Filiera vite-vino

La Commissione UE presenta il "Pacchetto vino" dopo la crisi del settore: accolto con favore da Copa e Cogeca, ma critico il nodo sulla flessibilità finanziaria

Nel quadro della strategia “Vision for the Future of Agriculture”, la Commissione europea ha ufficialmente presentato il nuovo “Pacchetto vino”, un piano d’azione atteso da tempo dal settore vitivinicolo dell’Unione, che attraversa da anni una profonda crisi strutturale. Il provvedimento, elaborato sulla base delle raccomandazioni del Gruppo di alto livello sulla politica vinicola (conclusosi nel dicembre 2024), introduce misure concrete con l’obiettivo di offrire strumenti settoriali efficaci per la stabilizzazione del mercato e il sostegno diretto agli operatori.

Tra gli elementi centrali del pacchetto, spiccano l’inserimento di programmi di estirpazione – finanziati con fondi nazionali – e l’estensione del periodo di validità delle autorizzazioni di reimpianto. Inoltre, viene rafforzata la prontezza d’intervento attraverso la rapida attivazione di misure di crisi, che rappresentano un segnale importante verso la gestione tempestiva delle difficoltà congiunturali del comparto.

Copa e Cogeca, che rappresentano le principali organizzazioni agricole e cooperative europee, hanno espresso apprezzamento per la celerità con cui la Commissione ha mantenuto gli impegni assunti dal Commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski e dal Commissario Hansen. Tuttavia, sollevano una critica puntuale: la mancanza, nel pacchetto, di una riforma efficace del quadro finanziario settoriale.

Secondo le due organizzazioni, l’assenza di strumenti di flessibilità nella gestione pluriennale dei fondi e la rigidità attuale nell’utilizzo delle risorse all’interno dello stesso anno finanziario rischiano di comprometterne l’efficacia. Senza un adeguato margine di manovra finanziaria, sottolineano Copa e Cogeca, l’impatto delle misure sarà inevitabilmente limitato, vanificando in parte il potenziale di rilancio insito nelle nuove disposizioni.

A fronte di queste perplessità, le organizzazioni si dichiarano disponibili a collaborare con i colegislatori nelle fasi successive, auspicando un dialogo costruttivo che consenta di rafforzare il pacchetto sotto il profilo economico, rendendolo pienamente rispondente alle esigenze reali del comparto.

In attesa dei prossimi sviluppi, il “Pacchetto vino” rappresenta comunque un passaggio rilevante all’interno della strategia di rilancio del settore primario europeo. Resta ora da capire se le istituzioni saranno in grado di colmare le attuali lacune e fornire al vitivinicolo UE, segmento identitario e competitivo a livello globale, una cornice normativa e finanziaria più solida e sostenibile.

 

Andrea Vitali

cer borgoluce

Nel cuore del territorio Unesco del Conegliano-Valdobbiadene una comunità energetica agricola con 408 kW di fotovoltaico per imprese e famiglie

Nel cuore delle colline del Prosecco Superiore DOCG, a Susegana (Treviso), è stata inaugurata la nuova Comunità Energetica Rinnovabile “Borgoluce”, frutto della collaborazione tra Enel e Borgoluce Soc. Agricola, con il sostegno di Confagricoltura. La cerimonia si è svolta il 26 marzo presso le omonime cantine, alla presenza di Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, Nicola Gherardi della Giunta esecutiva nazionale di Confagricoltura, e Marco Gazzino, responsabile delle comunità energetiche di Enel.

La nuova configurazione CER nasce con l’obiettivo di ridurre i costi energetici e favorire la sostenibilità ambientale ed economica in un sito riconosciuto patrimonio dell’umanità. Grazie a due impianti fotovoltaici da 408 kW installati sui tetti della tenuta Borgoluce, sarà possibile condividere l’energia prodotta con circa 300 membri, tra famiglie e PMI del territorio, beneficiando degli incentivi statali GSE e di tariffe green agevolate.

L’iniziativa, che rientra nell’ecosistema CER della Marca Trevigiana promosso da Enel, ha già suscitato forte interesse tra le aziende vitivinicole locali. Secondo Giustiniani, il progetto segna “un passo concreto verso l’autosufficienza energetica delle imprese agricole” e punta a un modello più responsabile e innovativo. Gazzino ha ribadito l’impegno di Enel nel sostenere progetti virtuosi in tutta Italia, mentre Gherardi ha ricordato la crescita esponenziale delle agroenergie nel decennio, passate da 231,9 milioni a oltre 2,5 miliardi di euro.

Con CER Borgoluce, l’agricoltura delle colline del Prosecco si proietta nel futuro della condivisione energetica, unendo qualità produttiva, paesaggio e transizione ecologica.

Redazione

Il sottosegretario La Pietra al convegno di Nipozzano ribadisce l’impegno dell’esecutivo: più controlli, fondi Pnrr e Ismea per aziende agricole moderne e sicure.

Nel corso del convegno “Confiniamo l’ambiente di rischio”, organizzato da Inail e Confagricoltura Toscana nella tenuta agricola Frescobaldi al Castello di Nipozzano, il sottosegretario al Masaf Patrizio La Pietra ha riaffermato con forza le linee guida del governo Meloni per il lavoro agricolo: più sicurezza, più innovazione e sostegno concreto alle imprese. In un settore strategico come quello agricolo, spesso soggetto a rischi elevati e marginalità economica, l’Esecutivo intende promuovere una trasformazione strutturale che coniughi sostenibilità economica e ambientale con l’adeguamento tecnologico. «Più ispettori, più controlli e accesso ai fondi della Pac solo per chi è conforme alle norme sul lavoro», ha sottolineato La Pietra, evidenziando come gli investimenti possano contare sul supporto del Pnrr e del fondo Innovazione di Ismea. Il sottosegretario ha inoltre posto l’accento sulla necessità di garantire redditi adeguati agli agricoltori e favorire il ricambio generazionale, condizioni imprescindibili per una visione prospettica del lavoro agricolo. Si tratta di una strategia che punta anche a rafforzare la competitività del settore primario italiano sui mercati internazionali, investendo su qualità, innovazione e formazione per una filiera sempre più integrata, sicura e moderna.

Andrea Vitali

Con oltre 22 milioni di ettolitri esportati, il settore vinicolo italiano ha superato nel 2024 gli 8 miliardi di euro di fatturato, segnando un nuovo record. A trainare le vendite internazionali sono stati ancora una volta gli spumanti, che oggi rappresentano il 25% dell’export in volume e il 29% del valore generato all’estero. Il segmento ha registrato un incremento del 12% nelle quantità esportate e del 9% in valore, confermando l’Italia come leader mondiale nei volumi, seconda solo alla Francia in valore​.

Il mercato statunitense resta il primo sbocco per il vino italiano, con una crescita del 10,2% in valore e del 7% in volume. Tuttavia, le esportazioni verso la Germania, secondo mercato di riferimento, hanno mostrato un aumento più moderato, mentre il Regno Unito ha registrato una crescita dell’1% in valore e del 2% in volume. In forte espansione le vendite in Canada (+15,3%) e in Russia, dove l’incremento ha superato il 40%​.

A livello di tipologie, i vini a denominazione di origine protetta (DOP) hanno chiuso l’anno con un +6,5% in valore e +7,6% in volume, grazie anche alla ripresa dei vini fermi. Gli IGP hanno registrato un aumento più contenuto (+1,3% in valore, +2,8% in volume), mentre i vini comuni hanno subito una contrazione del 7% nelle quantità, compensata da un equivalente incremento dei prezzi​.

Le prospettive per il 2025 dipenderanno dall’evoluzione del contesto internazionale, con il mercato statunitense soggetto a possibili restrizioni commerciali e il cambiamento climatico che continua a impattare sulla produzione vinicola italiana, in particolare per i vini rossi e rosati, già penalizzati da un calo del 25% rispetto al 2022​.

(Fonte Ismea)
Redazione

Dal 23 al 25 febbraio, BolognaFiere ospita la quarta edizione della Slow Wine Fair: un evento che celebra il vino sostenibile, ma quanto realmente cambia per il settore?

