Filiera vite-vino

CREA e MASAF lanciano il 7° Concorso Enologico Istituti Agrari d’Italia, che premia i migliori vini degli istituti agrari. A latere 3° premio “Idea Marketing”.

Un concorso in cui vengono selezionati e premiati i migliori vini prodotti dagli studenti e dalle scuole agrarie di tutto il Belpaese.
È il 7° “Concorso Enologico Istituti Agrari d’Italia” lanciato nei giorni scorsi dal CREA Viticoltura ed Enologia e il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF), che lo organizzano in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione e del Merito e con RENISA (Rete Nazionale Istituti Agrari). In parallelo CREA e RENISA hanno lanciato anche la 3^ edizione della “Sezione Idea Marketing”.
I vini in gara nel Concorso Enologico saranno valutati in base a 5 categorie:  «vini tranquilli DOC e DOCG, vini tranquilli IGT, vini spumanti DOC, vini spumanti VSQ (vini spumanti di qualità), vini passiti IGT». La giuria, composta da due diverse commissioni esaminatrici, ciascuna formata da 5 membri, di cui 3 del CREA Viticoltura ed Enologia, si avvarrà della scheda per l'analisi sensoriale "Union Internationale des Oenologues", che prevede la valutazione di 14 parametri relativi a vista, olfatto e gusto per vini tranquilli e per vini frizzanti/spumanti. Il punteggio finale, fino ad un massimo di 100 punti, sarà il risultato della media aritmetica ottenuta dalle 10 valutazioni (10 schede) raccolte per ciascun vino in competizione, escludendo il punteggio più alto e quello più basso. 
Gli Istituti interessati devono far pervenire all’indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. del Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) di Conegliano (Treviso), improrogabilmente entro il 15 marzo 2023, la domanda di partecipazione, compilata in ogni sua parte e firmata dal Dirigente dell’Istituto. Entro la stessa data del 15 marzo 2023 dovranno pervenire alle sedi del CREA-VE in Via P. Micca 35, 14100 di Asti e in Via Cantina Sperimentale 1, 00049 di Velletri RM, i campioni di vino con la documentazione richiesta. Le valutazioni sensoriali dei vini saranno effettuate presso il Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) nelle due sedi di Asti in Via P. Micca 35 e di Velletri (RM) in Via Cantina Sperimentale 1, entro il 25 marzo 2023.
Vedi regolamento del Concorso Enologico.
Riguardo alla Sezione Marketing, come precisato da una nota del CREA, in essa «viene richiesto alle classi  partecipanti di presentare, oltre al vino, un’idea di marketing, o un video e o altre idee di comunicazione finalizzate a far conoscere e a promuovere il prodotto precedentemente realizzato. Verranno premiate le categorie: etichette (le 3 più innovative sotto il profilo visual), l’idea di marketing più brillante, iI video più efficace».
I lavori dovranno essere inviati entro e non oltre il 26 marzo 2023 a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con oggetto Vinitaly 2023. I video potranno essere inviati anche attraverso we transfer.
Vedi regolamento della Sezione Marketing.
Le premiazioni si terranno a Verona nell’ambito della 55^ edizione di Vinitaly - Salone internazionale dei vini e dei distillati.

Redazione

accesso al credito agricoltura chiede regole bancarie specifiche

Appello del settore primario al Forum sul credito in agricoltura del 23 febbraio a Roma: coi nostri lenti cicli produttivi ci vogliono regole bancarie diverse.

