Servizi

Stamani si è tenuta la conferenza stampa di apertura della manifestazione pesciatina, ormai diventata nota a livello nazionale. La Dirigente Scolastica, Francesca Giurlani, sottolinea l'importanza di Naturalitas quale momento prezioso di confronto con il territorio e di conoscenza delle sue risorse. Il Sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, ringrazia la scuola per aver fatto dell'evento una vera e propria festa non solo della città, ma di tutto il territorio. Il presidente di Cia Pistoia, Sandro Orlandini, riporta l'interesse delle aziende associate Cia per la manifestazione in quanto appuntamento fisso di indubbio interesse commerciale per la vendita diretta. Visto il grande successo, Orlandini propone di portare Naturalitas anche dentro le mura cittadine di Pescia.

Francesca Giurlani apre la conferenza stampa ringraziando prima di tutto gli insegnanti e gli studenti che rendono possibile ogni anno la realizzazione della mostra-mercato presso il loro Istituto Tecnico Agrario "D. Anzilotti". Non solo le aziende affermate del territorio, ma anche quelle emergenti di giovani imprenditori esporranno i loro prodotti a Naturalitas e questo ne sottolinea la valenza commerciale. Come afferma Orlandini, presidente Cia Pistoia, le aziende CIA sono la maggioranza fra quelle di vendita diretta del settore florovivaistico. Queste hanno confermato negli anni la loro presenza, aumentando anche di numero, proprio perché Naturalitas rappresenta una vetrina determinante per far conoscere i loro prodotti e prendere nuovi contatti. Grazie al lavoro dell'ufficio Cia di Pescia le aziende presenti si sono sempre dimostrate soddisfatte della due giorni pesciatina. Proprio per questo grande successo, Orlandini lancia la proposta di portare all'interno della città la manifestazione per le prossime edizioni
"L'evento è organizzato interamente dalla scuola con l'aiuto prezioso degli sponsor, che sovvenzionano senza voler niente in cambio", afferma la Dirigente Scolastica. Il Sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, ricorda che questo è l'anno di Expo e dunque, all'interno di questa vetrina mondiale, Naturalitas è uno di quegli eventi che vedono protagonista la Toscana e il nostro territorio. "A Pescia saranno organizzate una serie di iniziative quali una manifestazione legata a Pinocchio presso il Mefit, altre sull'olio e, in generale, si cercherà di fare delle nostre scuole un motore di sviluppo, lavorando sull'alternanza scuola-lavoro". Per facilitare il percorso educativo delle scuole, il Comune di Pescia ha deciso di lasciare la metà, che gli spetterebbe,delle risorse provenienti dai territori coltivati dall'Istituto Agrario di Pescia. In questo modo l'ITAS "D. Anzilotti" potrà realizzare gli interventi strutturali di cui necessita e creare una palestra per gli studenti. E parlando di territorio Giurlani chiede che venga riconosciuto per esso lo stato di calamità naturale in seguito ai disastri provocati dal forte vento di quest'ultimo periodo: "Chiedo al Governo di riconoscere la calamità naturale: sono stati spesi più di quattrocento mila euro per somme urgenze e ancora dobbiamo riparare tutti i danni provocati". Questo sarà necessario affinché non si perda il prezioso lavoro di continuità educativa fra scuole dell'infanzia e superiori che a Pescia sta ottenendo ottimi risultati, uno su tutti: l'approssimarsi per l'ITAS "D. Anzilotti" del raggiungimento dell'autonomia,che sarà possibile grazie all'iscrizione di seicento studenti. 
 
Anna Lazzerini

Nell’ultima tappa del ciclo sul “Territorio come destino”, ieri a Palazzo Vecchio, Scanavino e Brunelli hanno ribadito il «no a questa Imu». Cia ha chiesto anche di accelerare l’iter del ddl contro il consumo del suolo e una rapida risposta all’emergenza fauna selvatica. Rossi ha dato ragione agli agricoltori e il ministro Galletti ha annunciato un tavolo tecnico sugli ungulati. Martina ha definito un «modello» la Toscana per la sua legge sul territorio. Scanavino e Pagni hanno annunciato che Cia contribuirà alla Carta di Milano con sue proposte per un’agricoltura capace di coniugare biodiversità ed efficienza produttiva entro una cornice di sviluppo rurale in cui la multifunzionalità mantenga un ruolo rilevante.

