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Allo stand C17 nel padiglione 9 della Toscana di Vinitaly si potranno degustare le annate 2022 dei vini Bonacchi di punta, ma anche il nuovo Chianti biologico in anteprima e qualche sorpresa. Le aspettative di mercato dell’enologo Misuri, a cominciare dalla fondamentale America e dal ritorno della Cina. In Italia è sempre gdo.
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A 6 anni dalla messa a dimora, in provincia di Brindisi in zona rossa, due impianti olivicoli intensivi di cultivar Diana e Tosca, fornite dal vivaio pesciatino Attilio Sonnoli, sono sani e produttivi. E un rapporto di prova di un laboratorio accreditato di diagnosi fitopatologica di Bari il 25 ottobre ha attestato che il campione di Diana era negativo a Xylella fastidiosa, mentre il campione di Tosca era asintomatico pur essendo infetto. Le due cultivar si candidano a essere valutate dal CNR una come potenzialmente immune e l’altra come resistente alla Xylella.
Non solo Leccino e FS-17 Favolosa come varietà di olivi resistenti alla Xylella fastidiosa, il batterio che ha distrutto pezzi importanti dell’olivicoltura pugliese a sud di Bari. Arrivano segnali più che promettenti anche da due cultivar di olivo prodotte da un vivaista olivicolo della Valdinievole, Vivai Attilio Sonnoli di Uzzano nei pressi di Pescia, che sono state piantate nel 2016 da un’azienda agricola pugliese della provincia di Brindisi, in un’area che poco dopo la messa a dimora è diventata zona rossa per la diffusione di Xylella. Ebbene, a distanza di 6 anni, i due impianti, entrambi intensivi e contigui, uno costituito da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Diana’ e l’altro da 1000 piante di Olea europaea cv ‘Tosca’, sono apparentemente sani e pienamente produttivi. Ma non è tutto: il 25 ottobre 2022 un rapporto di prova del Centro di ricerca e sperimentazione in agricoltura “Basile Caramia”, un centro barese regolarmente accreditato, ha verificato due cose: 1) un campione delle suddette piante di olivo della varietà Diana è risultato privo di Xylella fastidiosa; e 2) un campione degli olivi della cultivar Tosca è risultato invece positivo, con presenza di Xylella fastidiosa, ma asintomatico.È quanto ci ha riferito Elena Sonnoli, titolare con i fratelli dei Vivai Attilio Sonnoli, e ci ha confermato l’agrotecnico pugliese Dott. Donato Francesco Proce con cui collabora da diversi anni. «Con la mia attività di tecnico di campo, girando in lungo e in largo la Puglia e non solo – ci spiega -, ho avuto modo di constatare e toccare con mano il problema devastante e catastrofico senza eguali della Xylella fastidiosa. Sto seguendo diverse aziende agricole che nel Salento, colpite e devastate dal problema, con tanto coraggio e intraprendenza, stanno reimpiantando ulivi resistenti alla Xylella fastidiosa come la Favolosa e il Leccino. Il mio lavoro è consigliare come impiantare e gestire i nuovi uliveti, che stanno nascendo e prendendo il posto dei secolari impianti che caratterizzavano il paesaggio salentino, in maniera naturale e a residuo zero».
«Gli impianti in provincia di Brindisi di cui stiamo parlando – continua Donato Francesco Proce – si trovano in un terreno dove sono presenti diverse cultivar di olivo coltivate con diverse forme e tecniche di allevamento. Il proprietario, che possiamo definire un agricoltore eroico, quando l'areale dove insiste l'azienda non aveva vincoli o colori (zona rossa, fascia di rispetto ecc.) negli anni 2015 e 2016 ha deciso di impiantare diverse cultivar. Queste cultivar in questi anni hanno dimostrato alcune resistenza alla Xylella, come la Favolosa e il Leccino, altre invece presentano sintomi. Ma a colpirmi in particolar modo sono state le due cultivar Tosca e Diana, che allevate in maniera intensiva non presentano sintomi». Da qui la decisione di contattare l’istituto di ricerca “Basile Caramia” di Locorotondo, in provincia di Bari, per fare un’analisi di campioni di olivo di questi due impianti contigui di Diana e Tosca. «I campioni di Diana sono risultati privi di Xylella, mentre i campioni di Tosca sono positivi – conferma -, ma entrambi sono asintomatici».