 
«Le regole per l’accesso al credito bancario previste dagli accordi di Basilea penalizzano gli agricoltori e devono essere modificate alla luce della specificità dell’attività agricola». 
Questo, secondo il comunicato di ieri del Consorzio Vino Chianti, «l’appello emerso durante la prima edizione del Forum sul credito in Agricoltura “Gli accordi di Basilea: l’urgenza di cambiare” promosso e organizzato dal Consorzio Vino Chianti in collaborazione con Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Cia, Coldiretti e Confagricoltura». L’evento, svoltosi a Roma nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati e moderato da Gianluca Semprini di Rai news 24, è servito a fare il punto sull’applicazione degli accordi di Basilea con numerosi esponenti del mondo politico e del settore agricolo. 
Con gli accordi di Basilea, si legge nella nota, «le aziende agricole possono accedere al credito bancario secondo le stesse regole che valgono per tutti gli altri settori. Questo però le penalizza notevolmente perché la loro attività, per sua natura, è molto diversa da tutte le altre». «Il sistema agricolo – continua il comunicato - deve sottostare ai ritmi della natura, quindi i cicli produttivi e di vendita sono molto più lenti di qualsiasi altra attività: oggi, con gli attuali accordi di Basilea, gli agricoltori sono penalizzati quando vanno a chiedere credito alle banche». 
«Oltre che per l’agricoltore – viene argomentato - questa situazione è lesiva anche del sistema creditizio». Infatti, se ad esempio «una banca mi presta 10mila euro per fare un vigneto chiedendo il rimborso dopo tre anni – dicono gli organizzatori -, io agricoltore sono in difficoltà perché la mia prima bottiglia di vino prodotta da quel vigneto la venderò tra almeno cinque anni. E questa situazione va a penalizzare non solo l’agricoltore che non sa come rimborsare il credito, ma anche il sistema bancario che non avrà indietro i soldi nei tempi richiesti. I nostri cicli produttivi sono molto lunghi e quindi le regole, che dobbiamo e vogliamo rispettare, devono essere adeguate a questo contesto». 
La possibilità di avere accesso al credito, viene osservato, è ora più che mai cruciale per le aziende vitivinicole. Nel post pandemia, con il rialzo dell’inflazione e l’aumento del costo delle materie prime «è fondamentale avere regole chiare ed appropriate per accedere ai fondi e centrare la ripresa economica». Per questo motivo, durante il Forum è stato chiesto «che l’agricoltura abbia un sistema di regole bancarie completamente diverso dagli altri settori: non perché voglia essere privilegiata, ma perché il ciclo di vita delle piante è diverso da qualsiasi altra produzione». «O cambiamo le regole per gli agricoltori - è la conclusione dei promotori - o teniamo il settore al di fuori degli accordi di Basilea. Ma una soluzione al problema è necessaria e non rinviabile».
 
Redazione
Chianti Colli Fiorentini - buoni numeri ma costi alti
«Ci sono aziende del nostro Consorzio che hanno registrato fino a un +20% di vendite nel 2022 rispetto al 2021. C’è chi vanta addirittura un +67% di vendita tra grande distribuzione e ristorazione, fino addirittura al +72% nel punto vendita interno, con un buon +2% nell’export a fronte di un prezzo medio cresciuto del 20%, numeri supportati da un +65% per le wine experiences, tra tasting, visite e presenze in agriturismo». 
Lo ha dichiarato qualche giorno fa, in concomitanza con BuyWine Toscana 2023, il presidente del Consorzio Chianti Colli Fiorentini Marco Ferretti. Il quale si è soffermato sul contesto turistico, che ha aiutato ad aumentare i margini nell’anno appena trascorso: «è stato sicuramente remunerativo il lavoro fatto con i tour operator che hanno puntato a convogliare i turisti, in particolare stranieri, sulle nostre colline dove si trova un buon vino senza farsi lunghi viaggi dal centro cittadino. Il lavoro fatto sulla città, in termini turistici, ha dato buoni risultati ma il primo fattore di crescita è l’ottimo rapporto qualità-prezzo che il Consorzio riesce a garantire». 
Unica nota stonata, per Ferretti, i costi delle forniture e delle materie prime, sulle quali sostiene che «senza i super costi dell’energia e delle materie prime, avremmo finalmente rimesso qualche soldo in tasca dopo gli investimenti fatti». Ma, dopo un periodo di incertezza, adesso all’orizzonte sembrano esserci delle prospettive di potenziale crescita costante che fanno ben sperare il Consorzio Chianti Colli Fiorentini e le sue 28 società produttrici della zona del Chianti e di Firenze.
 