Nell’ultima appuntamento del ciclo di iniziative sul “territorio come destino” della Confederazione italiana degli agricoltori, svoltosi ieri a Palazzo Vecchio, i ministri delle politiche agricole Maurizio Martina e dell’ambiente Gian Luca Galletti, autorevoli esponenti del Parlamento europeo quali Paolo De Castro e Giovanni La Via, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il presidente dell’Accademia dei Georgofili Giampiero Maracchi e i vertici di Cia nazionale e regionale, dal presidente Dino Scanavino alla sua vice Cinzia Pagni fino al presidente regionale Luca Brunelli, si sono confrontati su temi di stretta attualità quali la nuova Imu sui terreni agricoli, il disegno di legge contro il consumo del suolo e l’emergenza degli animali selvatici che danneggiano agricoltori e allevatori. Ma hanno dibattuto anche su questioni di lungo termine riguardanti il tipo di agricoltura verso cui muoversi, alla luce pure delle sfide poste dall’Expo di Milano, che si interroga su come vincere la sfida alimentare del pianeta, oppure dall’Onu, che ha dichiarato il 2015 anno internazionale dei suoli, a ricordare quanto sia essenziale preservare nel mondo l’estensione complessiva e la fertilità di quelli agricoli, ormai quasi completamente utilizzati. A moderare il dibattito, il noto geologo e giornalista Mario Tozzi.
Fra le risposte e gli spunti emersi in relazione ai problemi più urgenti - senza affrontare qui il capitolo danneggiamenti da uragano in Toscana - si possono ricordare: la posizione di Cia che resta fermamente contraria a «questa Imu», come hanno ribadito sia Brunelli che Scanavino sostenuti in particolare dal presidente della commissione Ambiente del parlamento europeo Giovanni La Via; la speranza di tutti gli intervenuti in un rapido iter parlamentare per la legge contro il consumo di suolo, possibilmente con esiti simili alla normativa regionale toscana di governo del territorio e al piano paesaggistico così come rivisto grazie agli emendamenti degli agricoltori (normativa considerata anche da Martina «un modello da seguire»); e l’annuncio del ministro Galletti, che creerà un tavolo tecnico, aperto al ministero delle politiche agricole, per affrontare in termini rigorosamente scientifici e senza emotività il problema degli ungulati e della fauna selvatica fuori controllo.
Ma che immagine complessiva di agricoltura è venuta fuori dall’incontro? Qual è il modello di politiche agricole proposto da Cia? Secondo Mario Tozzi e il ministro Maurizio Martina si tratta di un’agricoltura che rispecchia una svolta culturale avvenuta fra gli agricoltori negli ultimi anni. «Non c’è dubbio – ha detto il ministro delle politiche agricole sollecitato da Tozzi – che c’è stato un cambiamento culturale e politico in questi anni. La politica di Cia ne è una prova. C’è stata una svolta nella consapevolezza strategica del ruolo della sostenibilità ambientale nell’agricoltura. E i temi ambientali sono diventati anche temi di opportunità produttiva».
E in cosa consiste questa nuova visione dell’agricoltura di Cia, sempre più attenta alle ragioni della tutela ambientale, che però sia Dino Scanavino che Cinzia Pagni hanno fatto sostanzialmente risalire alla Carta di Matera formulata dalla Confederazione degli agricoltori già nel 2010?
«La nostra priorità – ha detto innanzi tutto Cinzia Pagni ai giornalisti prima della sua relazione - è il presidio degli agricoltori e la presenza degli agricoltori sul territorio per far vivere il territorio. Questa è la nostra prerogativa e anche la nostra parola d’ordine, che noi porteremo ad Expo nella carta di Milano e in una grande kermesse. I nostri agricoltori sono sulle colline a fare sicurezza alimentare e preservare l’ambiente». «Il piano territoriale della Toscana - ha aggiunto Dino Scanavino -, che noi abbiamo seguito con molta attenzione, e Cia Toscana l’ha seguito ed emendato, facendolo diventare, assieme ovviamente al governatore Rossi e alla Regione nel suo complesso, un piano che rispetta l’ambiente e tutela l’attività degli agricoltori. Questo piano all’inizio andava molto male, oggi è un piano che noi riteniamo equo e corrispondente alle esigenze di un’agricoltura come quella toscana, che vuole rispettare l’ambiente perché di questo ambiente ne ha fatto una ricchezza. Ma allo stesso tempo vuole consentire agli imprenditori di fare il loro mestiere».
