Filiera vite-vino

Vino - Slow Wine Fair - a Bologna

Dal 26 al 28 febbraio la 2^ Slow Wine Fair, organizzata da BolognaFiere e Sana con direzione artistica di Slow Food: 750 cantine da 21 Paesi dei 5 continenti.

 
Un italiano su due sceglie il vino biologico e l’export di vino bio made in Italy vale oltre 620 milioni di euro, senza dimenticare che la superficie vitata biologica, pari a 128 mila ettari, vale il 19% della viticoltura nazionale (+109% in dieci anni): sono solo alcuni dati a conferma del fatto che «il vino biologico piace sempre di più sia in Italia che all'estero», come dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.
Non stupiscono quindi i numeri della 2^ edizione di Slow Wine Fair, in programma a Bologna da domenica 26 a martedì 28 febbraio 2023: una fiera internazionale organizzata da BolognaFiere e SANA - Salone Internazionale del Biologico e del Naturale con la direzione artistica di Slow Food, all’insegna dal connubio fra la trentennale esperienza nel mondo del biologico di SANA e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale. Si parla di 750 cantine, + 50% rispetto all’edizione precedente, la metà delle quali certificate biologiche, biodinamiche o in conversione, da tutte le regioni italiane e da 21 Paesi dei 5 continenti, e di oltre 3.000 etichette che attendono in degustazione un pubblico di appassionati, buyer e professionisti, che avrà la possibilità di scoprire vini frutto di un’agricoltura più sostenibile, le cui parole d’ordine sono «biodiversità, tutela del paesaggio agricolo, uso ponderato delle sue risorse, crescita culturale e sociale delle comunità contadine».
Un’occasione di conoscenza e approfondimento offerta dal ricco banco di assaggio, dalle 8 masterclass e dalle conferenze in programma nella Slow Wine Arena - Reale Mutua e in Sala Opera. Tra queste ultimi, citiamo la consegna del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, lunedì 27, e il convegno di domenica 28 “La comunicazione e promozione del vino tra revisione Ocm e istanze salutiste”, a cui sono invitati i maggiori rappresentanti politici e professionali del settore.
Slow Wine Fair è soprattutto un momento di incontro tra buyer o professionisti dei settori Gdo e Horeca e i produttori presenti nel banco d’assaggio. Grazie alla collaborazione con Italian Trade Agency (Ice) e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) sono oltre 100 i buyer internazionali che partecipano alla fiera e numerosi sono i professionisti italiani che in questi giorni si stanno registrando sul sito e che utilizzeranno la piattaforma B2Match per incontrare le aziende che più corrispondono ai loro interessi. Tra i Paesi maggiormente attenti alle caratteristiche espresse dal catalogo espositori, quelli del Nord America e del Nord Europa, e tra i secondi in particolare la Germania - il più importante mercato europeo per il vino bio, il quarto mercato al mondo per consumi e la seconda destinazione del nostro export di vino - Paese su cui la Slow Wine Fair ha concentrato la sua attenzione con circa un terzo dei buyer selezionati.
A Slow Wine Fair, come sottolinea il vicepresidente di Slow Food Italia Federico Varazi, saremo con «centinaia di vignaioli e vigneron da tutto il mondo per unire le forze, discutere e cercare soluzioni comuni per reagire agli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici anche nella viticoltura. Soluzioni per ridurre l’impatto sul clima in tutti i passaggi produttivi: in vigna, in cantina, fino alla distribuzione».
 
Programma
Ricco il calendario di appuntamenti della manifestazione.
- Domenica 26 febbraio. La giornata di domenica si apre con la celebrazione dei 15 anni della Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti, ospitata presso la Sala Opera, e il benvenuto dei delegati e degli espositori della fiera, alle 11. In seguito esplorazioni del vino in tutte le sue declinazioni: si comincia alle 12.30 con “Vino e comunità”, un incontro in cui si raccontano storie di collaborazione tra produttori di vino e si ragiona sul legame tra l’identità di un territorio e l’associazionismo. Segue alle 14.30 “Vino e paesaggio”, con il racconto di differenti produzioni simbolo di biodiversità, come il Presidio ligure dello Sciacchetrà delle Cinque Terre e il Rancio Sec del Roussillon in Francia. Infine, alle 16.30, nell’ultimo appuntamento “Vino come cultura”, si scoprirà come parlare, bere e raccontare il vino nella sua dimensione culturale e capacità di narrare territori, tradizioni, persone e paesaggi.
- Lunedì 27 febbraio. Lunedì 27 si inizia alle 10.30 con il workshop “Slow Wine Coalition: attiviamoci per il vino buono, pulito e giusto”, un’occasione per professionisti e appassionati di discutere sui passi e gli orizzonti futuri nel mondo del vino, seguita alle 11 dalla cerimonia dedicata al “Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow”, in cui una giuria di professionisti decreterà i locali che si sono distinti per le loro selezioni territoriali e tematiche. Alle 12.30 “Il viaggio del vino, dalla vigna alla bottiglia”, per conoscere le imprese che permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Alle 14.30 l’incontro “Come cambia la geografia del vino: le risposte alla crisi climatica”, in cui raccogliamo spunti per fronteggiare il cambiamento, dall’Argentina alla Turchia, passando per l’Italia. Sempre alle 14.30, ma in Sala Opera, FederBio e Unione Italiana Vini organizzano una tavola rotonda dal titolo “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”. Infine alle 16.30 l'incontro “Le enoteche di Eataly, cantiere aperto per la Slow Wine Coalition” per presentare le attività che Eataly realizzerà con Slow Food con l'obiettivo di aprire le sue enoteche ai princìpi della Slow Wine Coalition promuovendo il modello di “cantiere aperto” a tutti, dai produttori ai selezionatori, dove incontri, eventi e formazione siano propedeutici alla creazione di un manifesto condiviso.
- Martedì 28 febbraio. Innanzi tutto il convegno organizzato in collaborazione con Vendemmie, “La comunicazione e promozione del vino tra revisione OCM e istanze salutiste”, alle ore 11 in Sala Opera, in cui i principali attori del mondo del vino, tra cui consorzi, associazioni di categoria ed esponenti istituzionali si confrontano sull’impianto – attualmente in bilico – creato negli anni dall’Unione europea per supportare la promozione del vino. La nuova revisione delle regole fissate dall’Ocm, che si prefigge di salvaguardare le migliori tradizioni vitivinicole, è prossima, mentre sono sempre più forti le voci che mettono in discussione il vino per i suoi effetti sulla salute dell'uomo. Poi l’incontro di chiusura delle 12.30, in cui delegati e professionisti potranno discutere di sfide e fronti comuni e tracciare, grazie al “Manifesto per il vino buono, pulito e giusto”, il fondamento di una rivoluzione in campo vitivinicolo.
 

L.S.

Vino toscano con BuyWine e PrimAnteprima 2023

A BuyWine, vetrina internazionale del vino toscano, 47 denominazioni, 1400 etichette di 230 aziende per 160 buyer da 39 Paesi. Apre la Settimana delle Anteprime

 
«Quest’anno abbiamo 230 aziende che fra oggi e domani si presentano a 160 compratori provenienti da 39 paesi diversi di tutto il mondo. Quasi il 75 per cento dei contatti si trasforma in contratti, che è una cosa molto importante per aziende come quelle che noi ospitiamo, che sono anche aziende medio piccole che non sempre hanno la possibilità di incontrare mercati internazionali rilevanti».
Lo ha dichiarato oggi l’assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi intervenendo, insieme al presidente Eugenio Giani, alla giornata di apertura della rassegna BuyWine alla Fortezza da Basso di Firenze, la vetrina internazionale del vino made in Tuscany promossa da Regione e Camera di Commercio di Firenze che ogni anno fa incontrare a Firenze domanda e offerta. Con oggetto del contendere, secondo i dati del luglio 2022 di Artea, oltre 2 milioni di ettolitri di produzione, di cui il 97% DOP o IGP, da circa 60mila ettari di superficie vitata: una parte consistente della quale è riconducibile alle denominazioni Chianti (oltre 17mila) e Chianti Classico (quasi 8mila); con il 95,8% della superficie dedicata a vini DOP (DOC e DOCG). E su 10.600 aziende vitivinicole esistenti, 2.191 si trovano in provincia di Siena, quasi altrettante in provincia di Grosseto, mentre Arezzo e Firenze seguono con circa 2000 aziende a testa. Senza dimenticare la presenza di 16 cantine sociali. Riguardo poi ai vitigni, il più coltivato in Toscana è il Sangiovese, che copre quasi il 60% delle colline vitate, seguito dagli internazionali Merlot (8,3%) e Cabernet Sauvignon (6,4%); sotto al podio Trebbiano Toscano (3,8%) e Vermentino (3,3%), seguiti da Syrah, Cabernet Franc, Vernaccia di San Gimignano, Petit Verdot, Chardonnay, Canaiolo Nero e Ciliegiolo.
Una maratona di due giorni, organizzata da PromoFirenze, che vedrà oltre 3000 incontri e più di 23mila degustazioni. E che quest’anno registra il ritorno dei compratori asiatici dopo il lungo stop del Covid e un aumento di interesse per il vino toscano dell’America latina, anche se i principali mercati di riferimento restano Usa, Canada, Paesi scandinavi, Svizzera e Regno Unito. Ben 47 le denominazioni toscane presenti all’evento e 1400 le etichette che i produttori hanno caricato nel catalogo online visibile ai buyer. Il catalogo, strumento chiave nella costruzione delle agende di incontri, permette ai buyer di vedere i dati tecnici di ogni referenza e scegliere in maniera più consapevole quale produttore incontrare.
Nel frattempo, domani 11 febbraio, presso il Cinema La Compagnia di Firenze, la manifestazione raddoppia con PrimAnteprima, giornata evento dedicata alla stampa specializzata in cui si svelano i dati su trend ed export del settore vitivinicolo regionale oltre alle novità in tema di enoturismo. Ospite d’onore sarà Dario Dainelli, ex calciatore di Fiorentina e Chievo Verona e adesso viticoltore. Interverranno alla tavola rotonda: Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora all’Agricoltura della Regione Toscana, Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze, Francesco Palumbo, direttore di Fondazione Sistema Toscana, Tiziana Sarnari, Analista di mercato Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale – ISMEA, Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, Francesco Mazzei, presidente di AVITO - Associazione dei vini toscani DOP e IGP. 
La settimana prosegue con il ricco calendario delle “Anteprime di Toscana”: domenica 12 febbraio Chianti Lovers & Rosso Morellino, lunedì 13 e martedì 14 febbraio Chianti Classico Collection, mercoledì 15 Anteprima Vino Nobile di Montepulciano, giovedì 16 febbraio Anteprima Vernaccia di San Gimignano, venerdì 17 febbraio Anteprima L’Altra Toscana. Ulteriori informazioni sul programma si trovano qua.
Come sintetizzato nel comunicato di presentazione delle due manifestazioni, la vendemmia 2022 ha prodotto oltre 2,3 milioni di ettolitri di vino: a farla da padrona sono i rossi (87% della produzione) e tra le denominazioni più prolifiche troviamo Chianti Classico (269mila ettolitri), Maremma Toscana (124mila), Brunello di Montalcino (91mila), Morellino di Scansano (72mila), Vino Nobile di Montepulciano (quasi 57mila), Bolgheri (47mila). Il Chianti con le varie sottozone arriva a quota 769mila ettolitri. Tra i bianchi solo la Vernaccia di San Gimignano regge il confronto in termini di quantitativi prodotti, con 38mila ettolitri. Le DOCG superano di gran lunga le DOC (1,3 milioni di ettolitri contro 279mila circa). I vini IGP rappresentano una fetta di 655mila ettolitri circa e il 28% della produzione totale.
 

Redazione

Dalla presidente di Federvini Pallini, in audizione alla Camera, 7 proposte per sostenere nel difficile scenario il comparto vino (12 mld) in primis all’estero.

