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maisaspergillus

Presso il dipartimento di Scienze delle produzioni Vegetali sostenibili dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza è stato messo a punto un sistema di lotta alternativo nei confronti delle aflatossine, le micotossine che contaminano in campo mais e altri cereali, ma non solo. 

Le aflatossine sono micotossine prodotte da certe specie di funghi fitopatogeni - in modo particolare da Aspergillus flavus - che contaminano in campo mais e altri cereali, nonché spezie e frutta secca, ma che si possono poi ritrovare all’interno di prodotti quali latte e suoi derivati.
Fra le 500 micotossine conosciute, quella con i peggiori effetti sulla salute è proprio l’Aflatossina B1, classificata dall’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro come agente cancerogeno per l’uomo. Il sistema di lotta innovativo si basa sull’impiego di un ceppo particolare di A. flavus che non produce aflatossine e che viene diffuso nell’ambiente di coltivazione andando a occupare le cosiddette nicchie ecologiche prima del ceppo micotossigeno, in questo modo sostituendosi ad esso ed impedendone lo sviluppo. 
La sperimentazione in campo è iniziata nel 2013 e l’anno scorso gli agricoltori hanno già potuto distribuire su una superficie di 15000 ha, grazie ad un’autorizzazione temporanea di impiego, il ceppo “innocuo” di A. flavus. I risultati sono assolutamente promettenti: la riduzione della contaminazione media da aflatossina è risultata pari al 90%. 
 
Redazione

ortifestival

Dopo i rialzi di inizio anno, causati dalle forti ondate di maltempo con neve e gelo, i mercati all'ingrosso segnalano quotazioni in graduale discesa. Si è toccato l'aumento più alto in vent'anni di serie storiche Istat, ma già da aprile i prezzi dovrebbero rientrare nella norma.

Le segnalazioni che vengono dai principali mercati all'ingrosso del Sud e Centro Italia, ovvero quelli di Sicilia, Puglia, Lazio indicano una graduale discesa dei prezzi per tutti gli ortaggi a foglia, dalle lattughe ai radicchi, per le zucchine e per le differenti varietà di cavolo, broccoli e finocchi. 
A causa delle forti ondate di maltempo, con neve e gelo, in gennaio la produzione di ortaggi e frutta aveva registrato cali produttivi nell'ordine del 30/40%. Questo aveva causato un limitato approvvigionamento dei centri distributivi all'ingrosso e dunque un innalzamento dei prezzi. I rincari di fine gennaio, registrati da Ismea, erano stati dell'ordine del 29% per i cavolfiori, del 33% per le lattughe e del 50% per i finocchi. Per le produzioni di serra si registrarono aumenti del 36% per le zucchine, del 17% per i pomodori e del 20% per i peperoni.
Oggi i numeri certificano il graduale rientro degli eccessi di gennaio, ma dimostrano anche, come sottolinea Coldiretti, come i coltivatori non riescano a usufruire degli aumenti lungo la catena della formazione del valore. Coldiretti ricorda che i rincari del 37,3% degli ortaggi freschi e del 9,4% per la frutta non riescono a coprire i danni causati da neve o gelo, stimati ormai in oltre 400 milioni.
Secondo i dati Istat i rincari del +37,3% segnano il record: l'aumento più alto mai registrato dai vegetali freschi in vent'anni di serie storiche Istat, iniziate a gennaio 1997. Gli analisti di settore rilevano che il quadro macroeconomico è ormai rientrato e già da aprile i prezzi rilevati da Istat per misurare l'inflazione dovrebbero essere nella norma. La volatilità stagionale rischia quindi di riavvicinare l'Italia allo spettro della deflazione, manifestatosi a fine 2016.
 
Redazione

foodex

La Fiera Foodex di Tokyo (7-10 marzo 2017) è la più importante manifestazione fieristica agroalimentare del Giappone, nonché evento di grande richiamo commerciale e la principale iniziativa di diffusione e promozione dell’agroalimentare per tutta l’Area Asia Pacifico, con oltre 76.000 visitatori professionali e 3.200 espositori registrati nella scorsa edizione.

