Filiera vite-vino

Il 18 febbraio il battesimo di Menfi (Agrigento) quale “Città italiana del vino 2023”. Inizia un anno di eventi fra vino, cultura e turismo nelle Terre Sicane.

Dopo Barolo (Cuneo) nel 2021 e Duino Aurisina (Trieste) nel 2022, è la siciliana Menfi (Agrigento), nel cuore delle Terre Sicane, la capitale del vino 2023 scelta dall’Associazione Nazionale Città del Vino, che raggruppa 470 comuni vitivinicoli ed enoturistici.
Domani sabato 18 febbraio, presso la nuova cantina di Mandrarossa di Menfi, avverrà la cerimonia d’insediamento della neo “Città italiana del vino 2023” durante una convention dell’Associazione. Al via un’annata di eventi sul territorio dedicati a vino, cultura e turismo. Interverranno all’evento, oltre al presidente dell’Associazione Angelo Radica e il direttore Paolo Corbini, i sindaci delle “Città del Vino” siciliane, le cantine della Valle del Belìce, i ristoratori, i titolari delle strutture ricettive e tutti gli attori coinvolti in questo anno di attività che vedrà Menfi al centro del palcoscenico enoturistico.
«È un riconoscimento in grado di creare condivisione, ricadute economiche e sociali sul territorio, di avvicinare il grande pubblico ed i giovani in particolare, alla cultura del vino di qualità di questo grande territorio – ha dichiarato il presidente Angelo Radica -. E la Sicilia sarà protagonista anche con il Concorso enologico internazionale di Città del Vino che si svolgerà a maggio a Sambuca di Sicilia, a poca distanza da Menfi».
«Le Terre Sicane – ha sottolineato il direttore Paolo Corbini - hanno un rapporto con l'Associazione che viene da lontano: il marchio della Strada del Vino fu ideato proprio da Città del Vino molti anni fa. Sarà un anno intenso per Menfi e il suo territorio ricco di tradizioni culturali e vitivinicole; oltretutto, quando parliamo di vino e cultura, la Sicilia non delude mai e ci riserva grandi sorprese».
«Menfi è da sempre terra di vino – ha aggiunto il sindaco e presidente della Fondazione Inycon Marilena Mauceri - simbolo di un areale che ritrova nella DOC Menfi tutti gli elementi per un grande racconto del territorio. Questo riconoscimento non è punto di arrivo ma vuole generare un rilancio di questa straordinaria comunità che proprio nel vino ha trovato un punto di riferimento economico e sociale sul quale costruire il proprio futuro».
Tutti i dettagli e gli eventi in programma saranno svelati domani. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della Fondazione Inycon o contattare la segreteria al seguente indirizzo mail info@menficittaitalianadelvino2023.it.

Redazione

vino toscano nel 2022 - export delle DOP - vigne più redditizie

A Firenze l’11 febbraio i dati d’Ismea sul vino toscano: record in valore per l’export di DOP (690 mln, +7%) e 7 mila euro a ettaro di ricavo medio delle vigne.