Ma vediamo meglio gli ingredienti dell’idea di agricoltura di Cia emersi durante il dibattito e gli spunti offerti dai relatori.
«Non esiste agricoltura senza sostenibilità ambientale, ma non esisteranno più gli agricoltori senza la sostenibilità economica – ha detto il presidente regionale di Cia Luca Brunelli -. E’ importante fermare il consumo di suolo fertile, ormai sempre più ridotto da insediamenti produttivi speculativi, ma anche iniziare a cambiare l’ottica con cui sono considerati gli imprenditori agricoli nella gestione del territorio. Non più ospiti in un ambiente da preservare ma custodi, per scelta e per professione, di un patrimonio unico come il territorio». «Per valorizzare il territorio – ha sostenuto Brunelli - è strategico promuovere lo sviluppo delle aree rurali potenziandone le opportunità, dobbiamo dare quindi un forte impulso alle imprese perché possano così realizzare il loro progetto imprenditoriale. Le aziende agricole oggi sono delle vere imprese che affrontano il mercato e che dovranno e sapranno affermarsi sia su quello locale che internazionale. Per questo sono decisive le politiche agricole come quelle per giovani e donne, per l’affiancamento giovane anziano e banca della terra, ma soprattutto per Pac e Psr. Il tutto dovrà essere sostenuto da credito e semplificazione».
Cinzia Pagni ha fra l’altro sottolineato che «non esiste contraddizione fra sviluppo dei mercati locali e la crescita dell’export, perché il primo contribuisce alla valorizzazione dei prodotti del made in Italy» e ha poi ricordato che l’Unione europea riconosce l’aspetto multifunzionale dell’agricoltura, che contribuisce a beni collettivi come paesaggio, clima e qualità della vita. Quindi agricoltura e ambiente non possono essere visti in contrapposizione». «Il 2015 – ha proseguito – è stato indicato dall’Onu quale anno internazionale dei suoli e quindi è emerso il tema della salvaguardia della loro fertilità. Oggi il suolo è aggredito dalla cementificazione, che in Italia è sopra la media europea. Quindi seguiamo con attenzione l’iter parlamentare, nelle commissioni preposte, della legge contro il consumo del suolo». Ben vengano concetti come riuso del suolo e rigenerazione del territorio per le attività di costruzioni, ma «senza vincoli eccessivi per gli adeguamenti strutturali delle nostre aziende agricole». Sul problema degli animali selvatici, Pagni ha detto che bisogna passare dalla nozione di «tutela della fauna a gestione della fauna», ripensando «sia le misure di prevenzione che quelle di risarcimento dei danni». E sul dissesto idrogeologico ha sostenuto che «è da rivalutare la presenza e il ruolo di agricoltori e selvicoltori: le imprese agricole possono svolgere funzioni dirette di manutenzione» e ripristino ambientale nel contesto della multifunzionalità.
Paolo De Castro, presidente Gruppo S&D della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha affermato che «l’Expo sarà un successo perché l’Italia ha indovinato il tema: come riuscire a gestire questa esigenza di cibo di fronte alla scarsità di risorse». Per De Castro «per rendere redditizie le terre ci vuole accanto alla qualità anche la capacità organizzativa, altrimenti non è scontato che le eccellenze si traducano in reddito». Mentre Giovanni La Via, dopo aver ricordato che «altri Paesi europei sono già intervenuti legislativamente su riuso del territorio», ha sostenuto che «non possiamo pensare che l’agricoltura sia un settore economico come gli altri» e che «l’agricoltura non è in grado di sostenere questa Imu con i suoi livelli di redditività».
Per il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti «il ddl contro il consumo di suolo è ambizioso», per questo ha invitato il parlamento italiano a procedere velocemente, spingendo molto su riuso e rigenerazione dei centri urbani per andare incontro alle esigenze dei costruttori, perché «dobbiamo usare di più il suolo già impermeabilizzato». Nei nuovi obiettivi europei di abbattimento dell’anidride carbonica del 40%, ha proseguito Galletti, si conteggeranno anche l’uso del suolo e la forestazione, quindi bisogna consumare meno suolo di adesso (l’Italia perde circa 8000 ettari al mese di terreno agricolo). Infine, riguardo alla questione della fauna selvatica, ha annunciato che è disposto ad attivare «un tavolo tecnico sugli ungulati (aperto al ministero di Martina) per trovare soluzioni scientifiche e non emotive al problema».