Ma dove sono ubicati i due impianti olivicoli esattamente e nei dintorni si trovano piante di olivo colpite da Xylella fastidiosa? «L'areale dove insiste l'azienda agricola – risponde Proce - subito dopo la piantumazione degli oliveti è diventato zona rossa. Nelle immediate vicinanze vi sono piante infette, o meglio vi è il deserto che la Xylella sta generando».
L’azienda agricola che ha messo a dimora questi due impianti di olivi Diana e olivi Tosca è soddisfatta, dopo questi primi anni, di come si sono comportate queste piante di olivo? «Sì – dice Proce -, l’azienda è molto soddisfatta di come le piante stanno producendo e di come stanno reagendo al batterio, sia in termini di produzione che in termini di resistenza. Ormai siamo arrivati al terzo raccolto. Adesso stiamo studiando le due cultivar rispetto a resistenza agli stress idrici, resistenza alle malattie, rese produttive e qualità organolettiche che le olive conferiscono ai rispettivi olii monovarietali. E vi posso dire che le aspettative sono molto positive».
Ma che significato ha questa verifica dopo 6 anni, che valore darle nella prospettiva di nuovi impianti olivicoli in Puglia nella zona rossa o nei territori confinanti? «Dopo 6 anni di sperimentazione – afferma Proce - possiamo dire che le due cultivar andrebbero attenzionate e studiate dagli organi preposti come possibili e ulteriori cultivar da impiantare». E alla domanda se consiglierebbe ad altre aziende olivicole pugliesi di questi territori di usare, oltre a Leccino e Favolosa che risultano resistenti a Xylella, anche queste due varietà, Tosca e Diana, risponde così: «innanzi tutto io il consiglio che do a tutte le aziende agricole che decidono di realizzare nuovi impianti olivicoli o reimpianti è di impiantare olivi resistenti alla Xylella. Ed è quello che nella mia azienda di famiglia sto attuando da qualche anno, ma è quello che consiglio a tutte le aziende da me seguite e non solo. Inoltre consiglio a chi ha deciso di realizzare impianti intensivi di utilizzare le due varietà Tosca e Diana, che molto si avvicinano per caratteristiche morfologiche, pedoclimatiche ed organolettiche alle cultivar presenti nei nostri territori». «Ricordiamoci – conclude – che in questi anni la Xylella fastidiosa è arrivata alle porte di Bari superando di 60-70 km a nord il terreno dove sono presenti le due cultivar di Tosca e Diana».
«Tosca e Diana sono il risultato di un lungo lavoro di selezione e ricerca iniziato da mio padre Attilio tanti anni fa, - dice Elena Sonnoli - e con queste varietà, adattissime anche a uliveti ad alta densità e alla raccolta meccanica in continuo, cerchiamo di dare una risposta tutta italiana per una nuova olivicoltura intensiva, anche nelle zone colpite da Xylella fastidiosa. I risultati sono incoraggianti; siamo cauti e coscienti che il lavoro e la sperimentazione richiedono tempi lunghi, ma le premesse sono positive. Lo studio, l’osservazione e la ricerca continuano, seguendo il modello che ci ha insegnato Attilio».
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In evidenza con molti premi alla manifestazione Euroflora di Genova la rete d’imprese Olea, formata da 4 aziende vivaistiche della Valdinievole e una di Orosei.
«Siamo rimasti molto soddisfatti del successo riscontrato, non solo in termini di premi conseguiti, ma anche per l’apprezzamento ricevuto riguardo all’allestimento dello spazio assegnatoci nel parco. Ed è degno di rilievo anche il conseguimento di un ulteriore riconoscimento per “l’esposizione meglio conservata e meglio mantenuta alla fine della manifestazione”».
Questo il commento di Sara Andreani dopo la premiazione di fine manifestazione di Euroflora 2022, la mostra internazionale del fiore e della pianta ornamentale tenutasi a Genova nei parchi di Nervi dal 23 aprile all’8 maggio. Sara era domenica scorsa a Genova per ritirare, dalle mani del presidente di Porto Antico di Genova Spa Mauro Ferrando, i premi a nome di Olea, la rete d’imprese con sede legale a Pescia fra le quattro aziende vivaistiche della Valdinievole Azienda Agricola Cinelli Luca, Vivai Attilio Sonnoli, Andreani Piante, Vivai Cinelli Federico (in provincia di Pistoia) e l’azienda vivaistica sarda Vita Verde di Orosei (in provincia di Nuoro) [vedi sotto].
