Filiera vite-vino

Confagricoltura organizza per le sue imprese vitivinicole tre incontri b2b con operatori della filiera del vino degli Stati Uniti (1° mercato di sbocco extra Ue) e del Regno Unito (3° mercato nonostante Brexit) per sviluppare nuovi rapporti commerciali. Posti limitati.

L'export di vino italiano ha superato 5,8 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2021: +13,2% rispetto allo stesso periodo del 2020 e +10% rispetto al 2019. Negli Stati Uniti, primo mercato extra Unione europea delle produzioni vinicole italiane, le vendite hanno raggiunto 1,46 miliardi di euro, +20% rispetto al 2020 e +14% sul 2019. Il Regno Unito, che dopo la Brexit è un Paese terzo, rimane stabile al terzo posto delle esportazioni di vino italiano, dopo Germania e Usa.
A sottolinearlo è Confagricoltura in un comunicato del 28 gennaio in cui annuncia 3 incontri business-2-business online riservati alle imprese vitivinicole socie per aiutarle a sviluppare i propri canali commerciali proprio in questi due mercati consolidati ma fondamentali per l’Italia del vino: il Regno Unito e gli Stati Uniti. Gli incontri sono realizzati da Confagricoltura in collaborazione con ‘DoctorWine’ di Daniele Cernilli allo scopo di raggiungere sia nuovi consumatori attratti dai vini Made in Italy di qualità che i consumatori interessati alle novità delle nostre cantine.
Si inizia oggi 31 gennaio, alle ore 16 fino a esaurimento dei posti disponibili, con l’appuntamento con operatori professionali del Regno Unito e si prosegue il 15 e il 21 febbraio con gli operatori degli Stati Uniti. Parteciperanno importatori, distributori, agenti commerciali, ristoratori, enoteche e stampa specializzata. Si sono iscritte agli incontri aziende associate a Confagricoltura provenienti da tutta Italia.

Redazione

Il Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) ha riconosciuto il Consorzio di tutela DOP Suvereto e Val di Cornia Wine ai sensi dell’art. 41 della legge 238/2016, con conseguente attribuzione delle funzioni di tutela, promozione e cura delle Denominazioni tutelate - Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc - previste dalla norma.
Lo ha reso noto ieri la Regione Toscana con un comunicato in cui ha specificato che «l’elevata rappresentatività della filiera ha fatto sì che le stesse funzioni siano assegnate in forma ‘erga omnes’, vale a dire nei confronti di tutti i soggetti iscritti al sistema dei controlli, prescindendo dal loro vincolo associativo».
La nascita ufficiale del Consorzio di tutela DOP Suvereto e Val di Cornia Wine, ha dichiarato l’assessora all’agroalimentare della Regione Toscana Stefania Saccardi, «apre nuovi scenari importanti, dalla modernizzazione dei disciplinari di produzione alla promozione sui mercati UE ed Extra-UE, candidando progetti sui bandi PSR e OCM».
«È un risultato atteso e importante – ha commentato il presidente del Consorzio, Nico Rossi – che testimonia la volontà dei viticoltori locali di investire in modo deciso sul proprio territorio, tramite un percorso di valorizzazione e ammodernamento delle tre Denominazioni a noi affidate». Si tratta di «un obiettivo indispensabile – ha aggiunto Rossi - per la nostra affermazione sul mercato nazionale ed estero». 

Redazione

Dal 14 al 16 febbraio 2022 a Paris Expo Porte de Versailles si svolgerà la manifestazione “Wine Paris & Vinexpo Paris”, occasione d’incontro internazionale per gli operatori della filiera del vino e dei distillati. Il direttore di Vinexposium Rodolphe Lameyse: «stiamo mobilitando tutte le nostre risorse per attirare acquirenti chiave a livello mondiale». Costante attenzione all’evolversi delle condizioni sanitarie e delle linee guida del Governo per il buon esito dell’evento.

