Ispirazioni

La serie di olivi dipinti da Van Gogh come celebrazione della vita e manifestazione dell'energia della natura nella selezione fatta da AnneClaire Budin

 

Vincent Van Gogh ha sempre avuto un legame particolare con la natura, trovando nella campagna un rifugio e una fonte inesauribile di ispirazione. Nel periodo trascorso in Provenza, il pittore olandese si è avvicinato agli ulivi con un misto di rispetto e meraviglia, vedendo in loro non solo soggetti da rappresentare, ma simboli viventi dell'energia che pervade il mondo naturale. "L'effetto della luce diurna e del cielo significa che ci sono argomenti infiniti che si trovano negli alberi di ulivo. Per quanto mi riguarda cerco gli effetti contrastanti del fogliame, che cambia con i toni del cielo," scriveva Van Gogh, descrivendo la sua passione per questi alberi nodosi e venerabili.

Con una pennellata intensa e vigorosa, Van Gogh trasmette il movimento vitale della terra e del cielo, quasi fossero un tutt'uno con il fruscio delle foglie mosse dal vento. Le sue opere diventano così una danza di colori e forme, dove il blu puro del cielo mediterraneo si fonde con il verde e l'arancione delle foglie, fino ai toni viola dell'autunno che contrastano con il calore del sole.

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La National Gallery of Art di Washington osserva che in queste tele "negli alberi di ulivo – nella potenza espressiva delle forme antiche e nodose – Van Gogh trovò la manifestazione della forza spirituale che credeva risiedere in tutta la natura". Questa potenza espressiva non è soltanto una caratteristica stilistica, ma un messaggio profondo: ogni pennellata di Van Gogh è un gesto di riconoscimento verso quella forza spirituale che, secondo l'artista, prende forma tra gli ulivi.

In questi dipinti, Van Gogh non si limita a ritrarre il paesaggio: egli cerca di catturare l'essenza stessa della vita, quell'energia cosmica che anima ogni essere vivente. Gli ulivi diventano dunque metafora di resistenza e resilienza, capaci di sopravvivere alle avversità e di testimoniare la perpetua rinascita della natura. Attraverso la sua arte, Van Gogh ci invita a guardare oltre l'apparenza e a sentire, quasi fisicamente, l'energia pulsante del mondo naturale.

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Ispirazioni è una rubrica curata da AnneClaire Budin

"Jardin Source de Vie" questo il titolo che dal 24 aprile al 3 novembre i progettisti italiani si troveranno a rappresentare con le loro opere che celebrano la biodiversità e la sostenibilità al Festival International des Jardins di Chaumont-sur-Loire.

 

Il Festival International des Jardins de Chaumont-sur-Loire, previsto dal 24 aprile al 3 novembre 2024, si appresta a essere un crocevia di idee innovative nel campo della progettazione paesaggistica. Con "Jardin Source de Vie", ovvero "Giardino Fonte di Vita" come tema portante dove i progettisti sono chiamati a riflettere sulla crisi globale della biodiversità e a proporre soluzioni che siano sostenibili e rigenerative.

Il team italiano "04.STIGMA", composto dai paesaggisti Arianna Tomatis, Walter Coccia e Davide Cerruto, emerge come una delle collaborazioni più promettenti. Arianna Tomatis, con le sue radici in Piemonte e la formazione svizzera, porta la sua sensibilità internazionale e l'amore per la natura nelle sue progettazioni. Walter Coccia, con la sua esperienza transatlantica, fonde sensibilità artistica e rigore tecnico, mentre Davide Cerruto, appassionato di botanica, contribuisce con il suo occhio per il dettaglio e la scelta delle specie vegetali.

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Un altro collettivo di spicco è "11.CHER JARDIN, PRENDS SOIN DE MOI" di APRUS, un'associazione di menti creative composta da Serena Fabbretti, Giovanna Emanuela Plomitallo, l'agronoma Martina Pedrazzoli e la designer Aurora Giuriati, con l'ingegnere Berardino Buonforte. Il loro lavoro si concentra sulla creazione di spazi che sono allo stesso tempo belli, funzionali e curativi, una simbiosi perfetta tra forma e funzione che rispecchia le necessità del vivere contemporaneo.

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Attraverso la lente dei giardini di Chaumont-sur-Loire, la manifestazione mette in luce l'essenziale connessione tra l'uomo e l'ambiente e la responsabilità che abbiamo di proteggere e valorizzare il nostro patrimonio naturale. In quest'ottica, i lavori dei paesaggisti italiani rappresentano non solo una celebrazione della bellezza e della vitalità dei giardini ma anche un impegno attivo verso la creazione di un futuro più verde e sostenibile.


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La Grande Moschea dello Sceicco Zayed di Abu Dhabi, eredità dello sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan II, è un capolavoro architettonico realizzato grazie al genio e alla maestria delle imprese italiane.

La scelta dell'Italia per questo progetto riflette il riconoscimento globale delle sue eccellenze in campo architettonico e artistico. Sin dal 1996, una joint venture italiana si è fatta carico della costruzione e della manutenzione di questo edificio religioso, rappresentando il più importante contratto mai assegnato in ambito di architettura contemporanea. La moschea, con un'area doppia rispetto alla Basilica di San Pietro a Roma e capace di accogliere fino a 40.000 fedeli, si erge con quattro minareti alti 110 metri, 82 cupole, quasi 150 pinnacoli e migliaia di elementi decorativi.

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I decori floreali realizzati da Fantini, maestro nell'arte del mosaico, sottolineano la profonda competenza e sensibilità nell'uso di materiali pregiati come marmo, vetro e oro. Questo lavoro mette in evidenza come l'Italia sia un punto di riferimento mondiale per l'arte del mosaico, grazie a un'eredità di tradizioni centenarie e collaborazioni artistiche.

