il 25 ottobre 2022 un rapporto di prova del Centro di ricerca e sperimentazione in agricoltura “Basile Caramia”, un centro barese regolarmente accreditato, ha verificato due cose: 1) un campione delle suddette piante di olivo della varietà Diana è risultato privo di Xylella fastidiosa; e 2) un campione degli olivi della cultivar Tosca è risultato invece positivo, con presenza di Xylella fastidiosa, ma asintomatico.È quanto ci ha riferito Elena Sonnoli, titolare con i fratelli dei Vivai Attilio Sonnoli, e ci ha confermato l’agrotecnico pugliese Dott. Donato Francesco Proce con cui collabora da diversi anni. «Con la mia attività di tecnico di campo, girando in lungo e in largo la Puglia e non solo – ci spiega -, ho avuto modo di constatare e toccare con mano il problema devastante e catastrofico senza eguali della Xylella fastidiosa. Sto seguendo diverse aziende agricole che nel Salento, colpite e devastate dal problema, con tanto coraggio e intraprendenza, stanno reimpiantando ulivi resistenti alla Xylella fastidiosa come la Favolosa e il Leccino. Il mio lavoro è consigliare come impiantare e gestire i nuovi uliveti, che stanno nascendo e prendendo il posto dei secolari impianti che caratterizzavano il paesaggio salentino, in maniera naturale e a residuo zero».
«Gli impianti in provincia di Brindisi di cui stiamo parlando – continua Donato Francesco Proce – si trovano in un terreno dove sono presenti diverse cultivar di olivo coltivate con diverse forme e tecniche di allevamento. Il proprietario, che possiamo definire un agricoltore eroico, quando l'areale dove insiste l'azienda non aveva vincoli o colori (zona rossa, fascia di rispetto ecc.) negli anni 2015 e 2016 ha deciso di impiantare diverse cultivar. Queste cultivar in questi anni hanno dimostrato alcune resistenza alla Xylella, come la Favolosa e il Leccino, altre invece presentano sintomi. Ma a colpirmi in particolar modo sono state le due cultivar Tosca e Diana, che allevate in maniera intensiva non presentano sintomi». Da qui la decisione di contattare l’istituto di ricerca “Basile Caramia” di Locorotondo, in provincia di Bari, per fare un’analisi di campioni di olivo di questi due impianti contigui di Diana e Tosca. «I campioni di Diana sono risultati privi di Xylella, mentre i campioni di Tosca sono positivi – conferma -, ma entrambi sono asintomatici».
Ma dove sono ubicati i due impianti olivicoli esattamente e nei dintorni si trovano piante di olivo colpite da Xylella fastidiosa? «L'areale dove insiste l'azienda agricola – risponde Proce - subito dopo la piantumazione degli oliveti è diventato zona rossa. Nelle immediate vicinanze vi sono piante infette, o meglio vi è il deserto che la Xylella sta generando».
L’azienda agricola che ha messo a dimora questi due impianti di olivi Diana e olivi Tosca è soddisfatta, dopo questi primi anni, di come si sono comportate queste piante di olivo? «Sì – dice Proce -, l’azienda è molto soddisfatta di come le piante stanno producendo e di come stanno reagendo al batterio, sia in termini di produzione che in termini di resistenza. Ormai siamo arrivati al terzo raccolto. Adesso stiamo studiando le due cultivar rispetto a resistenza agli stress idrici, resistenza alle malattie, rese produttive e qualità organolettiche che le olive conferiscono ai rispettivi olii monovarietali. E vi posso dire che le aspettative sono molto positive».