Redazione

In Toscana 17 mln di euro di contributi alle aziende per ristrutturazione e riconversione vigneti: ecco i criteri. Riserva di fondi per i problemi fitosanitari.

«Dopo esserci concentrati lo scorso anno sul rinnovamento delle attrezzature di cantina, che ha coinvolto oltre 400 aziende produttrici, quest’anno abbiamo deciso di investire sul potenziale viticolo, stanziando una cifra rilevante proprio perché vogliamo aumentare la competitività delle imprese agricole toscane».
È quanto dichiarato qualche giorno fa dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi annunciando lo stanziamento della Giunta regionale, su sua proposta, di 17 milioni di euro per contributi alle aziende vitivinicole toscane a sostegno di interventi di ristrutturazione e riconversione dei vigneti.
Particolare attenzione anche al contrasto alla diffusione di fitopatie, tra cui la temibile “flavescenza dorata”, che tanti danni sta facendo nel nord-Italia. «Abbiamo voluto individuare una specifica riserva di fondi – ha spiegato Stefania Saccardi - destinandola agli interventi di reimpianto per motivi fitosanitari, a cui i produttori accedono a seguito di un provvedimento di estirpazione obbligatoria emanato dal Servizio Fitosanitario. Per contrastare la flavescenza, se è vero che prevenire è molto meglio che curare, è bene però anche sostenere coloro che si impegnano ad azzerare il rischio di diffusione».
Ma vediamo i criteri che la Regione Toscana applicherà alle domande delle aziende vitivinicole di contributi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti:
- Si potranno fare interventi su tutto il territorio regionale e non solo in determinate zone delimitate dai disciplinari di produzione dei vini a denominazione di origine o ad indicazione geografica.
- I beneficiari sono le persone fisiche o giuridiche che conducono vigneti con varietà di uve da vino o che detengono autorizzazioni al reimpianto valide.
- Il sostegno riguarda tutte le varietà idonee alla coltivazione sul territorio della Toscana e i vigneti devono avere un minimo di 3.300 ceppi per ettaro (3.000 in caso di intervento di sovrainnesto) per garantire l’efficacia dell’intervento.
- La superficie minima oggetto dell'intervento è pari a 0,5 ettari, ridotti a 0,3 ettari per le aziende con superficie vitata pari o inferiore ad un ettaro e a 0,1 ettari per gli interventi realizzati nelle zone di produzione dei seguenti vini a denominazione di origine protetta: Candia dei Colli Apuani, Colli di Luni, Ansonica Costa dell’Argentario, limitatamente al comune di Monte Argentario, Elba, nonché nel territorio delle isole toscane; e per gli interventi realizzati su vigneti storici/eroici, per la forte frammentazione fondiaria che caratterizza le zone di produzione di questi vini.
- Le azioni ammissibili a finanziamento sono quelle consentite dalla normativa nazionale vigente, ma si esclude la modifica del profilo del vigneto e del modellamento.
- Le azioni di ristrutturazione e riconversione dei vigneti devono essere realizzate entro 3 anni dalla data di finanziabilità della domanda di aiuto.
- Il contributo viene concesso attraverso il pagamento anticipato del sostegno per un importo pari all'80% del contributo richiesto, con successivo pagamento del saldo per la rimanente quota del 20%.
- Il limite massimo di contributo ammesso è pari a 16.000 € a ettaro, ridotto a 14.000 € a ettaro nel caso in cui il contributo richiesto complessivamente superi del 20% le risorse destinate alla misura; il contributo sale a 22.000 € a ettaro per la viticoltura nelle zone svantaggiate e per gli interventi su vigneti eroici.
- Per rendere la misura più efficacie possibile e garantirne l'accesso al maggior numero possibile di imprese, la superficie massima ammissibile a contributo per ciascuna Unità Tecnico Economica (UTE) non può superare i 30 ettari (con riferimento al totale delle azioni).

Redazione

Il 18 febbraio il battesimo di Menfi (Agrigento) quale “Città italiana del vino 2023”. Inizia un anno di eventi fra vino, cultura e turismo nelle Terre Sicane.