Su quest’ultimo punto il presidente della Regione Enrico Rossi si è detto d’accordo con gli agricoltori: «bisogna trovare un punto di equilibrio, ma in Toscana ci vuole anche un piano di abbattimenti, gli ungulati sono davvero troppi». Sul tema dei predatori il presidente della Regione ha affermato: «secondo me il tema non è tanto quello del lupo, quanto dei canidi, degli ibridi e dei cani selvaggi. Ce ne sono decine e decine e hanno infestato la regione, a cominciare da Grosseto, ma non solo. Anche qui occorre un piano di catture, perché la Toscana non può essere la regione degli ibridi che spaventano le persone e assaltano gli animali. Noi abbiamo predisposto un piano di cattura degli ibridi e credo che avremo i risultati entro l'estate». Rossi ha anche illustrato i provvedimenti presi dalla Regione Toscana, prima in Italia ad aver varato una legge che sancisce lo stop al consumo di nuovo suolo agricolo. «Mi auguro - ha detto - che dal Parlamento venga una svolta in questo senso, perché la Regione Toscana ha legiferato, ma è chiaro che l'azione è più forte e cogente se questo provvedimento si inquadra in una legge nazionale. E mi permetto di suggerire al Parlamento di fare presto, perché noi in Toscana abbiamo avuto fortuna, vista la congiuntura sfavorevole ci sono state minori reazioni dal mondo della proprietà fondiaria e l'edilizia era in crisi, ma se in questo Paese riesplode la voglia del mattone...». «Noi abbiamo chiesto ai Comuni – ha continuato Rossi - di fare presto a fare i nuovi piani strutturali, che recepiscono la nuova legge urbanistica, e abbiamo stanziato finanziamenti per quei Comuni che decidono di rifare il piano strutturale insieme alla Regione».
Il ministro Maurizio Martina ha detto che «è fondamentale che l’Italia abbia una legge sul consumo di suolo nell’anno dell’Expo», ma non sarà facile perché ci sono discussioni di merito non banali. Comunque «la Toscana da questo punto di vista è un modello». Martina ha sottolineato i buoni risultati nel 2014 sul fronte dell’export agroalimentare (34 miliardi di euro) e i 57 mila nuovi occupati in agricoltura, anche se vuole approfondire il dato sul piano qualitativo. Infine si è mostrato d’accordo con De Castro e ha affermato che «abbiamo bisogno di agganciare il tema della qualità a quello dell’organizzazione, perché senza organizzazione non passa nemmeno la qualità».
Il presidente dei Georgofili Giampiero Maracchi, noto climatologo, ha esordito dicendo che «quest’anno le lucertole non sono andate in letargo: se ne sono accorte anche le lucertole dei cambiamenti climatici, ma l’uomo ha ancora difficoltà a capirli». Non che non ci sia ormai una certa consapevolezza del fenomeno nella popolazione. Ma si fa fatica a trarne le conseguenze sul piano dei comportamenti quotidiani, improntati a stili di vita non abbastanza ecosostenibili. Mentre Claudia Sorlini, del Comitato scientifico Expo 2015, ha ricordato le 5 linee di azione attraverso cui l’agricoltura dovrà affrontare la sfida alimentare posta dall’esplosione demografica in corso: 1) stop al consumo di suolo, 2) fertilità dei terreni agricoli, 3) biodiversità, 4) energie alternative ottimali per l’agricoltura, 5) ridurre il consumo di acqua, di cui l’agricoltura è responsabile al 70%.
Nelle sue conclusioni Dino Scanavino ha affermato che «il governo dovrebbe occuparsi specificamente dello sviluppo rurale, al di là di Pac e forme di sostegno» e che uno degli obiettivi principali dell’agricoltura deve essere la valorizzazione della biodiversità di cui l’Italia dispone «sia attraverso produzioni tradizionali e a km 0 che tramite coltivazioni più intensive». E questo comporta un ripensamento del sistema di produzione nei territori rurali, tema che Cia tratterà più estesamente nel documento che presenterà all’Expo di Milano. Scanavino ha chiuso il convegno con un appello al ministro Martina ad aprire un tavolo di confronto per rivedere l’Imu.