Ma che significato ha questa verifica dopo 6 anni, che valore darle nella prospettiva di nuovi impianti olivicoli in Puglia nella zona rossa o nei territori confinanti? «Dopo 6 anni di sperimentazione – afferma Proce - possiamo dire che le due cultivar andrebbero attenzionate e studiate dagli organi preposti come possibili e ulteriori cultivar da impiantare». E alla domanda se consiglierebbe ad altre aziende olivicole pugliesi di questi territori di usare, oltre a Leccino e Favolosa che risultano resistenti a Xylella, anche queste due varietà, Tosca e Diana, risponde così: «innanzi tutto io il consiglio che do a tutte le aziende agricole che decidono di realizzare nuovi impianti olivicoli o reimpianti è di impiantare olivi resistenti alla Xylella. Ed è quello che nella mia azienda di famiglia sto attuando da qualche anno, ma è quello che consiglio a tutte le aziende da me seguite e non solo. Inoltre consiglio a chi ha deciso di realizzare impianti intensivi di utilizzare le due varietà Tosca e Diana, che molto si avvicinano per caratteristiche morfologiche, pedoclimatiche ed organolettiche alle cultivar presenti nei nostri territori». «Ricordiamoci – conclude – che in questi anni la Xylella fastidiosa è arrivata alle porte di Bari superando di 60-70 km a nord il terreno dove sono presenti le due cultivar di Tosca e Diana».
«Tosca e Diana sono il risultato di un lungo lavoro di selezione e ricerca iniziato da mio padre Attilio tanti anni fa, - dice Elena Sonnoli - e con queste varietà, adattissime anche a uliveti ad alta densità e alla raccolta meccanica in continuo, cerchiamo di dare una risposta tutta italiana per una nuova olivicoltura intensiva, anche nelle zone colpite da Xylella fastidiosa. I risultati sono incoraggianti; siamo cauti e coscienti che il lavoro e la sperimentazione richiedono tempi lunghi, ma le premesse sono positive. Lo studio, l’osservazione e la ricerca continuano, seguendo il modello che ci ha insegnato Attilio».
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In evidenza con molti premi alla manifestazione Euroflora di Genova la rete d’imprese Olea, formata da 4 aziende vivaistiche della Valdinievole e una di Orosei.
«Siamo rimasti molto soddisfatti del successo riscontrato, non solo in termini di premi conseguiti, ma anche per l’apprezzamento ricevuto riguardo all’allestimento dello spazio assegnatoci nel parco. Ed è degno di rilievo anche il conseguimento di un ulteriore riconoscimento per “l’esposizione meglio conservata e meglio mantenuta alla fine della manifestazione”».
Questo il commento di Sara Andreani dopo la premiazione di fine manifestazione di Euroflora 2022, la mostra internazionale del fiore e della pianta ornamentale tenutasi a Genova nei parchi di Nervi dal 23 aprile all’8 maggio. Sara era domenica scorsa a Genova per ritirare, dalle mani del presidente di Porto Antico di Genova Spa Mauro Ferrando, i premi a nome di Olea, la rete d’imprese con sede legale a Pescia fra le quattro aziende vivaistiche della Valdinievole Azienda Agricola Cinelli Luca, Vivai Attilio Sonnoli, Andreani Piante, Vivai Cinelli Federico (in provincia di Pistoia) e l’azienda vivaistica sarda Vita Verde di Orosei (in provincia di Nuoro) [vedi sotto].
E sono stati numerosi i premi ricevuti da Olea alla sua prima partecipazione a Euroflora, come era già noto da inizio esposizione visto che i lavori delle giurie si sono tenuti il 22 aprile in occasione del prologo riservato a stampa e addetti ai lavori. «Ben 6 primi premi e 6 secondi premi», come riferito da Sara Andreani, che si sofferma sul secondo premio ottenuto nella categoria “Olea europaea”, l’olivo, «su cui tutte le aziende della nostra rete d’impresa puntano particolarmente». Premi a cui si è aggiunto l’8 maggio quel riconoscimento allo stato di conservazione del loro allestimento ispirato al paesaggio mediterraneo, segno inequivocabile dell’alta qualità delle loro piante. Senza dimenticare la soddisfazione per il fatto che un’altra delle piante del loro allestimento, una varietà di limone endemica della Sardegna salvata dal rischio di estinzione, è stata fra le tappe privilegiate delle visite guidate di Euroflora.
