Ispirazioni

TERRA! sedersi in natura

Scopri l'innovativa creazione di Studio Nucleo: sedute realizzate con terriccio e cartone che si trasformano in veri e propri giardini!

Terra! Non è solo un elemento della natura, ma diventa l'ispirazione per un'arte sostenibile che fonde design e green. Studio Nucleo, un team italiano composto da Piergiorgio Robino e Andrea Sanna, ha ideato una soluzione unica nel suo genere: sedie realizzate con terriccio e cartone che si trasformano in veri e propri giardini.
L'idea di base è semplice: la sedia è uno scheletro di cartone che viene posizionato sul prato e riempito di terra. Poi, basta seminare i semi d'erba e attendere. In breve tempo, la sedia si riveste di un morbido manto verde, diventando un luogo di relax immerso nella natura.

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La prima volta che TERRA! è stata presentata al Salone Satellite di Milano nel 2000, ha immediatamente attirato l'attenzione. Nel 2001, è stata selezionata per il prestigioso premio Compasso d'Oro come "Prodotto per la Comunità". Negli anni successivi, l'opera è stata esposta in rinomati luoghi artistici come il Centre Georges Pompidou di Parigi nel 2002, la Triennale di Milano nel 2004 e la Biennale di Belo Horizonte in Brasile nel 2012.
Nonostante il successo iniziale, la produzione di TERRA! è stata interrotta nel 2005 poiché l'autoproduzione non era più sostenibile. Nel 2016, i creatori hanno tentato di lanciare un nuovo modello migliorato, ma senza ottenere il successo sperato.
Nonostante la fine della produzione, TERRA! ha lasciato un segno significativo nel mondo dell'arte e del design sostenibile. Questa creazione unica ha dimostrato come sia possibile combinare estetica e natura, trasformando gli oggetti di uso comune in opere d'arte green.

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L'eredità di TERRA! continua a ispirare artisti, designer e amanti dell'arte sostenibile, aprendo la strada a nuove possibilità creative nel campo del landart e del design floreale.
Segui la rubrica Ispirazioni di Floraviva curata da Anneclaire Budin per scoprire altre idee innovative e eco-friendly che uniscono arte e natura.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Scopriamo il "blandscape": quando la natura urbana perde la sua autenticità

Hai mai sentito parlare del "blandscape"? Questo termine indica un approccio che rischia di compromettere la biodiversità urbana. Si tratta di una pratica che crea paesaggi verdi uniformi e privi di carattere, mettendo potenzialmente in pericolo la ricchezza ecologica delle nostre città.

Il "blandscape" si basa sull'adozione di soluzioni di rivegetazione standardizzate, senza considerare le peculiarità locali. Questo porta alla perdita di habitat unici e alla riduzione della varietà di specie vegetali e animali che possono prosperare. Inoltre, favorisce solo alcune specie resistenti, trascurando quelle più rare e specifiche. 

È fondamentale comprendere l'importanza di un paesaggio urbano autentico e significativo per il benessere delle comunità e dell'ambiente. Dobbiamo promuovere la diversità delle caratteristiche dell'habitat, l'utilizzo preferenziale ma non esclusivo di piante native o naturalizzate e l'attenzione alla resilienza degli ecosistemi locali. 

I progettisti e gli appassionati di giardinaggio devono impegnarsi a creare paesaggi urbani che offrano vantaggi ecologici duraturi e stimolino il benessere della comunità. Non lasciamo che il "blandscape" comprometta la bellezza e la vitalità della natura nelle nostre città. Conoscere e comprendere il significato di queste nuove terminologie ci aiuta a fare scelte consapevoli e a preservare la biodiversità urbana.

Andrea Vitali

Il Giardino Shahzadeh: Un'oasi persiana nel cuore del deserto

Scopri il maestoso Giardino Shahzadeh in Iran, un paradiso verde nel deserto che incanta con la sua bellezza e storia millenaria.


Il Giardino Shahzadeh, noto anche come "Giardino del Principe", si erge come un gioiello persiano nel sud-est dell'Iran, nella provincia di Kerman. Questo splendido esempio di giardino persiano takht sfida il clima arido e offre un'oasi di tranquillità e serenità.

Situato in una vasta pianura delimitata dalle imponenti montagne di Jupar e Pulvar, il giardino è alimentato da fiumi e da un sistema d'acqua naturale, il Tigran Qanat. Nonostante le condizioni desertiche circostanti, il giardino si distingue per il suo paesaggio lussureggiante e il contrasto cromatico che cattura l'attenzione.

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Progettato nel 1850 per il principe Qajar Mohammad Hassan Khan Qajar Sardari Iravani, il giardino subì interruzioni nei lavori dopo la morte del principe nel 1890. Successivamente, a causa di eventi politici e sociali, il giardino fu trascurato e subì danni significativi. Tuttavia, grazie a lavori di conservazione iniziati nel 1959, il giardino fu recuperato e nel 1975 fu riconosciuto come patrimonio nazionale. Nel corso degli anni, il giardino ha affrontato diverse sfide, tra cui il terremoto di Bam nel 2003, ma è stato restaurato e nel 2011 è stato inserito nella lista dei siti del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Il Giardino Shahzadeh si estende su un'area di 5,5 ettari, circondato da un muro che lo separa dal deserto circostante. La sua organizzazione interna segue un asse centrale, con gradini piani che creano una visione armoniosa e raffinata. La varietà di alberi e arbusti presenti all'interno del giardino contribuisce alla creazione di sfumature cromatiche stagionali e offre riparo dal vento del deserto.