E sono stati numerosi i premi ricevuti da Olea alla sua prima partecipazione a Euroflora, come era già noto da inizio esposizione visto che i lavori delle giurie si sono tenuti il 22 aprile in occasione del prologo riservato a stampa e addetti ai lavori. «Ben 6 primi premi e 6 secondi premi», come riferito da Sara Andreani, che si sofferma sul secondo premio ottenuto nella categoria “Olea europaea”, l’olivo, «su cui tutte le aziende della nostra rete d’impresa puntano particolarmente». Premi a cui si è aggiunto l’8 maggio quel riconoscimento allo stato di conservazione del loro allestimento ispirato al paesaggio mediterraneo, segno inequivocabile dell’alta qualità delle loro piante. Senza dimenticare la soddisfazione per il fatto che un’altra delle piante del loro allestimento, una varietà di limone endemica della Sardegna salvata dal rischio di estinzione, è stata fra le tappe privilegiate delle visite guidate di Euroflora.
«Siamo ovviamente molto soddisfatti come rete – dichiara il coordinatore di Olea Luca Cinelli – che le nostre piante e il nostro allestimento siano stati apprezzati, come testimoniato dai diversi premi ottenuti. Contavamo sui nostri glicini in fiore, e infatti hanno contribuito all’esito positivo in più di una categoria. Ma hanno vinto anche il Nerium oleander in fiore, Trachelospermum jasminoides e Eleagnus ebbingei compatta e sono piaciuti pure Prunus lauroceraso, Viburnum tinus, Pistacia lentiscus e Lagerstroemia indica». Ma la soddisfazione non si limita ai premi, come spiega Cinelli: «abbiamo avuto l’opportunità di farci conoscere a un pubblico internazionale e le floralies, ormai pochissime in Europa, sono molto frequentate anche da architetti e paesaggisti di tutte le nazionalità, per cui anche un pubblico professionale ha potuto venire in contatto con la nostra realtà pesciatina e il suo legame speciale con la Sardegna».
Riguardo all’allestimento dello spazio, «abbiamo cercato di rappresentare il più fedelmente possibile il paesaggio mediterraneo con le nostre varietà sia autoctone che derivanti da nuove ibridazioni - ha spiegato Luca Cinelli -, quali Photinia ‘Volcano’ caratterizzata da una foglia frastagliata, Nandina ‘Moon bay’ a portamento super compatto, Feijoa sellowiana o Acca sellowiana apprezzata per la sua corteccia decorativa e per i suoi frutti». E, come precisato Sergio Saba, titolare dell’azienda sarda di Olea, Vita Verde di Orosei, che è anche paesaggista specializzato alla scuola di architettura del paesaggio post laurea dell’Università di Torino, «il vialetto sinuoso che attraversava lo spazio è stato contornato da una parte da olivi e dall’altro da cipressini totem, la parte forse più ornamentale con Photinia, glicine e bouganville: partendo dalla base dell’ulivo abbiamo creato un allestimento molto colorato sia per la fioritura che il fogliame. I glicini di 3 metri sono stati appoggiati su un olivo del parco a formare una sorta di tempietto fiorito».
Il giardino mediterraneo era completato da piante di agrumi e fra queste, in primis, la varietà di limone endemica della Sardegna salvata dall’estinzione. Si chiama “Sa Pompìa” e proviene dalla zona di Siniscola. È uno tra gli agrumi più rari al mondo ed è stato riscoperto pochi anni fa. Come ci ha raccontato Sergio Saba, è stato grazie al lavoro vivaistico di suo padre e al sostegno dell’amministrazione comunale di Siniscola che si è riusciti a riattivare una produzione di questa pianta. Sa Pompìa è immangiabile da cruda, ma è un ottimo medicamento naturale ed elemento principe di alcuni dolci tradizionali e liquori.