«Siamo ovviamente molto soddisfatti come rete – dichiara il coordinatore di Olea Luca Cinelli – che le nostre piante e il nostro allestimento siano stati apprezzati, come testimoniato dai diversi premi ottenuti. Contavamo sui nostri glicini in fiore, e infatti hanno contribuito all’esito positivo in più di una categoria. Ma hanno vinto anche il Nerium oleander in fiore, Trachelospermum jasminoides e Eleagnus ebbingei compatta e sono piaciuti pure Prunus lauroceraso, Viburnum tinus, Pistacia lentiscus e Lagerstroemia indica». Ma la soddisfazione non si limita ai premi, come spiega Cinelli: «abbiamo avuto l’opportunità di farci conoscere a un pubblico internazionale e le floralies, ormai pochissime in Europa, sono molto frequentate anche da architetti e paesaggisti di tutte le nazionalità, per cui anche un pubblico professionale ha potuto venire in contatto con la nostra realtà pesciatina e il suo legame speciale con la Sardegna».
Riguardo all’allestimento dello spazio, «abbiamo cercato di rappresentare il più fedelmente possibile il paesaggio mediterraneo con le nostre varietà sia autoctone che derivanti da nuove ibridazioni - ha spiegato Luca Cinelli -, quali Photinia ‘Volcano’ caratterizzata da una foglia frastagliata, Nandina ‘Moon bay’ a portamento super compatto, Feijoa sellowiana o Acca sellowiana apprezzata per la sua corteccia decorativa e per i suoi frutti». E, come precisato Sergio Saba, titolare dell’azienda sarda di Olea, Vita Verde di Orosei, che è anche paesaggista specializzato alla scuola di architettura del paesaggio post laurea dell’Università di Torino, «il vialetto sinuoso che attraversava lo spazio è stato contornato da una parte da olivi e dall’altro da cipressini totem, la parte forse più ornamentale con Photinia, glicine e bouganville: partendo dalla base dell’ulivo abbiamo creato un allestimento molto colorato sia per la fioritura che il fogliame. I glicini di 3 metri sono stati appoggiati su un olivo del parco a formare una sorta di tempietto fiorito».
Il giardino mediterraneo era completato da piante di agrumi e fra queste, in primis, la varietà di limone endemica della Sardegna salvata dall’estinzione. Si chiama “Sa Pompìa” e proviene dalla zona di Siniscola. È uno tra gli agrumi più rari al mondo ed è stato riscoperto pochi anni fa. Come ci ha raccontato Sergio Saba, è stato grazie al lavoro vivaistico di suo padre e al sostegno dell’amministrazione comunale di Siniscola che si è riusciti a riattivare una produzione di questa pianta. Sa Pompìa è immangiabile da cruda, ma è un ottimo medicamento naturale ed elemento principe di alcuni dolci tradizionali e liquori.
I premi di Olea a Euroflora 2022
Primi premi:
- concorso n° 171 RAMPICANTI
- concorso n° 181 ELEAGNUS
- concorso n° 188 NERIUM OLEANDER in FIORE
- concorso n° 202 TRACHELOSPERMUM JASMINOIDES IN FIORE
- concorso n° 204 WISTERIA SINENSIS IN FIORE
- concorso n° 205 WISTERIA IN FIORE
Secondi premi:
- concorso n° 171 RAMPICANTI
- concorso n° 187 LAGERSTROEMIA
- concorso n° 192 PISTACIA
- concorso n° 203 VIBURNUM IN FIORE
- concorso n° 225 OLEA EUROPAEA
- concorso n° 226 PRUNUS
La rete d’imprese Olea
Fondata nel 2019, “Olea” è una rete d’imprese agricole fra quattro aziende vivaistiche della Valdinievole (Cinelli Luca, Vivai Attilio Sonnoli, Azienda agricola Andreani Edoardo, Vivai Cinelli Federico) e l’azienda vivaistica sarda Vita Verde Vivai Saba di Orosei (in provincia di Nuoro). Lo scopo, fin dal momento della costituzione, è stato quello di condividere le competenze e fare massa critica per essere più incisive nel mercato nazionale e internazionale. Il nome richiama l’olivo, la cui produzione accomuna le aziende, che ne seguono tutte le fasi a partire dal semenzaio fino alla pianta finita, sia essa destinata alla realizzazione di impianti olivicoli che all’abbellimento di giardini privati. Olivi provenienti dal loro campo certificato di piante madri virus esenti, il primo privato ad essere ufficialmente riconosciuto in Toscana. All’olivicoltura le cinque aziende di Olea affiancano produzioni di piante ornamentali da esterno, fruttiferi e piante d’agrumi, che hanno fatto la parte del leone a Euroflora 2022.
