Artigianfer: l’azienda di serre e impianti per colture protette n. 1 d’Italia
Intervista durante Myplant & Garden a Mario Cardelli, direttore commerciale di Artigianfer, l’azienda toscana leader in Italia nella realizzazione di progetti “chiavi in mano” di serre per colture protette, che dopo Mediterraneo e Medio Oriente vuole allargarsi ai mercati dell’Europa dell’Est. Tra i suoi fiori all’occhiello: i 130 mila mq di serre a Gavorrano (Grosseto) complete delle tecnologie per la coltivazione del pomodoro in idroponica (che riducono del 90% il consumo d’acqua), i circa 15 ettari di serre del tipo Combilux (proprio brevetto internazionale) dotate di apertura totale motorizzata dei tetti, la serra multifunzionale per il parco Radicepura alle pendici dell’Etna, le serre ad uso garden per Pellegrini nelle Marche, il nuovo impianto serricolo di Selecta in Grecia e i quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche realizzate negli ultimi 7 anni soprattutto in Italia e in Francia, nel cui territorio ArtigianferFrance è leader. La nascita di Cardelli Bros, che produce arredi per esterno, le cui novità sono state presentate a Myplant.
«Noi siamo un family business, come dicono gli inglesi, ed io e mio fratello oggi rappresentiamo la quarta generazione della famiglia Cardelli che, da più di 50 anni, come mi piace dire spesso descrivendo la nostra storia, si sporca le mani con il ferro, l’elemento principale delle nostre serre. La nostra sede è nel comune di Uzzano, in provincia di Pistoia. L’attività della mia famiglia nacque come artigianale e cioè in qualità di semplici fabbri, per poi divenire a partire dal 1966, anno di nascita di Artigianfer, una vera e propria attività industriale. Il fondatore di Artigianfer è mio nonno Virgilio Cardelli, che purtroppo non ho avuto la possibilità di conoscere, ma che da tutti viene descritto come persona di grandi capacità e lungimiranza. E’ proprio grazie a mio nonno, alla sua smisurata curiosità e ai suoi numerosi viaggi fuori dall’Italia, che Artigianfer si è avvicinata al mondo della costruzione delle serre e delle colture protette in genere, considerando anche che, intorno a Pescia, ove siamo ubicati, all’epoca stava nascendo un importante distretto floricolo. Il primo importante volano di crescita per la nostra azienda fu la costruzione negli anni 80 dell’impianto dell’Amiata, che all’epoca era il più grande impianto serricolo, d’Italia sicuramente, ma credo anche fra i più estesi pure a livello europeo».
A raccontarci così l’origine di Artigianfer, la principale azienda di serre e impianti per colture protette d’Italia e una delle più importanti anche a livello europeo, che l’anno scorso ha compiuto il 50° anniversario, è il direttore commerciale Mario Cardelli, uno dei componenti della famiglia Cardelli, che l’ha creata, ne detiene ancora la proprietà e la gestisce; con il padre Pietro quale presidente, lo zio Patrizio nei panni dell’amministratore delegato e il fratello Massimo nel ruolo di direttore tecnico. Floraviva ha incontrato Mario Cardelli a Milano Fiera, nella giornata conclusiva della 4^ edizione del salone internazionale del florovivaismo e della filiera del verde Myplant & Garden, per saperne di più sulla sua azienda, vero e proprio gioiello del made in Italy in questo settore.
Iniziamo da questa partecipazione a Myplant 2018: come sta andando?
«Quest’anno siamo molto soddisfatti perché abbiamo riscontrato interesse e abbiamo potuto verificare che ci sono state più presenze rispetto allo scorso anno: un padiglione in più è un ottimo traguardo. Questa è la quarta edizione di Myplant e noi che siamo fra i soci fondatori della manifestazione siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Viste le presenze, visto l’interesse, e considerato che si respira una ventata di maggiore ottimismo tra gli operatori, si può dire che forse finalmente il settore del florovivaismo sta ripartendo».
Nello stand che cosa avete proposto? C’è qualche novità da segnalare?