«Aumento dei costi energetici e delle materie prime, scenario geopolitico incandescente, attacco al consumo moderato», da ultimo con la notifica da parte dell’Irlanda all’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization) della sua nuova normativa che prevede etichette con alert simili a quelli delle sigarette anche sui vini. È una «fase di difficoltà per le imprese italiane del vino e degli spiriti», per cui «diventa imprescindibile un intervento per agevolarne l’attività, soprattutto sui mercati esteri».
Lo ha sottolineato il 7 febbraio la presidente di Federvini Micaela Pallini durante un’audizione presso la Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, in cui ha esposto anche una serie di proposte operative.
Lo scenario attuale è così tratteggiato da Federvini, con riferimento ai settori da essa rappresentati. I comparti del vino (12,2 miliardi di euro), degli spiriti (4 miliardi di euro) e degli aceti (1 miliardo di euro) valgono complessivamente l’11% del fatturato totale dell’industria alimentare italiana. I vini, gli aperitivi, i liquori, i distillati e gli aceti, in particolare l’Aceto Balsamico di Modena IGP, rappresentano delle vere e proprie eccellenze nel panorama agroalimentare Made in Italy. Nel 2022 il vino ha toccato il record di 8 miliardi di euro di export (+12% rispetto all’anno precedente), così come gli spirits (1,7 miliardi di euro). Positivo anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%.
Però, spiega Federvini, «l’attuale scenario geopolitico, segnato dal conflitto russo-ucraino, sta mettendo a dura prova le aziende che sono costrette a diversificare strategie di mercato e destinazioni». «Le maggiori difficoltà – viene spiegato - risiedono nelle barriere di accesso ai mercati (certificati onerosi, parametri analitici diversi da quelli previsti dalla legislazione UE, procedure di registrazione - ad esempio in Cina - complesse) e nella necessaria tutela delle nostre indicazioni geografiche (basta ricordare il caso Prosek con la Croazia e l’uso improprio del termine balsamico per gli aceti in Slovenia e Cipro)».
A fronte di tutto ciò, questi sono i sette interventi auspicati dalla presidente di Federvini Micaela Pallini:
1) attivare forme di defiscalizzazione dei fatturati derivanti dall’export;
2) prevedere la facoltà di esporre in bilancio come spese pubblicitarie e promozionali i costi di ospitalità, tanto più se collegate a manifestazioni ed eventi in Italia e all’estero con la presenza di giornalisti e/o operatori professionali;
3) incentivare le aggregazioni e le fusioni per accrescere la forza dimensionale e finanziaria delle nostre aziende;
4) semplificare e sburocratizzare una serie di adempimenti di natura amministrativa e fiscale. Per esempio, le vendite a distanza, o intervenire sul collegamento dello schedario viticolo al registro vitivinicolo;
5) rafforzare le forti relazioni di collaborazione con Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e Istituto per il Commercio Estero (ICE) e organizzare specifiche missioni basate su una forte strategia di diplomazia economica;
6) avviare un progetto promozionale coordinato tra le diverse Camere di Commercio all’estero che rappresentano un utile strumento di valorizzazione delle nostre eccellenze;
7) contrastare la contraffazione di prodotti italiani all’estero e il fenomeno dell’Italian Sounding, non solo perseguendo nelle opportune sedi le realtà coinvolte, ma anche tramite specifiche iniziative di promozione del Made in Italy nei Paesi di destinazione, nonché attraverso il coinvolgimento delle comunità italiane residenti all’estero.

Redazione

Oss. UIV-Vinitaly: vendite -9% in quantità e -5% in euro per il vino italiano nel circuito retail e gdo dei 3 maggiori mercati esteri. Vinitaly: +40% top buyer.

È stato un 2022 negativo, soprattutto in termini di quantità vendute, per il vino italiano nel circuito retail e grande distribuzione organizzata (gdo) di Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che da soli valgono circa la metà delle esportazioni italiane.
Nei tre maggiori mercati di sbocco esteri, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su base Nielsen-IQ, lo scorso anno sono stati venduti 4,85 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per valori in riduzione del 5%, a 4,7 miliardi di euro. Rispetto alle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro. Fra i tre mercati, le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il calo in quantità a -5%. La Germania al -7% valoriale affianca una perdita del 10% di volume (1,66 milioni di ettolitri).

Tabella OV 2023 02 06 768x311

«Il bicchiere è però mezzo pieno – ha affermato nei giorni scorsi l’Osservatorio del vino - se si considera che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione corrisponde la riapertura del “fuori casa”, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente. In sintesi, un ritorno alle normalità del pre-Covid, crisi economica permettendo. In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni si riscontra infatti un ritorno più o meno soft ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo».
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, «queste contrazioni ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail; in un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto che la domanda del “fuori casa” (ristoranti e locali) regga di fronte a una congiuntura difficile». «Ciò che non è normale – aggiunge Frescobaldi - è invece il surplus di costi (a partire da energia e materie prime secche) che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione. Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni».
«Siamo convinti, ancor più in questo particolare momento storico - dichiara l’amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese - che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco. Per questo da 20 giorni siamo impegnati con Vinitaly in un Road Show di promozione del vino italiano e di selezione dei migliori buyer da invitare a Verona; una campagna senza precedenti in 9 Paesi di 3 Continenti che prevede un’ampia presenza sulle tre piazze principali ma anche sui target emergenti. L’azione riflette un potenziamento del 30-40% degli investimenti sull’estero che, grazie anche al supporto di Ice-Agenzia, garantirà per il prossimo Vinitaly una crescita dei top buyer nell’ordine del 40%, per arrivare al raddoppio nel 2024».
Quanto all’andamento dei vari vini italiani, nell’ultimo anno forti erosioni dei volumi venduti negli Usa per Chianti (-9%), Lambrusco (-13%), Montepulciano d’Abruzzo (-12%), e Rossi piemontesi (escluso Barolo, -10%), mentre prosegue in scia positiva la corsa del Prosecco, a +4% (+41% sul 2019) e sul versante Rossi cresce del 5% il Brunello di Montalcino. In Germania, situazione complicata per il Primitivo (-8%) e contrazioni volumiche in doppia cifra per Pinot Grigio e Nero d’Avola, oltre a Lambrusco e Prosecco (-14,5%) anche nella sua versione frizzante (-26%). Prosecco giù anche nella storica piazza britannica (-15%), assieme a gran parte dei vini fermi (-10%), con l’eccezione dei Rosati, che aumentano le vendite del 40%.