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Intervista ad Andrea Bonacchi, che parteciperà a Vinitaly coi suoi brand Bonacchi, Casalino, Molino della Suga e Selciato in un nuovo stand nel padiglione della Toscana (Hall 9 - stand C17). Un’occasione per presentare i propri vini di punta, fra cui il Super Tuscan “Badesco”, e alcune novità: dal vino rosato Igt in anteprima a Veronafiere, ai nuovi vini prodotti a Montalcino come il Chianti Colli Senesi, Igt Vermentino e Igt Pinot Grigio toscano. Bonacchi: «preoccupazione per gli effetti della guerra, ma nei nostri mercati di sbocco principali, Europa e Usa, i consumi stanno reggendo bene». [In foto Bonacchi a sinistra per chi guarda e l'enologo Misuri a destra]
Si avvicina l’atteso ritorno in presenza di Vinitaly 2022 a Verona e aumenta la trepidazione nelle aziende vinicole che esporranno dal 10 al 13 aprile al salone leader di settore. C’è la consapevolezza di un contesto difficile per effetto della guerra in Ucraina, ma anche la fiducia legata ai riscontri di mercato positivi che continuano ad arrivare dagli Stati Uniti e da gran parte dell’Europa.
Fra gli importanti produttori di vino che rappresenteranno la nostra regione nel Padiglione 9 di Veronafiere vi è Andrea Bonacchi, titolare di un’azienda vitivinicola giunta alla quarta generazione con sede centrale, impianto di imbottigliamento modello e 42 ettari di vigneti a Quarrata (Pistoia) nel cuore del Chianti Montalbano, a cui si aggiungono i 23 ettari di vigneto a Chianti Classico della Fattoria Casalino a Castelnuovo Berardenga e il Podere Molino della Suga di Montalcino con i suoi 11 ettari di vigne a Brunello e Rosso di Montalcino e altri 21 ettari di vigneti (di cui 9 nuovi) dedicati alla produzione di Rosso Toscana, Chianti Colli Senesi, Igt Vermentino e Pinot Grigio Igt Toscano. Nel loro insieme le tre fattorie Bonacchi producono circa 3 milioni di bottiglie all’anno, di cui circa il 50% destinato al mercato nazionale. In generale, come spiegato dall’enologo di casa, Ivan Misuri, vincitore nel 2020 dell’8^ edizione del “Premio Giulio Gambelli”, i vini Bonacchi «quando comparati con i Chianti più tradizionali, sono fatti con un approccio moderno che cattura il frutto dei grappoli insieme alla loro struttura pur mantenendo un ottimo livello di eleganza e morbidezza».
Floraviva ha sentito il titolare Andrea Bonacchi, insieme a Ivan Misuri, a pochi giorni dalla partecipazione a Vinitaly, cercando di carpire le loro aspettative in relazione alla congiuntura segnata dalla guerra in Ucraina e di farsi anticipare le novità che saranno presentate allo stand Bonacchi (C17 nel Padiglione 9) insieme all’esposizione, con possibilità di degustazione, dei vini di punta dei propri marchi: Bonacchi, Fattoria Casalino, il Selciato e Molino della Suga.
Vinitaly 2022 capita in una fase molto delicata per l’economia, segnata dagli effetti diretti e indiretti della guerra: come state vivendo dal punto di vista aziendale questo momento difficile?
«Siamo naturalmente preoccupati per questa situazione di incertezza generale, sia per l’aumento dei costi delle materie prime sia per la difficoltà di reperirle, così come non si trovano facilmente alcuni tipi di bottiglie o altro materiale di packaging. Pensi che le vetrerie internazionali di riferimento, alcune situate proprio in Ucraina, sono in grandissima difficoltà».