«Dopo le innovazioni delle precedenti edizioni, non abbiamo proposto particolari novità in fatto di tipologie di serre e tecnologie da applicare all’interno delle stesse. Invece, anche se non è strettamente attinente all’argomento di questa intervista, abbiamo presentato come Cardelli Bros, l’ultima arrivata all’interno delle aziende della nostra famiglia, nata da un’idea mia e di mio fratello: una nuova linea di arredi per esterni e di strutture innovative per migliorare lo stile di vita delle persone. Un progetto ambizioso che ci rende orgogliosi e pieni di entusiasmo. Il filo conduttore tra Artigianfer e la Cardelli Bros rimane sempre quello del mondo del verde e dei garden. Ritornando invece ad Artigianfer, abbiamo ripresentato quelli che erano i nostri prodotti e soprattutto il nostro ultimo fiore all’occhiello: la realizzazione del progetto Sfera».
Di che si tratta?
«E’ un progetto che stiamo realizzando interamente noi con la formula del “chiavi in mano” (quindi da zero fino al momento dell’inizio della coltivazione da parte del cliente). Sono 130 mila metri quadrati di serre con tutta la tecnologia per la coltivazione del pomodoro fuori solo e delle insalate/erbe aromatiche. Lo avevamo annunciato nel febbraio del 2017 al Fruit Logistica di Berlino e poi abbiamo formalizzato i contratti a luglio del 2017. La nostra è appunto una fornitura “turn-key”, cioè dalla progettazione esecutiva, e dunque il punto zero, fino alla realizzazione finale, passando per le opere di fondazione e per tutte quelle che sono le tecnologie impiantistiche che stanno all’interno della serra (riscaldamento, irrigazione, computerizzazione, impianto di Co2, impianti elettrici ecc. ecc.), che saranno da noi progettate ed eseguite».
Dove lo state realizzando?
«In provincia di Grosseto, a Gavorrano, e il nostro cliente si chiama Sfera. E’ una start up che è nata circa 1 anno e mezzo fa, per merito di un imprenditore “illuminato” di nome Luigi Galimberti, ed è un investimento privato che ha raccolto 7,5 milioni di euro da investitori privati, tra cui uno dei più importanti fondi di investimento in Italia, ed è stato poi finanziato da un primario istituto bancario italiano per circa 11,5 milioni».
Ah, il progetto di idroponica di cui si è parlato nei giorni scorsi sulla stampa?
«Sì, siamo noi il general contractor».
A che punto siete con questo progetto?
«Alla fine di gennaio abbiamo consegnato il primo settore che ci era stato richiesto, all’interno del quale sono già stati piantati i pomodori e alla fine di marzo ci sarà il primo raccolto, con grandissima soddisfazione del cliente e anche nostra perché abbiamo lavorato nel periodo invernale con tutte le difficoltà legate alle condizioni meteo. Il prossimo step è la consegna di altri 4 ettari circa di serre e impianti tra il 30 di marzo e il 15 di aprile, per poi proseguire fino alla fine dei lavori, che si dovrebbe concretizzare tra la fine di maggio e metà giugno prossimi».
Qual è l’aspetto che rende più interessante e peculiare il progetto a Gavorrano?
«Il fatto che, senza nessun tipo di presunzione, posso affermare che siamo l’unica azienda in Italia che può realizzare certi tipi di progetti nella formula del “chiavi in mano”. L’esperienza maturata in 50 anni di storia della mia azienda e le referenze di numerosi progetti realizzati in Italia e nel mondo hanno convinto il cliente che Artigianfer era la soluzione migliore. Aggiungo che possiamo anche seguire il cliente dal punto di vista agronomico, ma non è questo il caso del progetto di cui abbiamo parlato, perché in Sfera hanno uno staff strutturato e molto preparato, però in alcune situazioni, soprattutto al di fuori dell’Italia, ci viene richiesto addirittura di seguire la coltivazione, sia nel comparto orticolo che in quello florovivaistico, e per questo scopo abbiamo tutta una serie di professionisti che collaborano con noi. Direi quindi, concludendo, che la peculiarità più importante della mia azienda, oltre ad esperienza, flessibilità e gamma di prodotti senza uguali in Italia, è proprio quella di poter realizzare progetti chiavi in mano, soprattutto di questa taglia».
