Ispirazioni

A Roma la Scuola del verde, giunta al suo ottavo anno di attività, una scuola che è anche un giardino e un laboratorio e che riunisce appassionati ed esperti di giardini e verde, per vivere in connessione con la natura.


E se il prossimo anno scolastico iniziasse non solo in una scuola ma anche in un giardino? Imparare la matematica circondati dal verde ma, soprattutto imparare a conoscere l’ambiente naturale, per poterlo rispettare nel modo più appropriato e imparare a riconoscere i doni che la natura ci offre, pensate che a New York un ragazzo è riuscito a nutrirsi solo con le erbe spontanee che ha trovato a Central Park.
A Roma intanto c’è la Scuola del Verde che, appunto, è anche un giardino. Un progetto nato nel 2020, e si tratta di  un luogo in cui vivere a contatto diretto con la natura e coltivare una conoscenza profonda del mondo vegetale. L’idea di questa scuola è germogliata grazie all’incontro del Dipartimento di Biologia Ambientale, Museo Orto Botanico di Roma e il festival del Verde e del Paesaggio. Il Museo Orto Botanico si trova a Roma, in via Regina di Svezia 23°, e propone corsi adatti a tutti.

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Corsi base e avanzati, workshop, incontri e passeggiate dedicati a curiosi, appassionati, professionisti, esperti e neofiti. La Scuola del verde è veramente dedicata a chi ama vivere o lavorare nella natura e con la natura, è un giardino laboratorio dai principi ecologisti e dalla vocazione multiforme e trasversale, in cui si può apprendere tutto quello che c’è da sapere sulla natura  e il modo di comportarsi con essa, oltre alla capacità di fare connessioni con tutto il resto.
E’ un modello di cultura del verde moderno e poetico e che incoraggia una forma di giardinaggio selvaggio e la protezione della biodiversità. La scuola riunisce esperti di varie discipline: botanici, garden designer, paesaggisti per esplorarne i diversi linguaggi.
Per saperne di più e per iscriversi ai corsi:scuoladelverde.it

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Se state pensando a un regalo originale per il prossimo Natale e vi piace regalare libri, “Il Fiore Ritrovato” di Jeugov potrebbe essere una buona idea. "Tre bambini, un giardino, un vecchio giardinire, un fiore..."

La storia narrata da Jeugov, alias Jacopo Riva qui al suo esordio, ci porta in un giardino trascurato, invaso dai rovi, dove tre bambini scoprono la casa del giardiniere, un vecchio burbero, che ha abbattuto il loro albero del cuore. “Il Fiore Ritrovato” è un albo illustrato adatto a bambini dai 5 anni in su, edito da Topipittori; più precisamente è un libro silenzioso, di quelli timidi che entrano nell’animo piano piano per restarvi a lungo.

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Nei “Silent Book” non ci sono parole scritte ma ugualmente c’è una storia ben precisa, che non accetta interpretazioni arbitrarie, ma piuttosto un’attenta e altrettanto silenziosa e magari pensierosa osservazione, emergerà sempre qualche nuovo dettaglio, qualche tassello in più della storia.
L’autore usa il bianco e nero, vuoti e pieni cui affianca una gamma cromatica dove troviamo il verde, l’arancione, il rosso, il giallo. Il giardino è spesso la rappresentazione di uno stato d’animo, sicuramente lo è nella storia racchiusa nelle 48 pagine di questo libro silenzioso, dove il giardino conquista e confonde e indicherà il modo per far rifiorire il cuore malconcio di un giardiniere scorbutico.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

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Il 30 novembre scorso ha avuto luogo la tradizionale cerimonia d’accensione di uno degli alberi di Natale più famosi al mondo, scopriamo come e perché…

Con l’inizio di dicembre l’atmosfera a New York diventa ancora più magica, con il giorno del Ringraziamento appare Babbo Natale e prende il via lo shopping natalizio ma, il momento che meglio simboleggia il periodo delle festività natalizie è l’accensione dell’Albero al Rockefeller Center. Un vero e proprio evento tradizionale che ha preso vita nel 1933 e che oggi è un’importante attrazione turistica.
La cerimonia di accensione attira tantissime persone ed è trasmessa in diretta dalla televisione americana, si svolge il mercoledì successivo al giorno del Ringraziamento, quest’anno il 30 novembre, tra gli ospiti chiamati a esibirsi durante l’evento, anche il “nostro” Andrea Bocelli.
Anche se, come ogni anno, il vero protagonista resta lui, il maestoso abete rosso proveniente dal Connecticut o dalla Pennsylvania o dalla stessa New York. L’abete oltre ad essere bellissimo deve assolutamente soddisfare questi requisiti: avere più di cinquanta anni ed essere alto almeno 20 metri.