E che salone del vino vi attendete quest’anno?
«Per Vinitaly, dopo due anni di pandemia, è un nuovo inizio. È la manifestazione più importante per i vini italiani, soprattutto per quelli destinati all’estero. Qui vengono solitamente compratori da tutte le parti del mondo, compresi i Paesi dell’Est: Cina, Giappone, Russia e Ucraina. I visitatori da tali aree saranno pochi o assenti. Comunque i mercati più importanti per la Toscana restano l’Europa e gli Stati Uniti, e questi stanno ancora resistendo bene sul piano dei consumi. Sono i mercati su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione in termini di incontri d’affari in fiera e di espansione commerciale futura».
Ma non risentono anch’essi dei rincari dell’energia e delle materie prime?
«I costi sono aumentati, ma i mercati per ora reggono, nonostante i rincari. E mi riferisco all’Europa ma ancor più agli Usa. In Europa, fra i nostri vini, il Chianti e il Chianti Riserva sono i più consumati. Mentre per il mercato statunitense puntiamo più sulle nostre produzioni dell’area di Montalcino e del Chianti Classico con le nostre aziende agricole Molino della Suga e Casalino. Le vendite sono aumentate anche grazie alle ottime valutazioni dei nostri vini nelle riviste internazionali».Presenterete qualche novità in fiera domenica prossima?
«Sì, un nuovo vino: è un rosato Igt che verrà battezzato pubblicamente proprio al prossimo Vinitaly. E’ un’anteprima».
«Il rosato – chiosa l’enologo Misuri - sta infatti riacquistando quote di mercato, è giornalisticamente molto spinto e ha un suo canale distributivo. Dal punto di vista qualitativo, senza anticipare troppo, posso dire che il nostro rosato, da uve toscane, in prevalenza sangiovese, è caratterizzato da piacevole freschezza, adatto agli aperitivi e anche ai pasti. Lo contraddistinguono anche la presenza di note di frutta fresca e il colore tenue».
Altre novità, al di là dei vini, sul fronte organizzativo aziendale?
«Abbiamo 9 ettari di nuovi vigneti nell’azienda di Montalcino. L’impianto è terminato all’inizio del 2020 e le nuove vigne debutteranno produttivamente quest’anno con la prima vendemmia il prossimo settembre».
Quali vini andrete a produrre nei nuovi vigneti?
«Qui produrremo Chianti Colli Senesi, Vermentino Igt e Pinot Grigio Igt toscano. Stiamo ultimando le nuove etichette, che saranno presentate proprio a Vinitaly. Va sottolineato che nei nuovi vigneti adotteremo il tradizionale sistema di potatura a Guyot.
Come mai?
«Per un motivo di qualità e di salvaguardia della vite, con questo metodo la pianta è più salvaguardata e la qualità delle uve è migliore, anche se ci rimettiamo in termini di meccanizzabilità della raccolta».
A proposito di metodi di coltivazione, vi state muovendo anche sul fronte dell’eco-sostenibilità produttiva?
«Certamente. E’ un tema complesso che meriterebbe un’intervista a parte. Ma intanto possiamo dire che negli ultimi tre anni nei nostri vigneti sono state utilizzate tutte concimazioni naturali e l’energia elettrica da noi utilizzata è acquistata da fonti rinnovabili».
Novità a parte, mi può citare uno o due vini di maggior pregio su cui punterete o continuerete a puntare nell’imminente esposizione di Vinitaly?
«Uno è il Badesco, forse il nostro vino più importante: il nostro Super Tuscan, un Igt toscano (60% Sangiovese, 20% Merlot e 20% Cabernet Sauvignon) che nell’annuario di Luca Maroni del 2018 ha ottenuto 95 punti. Il resto glielo dico in fiera».
Per ulteriori informazioni: bonacchi.it.
Per fissare appuntamenti in fiera: 339-7236851.