 
«Per il vino made in Tuscany il 2022 sarà un’annata da record, almeno dal punto di vista degli incassi riferibili all’export delle DOP: le stime parlano di oltre 690 milioni di euro (+7%), anche a fronte di una flessione in termini di volume (-3%), in linea con le altre DOP nazionali».
Inizia così la presentazione del report di ISMEA “I numeri del vino in Toscana” - febbraio 2023 della Fondazione Sistema Toscana diffusa sabato sera 11 febbraio da Toscana Notizie, al termine di PrimAnteprima, l’evento che ha aperto ufficialmente la Settimana delle Anteprime di Toscana, svoltosi presso il Cinema La Compagnia di Firenze, alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e della vicepresidente e assessora all'agroalimentare Stefania Saccardi, dei vertici di Camera di Commercio di Firenze, Fondazione Sistema Toscana, ISMEA e A.VI.TO. 
Riguardo alla produzione, continua la presentazione del Report di ISMEA, «nel ranking nazionale la Toscana è settima per vino prodotto, con una quota media pari al 5% del totale. La sua unicità, tuttavia, emerge nel poter vantare sul suo territorio 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (95% contro una media nazionale che arriva al 62-64%)». E se nel 2021, ultimo dato disponibile a livello nazionale, con 2,1 milioni di hl e 1,2 miliardi di euro la Toscana rappresentava «rispettivamente l’8% del volume e l’11% del valore nazionale di vini DOP», stando alle «prime elaborazioni, ancora provvisorie, nel 2022 sono stati imbottigliati 1,3 milioni di ettolitri di DOP, in flessione del 7% rispetto all’anno precedente, mentre l’IGP è scesa dell’8%, con 626 mila ettolitri».
Passando all’export, «la domanda di vini DOP toscani si concentra soprattutto nei Paesi extra Ue (67% e 72% rispettivamente in volume e in valore), con una forte concentrazione in tre direzioni: il 57% delle consegne viene effettuato in USA, Germania e Canada, con gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 34% in volume e il 38% in valore». Come è andata? All’interno dei confini dell’Unione Europea, «la riduzione della domanda di vini DOP toscani è stata pari al 3,7% con una lieve riduzione anche dei corrispettivi monetari. Mentre la richiesta oltreoceano cresce del 17% in valore, la domanda tedesca è scesa sia in volume che in valore, così come quella del Regno Unito. Cresce del 10% il valore dell’export in Canada, a parità di volumi, mentre nel Vecchio Continente le migliori speranze arrivano – a sorpresa – dai cugini d’Oltralpe: la Francia fa segnare un +31% in termini di valore». Tuttavia pesano sulle prospettive delle esportazioni «le ombre delle incertezze dei mercati a livello globale e gli aumenti dei costi». 
Maggiori preoccupazioni arrivano dalla domanda interna, perché «nell’ambito di un complessivo calo degli acquisti in grande distribuzione, il vino made in Tuscany non fa eccezione. Nel 2022 le DOP toscane hanno registrato una riduzione del 10,6% in termini di volume, a fronte di un calo di circa il 6% per il comparto vino nel complesso». Ma «in termini di spesa i vini IGT Toscani mostrano invece per il secondo anno consecutivo una dinamica positiva con un +2,8% dopo il +3,5% dello scorso anno». Però la nota negativa è il fatto che «gli attuali volumi acquistati sono inferiori al periodo pre-pandemia».
Provando a delineare un profilo del consumatore tipo di vino DOC toscano, si legge nella presentazione, «emerge la prevalenza di famiglie “non più giovani” (64% degli acquirenti è nella fascia over 60) con reddito medio-alto, residenti nel Centro Nord. Nel Nord Est si trovano i maggiori affezionati». 
Da sottolineare comunque che il 2022 «ha segnato un sostanziale aumento del ricavo medio in vigna, arrivato oltre i 7mila euro ad ettaro, grazie a una positiva combinazione di aumento dei prezzi delle uve e delle rese rispetto ad uno scarso 2021». Più nello specifico, «sono stati soprattutto Chianti e Morellino a mostrare aumenti sopra la media nazionale, mentre gli altri grandi rossi sono cresciti ma a ritmi minori». Da notare che «anche l’IGT Toscana nel 2022 ha visto crescere i listini del 20% su base annua a fronte di una crescita a livello nazionale appena del 3%».
Negli ultimi anni «è cresciuta anche la superficie vitata biologica». «L’ultimo dato disponibile, del 2021, - spiega il report - contava oltre 25 mila ettari in bio che rappresentano il 40% dell’intera superficie regionale e il 20% del totale della superficie a vite bio in Italia. La produzione stimata di vino biologico della regione è di circa 350mila ettolitri, il 15% dei 2,2 milioni di ettolitri a livello nazionale. Una produzione, quella bio, sempre più apprezzata dai consumatori più giovani». 
Infine, sul fronte enoturismo, secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano di cui è autrice Roberta Garibaldi, «la Toscana è pioniera sui temi dell’enoturismo ed è oggi la seconda regione più visitata dai turisti italiani che si muovono con il food ed il wine come motivazione primaria di viaggio. Vanta, inoltre, la prima posizione in classifica per numero di prenotazioni di esperienze enogastronomiche sul portale TripAdvisor ed è la terza regione italiana più presente nei pacchetti turistici dei Tour Operatori stranieri specializzati in food and wine». 
 

Redazione

Vino - Slow Wine Fair - a Bologna

Dal 26 al 28 febbraio la 2^ Slow Wine Fair, organizzata da BolognaFiere e Sana con direzione artistica di Slow Food: 750 cantine da 21 Paesi dei 5 continenti.

 
Un italiano su due sceglie il vino biologico e l’export di vino bio made in Italy vale oltre 620 milioni di euro, senza dimenticare che la superficie vitata biologica, pari a 128 mila ettari, vale il 19% della viticoltura nazionale (+109% in dieci anni): sono solo alcuni dati a conferma del fatto che «il vino biologico piace sempre di più sia in Italia che all'estero», come dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.
Non stupiscono quindi i numeri della 2^ edizione di Slow Wine Fair, in programma a Bologna da domenica 26 a martedì 28 febbraio 2023: una fiera internazionale organizzata da BolognaFiere e SANA - Salone Internazionale del Biologico e del Naturale con la direzione artistica di Slow Food, all’insegna dal connubio fra la trentennale esperienza nel mondo del biologico di SANA e lo storico impegno di Slow Food sui temi della biodiversità, della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale. Si parla di 750 cantine, + 50% rispetto all’edizione precedente, la metà delle quali certificate biologiche, biodinamiche o in conversione, da tutte le regioni italiane e da 21 Paesi dei 5 continenti, e di oltre 3.000 etichette che attendono in degustazione un pubblico di appassionati, buyer e professionisti, che avrà la possibilità di scoprire vini frutto di un’agricoltura più sostenibile, le cui parole d’ordine sono «biodiversità, tutela del paesaggio agricolo, uso ponderato delle sue risorse, crescita culturale e sociale delle comunità contadine».
Un’occasione di conoscenza e approfondimento offerta dal ricco banco di assaggio, dalle 8 masterclass e dalle conferenze in programma nella Slow Wine Arena - Reale Mutua e in Sala Opera. Tra queste ultimi, citiamo la consegna del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, lunedì 27, e il convegno di domenica 28 “La comunicazione e promozione del vino tra revisione Ocm e istanze salutiste”, a cui sono invitati i maggiori rappresentanti politici e professionali del settore.
Slow Wine Fair è soprattutto un momento di incontro tra buyer o professionisti dei settori Gdo e Horeca e i produttori presenti nel banco d’assaggio. Grazie alla collaborazione con Italian Trade Agency (Ice) e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) sono oltre 100 i buyer internazionali che partecipano alla fiera e numerosi sono i professionisti italiani che in questi giorni si stanno registrando sul sito e che utilizzeranno la piattaforma B2Match per incontrare le aziende che più corrispondono ai loro interessi. Tra i Paesi maggiormente attenti alle caratteristiche espresse dal catalogo espositori, quelli del Nord America e del Nord Europa, e tra i secondi in particolare la Germania - il più importante mercato europeo per il vino bio, il quarto mercato al mondo per consumi e la seconda destinazione del nostro export di vino - Paese su cui la Slow Wine Fair ha concentrato la sua attenzione con circa un terzo dei buyer selezionati.
A Slow Wine Fair, come sottolinea il vicepresidente di Slow Food Italia Federico Varazi, saremo con «centinaia di vignaioli e vigneron da tutto il mondo per unire le forze, discutere e cercare soluzioni comuni per reagire agli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici anche nella viticoltura. Soluzioni per ridurre l’impatto sul clima in tutti i passaggi produttivi: in vigna, in cantina, fino alla distribuzione».
 