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Dopo un conto alla rovescia, accompagnato dall’entusiasmo del pubblico, e un magico scintillio argentato, l’albero di Natale del Rockefeller Center è allegramente esploso in una miriade di luci multicolore. E’ stato illuminato con circa 50 mila luci a LED e una stella di Swarovski con più di 25000 cristalli, quest’ultima una tradizione nella tradizione iniziata nel 2004.
Resterà illuminato dalle 6 del mattino fino alle ventiquattro, mentre il 25 dicembre resterà acceso tutto il giorno.
L’albero di Natale del Rockefeller Center sarà spento definitivamente e smantellato intorno al 9 gennaio, per poi essere donato a un’associazione no-profit che lo trasformerà in legna da ardere e materiale da costruzione, destinato a una nobile causa perché, in entrambi i casi, a beneficiarne saranno persone bisognose.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

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Il progetto to grow a building del progettista Nof Nathansohn offre la possibilità di costruire in modo ingegnoso le strutture disposte in modo organico, attraverso l’uso di un braccio robotico e della stampa in 3D, al fine di ottenere dei muri di terra viva.

Grazie a queste tecnologie gli stati di materiali organici verranno sovrapposti e le strutture creeranno una vita propria. Il braccio robotico, creato appositamente, realizzerà queste strutture su misura, usando una miscela di terra e semi. I semi germoglieranno dalle pareti coprendo l’esterno di vegetazione, le radici si aggrapperanno alle pareti rafforzandole, formeranno un materiale da costruzione resistente.

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“Far crescere un edificio ci permette di ripensare l’architettura totalmente locale, organica e naturale” afferma il designer Nof Nathansohn, che ha dato il via al progetto e continua: “Non è solo che gli edifici possono essere realizzati con materiali organici, ma possono far crescere i loro materiali da soli”.
Come abbiamo già visto le radici che crescono all’interno del terreno, lo rinforzano, lo rendono più forte e più denso. Il futuro riserva la possibilità che i fabbricati contengano materiali viventi e che possano crescere, fiorire e cambiare nel tempo. Non ci resta che aspettare che la casa dei nostri sogni germogli!

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Jean-Martin Fortier ha iniziato con un piccolo orto per arrivare alla sua micro-azienda orticola che gli consente di avere un reddito, coltivando biologico.


Ovunque, nel mondo c’è bisogno di coltivazioni sane e locali che, allontanandosi dall’agricoltura industriale, tengano lontano anche tutti i problemi a essa legati: pesticidi, OGM, malattie… Nel suo libro “Coltivare con Successo” ci racconta la sua esperienza e ci spiega cosa dobbiamo fare per provare ad avere il nostro orto bio e, magari un reddito.
Jean-Martin e la sua compagna hanno iniziato la loro carriera con 1000 mq e vendendo ortaggi ai mercati contadini, attraverso il progetto CSA. L’orto era in affitto e così hanno limitato le spese in modo da coprire i costi e mettere qualcosa da parte per investire e fare qualche viaggio. Poi arrivò l’esigenza di mettere radici, per questo motivo il loro orto doveva generare un reddito maggiore ma, nonostante questo, decisero di non meccanizzare le operazioni colturali ma provare a intensificare la produzione lavorando in modo manuale. Il loro principio era: produrre meglio piuttosto che produrre di più.

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Attraverso ricerche sulle tecniche orticole e gli attrezzi più adatti alle loro esigenze e ai loro principi, sono riusciti a realizzare una micro-azienda produttiva, con un orto che rifornisce più di 200 famiglie ogni settimana.
Jean-Martin ci racconta come la loro strategia iniziale fosse basata sulla “bassa tecnologia”, per limitare i costi di avvio, così in pochi anni di attività l’azienda era già redditizia. Inoltre il loro stile di vita è restato immutato, la loro attività principale è coltivare ma facendo in modo che sia l’azienda che lavora per loro e non il contrario, per questo si sono definiti “giardinieri”, proprio per la loro scelta di usare attrezzi manuali.
Non coltivano campi ma orti, limitando l’uso dei carburanti fossili. Le loro attività s’ispirano alla tradizione orticola francese, con qualche influenza americana. E’ stato proprio il libro di un americano, “The New Organic Grower” di Eliot Coleman, che gli ha fatto capire che era possibile ricavare profitto dalle coltivazioni con meno di un ettaro. Per loro anche il trattore non è necessario, l’intensificazione delle coltivazioni diminuisce il lavoro di diserbo, e gli attrezzi manuali che adoperano sono molto sofisticati e rendono il lavoro più comodo. Alla fine il lavoro è produttivo ed efficiente, oltre che in sintonia con una vita più sana. La micro-agricoltura è ancora scoraggiata ma la mentalità piano piano sta cambiando.

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L’azienda di Fortier ha iniziato ad accogliere tirocinanti, ognuno con la sua motivazione specifica ma tutti ben determinati. Il contadino di famiglia sembra essere un mestiere gratificante, la fatica è ricompensata da tutte le famiglie che consumano regolarmente i loro ortaggi. E’ possibile guadagnare e vivere bene, questo è molto incoraggiante!
Un altro incoraggiamento ci arriva dai giardini di Chambord che, dal 2019, ha dedicato un appezzamento di 5 ettari per estendere e diversificare la produzione. I primi a beneficiare di questi orti sono i visitatori che possono provare i prodotti nei punti di ristorazione presenti nel Domaine de Chambord, ma questi piccoli orti produttivi giovano anche ai banchi alimentari locali. Questo progetto fa parte di un processo di sperimentazione e innovazione ispirato alle tecniche degli orticoltori parigini del XIX secolo, e alle tecniche legate ai terreni sabbiosi della Sologne.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin