Filiera vite-vino

Il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha firmato un decreto di deroga per le nuove normative europee sull'etichettatura del vino che sarebbe scattato dall'8 dicembre. Il ministro annuncia anche che affronterà  le criticità in materia di etichettatura del vino nel prossimo Agrifish del 10 e 11 dicembre 2023.

In un'azione volta a supportare il settore vinicolo nazionale, il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha annunciato una decisione significativa. Durante l'incontro con la Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni, presieduta da Federico Caner, e rappresentanti delle associazioni di settore, Lollobrigida ha confermato la firma di un decreto che concede una deroga all'applicazione delle nuove norme UE relative all'etichettatura del vino. Questa misura si rivela importante per i produttori di vino italiani, i quali ora possono utilizzare le scorte esistenti di etichette, evitando costi e complicazioni derivanti dall'immediata conformità alle nuove regolamentazioni. La decisione riflette l'impegno del Ministero nell'ascoltare e rispondere alle esigenze del settore, considerato vitale per l'economia italiana. L'attuazione di questa deroga salvaguarda al contempo gli standard di qualità e trasparenza richiesti a livello europeo. Lollobrigida ha anche evidenziato l'intenzione di discutere le linee guida sull'etichettatura nel prossimo incontro Agrifish, con l'obiettivo di affrontare e risolvere le criticità esistenti nelle attuali normative. In conclusione, la deroga firmata da Francesco Lollobrigida rappresenta, secondo la fonte Masaf, un passo importante verso la tutela e il supporto del settore vitivinicolo italiano, confermando l'importanza di un dialogo costruttivo tra produttori e istituzioni per il benessere dell'economia e della cultura enologica del paese.

Redazione

 

 

In un evento significativo per il panorama vitivinicolo dell'Umbria, Spoleto viene ufficialmente accolta nell'associazione nazionale delle Città del Vino il 28 novembre. Questo ingresso riconosce l'importanza storica e culturale della città nella produzione del celebre Trebbiano Spoletino.

 

La storica città di Spoleto si prepara ad un momento importante nella sua lunga e illustre storia vitivinicola: l'ingresso nell'associazione nazionale di Città del Vino. La cerimonia ufficiale avrà luogo martedì 28 novembre a Spoleto, segnando un'importante tappa per la regione Umbria, che conta ora 12 comuni associati.

L'evento si terrà al Comune di Spoleto alle 10.30, con la presenza del presidente nazionale di Città del Vino, Angelo Radica. Sarà Radica stesso a consegnare il kit dell'associazione al sindaco di Spoleto, Andrea Sisti, in una cerimonia di benvenuto che celebra l'importanza di questo comune nell'ambito vitivinicolo.

Spoleto, conosciuta per la sua Doc Trebbiano Spoletino, si unisce così ad altri undici comuni umbri nell'associazione, tra cui Bevagna, Montefalco, e Orvieto. La città, situata nella provincia di Perugia e con circa 36.300 abitanti, è famosa per il suo vino bianco di eccellenza e altre varietà come il passito, il superiore e lo spumante.

La tradizione vinicola di Spoleto risale a tempi antichi. Già citata da autori come Plinio il Vecchio e Marziale, la città era rinomata per la qualità del suo vino, paragonato persino al celebre Falerno. Il Trebbiano Spoletino, vitigno robusto e resistente, rappresenta una tradizione vitivinicola riconosciuta da secoli, un patrimonio che Spoleto porta con orgoglio nel suo nuovo ruolo in Città del Vino.

Angelo Radica, presidente nazionale di Città del Vino, ha espresso grande soddisfazione per l'ingresso di Spoleto nell'associazione, sottolineando il valore aggiunto che questo rappresenta per la promozione del turismo del vino e delle buone pratiche locali.

Questo nuovo capitolo nella storia di Spoleto non solo riconosce il suo ruolo cruciale nel panorama vitivinicolo italiano, ma offre anche nuove opportunità per esplorare e valorizzare il patrimonio culturale e enogastronomico umbro.

 

Redazione

La filiera del vino, prima per valori esportati, dopo l’ottimo risultato del primo trimestre (+5%) ripiega leggermente nel secondo (-1,6%) a causa soprattutto delle vendite verso il mercato statunitense, primo sbocco commerciale per i distretti vitivinicoli, che dopo la buona evoluzione dei primi tre mesi dell’anno 2023 (+4,4%) arretrano pesantemente nei successivi tre (-21,6% tendenziale).