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Risultati positivi per il progetto Life AgriSed, con capofila l’azienda pistoiese Agri Vivai, finalizzato a dimostrare la validità del co-compostaggio di scarti verdi e sedimenti fluviali (in varie proporzioni) per ottenere substrati eco-sostenibili utilizzabili nel vivaismo. Il coordinatore Stefano Lucchetti: «alternative ai substrati convenzionali sono possibili».
«I risultati sono stati superiori alle aspettative: l'utilizzo di ogni substrato testato ha portato all'ottenimento di una pianta “vendibile” e di buon aspetto».
Così Stefano Lucchetti, agronomo dell’azienda pistoiese Agri Vivai Srl, specializzata in prodotti e servizi professionali per il vivaismo e il giardinaggio, riassume l’esito del progetto da lui coordinato “Life AgriSed” sul co-compostaggio di sedimenti fluviali e scarti verdi per l’ottenimento di tecnosuoli e substrati innovativi, giunto ieri ufficialmente a conclusione dopo 3 anni e mezzo di attività e sperimentazioni. Un progetto cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Life con capofila Agri Vivai e l’ausilio di partner importanti come Università di Firenze, Cnr di Pisa, Gorini Piante e Eps Biotechnology.
«Alternative ai substrati convenzionali sono quindi possibili e disponibili – aggiunge Lucchetti - basta impegnarsi nella corretta gestione in fase di coltivazione. I continui cambiamenti dei prezzi delle materie prime e la crisi della logistica, causati da Covid, cambiamenti climatici, guerra ecc., impongono la continua ricerca di alternative, prodotte in loco, a fonte rinnovabile e da economia circolare».
Lo scopo di AgriSed era dimostrare l’idoneità dei sedimenti dragati, tali e quali o dopo co-compostaggio con rifiuti vegetali, alla produzione di technosol o suoli ricostituiti utilizzabili per la bonifica di terreni degradati e aree dismesse oppure come substrati innovativi ed eco-sostenibili per il vivaismo.
Attività svolte:
- Analisi del quadro normativo a livello nazionale ed europeo, al fine di identificare eventuali barriere alla transizione circolare.
- Validazione del processo di co-compostaggio con 2 prove in ambienti diversi (in Italia ed Repubblica Ceca) e a partire da sedimenti e scarti verdi acquisiti localmente. In ogni prova sono state testate 3 differenti miscele, con proporzioni di sedimenti e scarti verdi rispettivamente di 3:1, 1:1 e 1:3 in volume.
- Uso dei co-compost ottenuti per la produzione di 13 substrati sostenibili, 10 a totale e 3 a parziale sostituzione della torba.
- Uso dei co-compost ottenuti e di sedimenti tali e quali per la produzione di suoli ricostituiti, per un totale di 7 matrici ottenute dalla composizione in differenti proporzioni di sedimenti, co-compost, scarti del settore cartario e terre da suoli degradati.
- Valutazione delle proprietà agronomiche dei substrati ottenuti, tramite la conduzione di 3 prove di coltivazione (1 ciclo autunnale in campo aperto, 1 ciclo primaverile in campo aperto, 1 ciclo autunnale in serra), con la crescita di 580 piante di Viburnum tinus e 580 piante di Photinia x fraseri ‘Red Robin’.
- Valutazione delle proprietà pedologiche dei suoli ricostituiti ottenuti, tramite la conduzione di 1 prova in 18 colonne di suolo e di 1 prova di coltivazione (ciclo autunnale in campo aperto), con la crescita di 140 piante di Viburnum tinus e 140 piante di Photinia x fraseri ‘Red Robin’.
- Valutazione della sostenibilità ambientale, tramite la conduzione di una analisi Life Cycle Assessment, ed economica, tramite la redazione di un Business Plan, delle diverse soluzioni proposte.
- Conduzione di workshops e corsi tecnici per il trasferimento delle conoscenze e delle esperienze maturate con il progetto.
- Realizzazione di una campagna di comunicazione e disseminazione su scala nazionale ed internazionale destinata sia all’audience generale che a audience specifiche, quali la comunità scientifica e gli operatori e tecnici dei settori interessati.