Può riassumere la vostra gamma di prodotti?
«All’interno della nostra gamma di prodotti rientrano tutte le tipologie di serre esistenti sul mercato: si va dal prodotto più economico, che sono i semplici multitunnel coperti con film di polietilene, passando poi per serre sempre in film di polietilene (tipo Termolux) ma più evolute e quindi ad altezze in gronda maggiori, e cioè a partire da 4 metri a salire, fino ad arrivare alle strutture in ferro e vetro, che chiaramente hanno un costo differente rispetto a quelle in polietilene. L’Italia è per noi un mercato soprattutto di serre in polietilene, perché comunque dal punto di vista climatico non c’è tutto questo bisogno di andare a costruire strutture in vetro come per esempio nelle zone del Nord dell’Europa: Olanda, Germania, oppure tutta l’area dell’Est Europa, dove ci sono problematiche di carichi neve e temperature più basse delle nostre. Dal punto di vista impiantistico siamo in grado di progettare e realizzare tutto quello che serve all’interno delle colture protette per qualsiasi tipo di coltivazione. In più dal 2009 siamo entrati nel mercato delle serre fotovoltaiche, di cui siamo stati leader in Italia e in Europa…»
…come mai usa il passato?
«Dico così perché purtroppo dal punto di vista normativo il fotovoltaico in Italia è stato messo in ginocchio 4 anni fa, perché sono state fatte scelte a livello politico che hanno distrutto il sistema tariffario che era in essere. Noi abbiamo costruito dal 2010 ad oggi quasi 300 ettari di serre fotovoltaiche fra Italia, Francia, Grecia e area del Nord Africa, e in questo momento siamo sempre molto attivi, nell’ambito delle serre fotovoltaiche, in Francia, dove il settore continua a presentare opportunità di lavoro e dove da almeno 5 anni stiamo costruendo ed esportando la tecnologia di Artigianfer».
In generale quali sono i vostri mercati esteri di sbocco principali?
«Siamo presenti in tutta l’area del Mediterraneo, ed includo la Grecia, perché seppure agli occhi di tanti sembra un Paese da cui si deve scappare, negli ultimi 5 anni abbiamo costruito dei bellissimi lavori lì, fra cui il nuovo impianto di Selecta (vedi nostro articolo). E in più la Francia, che per noi è un mercato importantissimo. Poi c’è l’area del Nord Africa, diciamo Tunisia e Algeria, che sono i Paesi con una maggiore stabilità politica, mentre vorremmo riuscire ad entrare anche in Marocco, dove in passato abbiamo lavorato con soddisfazione. Abbiamo fatto dei progetti ed ancora stiamo operando in tutto il Medio Oriente, soprattutto nell’area degli Emirati Arabi Uniti (Qatar in primis) de in Arabia Saudita. Ed in più stiamo cercando, perché è un mercato enorme e in grande fermento, di operare in tutta l’area della Russia e della ex Unione sovietica: è un mercato difficile, perché bisogna andarci con una certa organizzazione, che noi possiamo avere con i nostri manager ed il nostro staff, però non può essere sufficiente, poiché in queste aree è fondamentale avere anche un supporto dal punto di vista politico ed istituzionale ed un supporto bancario. Purtroppo oggi non possiamo contare su nessuno di questi tre pilastri, a differenza delle nostre concorrenti, principalmente olandesi, francesi e spagnole, le quali le definisco delle vere e proprie macchine da guerra, poiché possono presentarsi dai nostri potenziali clienti con un pacchetto completo sia dal punto di vista istituzionale che bancario. In Italia i nostri politici parlano spesso di fare sistema e squadra, ma il nostro, purtroppo, è il tipico esempio che ad oggi la piccola/media impresa italiana è lasciata da sola e non è opportunamente supportata nella sua attività di export».