Dal 23 al 25 febbraio 2025, BolognaFiere sarà il fulcro della discussione sulla viticoltura sostenibile con la quarta edizione della Slow Wine Fair. L'evento, promosso da Slow Food, continua a crescere in numeri e visibilità, ma emergono interrogativi sulla reale efficacia del modello proposto e sui benefici tangibili per produttori e consumatori.

Questa edizione vanta un programma ricco di conferenze, masterclass e degustazioni, con la presenza di 1.200 produttori, di cui oltre il 50% certificati biologici o biodinamici. La partecipazione di 157 cantine estere da 28 nazioni dimostra il forte interesse internazionale per il vino naturale e sostenibile. Tuttavia, rimane da capire se la selezione rigorosa annunciata dagli organizzatori garantisca davvero l’accesso esclusivo ai produttori più virtuosi o se si tratti di una strategia di comunicazione ben congegnata.

Il focus su packaging sostenibile e riduzione dell’impatto ambientale è un passo avanti, ma le criticità del comparto – come il costo della conversione al biologico e l’accesso ai mercati per i piccoli produttori – restano irrisolte. La collaborazione con SANA Food aggiunge valore all'evento, ma rischia di frammentare l'attenzione su temi che, seppur rilevanti, potrebbero distogliere il dibattito dalle vere sfide economiche e produttive della viticoltura.

Slow Wine Fair si conferma un appuntamento strategico, ma resta aperto il dubbio su quanto realmente incida nel promuovere un cambiamento concreto nel settore vinicolo o se si tratti piuttosto di un’operazione di branding a beneficio di pochi attori.

Andrea Vitali


Confagricoltura si oppone fermamente alle nuove misure proposte dalla Commissione Europea nel quadro del piano Beating Cancer (Beca). Queste misure, che riguardano la tassazione, la regolamentazione pubblicitaria e le avvertenze sanitarie del vino, sono percepite come una minaccia diretta alla competitività di un comparto già in difficoltà. L'Italia e i suoi principali mercati di esportazione, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, subiranno gravi ripercussioni economiche. Le proposte, avanzate nel 2024, rappresentano un inasprimento rispetto alla versione bocciata nel 2021 dall’Europarlamento. Secondo Confagricoltura, se adottate, potrebbero penalizzare gravemente il settore, già colpito dal calo dei consumi e dalle incertezze globali, riducendone ulteriormente la competitività.

La Commissione Europea torna a stringere sul settore vitivinicolo con modifiche al piano Beating Cancer (Beca), suscitando forti preoccupazioni tra i produttori italiani. La nuova proposta appare ancora più penalizzante rispetto alla versione del 2021, già bocciata dall’Europarlamento.

Confagricoltura esprime con fermezza la propria posizione contro queste misure. "Le nuove misure prospettate – afferma Christian Marchesini, presidente della FNP Vino di Confagricoltura – sono inaccettabili per un comparto che già affronta sfide critiche come la minaccia dei dazi, il calo dei consumi e le incertezze economiche globali". Il settore del vino, infatti, ha registrato nel 2023 un lieve calo nelle esportazioni (-0,7% rispetto al 2022) con una significativa flessione negli Stati Uniti (-7,4%) e in Canada (-9%), parzialmente compensata dai mercati europei.

Il nodo centrale della proposta UE riguarda l’inasprimento delle misure su prezzi, tassazione, pubblicità e avvertenze sanitarie sulle etichette, equiparando il vino alle altre bevande alcoliche. Un approccio che Confagricoltura contesta duramente: "Non ci opponiamo ai principi ispiratori del Beca, ma il vino è cultura e tradizione, parte integrante della dieta mediterranea riconosciuta dall’UNESCO. Non può essere trattato alla stregua di un semplice prodotto alcolico".

La filiera vitivinicola italiana, che rappresenta un pilastro del Made in Italy agroalimentare con oltre 5 miliardi di euro di export, rischia dunque di subire un ulteriore colpo con effetti a cascata su occupazione e investimenti. Confagricoltura si appella agli europarlamentari italiani affinché le nuove normative vengano discusse con un approccio più pragmatico e scientificamente fondato, evitando decisioni che potrebbero compromettere un settore strategico per l’economia nazionale ed europea.

Redazione