Programma
Ricco il calendario di appuntamenti della manifestazione.
- Domenica 26 febbraio. La giornata di domenica si apre con la celebrazione dei 15 anni della Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti, ospitata presso la Sala Opera, e il benvenuto dei delegati e degli espositori della fiera, alle 11. In seguito esplorazioni del vino in tutte le sue declinazioni: si comincia alle 12.30 con “Vino e comunità”, un incontro in cui si raccontano storie di collaborazione tra produttori di vino e si ragiona sul legame tra l’identità di un territorio e l’associazionismo. Segue alle 14.30 “Vino e paesaggio”, con il racconto di differenti produzioni simbolo di biodiversità, come il Presidio ligure dello Sciacchetrà delle Cinque Terre e il Rancio Sec del Roussillon in Francia. Infine, alle 16.30, nell’ultimo appuntamento “Vino come cultura”, si scoprirà come parlare, bere e raccontare il vino nella sua dimensione culturale e capacità di narrare territori, tradizioni, persone e paesaggi.
- Lunedì 27 febbraio. Lunedì 27 si inizia alle 10.30 con il workshop “Slow Wine Coalition: attiviamoci per il vino buono, pulito e giusto”, un’occasione per professionisti e appassionati di discutere sui passi e gli orizzonti futuri nel mondo del vino, seguita alle 11 dalla cerimonia dedicata al “Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow”, in cui una giuria di professionisti decreterà i locali che si sono distinti per le loro selezioni territoriali e tematiche. Alle 12.30 “Il viaggio del vino, dalla vigna alla bottiglia”, per conoscere le imprese che permettono ai vignaioli di adottare metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Alle 14.30 l’incontro “Come cambia la geografia del vino: le risposte alla crisi climatica”, in cui raccogliamo spunti per fronteggiare il cambiamento, dall’Argentina alla Turchia, passando per l’Italia. Sempre alle 14.30, ma in Sala Opera, FederBio e Unione Italiana Vini organizzano una tavola rotonda dal titolo “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”. Infine alle 16.30 l'incontro “Le enoteche di Eataly, cantiere aperto per la Slow Wine Coalition” per presentare le attività che Eataly realizzerà con Slow Food con l'obiettivo di aprire le sue enoteche ai princìpi della Slow Wine Coalition promuovendo il modello di “cantiere aperto” a tutti, dai produttori ai selezionatori, dove incontri, eventi e formazione siano propedeutici alla creazione di un manifesto condiviso.
- Martedì 28 febbraio. Innanzi tutto il convegno organizzato in collaborazione con Vendemmie, “La comunicazione e promozione del vino tra revisione OCM e istanze salutiste”, alle ore 11 in Sala Opera, in cui i principali attori del mondo del vino, tra cui consorzi, associazioni di categoria ed esponenti istituzionali si confrontano sull’impianto – attualmente in bilico – creato negli anni dall’Unione europea per supportare la promozione del vino. La nuova revisione delle regole fissate dall’Ocm, che si prefigge di salvaguardare le migliori tradizioni vitivinicole, è prossima, mentre sono sempre più forti le voci che mettono in discussione il vino per i suoi effetti sulla salute dell'uomo. Poi l’incontro di chiusura delle 12.30, in cui delegati e professionisti potranno discutere di sfide e fronti comuni e tracciare, grazie al “Manifesto per il vino buono, pulito e giusto”, il fondamento di una rivoluzione in campo vitivinicolo.
 

L.S.