Mi può dire qualcosa su come le vostre serre affrontano la protezione dalle avversità climatiche?
«Intanto diciamo che la serra in sé e per sé deve essere per l’agricoltura il futuro e l’unica soluzione sostenibile. In un modo dove tutto deve essere più ecosostenibile, ed in particolare l’agricoltura dovrà sempre di più esserlo, non c’è solo il problema di proteggersi dalle avversità climatiche, ma c’è anche l’aspetto di riuscire a salvaguardare la terra, l’acqua ecc. Basti pensare che tra fare una coltivazione di pomodoro in serra idroponica (per esempio il progetto Sfera precedentemente citato) e farne una in campo aperto si risparmia circa il 90% di acqua. L’acqua in un impianto del genere viene tutta recuperata, ritrattata, fertilizzata e ridata alle piante, quindi non si butta via niente».
E riguardo alle avversità climatiche?
«In termini di protezione alle colture non abbiamo niente da invidiare alla concorrenza. Piuttosto abbiamo lanciato 2 anni fa un nuovo prodotto, che si chiama Combilux, che dà, in particolare a chi fa un certo tipo di lavoro come i florovivaisti e soprattutto i vivaisti, certi vantaggi, perché è una serra che si apre completamente e quindi permette, per esempio nel periodo estivo quando c’è la necessità di arieggiare, di aprire il tetto al 100%, ma contemporaneamente, siccome è motorizzato, di poterlo chiudere rapidamente in caso di pioggia o di vento o basse temperature all’esterno della serra. Quindi si crea l’ambiente del campo aperto, ma con la possibilità meccanizzata di chiuderlo. Questo è un brevetto internazionale nostro ed ha già avuto un grande successo, al punto che negli ultimi due anni abbiamo realizzato quasi 15 ettari di questa tipologia di serra e il nostro principale cliente, che è Vivai Margheriti di Chiusi, ne ha realizzati quasi 3».
Per quale tipo di piante è più adatto Combilux?
«Per piante da esterno che hanno la necessità di stare al chiuso nel periodo invernale, ma che poi di estate hanno bisogno di stare all’aperto e comunque di essere ombreggiate. Il nostro sistema prevede l’apertura, ma nella parte superiore anche un ombreggiamento che va a tagliare la luce e a graduare la luminosità all’interno della serra. Questa serra l’abbiamo presentata nelle due precedenti edizioni di Myplant nell’area garden, dove avevamo costruito una piccola struttura dimostrativa».
C’è qualche altra serra o impianto da segnalare?
«Per quanto riguarda le serre da garden, ne abbiamo recentemente consegnate alcune a Pellegrini Garden nelle Marche, mentre a primavera inizieremo la costruzione del più grande garden nella provincia di Roma presso un nostro primario cliente. In Francia stiamo costruendo 11 ettari di serre fotovoltaiche. E concludo parlando, e ci tengo molto a questa nostra realizzazione, del progetto costruito presso il parco Radicepura di Giarre della famiglia Faro, posto tra il mare e l’Etna, ove fu girata una delle più importanti scene del Padrino II di F. F. Coppola. Qua abbiamo costruito una struttura ricettiva, multifunzionale, in ferro/vetro di circa 2500 mq, che viene utilizzata per convegni, festival e manifestazioni di vario genere. Questa struttura nasce sempre da un concetto di serra tradizionale, ma con un tocco e un’attenzione maggiore ad i dettagli, l’estetica e le tecnologie applicate: la serra è alta 7 metri alla gronda, con facciate continue in vetro, con carpenteria verniciata, con fotovoltaico integrato sul tetto, impianto di raffrescamento e riscaldamento e con impianto di ombreggiamento. Insomma Artigianfer non solo costruisce progetti di grandi dimensioni come Sfera ma è in grado di realizzare veri e proprio progetti speciali tagliati su misura alle richieste della nostra clientela».
Per ulteriori informazioni: www.artigianfer.com.
Floraviva
© 2018 Riproduzione Riservata