Attesissima dalla filiera del vino e dei distillati, che non si è più riunita a Parigi da quasi due anni, “Wine Paris & Vinexpo Paris”, manifestazione di punta del gruppo Vinexposium nata dall’unione di Vinovision e Vinisud e la successiva alleanza con Vinexpo, sarà il primo grande evento internazionale di settore dell’anno. Accoglierà circa 2.800 espositori da 32 paesi, con la Francia ampiamente rappresentata grazie a partecipazioni rafforzate di tutte le regioni, che sostengono questa importante fiera centrata sull’export e hanno deciso unitariamente di andare avanti come da programma tenendola il prossimo mese, da lunedì 14 a mercoledì 16 febbraio 2022.
E’ quanto reso noto nei giorni scorsi da Vinexposium, gruppo leader nell’organizzazione di eventi per il settore  vitivinicolo, con un comunicato in cui si afferma che «il protocollo sanitario vigente sarà attuato con il massimo rigore al fine di garantire il corretto svolgimento dell'evento assicurando al contempo il comfort e la convivialità attesi dai partecipanti». Pertanto, tra le varie misure, un valido pass sanitario (o pass vaccinale a seconda del regolamento in vigore) sarà indispensabile per accedere all'evento, così come sarà obbligatorio l'uso della mascherina. Saranno inoltre favoriti i badge di accesso digitali (e-badge) e un processo di pulizia avanzato verrà utilizzato in ogni area durante i tre giorni dell'evento.
Queste condizioni permetteranno a tutti i partecipanti di beneficiare della ricchezza del programma dell’edizione 2022, che sarà scandita da eventi imperdibili. Il programma era progettato per offrire a tutti i professionisti un'esperienza fisica ottimizzata con numerose masterclass e degustazioni qualitative, interventi multiformato di esperti e personalità stimolanti nonché acclamati spazi tematici: «”Be Spirits” renderà onore ai distillati e alla mixology, “Wine Tech Perspectives” offrirà un tuffo nell'innovazione e digitalizzazione del settore e “La Nouvelle Vague” metterà in luce giovani viticoltori e talenti».
«Wine Paris & Vinexpo Paris sarà il primo momento clou dell'anno per il settore – ha dichiarato Fabrice Rieu, presidente di Vinisud - e noi saremo più uniti che mai per farne un grande avvenimento al servizio del dinamismo commerciale di febbraio».
«Siamo stati particolarmente attenti – ha detto Jean-Martin Dutour, présidente di Vinovision - alle condizioni sanitarie in modo da accogliere tutti i professionisti in un ambiente favorevole agli scambi di qualità. È essenziale che ci riuniamo e Parigi ancora una volta ci offre ottime condizioni per farlo».
A poche settimane dall’apertura, «stiamo mettendo tutte le nostre energie per portare a termine l'appuntamento che il settore si aspetta – ha affermato Rodolphe Lameyse, direttore generale di Vinexposium -. Stiamo mobilitando tutte le nostre risorse per attirare acquirenti chiave a livello internazionale e fare di “Wine Paris & Vinexpo Paris” un evento formidabile in tutti i suoi aspetti».
Il team di Vinexposium è in costante monitoraggio del contesto sanitario e delle linee guida del Governo per garantire il successo dell'evento. Per ulteriori informazioni, visitare vinexposium.com.