Lorenzo Sandiford

myplanti &garden

A Myplant & Garden in scena il progetto sullo stile italiano nella decorazione floreale del gruppo “I Fioristi Italiani” in collaborazione con Piante e Fiori d’Italia e un incontro su “L’importanza del fiore italiano” con alcuni opinion leader del settore. Per questa tappa si è scelto il barocco: i fiori erano forniti dal mercato di Viareggio e da Flora Pompei. Il percorso proseguirà a FloraFirenze con altre ispirazioni stilistiche.

E’ possibile e come valorizzare la nostra floricoltura attraverso lo stile italiano di composizione o decorazione floreale? E in cosa consiste/ono lo stile o gli stili italiani nell’arte floreale oggi? E’ o sono ancora in grado, e in che misura, di dare un valore aggiunto ai nostri fiori e di fare tendenza? Le risposte definitive a questi interrogativi le avremo soltanto nei prossimi mesi o forse anni. Però c’è chi ci crede e ci ha scommesso con un progetto: il gruppo di fioristi, docenti ed esperti della Guida ‘I Fioristi Italiani’, fra cui Chicco Pastorino, Maria Cecilia Serafino e Mara Verbena, che hanno avuto il supporto e la collaborazione dell’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia, presieduta da Cristiano Genovali.

mara verbena

Come ci ha spiegato nell’ultima giornata di Myplant & Garden proprio Mara Verbena, fiorista della Repubblica di San Marino, assieme agli esperti succitati e ad altri fra i più importanti insegnanti delle maggiori scuole di fioristi italiane è stata avviata «una ricerca sullo stile italiano», una sorta di work in progress «negli stili italiani della lavorazione del fiore, perché siamo la culla delle cultura e possiamo portare questo argomento in giro per il mondo, naturalmente seguendo tutte le produzioni italiane, la qualità dei fiori italiani, che noi conosciamo e sottolineiamo»; ed «usare materiali italiani» è in effetti uno degli scopi del progetto. La prima tappa è stata il corso di alta specializzazione “Stile italiano – Storia, innovazione e cultura nella composizione floreale” dello scorso agosto a San Marino, apertosi con una lezione di Vittorio Sgarbi su “I fiori nell’arte”.
La seconda tappa si è svolta invece proprio nei giorni scorsi a Myplant & Garden, dove è stata allestita un’area speciale dedicata allo stile e al gusto floreale italiano, con spazi espositivi e dimostrazioni di fioristi della scuola ‘Pianeta fiore’, di quella di Assofioristi, del ‘Laboratorio idee’, della scuola di Federfiori e della scuola ‘Scultura Fiori’. Filo conduttore il barocco, con riferimenti a Caravaggio, Bernini, Borromini e Vivaldi, a cui si sono ispirati tutti i maestri fioristi che si sono esibiti. I fiori sono stati forniti dal mercato dei fiori di Viareggio e da Flora Pompei.

myplant &garden

L’idea era suggerire che lo stile italiano si possa o debba identificare con il barocco? C’è chi l’ha sostenuto durante quello che è stato una sorta di momento collaterale del progetto sullo stile italiano: l’incontro svoltosi il 27 febbraio mattina, sempre al padiglione 10 di Myplant & Garden, sul tema “L’importanza del fiore italiano”, a cui sono intervenuti, moderati da Walter Pironi, per discutere di come si possa valorizzare la nostra floricoltura attraverso lo stile italiano il presidente di Federfiori Carlo Sprocatti, il presidente di Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia Cristiano Genovali, l’ideatore della Guida ‘I Fioristi Italiani’ Chicco Pastorino, Maria Cecilia Serafino della scuola ‘Scultura Fiori’, Rudy Casati della scuola Minoprio, il grossista di fiori Cosimo Pagano e il responsabile del tavolo tecnico del florovivaismo presso il Ministero delle politiche agricole Alberto Manzo. Infatti, Maria Cecilia Serafino, dopo aver ricordato l’importanza della cultura botanica e della conoscenza del «significato dei fiori» che permettono di sapere a cosa è adatto o meno un determinato fiore, ha detto: «dobbiamo portare avanti la nostra cultura barocca, perché noi italiani siamo barocchi dentro […] e da noi si aspettano opulenza» e questo va realizzato utilizzando «fiori prodotti in Italia».