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La Grande Moschea, ottavo edificio di culto islamico per grandezza nel mondo, si è affermata come il monumento più amato dai cittadini di Abu Dhabi. Lo sceicco Zayed, scomparso poco dopo il completamento dei lavori, riposa oggi in questo luogo di pace e spiritualità, un simbolo di tolleranza e bellezza che unisce tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, in un messaggio di armonia universale.

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Il misterioso universo creativo di Joann, un'artista AI che incanta il pubblico con le sue opere straordinarie. Attraverso collaborazioni con marchi di fama mondiale e una presenza travolgente su Instagram, Joann sfida i confini dell'arte contemporanea, mescolando arte generativa e cultura pop per creare immagini incantevoli e di impatto.


Joann è più di un semplice artista AI. È una forza creativa che ha catturato l'attenzione del mondo dell'arte contemporanea con le sue opere intriganti e incantevoli. Sebbene poco si sappia dell'artista dietro questo pseudonimo digitale, il suo lavoro parla da sé, incantando e affascinando il pubblico con ogni post sul suo feed Instagram.
 
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Ciò che rende le opere di Joann così irresistibili è la loro capacità di trasportare gli spettatori in scenari quasi magici, dove monumenti gonfiabili, ritratti enigmatici e ambienti onirici si fondono in un vortice di creatività e fantasia. Le collaborazioni con marchi di fama mondiale come Adidas, Nike e GCDS hanno ulteriormente consolidato la sua posizione nel panorama dell'arte contemporanea, portando la sua arte a un pubblico sempre più vasto e diversificato.

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Ma qual è il segreto dietro il successo di Joann? È la sua abilità nell'intersecare l'arte generativa con la cultura pop, creando immagini che sfidano le convenzioni e stimolano l'immaginazione. Ogni post di Joann è un invito a esplorare mondi fantastici e situazioni surreali, offrendo uno sguardo unico nel futuro dell'arte digitale e dell'intelligenza artificiale.

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In conclusione, Joann rappresenta un esempio straordinario di come l'arte e la tecnologia possano fondersi per creare opere di straordinaria bellezza e impatto. Il suo lavoro continua a ispirare e incantare, dimostrando che il confine tra il reale e l'immaginario è più sottile di quanto si possa pensare.

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Un Pionierismo Africano Riconosciuto con il Pritzker Prize

Francis Kéré, fondatore di Kéré Architecture, è riconosciuto a livello internazionale per il suo approccio rivoluzionario all'architettura, che fonde innovazione e profondo rispetto per i principi di sostenibilità. Originario del Burkina Faso e il primo architetto africano nero a ricevere il prestigioso Pritzker Architecture Prize nel 2022, Kéré ha dato vita a progetti che non solo rispettano l'ambiente ma sono anche profondamente radicati nelle comunità che servono. Sono tre i progetti selezionati da AnneClaire Budin per Floraviva che incarnano la filosofia di Francis Kéré tesa a massimizzare le risorse locali e promuovere il dialogo tra individui e spazi.
 
1. The Place for Gathering - Biennale di Architettura di Chicago, 2015
"The Place for Gathering" rappresenta una sintesi perfetta della visione di Kéré sulla sostenibilità e l'interazione comunitaria. Presentato alla Biennale di Architettura di Chicago del 2015, questo progetto riflette l'impegno dell'architetto nell'utilizzare risorse locali ottimizzate per creare spazi che facilitino lo scambio di idee. L'installazione è stata progettata come un luogo d'incontro dove le persone possono condividere conoscenze e esperienze, riflettendo la convinzione di Kéré che l'architettura debba essere al servizio della comunità.

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2. Louisiana Canopy - AFRICA: Architecture, Culture and Identity, 2015
Il "Louisiana Canopy" è un altro esempio straordinario dell'abilità di Kéré nel combinare estetica e funzionalità con principi di sostenibilità. Progettato per la mostra "AFRICA: Architecture, Culture and Identity" presso il Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca, questo progetto ha lo scopo di esplorare e celebrare la ricchezza della diversità e della complessità dell'architettura e della cultura africana. Attraverso il Canopy, Kéré ha creato uno spazio che invita alla riflessione sulla convivenza, l'appartenenza e il futuro dell'architettura nel contesto africano, evidenziando come la sostenibilità sia fondamentale nella costruzione di comunità resilienti.
 
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3. Xylem - Tippet Rise Art Centre, Montana, USA
Xylem, il padiglione di raccolta per il Tippet Rise Art Centre nel Montana, USA, è una testimonianza dell'amore di Kéré per la natura e la sua dedizione alla creazione di spazi che rispecchiano la serenità e la bellezza dell'ambiente circostante. Chiamato così in onore della struttura vitale interna di un albero, Xylem offre un rifugio tranquillo per i visitatori. Realizzato interamente con tronchi di pino provenienti da una gestione forestale sostenibile, il padiglione dimostra come materiali naturali e tecniche di costruzione innovative possano convergere in un'opera d'arte funzionale che celebra la connessione dell'uomo con la natura.

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Questi progetti evidenziano la capacità unica che Francis Kéré ha d'interpretare l'architettura non solo come una disciplina tecnica o estetica, ma come un mezzo per promuovere il benessere sociale, la sostenibilità ambientale e l'integrazione comunitaria. Ogni opera, con la sua profonda radice nei principi di utilizzo consapevole delle risorse e nel coinvolgimento delle comunità locali, riflette un approccio all'architettura che è tanto innovativo quanto ispiratore.

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