- Perseguimento di azioni di comunicazione specifiche destinate ai policy makers e agli stakeholders dei settori interessati, al fine di sensibilizzare sulle tematiche dell’economia circolare e la necessità di un aggiornamento del quadro normativo a loro favore.
Risultati ottenuti:
- Validazione del processo di co-compostaggio. Il processo proposto si è dimostrato in grado di garantire la completa maturazione e stabilizzazione del compost. Oltre a risultare un’alternativa per il riutilizzo di sedimenti e scarti verdi, il co-compostaggio è risultato anche una valida tecnologia di biorisanamento dei sedimenti, che hanno mostrato una riduzione dei livelli di contaminanti organici.
- Validazione dei substrati a base di co-compost. Le piante allevate sui substrati alternativi AgriSed hanno presentato performance analoghe a quelle di piante allevate su substrati tradizionali a base di torba, sia in termini di altezza finale che di sostanza secca finale raggiunta.
- Validazione dei suoli ricostituiti con l’impiego di sedimenti e co-compost AgriSed. I suoli ricostituiti ottenuti hanno mostrato un evidente miglioramento delle caratteristiche chimico-fisiche di partenza, con un aumento della capacità di ritenzione idrica ed un miglioramento generale di tutti i caratteri legati alla fertilità. I suoli ricostituiti si sono rivelati idonei anche alla coltivazione di piante in vaso.
- Validazione della sostenibilità ambientale ed economica delle soluzioni proposte. L’analisi LCA ha mostrato che i prodotti ottenuti presentano performance ambientali migliori rispetto alle soluzioni tradizionali. Grazie al business plan è stato possibile dimostrare di aver adottato modelli di economia circolare senza intaccare l’economicità delle aziende.
- Incremento della consapevolezza pubblica sulle problematiche ambientali affrontate e sensibilizzazione sui temi dell’economia circolare, grazie all’estesa campagna di comunicazione e disseminazione multi-target.
- Sensibilizzazione delle autorità e degli stakeholders operanti nei settori coinvolti circa la presenza di barriere allo sviluppo di business sostenibili e a favore di un aggiornamento del quadro normativo.
Per ulteriori informazioni: lifeagrised.com
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Dall’agenzia di Generali Italia a Pistoia di via Salvo D’Acquisto guidata da Gai e Romoli viene sottolineato il «sempre maggiore interesse nel settore florovivaistico per la classica polizza aziendale Valore Agricoltura», ma anche, come dice il consulente Decaria, «curiosità per la più complessa GenerAmbiente sulla responsabilità civile-ambientale, perché si è capito che ha costi proporzionati alle dimensioni aziendali». L’ispettrice Parentelli evidenzia l’importanza dell’analisi delle esigenze del cliente ed è convinta che ci siano «ampi margini di crescita fra i piccoli vivaisti». Romoli spiega così GeneraSviluppo Sostenibile: «è un investimento assicurativo che consente di puntare su imprese di settori ecosostenibili, in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu, ma bilanciando il portafoglio a propria misura con quote nel porto sicuro della nostra gestione separata Gesav».
«In questo periodo ho potuto conoscere numerose realtà produttive, ascoltandone la storia, gli obiettivi e soprattutto le esigenze in materia assicurativa. Stiamo riscontrando sempre maggiore interesse e curiosità nel settore florovivaistico per le tematiche relative alla tutela dei beni e del patrimonio, e grande consapevolezza dell’importanza di avere a disposizione strumenti che permettano di far fronte a eventuali imprevisti. Non vediamo l’ora di incontrare i vivaisti del distretto nuovamente in un evento dal vivo per poter fornire loro ulteriori informazioni e aggiornamenti, perché la conoscenza genera scelte consapevoli».Ad affermarlo è Fabrizio Gai, contitolare insieme a Paolo Romoli dell’agenzia di Generali Italia di via Salvo d’Acquisto a Pistoia, con uffici anche a Quarrata in via Montalbano e Alto Reno Terme (Porretta) in viale Mazzini: agenzia di servizi assicurativi e finanziari in grado di fornire consulenza e assistenza in tutti gli ambiti coperti da Generali, grazie a un team, fra dipendenti di agenzia, dipendenti di compagnia e consulenti, di 22 persone molto qualificate ed esperte (vedi). Abbiamo sentito Gai e Romoli, insieme ad alcuni consulenti dell’agenzia, per verificare come va la collaborazione con l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), organo referente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia. Una partnership consolidatasi circa 2 anni fa nel contesto del Progetto integrato di distretto (Pid) “Vivaismo per un futuro sostenibile” cofinanziato dalla Regione Toscana, che ha AVI come capofila e l’agenzia di via Salvo d’Acquisto fra i partner.
