Giardini da intervista
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- Scritto da Andrea Vitali
Su un’altura, alle pendici settentrionali del Montalbano, si erge l’imponente Villa La Magia, prestigiosa dimora medicea cinquecentesca dalla compatta massa quadrata di residenza fortificata. L’antico castellare con la tenuta furono, infatti, acquistati nel 1583 dal granduca Francesco I dei Medici, che ne promosse una ristrutturazione completa. L’architetto Bernardo Buontalenti, già impegnato nella direzione di lavori in altre ville medicee, è probabilmente l’artefice di questa grande ristrutturazione di fine Cinquecento. Villa La Magia era un vero e proprio punto strategico in quanto svolgeva la doppia funzione di controllo produttivo delle proprietà e di punto d’appoggio e di sosta per le battute di caccia dei granduchi che si tenevano nella riserva venatoria sul Montalbano, il “Barco Reale Mediceo”, ricca di selvaggina. Da dimora tipicamente agricola e di svago, la tenuta ha visto succedersi molte famiglie nobili (gli Attivanti, i Ricasoli, gli Amati), fino a quando, nel 2002, è diventata proprietà del Comune di Quarrata e ha mutato natura. Un vasto progetto culturale, teso alla valorizzazione della Villa Medicea, ha permesso così la creazione di un parco-museo tematico permanente “Lo Spirito del Luogo – Collezione d’Arte Contemporanea”, che accoglie oggi opere profondamente inserite nel paesaggio traducendone abilmente il genius loci. Percorriamo così questo cammino sensoriale all’interno di un parco museo di rara bellezza, in cui le opere si integrano nello spirito del luogo e della storia fino a diventare un’unica cosa. Mai nome fu più indovinato perché la sensazione che prova chi visita Villa La Magia è davvero quella di diventare parte integrante di un luogo, la cui storia passata si fonde alla perfezione nella contemporaneità delle opere d’arte, create appositamente dagli artisti e collocate all’interno del percorso museale espositivo. La collezione permanente si è, infatti, arricchita negli anni di opere di artisti quali Maurizio Nannucci (cortile interno della Villa), Hidetoshi Nagasawa (parco), Marco Bagnoli (grotta e laghetto), Anne e Patrick Poirier (prato del tennis e parco), Fabrizio Corneli (Limonaia di Levante) e Daniel Buren (fontana nei prati esterni della Villa).
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
Dove ancora oggi, seguendo una lunga tradizione, si produce l’ottimo Chianti Montalbano e l’olio extravergine di oliva, sorge Villa Celle: la nostra prima meta in territorio pistoiese, precisamente a Santomato. La Villa poggia su fondazioni che risalgono all’anno 1000, ma nella sua attuale forma è datata al Seicento per volere del cardinale Carlo Agostino Fabroni, appartenente a una nobile famiglia di Pistoia. A metà dell’Ottocento venne allargato invece il parco in stile inglese ad opera dell’architetto Giovanni Gambini. Tuttora, si riconosce la nota tipica del giardino romantico, esteso qui su circa trenta ettari e circondato da terreni agricoli. Il torrente Brana, che attraversa tutta l’area del parco, venne abilmente utilizzato per la realizzazione di un lago, con un’isoletta ospitante un tempietto, in forme neoclassiche, e di un orrido roccioso, attraversato da un ponticello su cui si infrange una cascata. La storia di Villa Celle prosegue e nel 1970 vi si trasferisce il collezionista Giuliano Gori, che, ispirandosi proprio alle costruzioni ottocentesche, come la voliera, la palazzina del Tè e il monumento egizio (nei pressi dell’orrido), afferma la volontà di mantenere intatta la vocazione della tenuta e di ospitarvi opere “site-specific”, create appositamente per gli spazi a disposizione. L’arte ambientale diventa così lo spirito di Villa Celle, che oggi possiamo definire un vero e proprio museo all’aperto. La collezione, che vanta opere di alcuni dei più famosi artisti nazionali e internazionali di arte contemporanea, svolge un ruolo fondamentale anche nella formazione delle nuove generazioni che intendono confrontarsi con questo tipo di arte. Fra i nomi che hanno fatto la fortuna di Villa Celle, ricordiamo Alberto Burri, Stephen Cox, Fabrizio Corneli, Jean-Michel Folon, Robert Morris, Dennis Oppenheim, Mauro Staccioli, Ian Hamilton Finlay, Alan Sonfist, Aiko Miyawaki, Dani Karavan, Michel Gerard, Richard Serra, Robert Morris, Marta Pan, Susanna Solano, Sol LeWitt e moltissimi altri da scoprire visitando questo pezzo di storia toscana e contemporanea. Un consiglio pratico: prima di recarvi a Santomato, date un’occhiata al sito web www.goricoll.it per non perdervi nessuna delle numerose opere che popolano la Villa e per conoscere le condizioni di visita.
Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
l'espressionismo astratto accolto in un ambiente storico. Luogo per artisti o semplici visitatori incuriositi, come noi, questo parco-museo si estende lungo diecimila metri di piante mediterranee, mimose, eucalipti, cipressi, oleandri e mirti. Natura e arte si presentano ai nostri occhi in una perfetta armonia tesa a rappresentare l'interiorità di Italo Bolano, pittore dalla grande capacità progettuale e operativa che, nel 1964, ha creato questo Parco nel cuore dell'Isola d'Elba a San Martino, Portoferraio. In questa natura lussureggiante, nell'arco di quarant'anni, Bolano ha trasformato e arricchito senza posa le sue opere in modo da ricreare una simbiosi unica con l'ambiente e con l'evolversi delle diverse tecniche di pittura e di lavorazione della ceramica. Acciaio, vetro e soprattutto ceramica monumentale sono i materiali che rievocano le tematiche del mare, del sole, della donna-isola nel susseguirsi delle stagioni in un paesaggio sempre cangiante. Il Centro Museo rappresenta oggi un luogo d'incontro per artisti e pubblico, uno spazio di aggregazione culturale dove è possibile lavorare o intrattenersi. In questa atmosfera fuori dal tempo anche noi abbiamo deciso di soffermarci per ammirare gli studi di Bolano, che egli alterna con quello di Prato durante l'inverno. Un giardino che è dunque un vero e proprio cantiere aperto con gallerie per esposizioni, spazi per conferenze, laboratori di ceramica e teatro all'aperto.
Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
Sull’asse privilegiato dalle civiltà mediterranee est-ovest sorge “La Porta del Viaggio di Ritorno”: attraversandola iniziamo la nostra visita al giardino delle installazioni e opere di Riccardo Lacquaniti, situato all’interno del Podere Il Leccio a Buriano – Castiglione della Pescaia. Lacquaniti, bioarchitetto, si è traferito qui, nel verde della Maremma, assieme alla sua famiglia nel 2002 e ha iniziato l’intelligente restauro del vecchio casale. Tutte le installazioni che incontriamo sono realizzate con materiali di scarto e di recupero, permettendo così agli oggetti, che il ciclo produttivo ha svalorizzato, di tornare a nuova vita, non più in funzione del consumo. “Sette Tartarughe”, poco oltre la porta, ci vengono quasi incontro in un lento e inarrestabile percorso spazio-tempo, e soltanto dopo ci accorgiamo che sono realizzate con dischi di morgano, un attrezzo agricolo. In mezzo al verde si trova un’insolita balena, fatta di canne e reti da pesca e dalle notevoli dimensioni, che suscita subito il nostro interesse: avvicinandoci, notiamo che è possibile deporre all’interno di un piccolo contenitore i nostri pensieri, abbandonandoli così nel ventre del grande animale. Proseguendo, rifiniamo in un campo di giovani ulivi, dove è collocata un’altra imponente opera di Lacquaniti, “Codice Genetico”, costruita con tavole, pali di ferro a spirale, vetri di fonderia color ambra e reti di pescatori. L’anello di congiunzione fra noi e il nostro passato è motivo ispiratore anche dell’opera “Le Matrici”, in legno intagliato e dipinto con pigmenti e lino, che ci riconduce immediatamente all’unità del nostro essere. La natura viene usata da Lacquaniti per dare nuova vita ai materiali utilizzati nelle opere d’arte, per suscitare in chi osserva un sentimento di continuità fra passato, presente e futuro. Avendo curato in ogni dettaglio il Podere Il Leccio , si può dire che il bioarchitetto sia riuscito anche a modellare il verde maremmano per integrarlo perfettamente nelle sue installazioni di pura energia.
Anna Lazzerini