Redazione

filiera del vino comparto vitivinicolo
Il comparto vitivinicolo è sotto l’assedio di nuove iniziative politiche comunitarie che rischiano di metterlo in crisi: dal piano europeo della lotta ai tumori, che non distingue fra consumo moderato e abuso di alcol, a una paventata revisione delle politiche fiscali e di sostegno ai prodotti alcolici.
E’ il grido d’allarme lanciato oggi da Agrinsieme – il coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – che ha scritto al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, esprimendo «viva preoccupazione per l’approvazione della Decisione della Commissione Europea relativa al programma di lavoro 2022 sulla promozione dei prodotti agricoli, facendo particolare riferimento al settore vitivinicolo».
«Nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione – prosegue la missiva - è stato inserito l’allineamento con gli obiettivi di alcune recenti comunicazioni della Commissione, tra cui il Piano europeo della lotta ai tumori, che è una semplice comunicazione e non ancora declinata a livello legislativo. Il Parlamento europeo, nella sua relazione del Piano che dovrà essere votata dall’Assemblea Plenaria, non fa distinzione tra consumo moderato di alcool e abuso in merito alle conseguenze sulla salute, e specifica che non esiste una soglia minima al di sotto della quale il consumo sia sicuro». Questa tesi, a parere di Agrinsieme, è «poco equilibrata e potrebbe disorientare i consumatori, poichè metterebbe in discussione il consumo di vino, oltre che l’abuso». Senza considerare poi «il danno di immagine per un comparto determinante dell’economia italiana, quello vitivinicolo, che dà lavoro ad oltre un milione di addetti».
Agrinsieme segnala anche altre fonti di preoccupazione per il futuro del comparto: «sembra infatti che la Commissione europea – si legge nella nota odierna - abbia promosso uno studio per mappare le misure fiscali e le politiche dei prezzi applicate alle bevande alcoliche, vini inclusi, con l’obiettivo di una revisione sistematica delle politiche dei prezzi, delle misure fiscali e dei sostegni nazionali applicati all’alcool nei Paesi dell’Unione». Per Agrinsieme si tratta di un’iniziativa che potrebbe avere pesanti conseguenze sull’intero settore, pertanto ha chiesto un incontro urgente con il ministro Patuanelli per esporre alcune proposte per la difesa del comparto vitivinicolo, nel quadro di una complessiva tutela del made in Italy agroalimentare.
  

Redazione

CREA: viticoltura sostenibile -50% di fitofarmaci

Sintesi dei risultati del progetto triennale Life Green Grapes coordinato dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura per ridurre l’uso di fitofarmaci in viticoltura, alla cui filiera è da imputare circa 1/4 dei 120 milioni di kg di fitofarmaci usati ogni anno in Italia. Con i protocolli di difesa fitosanitaria Green Grapes, oltre alla riduzione dei residui chimici nelle produzioni finali di uva da tavola e da vino, minore impatto ambientale a parità di qualità (caratteristiche organolettiche e merceologiche) e quantità del prodotto (produttività delle piante) rispetto al metodo della lotta integrata. Fra le prospettive il progressivo «abbandono di sistemi basati sull’esclusivo impiego di fungicidi, come il rame in viticoltura biologica».