Tra i consulenti in prima linea per soddisfare le esigenze di tutela della persona, della famiglia e dell’attività dell’agenzia vi sono Sergio Ulivagnoli, Davide Torracchi e Valentina Rossi, che spiegano: «noi contattiamo le aziende, ci facciamo conoscere, presentiamo loro i nostri prodotti e soprattutto ascoltiamo le loro esigenze. Molto spesso i vivaisti sono già abbastanza informati, perché chi ha un’azienda è normale che si voglia tutelare e poi si informano in seno ad AVI. Questo è vero soprattutto per “Valore Agricoltura”, che è sempre andata bene, perché è la polizza più facile: la classica polizza aziendale, con una parte incendi e una di responsabilità civile, che copre un po’ tutto, dall’incendio per un fulmine al danno a terzi».
«Ultimamente – aggiunge comunque il consulente Emanuele Decaria - stiamo proponendo anche la polizza per la responsabilità civile-ambientale “GenerAmbiente”, contro il rischio di inquinamento accidentale, che prevede anche servizi di prevenzione e analisi. Questa sta destando curiosità e attenzione, perché è meno conosciuta e più particolare. Ad esempio è retroattiva. Inoltre riguarda anche i danni alla collettività, non solo a terzi. Ma è un po’ più complessa di altre polizze perché richiede la compilazione di questionari articolati e deve essere attentamente commisurata alle esigenze specifiche di ogni singola azienda. Però fa dormire sonni tranquilli e comincia a destare interesse anche fra i medi e piccoli vivaisti da quando è stato compreso che il suo costo è parametrato alle dimensioni aziendali, per cui un vivaio a conduzione familiare avrà un premio diverso da quello di una grande azienda vivaistica».
Tuttavia, come osservato da Rita Parentelli, ispettrice di Generali Italia ormai di casa nel Distretto vivaistico pistoiese, «con riferimento in particolare ai piccoli vivaisti ci sono ancora ampi margini di crescita nella tutela assicurativa dell’agricoltura». A proposito del metodo di lavoro, sottolinea «l’importanza di puntare sull’analisi delle reali esigenze del cliente, sul rapporto di fiducia con lui». «Io ad esempio – racconta - ho rapporti da molti anni con tantissimi vivaisti che sono ormai miei amici, di famiglia, a cui ho visto nascere i figli. Credo molto nella qualità del rapporto e dell’analisi, altrimenti mi ridurrei a banale distributore di prodotti e questo non piacerebbe né a me né ai miei interlocutori».
Infine con Paolo Romoli abbiamo parlato di GeneraSviluppo Sostenibile, l’investimento assicurativo che investe nei temi dello sviluppo sostenibile abbinandovi però la solidità tipica delle soluzioni assicurative tradizionali. «È una forma di investimento – spiega - che consente di puntare su imprese di settori ecosostenibili, in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu, ma bilanciando il portafoglio, a propria scelta e misura fra varie opzioni disponibili, con quote nel porto sicuro della nostra gestione separata Gesav». «Generali – prosegue – lo ha creato accorpando i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 in 5 temi d’investimento: consumo responsabile, salute e benessere, tutela del clima, crescita sostenibile, pari opportunità. Un modo per investire i risparmi mirando a creare valore allo stesso tempo per il proprio futuro e per quello del mondo, perché si tratta di settori economici in cui è prevista più crescita e che serviranno a bloccare il cambiamento climatico».
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