Vino toscano con BuyWine e PrimAnteprima 2023

A BuyWine, vetrina internazionale del vino toscano, 47 denominazioni, 1400 etichette di 230 aziende per 160 buyer da 39 Paesi. Apre la Settimana delle Anteprime

 
«Quest’anno abbiamo 230 aziende che fra oggi e domani si presentano a 160 compratori provenienti da 39 paesi diversi di tutto il mondo. Quasi il 75 per cento dei contatti si trasforma in contratti, che è una cosa molto importante per aziende come quelle che noi ospitiamo, che sono anche aziende medio piccole che non sempre hanno la possibilità di incontrare mercati internazionali rilevanti».
Lo ha dichiarato oggi l’assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi intervenendo, insieme al presidente Eugenio Giani, alla giornata di apertura della rassegna BuyWine alla Fortezza da Basso di Firenze, la vetrina internazionale del vino made in Tuscany promossa da Regione e Camera di Commercio di Firenze che ogni anno fa incontrare a Firenze domanda e offerta. Con oggetto del contendere, secondo i dati del luglio 2022 di Artea, oltre 2 milioni di ettolitri di produzione, di cui il 97% DOP o IGP, da circa 60mila ettari di superficie vitata: una parte consistente della quale è riconducibile alle denominazioni Chianti (oltre 17mila) e Chianti Classico (quasi 8mila); con il 95,8% della superficie dedicata a vini DOP (DOC e DOCG). E su 10.600 aziende vitivinicole esistenti, 2.191 si trovano in provincia di Siena, quasi altrettante in provincia di Grosseto, mentre Arezzo e Firenze seguono con circa 2000 aziende a testa. Senza dimenticare la presenza di 16 cantine sociali. Riguardo poi ai vitigni, il più coltivato in Toscana è il Sangiovese, che copre quasi il 60% delle colline vitate, seguito dagli internazionali Merlot (8,3%) e Cabernet Sauvignon (6,4%); sotto al podio Trebbiano Toscano (3,8%) e Vermentino (3,3%), seguiti da Syrah, Cabernet Franc, Vernaccia di San Gimignano, Petit Verdot, Chardonnay, Canaiolo Nero e Ciliegiolo.
Una maratona di due giorni, organizzata da PromoFirenze, che vedrà oltre 3000 incontri e più di 23mila degustazioni. E che quest’anno registra il ritorno dei compratori asiatici dopo il lungo stop del Covid e un aumento di interesse per il vino toscano dell’America latina, anche se i principali mercati di riferimento restano Usa, Canada, Paesi scandinavi, Svizzera e Regno Unito. Ben 47 le denominazioni toscane presenti all’evento e 1400 le etichette che i produttori hanno caricato nel catalogo online visibile ai buyer. Il catalogo, strumento chiave nella costruzione delle agende di incontri, permette ai buyer di vedere i dati tecnici di ogni referenza e scegliere in maniera più consapevole quale produttore incontrare.
Nel frattempo, domani 11 febbraio, presso il Cinema La Compagnia di Firenze, la manifestazione raddoppia con PrimAnteprima, giornata evento dedicata alla stampa specializzata in cui si svelano i dati su trend ed export del settore vitivinicolo regionale oltre alle novità in tema di enoturismo. Ospite d’onore sarà Dario Dainelli, ex calciatore di Fiorentina e Chievo Verona e adesso viticoltore. Interverranno alla tavola rotonda: Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora all’Agricoltura della Regione Toscana, Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze, Francesco Palumbo, direttore di Fondazione Sistema Toscana, Tiziana Sarnari, Analista di mercato Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale – ISMEA, Roberta Garibaldi, professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, Francesco Mazzei, presidente di AVITO - Associazione dei vini toscani DOP e IGP. 
La settimana prosegue con il ricco calendario delle “Anteprime di Toscana”: domenica 12 febbraio Chianti Lovers & Rosso Morellino, lunedì 13 e martedì 14 febbraio Chianti Classico Collection, mercoledì 15 Anteprima Vino Nobile di Montepulciano, giovedì 16 febbraio Anteprima Vernaccia di San Gimignano, venerdì 17 febbraio Anteprima L’Altra Toscana. Ulteriori informazioni sul programma si trovano qua.
Come sintetizzato nel comunicato di presentazione delle due manifestazioni, la vendemmia 2022 ha prodotto oltre 2,3 milioni di ettolitri di vino: a farla da padrona sono i rossi (87% della produzione) e tra le denominazioni più prolifiche troviamo Chianti Classico (269mila ettolitri), Maremma Toscana (124mila), Brunello di Montalcino (91mila), Morellino di Scansano (72mila), Vino Nobile di Montepulciano (quasi 57mila), Bolgheri (47mila). Il Chianti con le varie sottozone arriva a quota 769mila ettolitri. Tra i bianchi solo la Vernaccia di San Gimignano regge il confronto in termini di quantitativi prodotti, con 38mila ettolitri. Le DOCG superano di gran lunga le DOC (1,3 milioni di ettolitri contro 279mila circa). I vini IGP rappresentano una fetta di 655mila ettolitri circa e il 28% della produzione totale.
 