I premi di Olea a Euroflora 2022
Primi premi:
- concorso n° 171 RAMPICANTI
- concorso n° 181 ELEAGNUS
- concorso n° 188 NERIUM OLEANDER in FIORE
- concorso n° 202 TRACHELOSPERMUM JASMINOIDES IN FIORE
- concorso n° 204 WISTERIA SINENSIS IN FIORE
- concorso n° 205 WISTERIA IN FIORE
Secondi premi:
- concorso n° 171 RAMPICANTI
- concorso n° 187 LAGERSTROEMIA
- concorso n° 192 PISTACIA
- concorso n° 203 VIBURNUM IN FIORE
- concorso n° 225 OLEA EUROPAEA
- concorso n° 226 PRUNUS
La rete d’imprese Olea
Fondata nel 2019, “Olea” è una rete d’imprese agricole fra quattro aziende vivaistiche della Valdinievole (Cinelli Luca, Vivai Attilio Sonnoli, Azienda agricola Andreani Edoardo, Vivai Cinelli Federico) e l’azienda vivaistica sarda Vita Verde Vivai Saba di Orosei (in provincia di Nuoro). Lo scopo, fin dal momento della costituzione, è stato quello di condividere le competenze e fare massa critica per essere più incisive nel mercato nazionale e internazionale. Il nome richiama l’olivo, la cui produzione accomuna le aziende, che ne seguono tutte le fasi a partire dal semenzaio fino alla pianta finita, sia essa destinata alla realizzazione di impianti olivicoli che all’abbellimento di giardini privati. Olivi provenienti dal loro campo certificato di piante madri virus esenti, il primo privato ad essere ufficialmente riconosciuto in Toscana. All’olivicoltura le cinque aziende di Olea affiancano produzioni di piante ornamentali da esterno, fruttiferi e piante d’agrumi, che hanno fatto la parte del leone a Euroflora 2022.
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Intervista ad Andrea Bonacchi, che parteciperà a Vinitaly coi suoi brand Bonacchi, Casalino, Molino della Suga e Selciato in un nuovo stand nel padiglione della Toscana (Hall 9 - stand C17). Un’occasione per presentare i propri vini di punta, fra cui il Super Tuscan “Badesco”, e alcune novità: dal vino rosato Igt in anteprima a Veronafiere, ai nuovi vini prodotti a Montalcino come il Chianti Colli Senesi, Igt Vermentino e Igt Pinot Grigio toscano. Bonacchi: «preoccupazione per gli effetti della guerra, ma nei nostri mercati di sbocco principali, Europa e Usa, i consumi stanno reggendo bene». [In foto Bonacchi a sinistra per chi guarda e l'enologo Misuri a destra]
Si avvicina l’atteso ritorno in presenza di Vinitaly 2022 a Verona e aumenta la trepidazione nelle aziende vinicole che esporranno dal 10 al 13 aprile al salone leader di settore. C’è la consapevolezza di un contesto difficile per effetto della guerra in Ucraina, ma anche la fiducia legata ai riscontri di mercato positivi che continuano ad arrivare dagli Stati Uniti e da gran parte dell’Europa.
Fra gli importanti produttori di vino che rappresenteranno la nostra regione nel Padiglione 9 di Veronafiere vi è Andrea Bonacchi, titolare di un’azienda vitivinicola giunta alla quarta generazione con sede centrale, impianto di imbottigliamento modello e 42 ettari di vigneti a Quarrata (Pistoia) nel cuore del Chianti Montalbano, a cui si aggiungono i 23 ettari di vigneto a Chianti Classico della Fattoria Casalino a Castelnuovo Berardenga e il Podere Molino della Suga di Montalcino con i suoi 11 ettari di vigne a Brunello e Rosso di Montalcino e altri 21 ettari di vigneti (di cui 9 nuovi) dedicati alla produzione di Rosso Toscana, Chianti Colli Senesi, Igt Vermentino e Pinot Grigio Igt Toscano. Nel loro insieme le tre fattorie Bonacchi producono circa 3 milioni di bottiglie all’anno, di cui circa il 50% destinato al mercato nazionale. In generale, come spiegato dall’enologo di casa, Ivan Misuri, vincitore nel 2020 dell’8^ edizione del “Premio Giulio Gambelli”, i vini Bonacchi «quando comparati con i Chianti più tradizionali, sono fatti con un approccio moderno che cattura il frutto dei grappoli insieme alla loro struttura pur mantenendo un ottimo livello di eleganza e morbidezza».
Floraviva ha sentito il titolare Andrea Bonacchi, insieme a Ivan Misuri, a pochi giorni dalla partecipazione a Vinitaly, cercando di carpire le loro aspettative in relazione alla congiuntura segnata dalla guerra in Ucraina e di farsi anticipare le novità che saranno presentate allo stand Bonacchi (C17 nel Padiglione 9) insieme all’esposizione, con possibilità di degustazione, dei vini di punta dei propri marchi: Bonacchi, Fattoria Casalino, il Selciato e Molino della Suga.