Redazione

Mo.Vi.To - vini toscani Dop e Igp - sul mercato

Presentato il progetto di Monitoraggio dei Vini Toscani a denominazione d’origine con partner i 7 maggiori consorzi. Saccardi: risposta a volatilità dei prezzi.

 
«Le fluttuazioni dei prezzi rappresentano un elemento destabilizzante per le filiere dei vini DO [a Denominazione d’Origine, ndr]: indeboliscono l’anello primario della catena produttiva e riducono le risorse per far crescere e innovare le imprese vitivinicole. Per questo, a fronte della volatilità dei prezzi, il progetto Mo.Vi.To fornisce uno strumento innovativo ai Consorzi ovvero l’utilizzo dei dati per prevedere la formazione della domanda di mercato, che è uno degli elementi fondamentali per poter adeguare l’offerta e mantenere il mercato in condizioni di stabilità».
Così l’assessora regionale all’agroalimentare della Toscana Stefania Saccardi ha presentato, in occasione del workshop del 25 gennaio scorso in Regione, il progetto “Mo.Vi.To (Monitoraggio Vini Toscani)” finanziato dal PSR 2014-2020 (nell’ambito di Giovanisì) e realizzato dal Go Pei (Gruppo operativo del Partenariato europeo per l'innovazione), che ha visto come partner i sette maggiori consorzi toscani dei vini a denominazione di origine: Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Maremma, Morellino di Scansano, Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano; e con loro le aziende agricole Conte Guicciardini di Ferdinando Guicciardini e Fattoria dei Barbi srl. Mentre il partner scientifico era PIN scrl - Polo universitario Città di Prato – che ha trasferito l’innovazione conducendo le attività di formazione e divulgazione in collaborazione con i partner.
Inoltre Mo.Vi.To - ha continuato la vicepresidente Saccardi - «contribuisce a contrastare le eccessive fluttuazioni dei prezzi all’origine, migliorare la conoscenza della produzione e del mercato e dare maggiore forza all’azione dei dati stessi. Uno strumento utile, che ci dimostra quanto sia efficace coniugare innovazione e logica di sistema: quando si fa sistema le soluzioni sono più vicine».
La peculiarità di Mo.Vi.To, che si è focalizzato sul monitoraggio dell’andamento di mercato dei principali vini toscani a denominazione di origine e sul benchmarking di filiera per la gestione delle politiche di mercato, è quella di aver introdotto una specifica innovazione organizzativa che va dal monitoraggio della filiera all’organizzazione interprofessionale.
Grazie a tale innovazione organizzativa, ha spiegato Francesco Mazzei, presidente di Avito - Associazione Vini Toscani Dop e Igp, «i sette Consorzi di tutela partecipanti hanno potuto dotarsi degli strumenti idonei per poter rispondere adeguatamente ai nuovi importanti compiti che la recente PAC gli ha assegnato quali Organizzazioni Interprofessionali [OI]. La possibilità di conoscere in tempo reale gli andamenti congiunturali e le principali dinamiche - in termini di prezzo e posizionamento dei vini nei diversi mercati - delle singole Denominazioni tutelate dai Consorzi coinvolti, consente di disporre di elementi fondamentali per poter adeguare l'offerta e mantenere il mercato in condizioni di stabilità, attivando, se necessario, tutte le misure di cui i Consorzi possono disporre come OI».
Alto il numero dei potenziali soggetti che potranno essere coinvolti dal processo di innovazione avviato, che si aggira attorno alle 4700 aziende riferendosi ai soli Consorzi partner.
 