 

Tengono invece le vendite verso Germania (+4,8% nel secondo trimestre dopo il +12,8% del primo) e recuperano quelle verso il Regno Unito (rispettivamente +10% e -3,1%). Nel complesso la filiera vitivinicola realizza quasi 3,3 miliardi di esportazioni nei primi sei mesi del 2023, con un bilancio comunque positivo rispetto allo stesso periodo del 2022 (+1,4%). Tra i distretti, si segnala la buona tenuta dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+0,7% nel semestre) nonostante il calo del trimestre primaverile (-2,2%) e del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, che arretra leggermente nel periodo aprile-giugno (-1,9% tendenziale), ma conserva ancora una performance positiva nel semestre (+4,2% rispetto allo stesso periodo del 2022). Tra i distretti in calo, i Vini del veronese in leggero regresso anche nel secondo trimestre (-1,2% dopo il -1,7% del primo trimestre), mentre si fa più pesante il bilancio per i Vini dei colli fiorentini e senesi, che già avevano chiuso il primo trimestre dell’anno con un -1,6%, a cui si aggiunge il -12,8% del secondo trimestre (-7,8% nel semestre). Per la vendemmia del 2023, si prospetta un’annata tra le più scarse degli ultimi anni, in calo (secondo le ultime stime) del 12% rispetto al 2022, a causa del ritorno delle principali patologie della vite favorite dalle piogge primaverili, in primo luogo il fungo della peronospora1. Tuttavia, si prospetta un’annata di qualità eccellente per molte importanti denominazioni, a partire dai vini rossi.

 

Redazione

Oiv + produzione mondiale di vino

L’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) stima il calo delle quantità prodotte quest'anno rispetto al 2022 a causa delle condizioni climatiche estreme nell’emisfero del Sud e in alcuni grandi Paesi produttori, fra cui l’Italia. La Francia è il 1° produttore, gli Usa in crescita. Per Oiv, in un contesto di declino globale dei consumi e scorte elevate, la bassa produzione «potrebbe riportare equilibrio nel mercato mondiale». 

 
La produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) nel 2023 si attesterà tra 241,7 milioni di ettolitri e 246,6 milioni di ettolitri, con una stima media quindi pari a 244,1 milioni di ettolitri. Ciò significa un calo del 7% rispetto alla quantità del 2022, già inferiore alla media. Si tratterebbe della produzione più bassa dal 1961 (214 milioni di ettolitri), inferiore, per restare ai tempi recenti, al volume di produzione storicamente molto basso del 2017 (248 milioni di ettari).
Sono le prime stime, fornite il 7 novembre dal capo del Dipartimento di statistica e trasformazione digitale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) Giorgio Delgrosso, intervenuto tramite conferenza web dalla sede dell’Oiv a Digione in Francia. Stime, come puntualizza una nota stampa di Oiv, basate sulle informazioni raccolte in 29 paesi che rappresentavano il 94% della produzione mondiale nel 2022 e che vanno prese con una certa cautela, sia perché ci sono ancora grandi paesi come la Cina le cui informazioni non sono ancora disponibili, sia per l’elevata volatilità dei volumi di produzione osservata negli ultimi anni a livello nazionale e regionale.
Questo scenario negativo può essere attribuito a cali significativi nei principali paesi produttori di vino in entrambi gli emisferi.
Nell’Unione Europea è previsto un basso volume di produzione, con l’Italia e la Spagna (ma anche la Grecia) che registrano un calo significativo rispetto al 2022 a causa di condizioni climatiche sfavorevoli che hanno portato peronospora e siccità. In tale contesto la Francia diventerà il più grande produttore mondiale del 2023, con quantità leggermente superiori alla propria media quinquennale, mentre alcuni paesi quali Germania, Portogallo e Romania hanno registrato condizioni climatiche favorevoli che hanno portato a volumi stimati nella media o superiori alla media.
Nell’emisfero australe la quantità di vino prodotta dovrebbe essere ben al di sotto delle cifre del 2022, dal momento che Australia, Argentina, Cile, Sudafrica e Brasile, tutti pesantemente colpiti da condizioni meteorologiche avverse, hanno registrato variazioni su base annua comprese tra il -10% e il -30%. L’unica eccezione è la Nuova Zelanda, il solo paese dell’emisfero del sud con un livello di produzione nel 2023 superiore alla sua media quinquennale.
Discorso diverso negli Stati Uniti d’America, dove le condizioni climatiche sono state favorevoli e le prime previsioni di raccolto indicano che il volume di produzione sarà non solo superiore a quello del 2022, ma anche superiore alla media osservata negli ultimi anni.
  
«Ancora una volta, le condizioni climatiche estreme, come gelate precoci, forti piogge e siccità, hanno avuto un impatto significativo sulla produzione del vigneto mondiale – conclude la nota di Oiv -. Tuttavia, in un contesto in cui il consumo globale è in calo e le scorte sono elevate in molte regioni del mondo, la bassa produzione prevista potrebbe riportare equilibrio nel mercato mondiale». 
 

L.S.