myplant &garden

Ma non è stato dello stesso avviso il collega Rudy Casati della scuola Minoprio, che ha messo in discussione «che il barocco sia lo stile italiano», puntando per il rilancio dell’arte floreale italiana piuttosto sulla formazione e sulle scuole professionali. Essenziale per fare tendenza, ha detto, in questo d’accordo con la Serafino, è «un retroterra botanico e florovivaistico d’eccellenza» e a tal fine ci vorrebbe «una rete di scuole riconosciute a livello nazionale» (direzione che sembra confermata nel piano nazionale del settore florovivaistico 2014-2016 pubblicato l’anno scorso dal Ministero delle politiche agricole), nelle quali però bisogna insegnare anche «storia dell’arte, scultura, disegno e fotografia». Come ha spiegato Mara Verbena nel suo breve intervento finale, «abbiamo deciso di presentare in questa occasione lo stile barocco, ma poi ci saranno altri stili». «Il progetto – ha aggiunto Mara Verbena a Floraviva al termine dell’incontro - è molto ampio e si svilupperà tanto nelle scuole professionali per fioristi, in cui tratteremo anche altri argomenti, quanto in manifestazioni come ad esempio prossimamente FloraFirenze, dove saranno presentati diversi altri stili classificabili come italiani». Si tratta, insomma, di una ricerca che ha un bel cammino davanti e i cui esiti non sono ancora né prevedibili né scontati.
Questo lavoro di ricerca negli stili e nel gusto italiani di composizione floreale e di ricostruzione storica dell’identità della nostra arte floreale si tradurrà poi nell’effettiva capacità di fare tendenza e influenzare le mode a livello internazionale oggi? Sembra presto per dirlo. Certo è che molti degli intervenuti all’incontro ci credono. E soprattutto ci sperano, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare la vendite dei prodotti floricoli italiani grazie a mode floreali rigorosamente basate su fiori o piante nostrane e quindi di stagione. Lo ha affermato in più passi del suo intervento Cristiano Genovali, che ha detto «noi vogliamo riappropriarci del modo di fare tendenza nella floricoltura nel mondo» e poi «c’è appiattimento su produzioni internazionali destagionalizzate e non c’è più un focus su quello che viene prodotto in Italia. Dobbiamo ricominciare a determinare le tendenze come volano per la produzione. La cultura non è solo prendere spunto dagli stili architettonici del passato o del presente, ma è anche sapere come vengono prodotte le piante», così come il produttore deve sapere che tipo di varietà vogliono i fioristi.

chicco pastorino

Su questo tema il grossista pugliese Cosimo Pagano ha sostenuto che «ai fioristi dobbiamo dare “cultura floreale”, anzi adesso si parla di “cultura del verde”» e che in Puglia ultimamente, grazie anche alla «collaborazione con Federfiori», le cose vanno meglio e «il 70% dei fioristi pugliesi ha fatto un corso professionale per fiorista». Pagano ha sottolineato anche l’importanza di cogliere al volo eventi come la giornata dedicata agli anziani voluta da Papa Francesco, che ha consentito ad alcuni fioristi di essere invitati a Rai International, e il valore della comunicazione. Tema, quest’ultimo, toccato anche da Chicco Pastorino e rilanciato da Alberto Manzo, che ha sottolineato quanto sia «fondamentale» perché «serve per dare un senso a quello che si fa» lungo tutto la filiera e ha suggerito di sfruttare la convenzione che il Ministero delle politiche agricole ha con la Rai per realizzare qualche programma televisivo ad hoc.