Redazione

Dalla presidente di Federvini Pallini, in audizione alla Camera, 7 proposte per sostenere nel difficile scenario il comparto vino (12 mld) in primis all’estero.

«Aumento dei costi energetici e delle materie prime, scenario geopolitico incandescente, attacco al consumo moderato», da ultimo con la notifica da parte dell’Irlanda all’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization) della sua nuova normativa che prevede etichette con alert simili a quelli delle sigarette anche sui vini. È una «fase di difficoltà per le imprese italiane del vino e degli spiriti», per cui «diventa imprescindibile un intervento per agevolarne l’attività, soprattutto sui mercati esteri».
Lo ha sottolineato il 7 febbraio la presidente di Federvini Micaela Pallini durante un’audizione presso la Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati, in cui ha esposto anche una serie di proposte operative.
Lo scenario attuale è così tratteggiato da Federvini, con riferimento ai settori da essa rappresentati. I comparti del vino (12,2 miliardi di euro), degli spiriti (4 miliardi di euro) e degli aceti (1 miliardo di euro) valgono complessivamente l’11% del fatturato totale dell’industria alimentare italiana. I vini, gli aperitivi, i liquori, i distillati e gli aceti, in particolare l’Aceto Balsamico di Modena IGP, rappresentano delle vere e proprie eccellenze nel panorama agroalimentare Made in Italy. Nel 2022 il vino ha toccato il record di 8 miliardi di euro di export (+12% rispetto all’anno precedente), così come gli spirits (1,7 miliardi di euro). Positivo anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%.
Però, spiega Federvini, «l’attuale scenario geopolitico, segnato dal conflitto russo-ucraino, sta mettendo a dura prova le aziende che sono costrette a diversificare strategie di mercato e destinazioni». «Le maggiori difficoltà – viene spiegato - risiedono nelle barriere di accesso ai mercati (certificati onerosi, parametri analitici diversi da quelli previsti dalla legislazione UE, procedure di registrazione - ad esempio in Cina - complesse) e nella necessaria tutela delle nostre indicazioni geografiche (basta ricordare il caso Prosek con la Croazia e l’uso improprio del termine balsamico per gli aceti in Slovenia e Cipro)».
A fronte di tutto ciò, questi sono i sette interventi auspicati dalla presidente di Federvini Micaela Pallini:
1) attivare forme di defiscalizzazione dei fatturati derivanti dall’export;
2) prevedere la facoltà di esporre in bilancio come spese pubblicitarie e promozionali i costi di ospitalità, tanto più se collegate a manifestazioni ed eventi in Italia e all’estero con la presenza di giornalisti e/o operatori professionali;
3) incentivare le aggregazioni e le fusioni per accrescere la forza dimensionale e finanziaria delle nostre aziende;
4) semplificare e sburocratizzare una serie di adempimenti di natura amministrativa e fiscale. Per esempio, le vendite a distanza, o intervenire sul collegamento dello schedario viticolo al registro vitivinicolo;
5) rafforzare le forti relazioni di collaborazione con Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e Istituto per il Commercio Estero (ICE) e organizzare specifiche missioni basate su una forte strategia di diplomazia economica;
6) avviare un progetto promozionale coordinato tra le diverse Camere di Commercio all’estero che rappresentano un utile strumento di valorizzazione delle nostre eccellenze;
7) contrastare la contraffazione di prodotti italiani all’estero e il fenomeno dell’Italian Sounding, non solo perseguendo nelle opportune sedi le realtà coinvolte, ma anche tramite specifiche iniziative di promozione del Made in Italy nei Paesi di destinazione, nonché attraverso il coinvolgimento delle comunità italiane residenti all’estero.