Lollobrigida, dovere Stato sostenere le aziende colpite dalla peronospora

Il ministro Lollobrigida interviene in Campidoglio agli Stati generali del vino indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione Ue.

"Il Governo è in prima linea per sostenere il settore vitivinicolo. Con l'approvazione dell'emendamento al Decreto asset mettiamo altri sei milioni di euro per sostenere gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale a favore delle aziende colpite dalla peronospora, dando loro ristoro economico ma chiedendo al contempo di curare bene le piante con le buone pratiche previste dalla PAC. Abbiamo inoltre operato anche un altro intervento in deroga, dal punto di vista normativo che permette di usare, su un periodo biennale, le quantità di vino prodotto e che risolve anche in parte il problema degli eccessi di stoccaggio, come segnalato dalle associazioni. Credo che sia un dovere per lo Stato garantire chi meglio cura ed evita i danni a sé stesso e alle proprie aziende". Così il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo in Campidoglio agli Stati generali del vino indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione Ue.

"Il Parlamento europeo ha accantonato alcune opinioni che noi non condividevamo, come il divieto di promozione del vino, ma dovrebbe fare di più per far rispettare la libera circolazione e vietare etichette allarmistiche", ha aggiunto il ministro. "'Europa dovrebbe ragionare su etichette che informino sul corretto uso di qualsiasi alimento, compreso il vino".
Quanto alla promozione, "con il bando OCM vino abbiamo creato un procedimento che garantisce la trasparenza, necessaria in ogni azione che preveda uno stanziamento economico europeo, soprattutto a seguito di problematiche che hanno fatto perdere risorse all'Italia".

"Tante Nazioni producono vino di buon livello, ma l'Italia è insuperabile, tanto che il nostro export sta continuando a crescere. Sul turismo enogastronomico, è uno degli attrattori principali: i turisti vengono per mangiare e bere bene. Questo è un grande valore, ma dobbiamo mettere in sinergia tutti i nostri sistemi", ha concluso il ministro.

Redazione

Il Mondial des Vins Extrêmes celebra la biodiversità enologica globale

La 31esima edizione del Mondial des Vins Extrêmes, il prestigioso concorso internazionale dedicato alla viticoltura eroica, si svolge attualmente in Valle d’Aosta. Questo evento mette in luce i vitigni autoctoni provenienti da tutto il mondo, rivelando come la viticoltura estrema sia fondamentale per la biodiversità enologica. Con il 90% dei vini prodotti da vitigni autoctoni, questi tesori enologici rappresentano le radici profonde dei territori vitivinicoli.

In Valle d’Aosta, si sta svolgendo la 31esima edizione del Mondial des Vins Extrêmes, un evento unico nel suo genere che celebra la viticoltura eroica e la ricchezza della biodiversità enologica. Organizzato dal Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Tutela, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna), questo concorso internazionale è l'unico dedicato esclusivamente ai vini prodotti in aree caratterizzate da condizioni viticole estreme.

Le stelle indiscusse di questa manifestazione sono i vitigni autoctoni provenienti da ogni angolo del mondo. Da Prié Blanc in Val d’Aosta al Koshu in Giappone, dal Rkatsiteli in Georgia al Dabouki in Palestina, si tratta di vitigni unici, ciascuno con la propria storia e peculiarità. Questi vitigni autoctoni, insieme ad altri come il Negramoll in Spagna, il Merweh in Libano, il Pais in Cile e il Gellewza a Malta, compongono una selezione eclettica e diversificata di vini eroici.

Quello che rende questo concorso così straordinario è l'attenzione dedicata alla biodiversità enologica. Il 90% dei vini presentati è prodotto utilizzando vitigni autoctoni, caratterizzati da terroir unici che plasmano in modo indelebile i profumi e i sapori dei vini risultanti. Questa diversità riflette la varietà di paesaggi, culture e tradizioni legate alla viticoltura eroica in tutto il mondo.

Stefano Celi, il presidente del Cervim, sottolinea l'importanza di questo concorso nel promuovere la viticoltura estrema come un autentico scrigno della biodiversità. Questi vini rappresentano il 5% della produzione vinicola mondiale, ma il loro valore va ben oltre le cifre. I vitigni autoctoni sono essenziali per preservare la biodiversità e per creare vini che sono autentici ambasciatori dei territori di provenienza.

Il mercato dei vini estremi sta crescendo sia in Italia che all'estero. I consumatori stanno sempre più apprezzando queste produzioni, alla ricerca di nuove esperienze enologiche che raccontino la storia e la passione dei produttori.

Il Mondial des Vins Extrêmes non è solo un concorso di vini, ma una celebrazione della diversità, della tradizione e della resilienza delle comunità vinicole di tutto il mondo. Questo evento unico è un tributo ai viticoltori eroici che, nonostante le sfide straordinarie, continuano a produrre vini straordinari.

Redazione