Lorenzo Sandiford

agraria di vita

Sono Bonini Piante, Di Vita, Nannini Vasco e fratelli, Rosellini. Mini inchiesta fra i titolari di tali aziende del florovivaismo di Pescia per raccogliere le loro prime impressioni, a un giorno dalla chiusura, sull’andamento della nuova manifestazione professionale dedicata al florovivaismo e al verde.

Fra i 300 espositori della prima edizione di Myplant & Garden, manifestazione per i professionisti del florovivaismo e del giardinaggio che si è aperta ieri con il patrocinio di Expo 2015 a Fiera Milano e prosegue fino a domani, c’erano alcune aziende pesciatine, fra cui Agraria Di Vita, Rosellini Sirio, Nannini Vasco e fratelli, Bonini Piante. La partecipazione di Floraviva alla fiera è stata l’occasione per presentare questi quattro florovivaisti che hanno tenuto alto il nome del settore floricolo e vivaistico della Valdinievole e di tutta la Toscana a Milano e per chiedere loro, a un giorno dalla conclusione e senza pretese di bilanci definitivi, un’impressione generale sulla nuova fiera, su come la stanno vivendo.
Franco Di Vita, titolare dell’azienda Agraria Di Vita di Pescia, ha ricordato che la sua impresa commercializza «vari prodotti per l’agricoltura, il florovivaismo e il giardinaggio» e che in più ha «messo su delle produzioni di concimi, registrato dei marchi e iniziato anche delle produzioni di terricci in sacchi per la clientela sia professionale che hobbistica». Senza dimenticare il «punto vendita piuttosto conosciuto dove si può trovare tutto il necessario per il florovivaismo e per l’agricoltura in genere». «A questa fiera – ci ha spiegato Di Vita - abbiamo portato essenzialmente i prodotti in cui crediamo di più in questo momento: i marchi nostri, le nostre produzioni, per poter dare opportunità di sviluppo a prodotti che reputiamo interessanti per il settore. Una selezione rappresentativa di tutta la produzione». Sull’andamento della fiera questa è la sua valutazione: «il creare una situazione in cui ci sia un incontro fra tutti i principali produttori e fornitori è importantissimo». La location è ottima perché Milano è molto ben servita: ha due aeroporti internazionali e una buona ricettività e organizzazione. «Magari per attirare gente – osserva - avrei creato qualcosa di diverso, non solo i soliti annunci sul giornale, ma un rapporto un po’ più stretto con i maggiori clienti delle principali ditte, un invito personale per riuscire a coinvolgerli e chiamarli. Magari venivano solo a prendere un caffè al bar con noi. Però è sempre importante avere un punto dove si può scambiarci le impressioni e le idee e i problemi». Come sono andati i suoi affari? «In una fiera non è che bisogna trovare cinquanta contatti – risponde Di Vita -. Basta trovare due contatti interessanti, che poi con il passaparola, con il servizio, con una cosa e l’altra riesci a far quadrare il discorso fiera». Quindi ci sono stati? «Sì, ci sono stati, poi l’importante è che si concretizzino. E’ chiaro che uno partecipa a una fiera nella speranza di incrementare la notorietà del marchio e aumentare le opportunità di sviluppo della propria azienda. Poi quel che si riesce a portare in fondo si vedrà dopo, anche perché c’è ancora domani».
Sabrina Rosellini, titolare insieme alla sorella Maria Pia dell’Azienda agricola Rosellini Sirio di Castellare di Pescia, ha presentato la sua azienda così: «abbiamo una produzione di olivi in vaso e tutti i tipi di agrumi ornamentali in vaso: aranci, cedri, pompelmi, tutto quello che riguarda gli agrumi». Come sta andando la fiera, in generale, secondo lei? «L’impressione dopo la giornata di ieri è positiva. Però siamo ancora all’inizio. E’ ben organizzata e sinceramente ci è piaciuto l’interesse dei visitatori, il nostro prodotto ha avuto un buon riscontro».
Fabrizio Nannini, rappresentante della Società agricola Nannini Vasco e fratelli di Pescia, non ha voluto esprimere pareri o impressioni sull’andamento di Myplant & Garden, limitandosi a descrivere la sua azienda e i prodotti presentati in fiera: «noi abbiamo quattro cavalli di battaglia, che sono gli agrumi, le mimose, gli olivi e frutti. Poi abbiamo anche altre piante ornamentali, quali rose, quali fotinie di diverse varietà (variegate e normali), forme di olivo allevate ad alberetto, abbiamo dei lauri, dei viburni, ecc., insomma piante ornamentali da piccole siepi o grandi siepi. Qui abbiamo portato un po’ tutta la rappresentanza di quanto produciamo, o comunque una buona parte, e di varie misure per incontrare i gusti di tutti».
L’ultimo florovivaista sentito è stato Leonardo Bonini, uno dei titolari dell’azienda Bonini Piante di Pescia, che ha ricordato che la sua azienda è specializzata in «produzioni di stagione, dalle piante primaverili alle fioriture estive, fino alla fioriture autunnali e invernali. Tutte piante in vaso». «In questa fiera – ha detto Bonini - presentiamo gli articoli che al momento sono più a buon punto, in attesa che sia pronto tutto l’assortimento. Ad esempio abbiamo portato i gerani, l’euforbia, mimose, olivi, il gelsomino rhyncospermum e la sandevilla». Il suo parere sulla fiera è che «questa qui è una prima edizione. Vediamo domani a chiusura come saranno andate le cose. Un po’ di contatti ci sono stati, non c’è di che lamentarsi, ma si può fare di meglio». «Un aspetto positivo di questa fiera – ha aggiunto - è il periodo in cui si svolge, visto che andiamo incontro alla primavera, che per la nostra azienda rappresenta il 50% e oltre del lavoro». E Bonini coglie l’occasione per suggerire che secondo lui in Italia «dovrebbero fare come in Olanda dove ogni due o tre mesi c’è una fiera, vuoi per un tipo di prodotti vuoi per qualche festività. Quanto meno ci dovrebbero essere una fiera in autunno e una in primavera».
L.S.
 

