«L’olivicoltura punti sulla qualità delle sue cultivar. Sì all’intensivo, no al super intensivo»
Pietro Barachini, titolare di Spo, sul modello di filiera olivicola su cui puntare in Italia. Per lui la qualità dell’olivicoltura è compatibile con gli impianti di olivi intensivi (da 400 a 600 piante ad ettaro), ma non con gli oliveti super intensivi (da 1300 per ha) che comportano sistemi di subirrigazione tali da ridurre il contenuto di polifenoli dell’olio. Ogni regione dovrà avere i suoi olivi autoctoni e gli oli prodotti dovranno essere certificati e ben riconoscibili in bottiglia.