Il Giappone è il decimo Paese per destinazione dell’export eno-agroalimentare italiano e secondo Paese extra europeo dopo gli USA. Secondo i dati ISTAT, elaborati da ICE-Agenzia, nel periodo gennaio-novembre 2016, il Giappone ha importato dall'Italia prodotti agroalimentari (compreso bevande) in valori oltre 646 milioni di Euro, registrando un incremento dell'1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (gennaio-novembre 2015) quando si è registrato lo 0,1% rispetto al periodo precedente (2014). 
Secondo i dati GTI (elaborati da ICE-Agenzia), sempre per i prodotti agroalimentari, nel settembre 2016 l'Italia ha raggiunto una quota di mercato del 2,1%, che la pone al 3^ posto tra i paesi europei, dopo la Francia (3,5) e la Spagna (2,2).
Nell'edizione 2017, la Collettiva Italiana alla FOODEX sarà organizzata su un’area di 1.540 mq. ed ospiterà oltre 90 aziende nazionali, configurandosi come la più grande collettiva  straniera dell’intera manifestazione. All’interno del Padiglione italiano sarà inoltre attivo un Centro Servizi, in un’area di circa 40 mq., per accogliere ed orientare i visitatori stranieri, fornire assistenza agli espositori italiani e realizzare attività promozionali collaterali che consisteranno in attività di "show cooking" dei principali prodotti Made in Italy delle aziende italiane presenti in fiera.
Inoltre, nell'ambito di una convenzione ICE - Agenzia ed il Ministero dello Sviluppo Economico, finalizzata alla promozione del biologico italiano all'estero, l'8 marzo sarà organizzato, in collaborazione con Federbio (la Federazione di organizzazioni operanti in tutta la filiera dell'agricoltura biologica e biodinamica di rilevanza nazionale) all'interno della FOODEX, presso la Sala 303 presso la Convention Hall, un evento di promozione dei prodotti biologici delle aziende italiane presenti.
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Redazione

Secondo Cia-Agricoltori italiani le rivelazioni Istat evidenziano tutte le difficoltà delle aziende, alle prese con problemi noti e irrisolti. Il 2016 è l'anno "nero" per il settore che ha perso in un anno lo 0,7% del suo valore aggiunto, facendo registrare, dopo finanza e assicurazioni, la peggiore performance tra le attività economiche nazionali. 

Il dato certifica la fase di difficoltà che sta vivendo il settore: questo è quanto rileva la Cia-Agricoltori Italiani analizzando i dati sul Prodotto interno lordo resi noti dall’Istat.
«Si è chiuso -spiega la Cia- un anno particolarmente difficile per le imprese agricole, così come emerge chiaramente dalla lettura di alcuni tra i principali indicatori economici, che certificano l’anno “nero” per il primario.»
«In primo luogo -prosegue la Cia-  la dinamica delle quotazioni dei prezzi all’origine che, rispetto al 2015, hanno ceduto di oltre 5 punti percentuali, con flessioni particolarmente marcate nelle produzioni cerealicole (-12%) e negli olii vegetali (-18%). Accanto a ciò, il peggioramento della sostenibilità economica aziendale, è stato evidenziato dall’Eurostat e, in particolare, dall’indicatore che esprime il reddito reale per unità di lavoro.»
«Secondo l’Istituto statistico europeo -riferisce l’organizzazione degli agricoltori- l’Italia, nel 2016, ha registrato una flessione dell’8 per cento, mentre, nell’Unione Europea, la contrazione media si è attestata sul 2 per cento.
Il Bel Paese ha occupato la ventiduesima posizione nella classifica UE, davanti soltanto a sei Stati membri e neanche il calo dei costi produttivi del 2,1 per cento rilevato dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) è stato sufficiente a risollevare la redditività degli agricoltori.
E proprio su questi temi, la Cia-Agricoltori italiani concentrerà i lavori dell’VIII Conferenza economica, in programma a fine mese a Bologna, dove verranno avanzate le proposte da sottoporre a Governo e Istituzioni per imprimere una svolta decisiva al settore.»
 
Redazione

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A Myplant & Garden Roberto Magni, vicepresidente dell’Associazione di tutela del marchio VivaiFiori, ha annunciato i controlli per i certificati di processo aziendale destinati a organizzazioni e/o imprese del florovivaismo italiano. Per ora tra gli 8 soci nessuna singola azienda ed è stato accreditato un solo ente terzo: Certiquality. Si lavora al riconoscimento reciproco con certificazioni internazionali come GlobalGap.  