«Una riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci lungo tutta la filiera produttiva – dai vivai ai vigneti – è possibile, sostenibile e in grado di fornire output qualitativi e quantitativi equivalenti rispetto a quelli ottenuti mediante la normale gestione integrata o biologica aziendale». 
Ad affermarlo è il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) in un comunicato del 13 dicembre in cui sono stati riassunti gli esiti del progetto triennale “LIFE Green Grapes”, ideato e guidato dal CREA Viticoltura ed Enologia con la partnership dei centri CREA Agricoltura e Ambiente e Difesa e Certificazione, dell’Università di Firenze, della Cyprus University of Technology, della Società Agricola F.lli Tagliente, del Consorzio VITITALIA, della Società Agricola Beringer Blass Italia e dell’Azienda Vivai F.lli Moroni. 
Un progetto finalizzato a mettere a punto una difesa fitosanitaria dei vigneti sostenibile in grado di ridurre l’impiego di fitofarmaci pur conservando i livelli qualitativi e quantitativi di produzione di uve. Questione prioritaria, spiega il CREA, visto che «in Italia vengono utilizzati annualmente oltre 120 milioni di chilogrammi di fitofarmaci, di cui circa un quarto nel comparto viticolo».
A fronte di tale esigenza il progetto LIFE Green Grapes è partito dal «presupposto che una buona protezione delle colture possa essere eseguita unicamente se associata a un’adeguata pratica agronomica, capace di mantenere in equilibrio il sistema agricolo e di valorizzare l’attività biologica del suolo, in particolare di quell’area che circonda la radice e che viene influenzata dalla pianta (la cosiddetta rizosfera)».
Pertanto alle aziende viticole sono state proposte come azioni dei «metodi di protezione attenti all’impatto ambientale, ponendo il “sistema vigneto” in condizioni di resistere agli attacchi dei patogeni». In particolare «è stata valutata l’efficacia di specifici protocolli di gestione della difesa delle piante, riducendo le quantità di fitofarmaci attraverso l’impiego combinato di modelli previsionali, induttori di resistenza e tecniche agronomiche di gestione del suolo. Gli obiettivi produttivi, qualitativi e ambientali sono stati perseguiti attraverso la messa a punto di apposite tecniche di gestione, ad iniziare dalla produzione vivaistica dove sono stati utilizzati vari microrganismi antagonisti dei patogeni. L’uso ragionato di tecnologie e prodotti ha giocato un ruolo di primo piano nel progetto per raggiungere e mantenere il giusto equilibrio tra aspetti ambientali ed economici, consentendo l’apporto di ridotti input chimici e l’incremento della biodiversità del vigneto, con l’obiettivo del miglioramento della qualità complessiva delle produzioni finali». E tali azioni «sono state condotte in diverse condizioni ambientali, in vivaio ed in vigneti a uva da vino e da tavola, sia in gestioni biologiche che integrate».
Come anticipato all’inizio, i protocolli di gestione Green Grapes nei vigneti pilota hanno dimostrato che una riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci lungo tutta la filiera produttiva è possibile e con risultati produttivi equivalenti rispetto a quelli della normale gestione aziendale integrata o bio. 
Ma non è tutto. Le soluzioni proposte hanno dimostrato di avere un impatto positivo su aspetti ambientali sempre più rilevanti quali l’aumento della biodiversità e la riduzione del consumo di acqua e delle emissioni di gas serra.
Quali esattamente le ricadute, oltre alla riduzione delle «quantità di residui chimici analizzati nelle produzioni finali di uva da tavola e da vino, così come la minore esposizione ai fitofarmaci dei lavoratori di tutta la filiera»?
Per i produttori, spiega il CREA, «la gestione del vigneto con i protocolli Green Grapes ha consentito di mantenere alti i livelli qualitativi delle produzioni, senza decrementi del loro valore commerciale. Infatti, relativamente a tutti i parametri analizzati (produttività delle piante, caratteristiche organolettiche e merceologiche, conservabilità dell’uva da tavola) non si sono registrate sostanziali differenze tra le produzioni ottenute con le comuni gestioni aziendali e quelle conseguite con i metodi Green Grapes».
Per l’ambiente si è verificato che nei vigneti pilota, dopo 3 anni, è diminuita la presenza di rame nei suoli ed è aumentata la biodiversità microbica e degli organismi viventi nel terreno, con un miglioramento complessivo della fertilità biologica.
Le prospettive che si aprono dopo questo studio, conclude il comunicato del CREA, sono le seguenti: i protocolli di difesa LIFE Green Grapes, che rispettano tutte le normative ambientali generali e di settore, «offrono soluzioni in linea con la Strategia Europea per l’agricoltura biologica e con quella per la Biodiversità, oltre che con la Strategia “Farm to Fork”, che prevede la riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci entro il 2030». Inoltre, la diffusione di questi metodi, attraverso una specifica formazione del personale preposto alla gestione della difesa dei vigneti, «consentirà progressivamente l’abbandono di sistemi basati sull’esclusivo impiego di fungicidi, come il rame in viticoltura biologica, ottenendo una migliore qualità dell’uva destinata alla vinificazione ed al consumo fresco».
Per maggiori info: www.lifegreengrapes.eu.


Redazione

Regno Unito: caos nell'import di vini

La Wine and Spirit Trade Association ha chiesto nella seconda metà di novembre al Governo britannico misure urgenti per sbloccare i rallentamenti delle importazioni di vino nel Regno Unito (tempi aumentati anche di 5 volte) per mancanza di conducenti di mezzi pesanti. Ed Baker, amministratore delegato di Kingsland Drinks, che in questo periodo dell'anno commercia 2,5/3 milioni di litri di vino a settimana: «se i prodotti arrivano in ritardo, alcune bevande festive potrebbero non arrivare sugli scaffali dei supermercati per Natale». 