Redazione

Osservatorio Uiv-Ismea sul vino: nel 2022 la categoria “Altri spumanti Charmat” in Gdo a +13% in volume, mentre i vini in generale -6% in volume e -2% in valore

Il 2022 è stato «un anno di riposizionamento per le vendite dei vini in grande distribuzione (e retail) in Italia». A farlo sapere ieri è stato l’Osservatorio Unione italiana vini-Ismea, su base dati dell’Osservatorio Ismea-Nielsen IQ, con una nota in cui è stato messo in luce che l’anno scorso «l’unica voce chiaramente positiva è relativa alla categoria “Altri spumanti Charmat” (diversi dal Prosecco), che ha archiviato il 2022 con una crescita tendenziale in volume del 13% (+22% nei discount)». Ciò «a fronte di un calo generale degli acquisti allo scaffale che supera il 6% con perdite sopra la media per la tipologia dei vini fermi (-7%) e in particolare per le Doc rosse che scendono in doppia cifra (-11%)». E con un saldo 2022 delle vendite nella grande distribuzione «in passivo anche sul fronte dei valori: -2%, a 2,94 miliardi di euro».
«L’exploit degli spumanti low cost (il cui prezzo medio a 4,4 euro/litro registra un aumento molto più contenuto dei listini rispetto ai competitor) – sottolinea la nota di Uiv-Ismea - è lo specchio del limitato potere di acquisto degli italiani nell’ultimo anno (i più costosi spumanti a Metodo classico chiudono – dopo un 2021 da incorniciare – a -9%, gli Champagne a -25%, anche per effetto delle limitate disponibilità) ma allo stesso tempo evidenzia tutta l’ormai irrinunciabile centralità raggiunta dalle bollicine anche tra le mura domestiche».

Raffronto 2022 versus 2019
Secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea dal 2019 al 2022 le bollicine hanno registrato un incremento nei volumi commercializzati in gdo del 17%, con crescite ancora più nette per il Prosecco (+31%) e per gli “Altri spumanti Charmat”, che chiudono il triennio a +32% (34 milioni di bottiglie nel 2022). «Il divario tra le performance degli spumanti e il resto del mercato – dichiara il segretario generale di Uiv Paolo Castelletti - è sempre più evidente e l’effetto non è stato affatto neutro. A pagare le spese di un carrello che vede gli spumanti protagonisti dei consumi quotidiani, è probabilmente il vino fermo e in particolare i rossi, che nel periodo considerato scontano una contrazione dell’11%». «Quello che osserviamo dall’immediato pre-Covid a oggi – afferma il responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea Fabio Del Bravo - è un cambiamento con pochi precedenti delle abitudini al consumo degli italiani, che considerano ormai gli spumanti un vino a tutto pasto, svincolato da ricorrenze e festività e a cui non si è disposti a rinunciare neanche di fronte all’erosione del potere d’acquisto».

L’andamento dei vini Dop e Igt
Il saldo dell’ultimo anno delle principali denominazioni e indicazioni geografiche segue l’andamento generale negativo, ma «uno sguardo in prospettiva di medio termine – si legge nella nota congiunta - aiuta a inquadrare meglio quali sono i vini che strutturalmente hanno imboccato una fase involutiva e quali invece stanno ripiegando sui valori pre-Covid dopo la fiammata 2020/21». Fra i primi rientrano «alcuni rossi Igt, sia che provengano da vitigni autoctoni che da vitigni internazionali». Mentre «tra le Dop le battute d’arresto sono numerose e spaziano dal Piemonte alla Sicilia. Quelli in fase di rientro verso la “normalità” sono invece Montepulciano d’Abruzzo, Chianti, Salento (quindi Negroamaro), Lambrusco Emilia e Rubicone Trebbiano. Poi ci sono anche quelli (pochi a dir la verità fra i big seller) in fase positiva, nonostante volumi negativi nell’ultimo anno: Sangiovese Rubicone, Vermentino di Sardegna, Verdicchio, Castelli Romani, Valpolicella».

Male l’e-commerce
Comunque, come viene precisato nel comunicato, «il saldo negativo in volume più pesante (2022 vs 2021) lo si ritrova nell’e-commerce, con -15% cumulato tra vini e spumanti e picchi maggiori per le tipologie più pregiate, come per esempio gli spumanti metodo classico (-21%)». Questo canale, «al contrario del retail fisico, ha sperimentato diffusi segni negativi sui prezzi, con listini in media a -10%. Dopo aver sperimentato un vero e proprio boom delle vendite nel 2020 (da 2,6 a 8 milioni di litri) e un ulteriore incremento nel 2021 (9 milioni), il segmento pare destinato ad assestarsi sui livelli dell’anno pandemico, e quindi aver interrotto la crescita».

Redazione