Vinitaly 2022 capita in una fase molto delicata per l’economia, segnata dagli effetti diretti e indiretti della guerra: come state vivendo dal punto di vista aziendale questo momento difficile?
«Siamo naturalmente preoccupati per questa situazione di incertezza generale, sia per l’aumento dei costi delle materie prime sia per la difficoltà di reperirle, così come non si trovano facilmente alcuni tipi di bottiglie o altro materiale di packaging. Pensi che le vetrerie internazionali di riferimento, alcune situate proprio in Ucraina, sono in grandissima difficoltà».
E che salone del vino vi attendete quest’anno?
«Per Vinitaly, dopo due anni di pandemia, è un nuovo inizio. È la manifestazione più importante per i vini italiani, soprattutto per quelli destinati all’estero. Qui vengono solitamente compratori da tutte le parti del mondo, compresi i Paesi dell’Est: Cina, Giappone, Russia e Ucraina. I visitatori da tali aree saranno pochi o assenti. Comunque i mercati più importanti per la Toscana restano l’Europa e gli Stati Uniti, e questi stanno ancora resistendo bene sul piano dei consumi. Sono i mercati su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione in termini di incontri d’affari in fiera e di espansione commerciale futura».
Ma non risentono anch’essi dei rincari dell’energia e delle materie prime?
«I costi sono aumentati, ma i mercati per ora reggono, nonostante i rincari. E mi riferisco all’Europa ma ancor più agli Usa. In Europa, fra i nostri vini, il Chianti e il Chianti Riserva sono i più consumati. Mentre per il mercato statunitense puntiamo più sulle nostre produzioni dell’area di Montalcino e del Chianti Classico con le nostre aziende agricole Molino della Suga e Casalino. Le vendite sono aumentate anche grazie alle ottime valutazioni dei nostri vini nelle riviste internazionali».Presenterete qualche novità in fiera domenica prossima?
«Sì, un nuovo vino: è un rosato Igt che verrà battezzato pubblicamente proprio al prossimo Vinitaly. E’ un’anteprima».
«Il rosato – chiosa l’enologo Misuri - sta infatti riacquistando quote di mercato, è giornalisticamente molto spinto e ha un suo canale distributivo. Dal punto di vista qualitativo, senza anticipare troppo, posso dire che il nostro rosato, da uve toscane, in prevalenza sangiovese, è caratterizzato da piacevole freschezza, adatto agli aperitivi e anche ai pasti. Lo contraddistinguono anche la presenza di note di frutta fresca e il colore tenue».
Altre novità, al di là dei vini, sul fronte organizzativo aziendale?
«Abbiamo 9 ettari di nuovi vigneti nell’azienda di Montalcino. L’impianto è terminato all’inizio del 2020 e le nuove vigne debutteranno produttivamente quest’anno con la prima vendemmia il prossimo settembre».
Quali vini andrete a produrre nei nuovi vigneti?
«Qui produrremo Chianti Colli Senesi, Vermentino Igt e Pinot Grigio Igt toscano. Stiamo ultimando le nuove etichette, che saranno presentate proprio a Vinitaly. Va sottolineato che nei nuovi vigneti adotteremo il tradizionale sistema di potatura a Guyot.
Come mai?
«Per un motivo di qualità e di salvaguardia della vite, con questo metodo la pianta è più salvaguardata e la qualità delle uve è migliore, anche se ci rimettiamo in termini di meccanizzabilità della raccolta».
A proposito di metodi di coltivazione, vi state muovendo anche sul fronte dell’eco-sostenibilità produttiva?
«Certamente. E’ un tema complesso che meriterebbe un’intervista a parte. Ma intanto possiamo dire che negli ultimi tre anni nei nostri vigneti sono state utilizzate tutte concimazioni naturali e l’energia elettrica da noi utilizzata è acquistata da fonti rinnovabili».
Novità a parte, mi può citare uno o due vini di maggior pregio su cui punterete o continuerete a puntare nell’imminente esposizione di Vinitaly?
«Uno è il Badesco, forse il nostro vino più importante: il nostro Super Tuscan, un Igt toscano (60% Sangiovese, 20% Merlot e 20% Cabernet Sauvignon) che nell’annuario di Luca Maroni del 2018 ha ottenuto 95 punti. Il resto glielo dico in fiera».
Per ulteriori informazioni: bonacchi.it.
Per fissare appuntamenti in fiera: 339-7236851.
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