Dopo Barolo (Cuneo) nel 2021 e Duino Aurisina (Trieste) nel 2022, è la siciliana Menfi (Agrigento), nel cuore delle Terre Sicane, la capitale del vino 2023 scelta dall’Associazione Nazionale Città del Vino, che raggruppa 470 comuni vitivinicoli ed enoturistici.
Domani sabato 18 febbraio, presso la nuova cantina di Mandrarossa di Menfi, avverrà la cerimonia d’insediamento della neo “Città italiana del vino 2023” durante una convention dell’Associazione. Al via un’annata di eventi sul territorio dedicati a vino, cultura e turismo. Interverranno all’evento, oltre al presidente dell’Associazione Angelo Radica e il direttore Paolo Corbini, i sindaci delle “Città del Vino” siciliane, le cantine della Valle del Belìce, i ristoratori, i titolari delle strutture ricettive e tutti gli attori coinvolti in questo anno di attività che vedrà Menfi al centro del palcoscenico enoturistico.
«È un riconoscimento in grado di creare condivisione, ricadute economiche e sociali sul territorio, di avvicinare il grande pubblico ed i giovani in particolare, alla cultura del vino di qualità di questo grande territorio – ha dichiarato il presidente Angelo Radica -. E la Sicilia sarà protagonista anche con il Concorso enologico internazionale di Città del Vino che si svolgerà a maggio a Sambuca di Sicilia, a poca distanza da Menfi».
«Le Terre Sicane – ha sottolineato il direttore Paolo Corbini - hanno un rapporto con l'Associazione che viene da lontano: il marchio della Strada del Vino fu ideato proprio da Città del Vino molti anni fa. Sarà un anno intenso per Menfi e il suo territorio ricco di tradizioni culturali e vitivinicole; oltretutto, quando parliamo di vino e cultura, la Sicilia non delude mai e ci riserva grandi sorprese».
«Menfi è da sempre terra di vino – ha aggiunto il sindaco e presidente della Fondazione Inycon Marilena Mauceri - simbolo di un areale che ritrova nella DOC Menfi tutti gli elementi per un grande racconto del territorio. Questo riconoscimento non è punto di arrivo ma vuole generare un rilancio di questa straordinaria comunità che proprio nel vino ha trovato un punto di riferimento economico e sociale sul quale costruire il proprio futuro».
Tutti i dettagli e gli eventi in programma saranno svelati domani. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della Fondazione Inycon o contattare la segreteria al seguente indirizzo mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Redazione

vino toscano nel 2022 - export delle DOP - vigne più redditizie

A Firenze l’11 febbraio i dati d’Ismea sul vino toscano: record in valore per l’export di DOP (690 mln, +7%) e 7 mila euro a ettaro di ricavo medio delle vigne.