L’Associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia, l’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve), il consorzio FloraSì, l’Associazione Milazzo Flora, il Consorzio “Fiori Tipici del Lago Maggiore”, il Distretto florovivaistico Alto Lombardo, la Cooperativa Floricoltori “Riviera dei Fiori” e l’associazione Florveneto.
boniniSono questi al momento gli otto soci, fra cui tre organizzazioni florovivaistiche di livello nazionale e nessuna singola azienda, dell’Associazione nazionale di tutela del marchio VivaiFiori su cui la settimana scorsa, durante la conferenza stampa di Anve a Myplant & Garden, è stato fatto il punto della situazione. A parlarne è intervenuto uno dei due vicepresidenti, Roberto Magni (l’altro è il presidente di Anve Marco Cappellini), che ha annunciato il completamento delle fasi di sperimentazione e di definizione legale del marchio, e l’inizio della fase operativa con l’avvio degli audit (controlli) da parte di Certiquality di Milano (e di altri enti terzi di certificazione che saranno eventualmente accreditati) e il conseguente rilascio dei primi certificati di processo aziendale a marchio VivaiFiori.
florever«VivaiFiori – ha detto Roberto Magni, che è anche presidente del Distretto florovivaistico alto lombardo – è un marchio privato registrato, volontario e di processo. Ovvero non intende certificare l’origine italiana di prodotti florovivaistici ma i processi di produzione delle aziende florovivaistiche. VivaiFiori certifica l’adozione volontaria di un sistema di verifica aziendale il cui fine è garantire il miglioramento dell’attività produttiva e l’ottimizzazione delle risorse verso la sostenibilità». Questo certificato di processo, ha aggiunto Magni, è rivolto solo alle aziende di produzione del florovivaismo italiano, ma comprende tutti i comparti produttivi: tutti i tipi di piante (floricoltura in vaso, fiori recisi e fronde, piante ornamentali da esterno) e tutti tipi di coltivazione (dalle colture protette a quelle all’aperto). 
rosellinilogo.jpg«Per poter accedere alla certificazione VivaiFiori - ha spiegato Magni a Floraviva –, essere socio dell’Associazione nazionale di tutela del marchio VivaiFiori è un requisito essenziale». Questa condizione può essere soddisfatta dalle aziende in due modi: diventando socie direttamente oppure in quanto membri di associazioni o cooperative che sono o diventano socie dell’Associazione di tutela VivaiFiori, che detiene ormai sia la gestione che la proprietà del marchio. Ovviamente la via maestra per ottenere il marchio da parte delle aziende più piccole è attraverso organizzazioni florovivaistiche che le rappresentino, perché l’adesione e gli audit hanno dei costi, che nel caso delle organizzazioni vengono spalmati su più imprese (basti pensare che ogni anno gli audit vengono eseguiti solo su un campione di imprese pari alla radice quadrata del numero di aziende di ogni organizzazione, per cui se si tratta di 50 aziende il controllo verrà effettuato su 7).
Roberto Magni ha fatto sapere che è stata intrapresa l’attività di benchmarking per il riconoscimento del marchio VivaiFiori nell’ambito di sistemi di certificazione di processo internazionale quali GlobalGap (sulla Good agricultural practice o Buone pratiche agricole). Il benchmarking, ha spiegato, «non è altro che un’attività di verifica sulla sovrapposizione del marchio VivaiFiori, che ovviamente segue un disciplinare, per cui deve rispettare dei limiti al di sotto dei quali non si può andare», con le procedure di certificazione e i disciplinari legati ad altri marchi internazionali. «Questa attività di verifica – ha detto Magni - è stata posta in essere con GlobalGap e sta per essere iniziata con MPS. Con Global Gap si è già visto che esiste la sovrapponibilità e quindi si cercherà, costruendo un accordo specifico, di rendere compatibili anche nelle parti più specifiche i due marchi, in modo che ci possa essere effettivamente la riconoscibilità reciproca». Un simile accordo darebbe molta più visibilità all’estero alle aziende florovivaistiche dotate di marchio VivaiFiori.
 
Lorenzo Sandiford