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Oltre alla sua bellezza paesaggistica, il giardino ospita anche diversi alberi da frutto, tra cui vite, meli, peri, albicocchi, melograni e molti altri. Questi frutti sono parte integrante della cultura locale e aggiungono un tocco di dolcezza e vitalità al luogo.

Il Giardino Shahzadeh rappresenta una testimonianza vivente della maestria dell'architettura e del design persiano, nonché dell'abilità umana nel creare un'armonia tra la natura e l'ambiente circostante. È un luogo che ispira la bellezza, la tranquillità e la connessione con la natura.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Giardini Cinematografici: quando la natura ispira lo schermo con la magia

Esplora gli affascinanti giardini cinematografici di Jacques Tati, Tim Burton, Agnieszka Holland e Quentin Tarantino. E come abbiano lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema e ispirino paesaggisti e spettatori.

Il giardino è molto più di una semplice scenografia cinematografica, è un elemento centrale che dona un'anima speciale alla trama dei film. Attraverso la sua bellezza moderna, magica, eccentrica o tradizionale, il giardino impressiona e ispira sia i paesaggisti che il pubblico.

Jacques Tati e l'assurdo giardino di Mon Oncle (1958): Un'esplosione di colori e geometrie, il giardino di Villa Arpel è un vero capolavoro dell'assurdo. Jacques Tati ha caricaturato l'architettura moderna degli anni '50 creando un luogo con ninfee di plastica, ghiaia colorata e robot macchine indomabili. Questo giardino è una festa visiva che accompagna le divertenti gag di Mon Oncle.

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Tim Burton e l'arte topiaria di Edward mani di forbice (1990): Nel giardino del film, gli alberi di bosso sono trasformati in fantasiose creature topiarie grazie alle abilità del protagonista, che ha cesoie al posto delle mani. Questo giardino eccentrico e colorato contrasta con l'oscura atmosfera del castello e ci insegna a non giudicare dalle apparenze.

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Nel giardino segreto di Agnieszka Holland (1993): Il giardino segreto diventa il protagonista di questa storia tratta da un romanzo omonimo. Il film ruota attorno alla trasformazione di uno spazio abbandonato in un luogo vivo e magico, simboleggiando la guarigione dei personaggi. Questo giardino rappresenta l'essenza del potere terapeutico dei giardini.

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Quentin Tarantino e il giardino giapponese di Kill Bill: Volume 1 (2003): In un duello epico, il giardino zen diventa il palcoscenico di una lotta senza quartiere. Con una scenografia impeccabile e il suono di una fontana shishi-odoshi, il giardino giapponese aggiunge un elemento di bellezza e tensione alla storia di vendetta di Beatrix Kiddo.

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In conclusione, questi straordinari giardini cinematografici dimostrano come la natura possa ispirare la magia del cinema, lasciando un segno indelebile nell'immaginario collettivo.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin

Il Tiglio Danzante: un Albero per Ballare

Una Tradizione Affascinante e Suggestiva

Nei paesi germanici, esisteva un'antica tradizione legata ai tigli, alberi dall'importanza simbolica e culturale. Questi tigli venivano potati secondo un rituale ben preciso e sorretti da stampelle di legno o pilastri di pietra. Sebbene la maggior parte di essi sia scomparsa nel corso del tempo, è ancora possibile scoprirne alcuni, come il celebre Tiglio Danzante di Peesten, situato in Baviera.

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Questa tradizione prendeva vita durante i festeggiamenti, quando il tiglio diventava il fulcro delle celebrazioni: i paesani lo adornavano con decorazioni festose e danzavano attorno al suo possente tronco, soprattutto in occasione di matrimoni. Gli sposi, infatti, entravano nell'ottagono o sui pavimenti in legno creati attorno all'albero, augurandosi felicità e amore duraturi. Un altro momento speciale era dedicato alla celebrazione della primavera e della natura, con festeggiamenti che avevano luogo intorno a questi alberi, nelle piazze dei paesi, durante il mese di maggio.

La pratica di ballare su queste piattaforme può essere spiegata dalla tradizione dei cordai, gli artigiani che utilizzavano la corteccia del tiglio per la produzione di corde. Si narra che avessero creato queste piattaforme sugli alberi per agevolare il loro lavoro. Nel corso del tempo, queste piattaforme divennero luoghi di festa, dove la comunità si riuniva per ballare e celebrare insieme.

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Il Tiglio Danzante rappresenta così un'espressione affascinante e suggestiva di una tradizione tramandata nel tempo. Questo albero, con la sua maestosità e la sua storia intrisa di significati, continua a ispirare e a incantare coloro che si avvicinano ad esso, offrendo un legame profondo con la natura e con le tradizioni del passato.

Rubrica a cura di Anne Claire Budin