In visita al Salon du Végétal d’Angers, l’équipe di Floraviva ha individuato due tendenze evidenti alla manifestazione francese nel comparto dei fiori recisi: da un lato la persistenza di composizioni floreali dai colori brillanti, dall’altro l’arrivo dei colori pastello, che dovrebbero rappresentare uno dei trend di gusto più significativi nel 2016.
En visite au Salon du Végétal d’Angers, l’équipe de Floraviva a repéré deux tendances fortes en matière de fleurs coupées: d’une part la persistance des compositions aux couleurs vives, et par ailleurs l’arrivée des couleurs pastel, une des tendances les plus signifcatives de 2016.

I colori vivaci e luminosi mantengono un valore sicuro e sostenibile per i fioristi. Tra le composizioni floreali presentate ai visitatori del Salon du Végétal l’accento è stato messo in particolare sul viola, il rosa fucsia e il verde limone.  
Les couleurs franches et lumineuses demeurent une valeur sûre et durable pour les fleuristes. Dans les compositions florales présentées aux visiteurs du Salon du Végétal, l’accent est mis en particulier sur le violet, le rose fuchsia et le vert acidulé.

salon du végétal

Secondo società trendsetter quali Chlorosphère e l’Institut des Couleurs et des Sens au Jardin, le tinte pastello costituiranno la tendenza nei colori più influente nel 2016. E di fatto i vari stand dell’area fiori recisi della fiera di Angers hanno messo in mostra un considerevole numero di composizioni in cui i colori morbidi e invecchiati si declinavano in armoniose tinte unite dalle differenti tonalità e quasi prive di contrasti. I fioristi francesi vedranno il mondo attraverso un filtro di Instagram?  
Selon les agences de trending Chlorosphère et l’Institut des Couleurs et des Sens au Jardin, les teintes pastel constituent la tendance de couleurs la plus influente de 2016. De fait, les différents stands du pôle fleurs coupées du salon présentent un nombre conséquent de compositions dont les teintes tendres et passées se déclinent en camaieux harmonieux et peu contrastés. Les fleuristes français verraient-ils le monde à travers un filtre Instagram?
 
salon du végétal

Lo stand della scuola di fioristi Piverdie, in collaborazione con il grossista di fiori recisi Floris, presenta una delle selezioni più interessanti di composizioni in colori pastello.
Le stand de l’école de fleuristes Piverdie, en association avec le grossiste en fleurs coupées Floris, présente une des sélection les plus intéressantes de compositions pastel.

salon du végétal

Redazione Floraviva