Redazione

Oss. UIV-Vinitaly: vendite -9% in quantità e -5% in euro per il vino italiano nel circuito retail e gdo dei 3 maggiori mercati esteri. Vinitaly: +40% top buyer.

È stato un 2022 negativo, soprattutto in termini di quantità vendute, per il vino italiano nel circuito retail e grande distribuzione organizzata (gdo) di Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che da soli valgono circa la metà delle esportazioni italiane.
Nei tre maggiori mercati di sbocco esteri, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio del Vino UIV-Vinitaly su base Nielsen-IQ, lo scorso anno sono stati venduti 4,85 milioni di ettolitri di vino, equivalenti a un calo del 9% rispetto al 2021, per valori in riduzione del 5%, a 4,7 miliardi di euro. Rispetto alle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro. Fra i tre mercati, le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il calo in quantità a -5%. La Germania al -7% valoriale affianca una perdita del 10% di volume (1,66 milioni di ettolitri).

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«Il bicchiere è però mezzo pieno – ha affermato nei giorni scorsi l’Osservatorio del vino - se si considera che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione corrisponde la riapertura del “fuori casa”, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente. In sintesi, un ritorno alle normalità del pre-Covid, crisi economica permettendo. In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni si riscontra infatti un ritorno più o meno soft ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo».
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, «queste contrazioni ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail; in un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità, a patto che la domanda del “fuori casa” (ristoranti e locali) regga di fronte a una congiuntura difficile». «Ciò che non è normale – aggiunge Frescobaldi - è invece il surplus di costi (a partire da energia e materie prime secche) che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione. Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni».
«Siamo convinti, ancor più in questo particolare momento storico - dichiara l’amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese - che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco. Per questo da 20 giorni siamo impegnati con Vinitaly in un Road Show di promozione del vino italiano e di selezione dei migliori buyer da invitare a Verona; una campagna senza precedenti in 9 Paesi di 3 Continenti che prevede un’ampia presenza sulle tre piazze principali ma anche sui target emergenti. L’azione riflette un potenziamento del 30-40% degli investimenti sull’estero che, grazie anche al supporto di Ice-Agenzia, garantirà per il prossimo Vinitaly una crescita dei top buyer nell’ordine del 40%, per arrivare al raddoppio nel 2024».
Quanto all’andamento dei vari vini italiani, nell’ultimo anno forti erosioni dei volumi venduti negli Usa per Chianti (-9%), Lambrusco (-13%), Montepulciano d’Abruzzo (-12%), e Rossi piemontesi (escluso Barolo, -10%), mentre prosegue in scia positiva la corsa del Prosecco, a +4% (+41% sul 2019) e sul versante Rossi cresce del 5% il Brunello di Montalcino. In Germania, situazione complicata per il Primitivo (-8%) e contrazioni volumiche in doppia cifra per Pinot Grigio e Nero d’Avola, oltre a Lambrusco e Prosecco (-14,5%) anche nella sua versione frizzante (-26%). Prosecco giù anche nella storica piazza britannica (-15%), assieme a gran parte dei vini fermi (-10%), con l’eccezione dei Rosati, che aumentano le vendite del 40%.

Redazione