 
«Per il vino made in Tuscany il 2022 sarà un’annata da record, almeno dal punto di vista degli incassi riferibili all’export delle DOP: le stime parlano di oltre 690 milioni di euro (+7%), anche a fronte di una flessione in termini di volume (-3%), in linea con le altre DOP nazionali».
Inizia così la presentazione del report di ISMEA “I numeri del vino in Toscana” - febbraio 2023 della Fondazione Sistema Toscana diffusa sabato sera 11 febbraio da Toscana Notizie, al termine di PrimAnteprima, l’evento che ha aperto ufficialmente la Settimana delle Anteprime di Toscana, svoltosi presso il Cinema La Compagnia di Firenze, alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e della vicepresidente e assessora all'agroalimentare Stefania Saccardi, dei vertici di Camera di Commercio di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, ISMEA e A.VI.TO. 
Riguardo alla produzione, continua la presentazione del Report di ISMEA, «nel ranking nazionale la Toscana è settima per vino prodotto, con una quota media pari al 5% del totale. La sua unicità, tuttavia, emerge nel poter vantare sul suo territorio 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (95% contro una media nazionale che arriva al 62-64%)». E se nel 2021, ultimo dato disponibile a livello nazionale, con 2,1 milioni di hl e 1,2 miliardi di euro la Toscana rappresentava «rispettivamente l’8% del volume e l’11% del valore nazionale di vini DOP», stando alle «prime elaborazioni, ancora provvisorie, nel 2022 sono stati imbottigliati 1,3 milioni di ettolitri di DOP, in flessione del 7% rispetto all’anno precedente, mentre l’IGP è scesa dell’8%, con 626 mila ettolitri».
Passando all’export, «la domanda di vini DOP toscani si concentra soprattutto nei Paesi extra Ue (67% e 72% rispettivamente in volume e in valore), con una forte concentrazione in tre direzioni: il 57% delle consegne viene effettuato in USA, Germania e Canada, con gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 34% in volume e il 38% in valore». Come è andata? All’interno dei confini dell’Unione Europea, «la riduzione della domanda di vini DOP toscani è stata pari al 3,7% con una lieve riduzione anche dei corrispettivi monetari. Mentre la richiesta oltreoceano cresce del 17% in valore, la domanda tedesca è scesa sia in volume che in valore, così come quella del Regno Unito. Cresce del 10% il valore dell’export in Canada, a parità di volumi, mentre nel Vecchio Continente le migliori speranze arrivano – a sorpresa – dai cugini d’Oltralpe: la Francia fa segnare un +31% in termini di valore». Tuttavia pesano sulle prospettive delle esportazioni «le ombre delle incertezze dei mercati a livello globale e gli aumenti dei costi». 
Maggiori preoccupazioni arrivano dalla domanda interna, perché «nell’ambito di un complessivo calo degli acquisti in grande distribuzione, il vino made in Tuscany non fa eccezione. Nel 2022 le DOP toscane hanno registrato una riduzione del 10,6% in termini di volume, a fronte di un calo di circa il 6% per il comparto vino nel complesso». Ma «in termini di spesa i vini IGT Toscani mostrano invece per il secondo anno consecutivo una dinamica positiva con un +2,8% dopo il +3,5% dello scorso anno». Però la nota negativa è il fatto che «gli attuali volumi acquistati sono inferiori al periodo pre-pandemia».
Provando a delineare un profilo del consumatore tipo di vino DOC toscano, si legge nella presentazione, «emerge la prevalenza di famiglie “non più giovani” (64% degli acquirenti è nella fascia over 60) con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord. Nel Nord Est si trovano i maggiori affezionati». 
Da sottolineare comunque che il 2022 «ha segnato un sostanziale aumento del ricavo medio in vigna, arrivato oltre i 7mila euro ad ettaro, grazie a una positiva combinazione di aumento dei prezzi delle uve e delle rese rispetto ad uno scarso 2021». Più nello specifico, «sono stati soprattutto Chianti e Morellino a mostrare aumenti sopra la media nazionale, mentre gli altri grandi rossi sono cresciti ma a ritmi minori». Da notare che «anche l’IGT Toscana nel 2022 ha visto crescere i listini del 20% su base annua a fronte di una crescita a livello nazionale appena del 3%».
Negli ultimi anni «è cresciuta anche la superficie vitata biologica». «L’ultimo dato disponibile, del 2021, - spiega il report - contava oltre 25 mila ettari in bio che rappresentano il 40% dell’intera superficie regionale e il 20% del totale della superficie a vite bio in Italia. La produzione stimata di vino biologico della regione è di circa 350mila ettolitri, il 15% dei 2,2 milioni di ettolitri a livello nazionale. Una produzione, quella bio, sempre più apprezzata dai consumatori più giovani». 
Infine, sul fronte enoturismo, secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano di cui è autrice Roberta Garibaldi, «la Toscana è pioniera sui temi dell’enoturismo ed è oggi la seconda regione più visitata dai turisti italiani che si muovono con il food ed il wine come motivazione primaria di viaggio. Vanta, inoltre, la prima posizione in classifica per numero di prenotazioni di esperienze enogastronomiche sul portale TripAdvisor ed è la terza regione italiana più presente nei pacchetti turistici dei Tour Operatori stranieri specializzati in food and wine». 
 

Redazione