«Intraprendere un'azione urgente riguardo alla carenza di conducenti di mezzi pesanti e alle interruzioni del trasporto merci per evitare che alcune delle nostre bevande preferite scompaiano dagli scaffali dei supermercati del Regno Unito».
E’ quanto richiesto al Governo britannico nella seconda metà di novembre dai membri, preoccupatissimi per il caos importazioni, della Wine and Spirit Trade Association (WSTA), che rappresenta oltre 300 aziende che producono, importano, esportano, trasportano e vendono vini e liquori nel Regno Unito: dai principali rivenditori, proprietari di marchi e grossisti agli specialisti di vini e liquori pregiati, fino alle aziende di logistica e imbottigliamento.
Ben 49 aziende della filiera del vino e delle bevande alcoliche del Regno Unito, ha fatto sapere il 24 novembre la WSTA, hanno sottoscritto e inviato una lettera al segretario ai Trasporti, dopo che l'aumento dei costi e il caos della catena di approvvigionamento avevano bloccato le consegne di vino e alcolici. La WSTA ha ricevuto numerosi segnalazioni dai suoi membri che segnalano importazioni di prodotti in tempi quintuplicati rispetto a un anno fa. Aziende che in precedenza evadevano gli ordini in 2 o 3 giorni ora stanno sperimentando tempi complessivi delle spedizioni anche di 15 giorni. E i costi sono aumentati di circa il 7% presso gli spedizionieri per la voce fidelizzazione dei conducenti. Ciò è particolarmente preoccupante per le Pmi che non sono in grado di competere con le grandi imprese per attirare i camionisti.
Le aziende hanno scoperto che autisti e veicoli sono sempre più imprevedibili nei loro orari di arrivo, il che significa che le merci non sono pronte o vengono lasciate in attesa del ritiro. Ed essendo un settore particolarmente competitivo, l'impossibilità di evadere gli ordini in modo tempestivo può comportare la perdita di affari, poiché i prodotti possono essere facilmente sostituiti da prodotti comparabili provenienti da altre parti del mondo.
La WSTA ha chiesto pertanto al Governo di agire con urgenza per salvare le imprese britanniche dal precipitare ulteriormente nel caos delle consegne. Nella lettera che l'associazione di categoria ha inviato al segretario ai trasporti Grant Shapps sono richieste le seguenti misure:
- Estendere il regime di visto temporaneo per i conducenti di mezzi pesanti oltre il 28 febbraio 2022 per un minimo di un anno, per alleviare l'onere per il comparto e per consentire un aumento sufficiente dei camionisti nazionali.
- Facilitare un migliore instradamento delle merci dai porti (ad es. trasporti ferroviari, fluviali, costieri) e reti di camionisti più piccole con sede nel Regno Unito per i viaggi a corto raggio, mettendo sul piatto investimenti governativi e lavorando in collaborazione con le aziende del comparto.
- Fornire aggiornamenti regolari sulla banca dati degli esami e delle patenti di guida per mezzi pesanti.
«Stiamo già assistendo a notevoli ritardi sui tempi di consegna di vino e liquori – ha dichiarato Miles Beale, amministratore delegato della WSTA - il che sta aumentando i costi e limitando la gamma di prodotti disponibili per i consumatori del Regno Unito. Il governo deve fare tutto il possibile per garantire che gli affari britannici non operino con una mano legata dietro la schiena durante le festività natalizie e oltre».
«Kingsland riempie circa 185 milioni di bottiglie di vino ogni anno, il che equivale a circa una bottiglia su otto di vino bevuto nel Regno Unito all'anno – ha detto Ed Baker, amministratore delegato di Kingsland Drinks -. In questo periodo dell'anno la nostra attività commercia 2,5/3 milioni di litri di vino a settimana, la maggior parte dei quali arriva in container sfusi nei porti del Regno Unito e viaggia su rotaia fino a un hub ferroviario vicino al nostro sito di Manchester o al porto di Liverpool. Gli autisti dei mezzi pesanti trasportano quindi i contenitori di vino liquido al nostro stabilimento e vengono utilizzati per portare i prodotti finiti ai nostri clienti, compresi i principali supermercati. Noi, insieme ad altri nell'industria del vino e degli alcolici, stiamo sperimentando rallentamenti lungo la strada. Ad esempio, l'arretrato delle consegne in ritardo ha fatto sì che gli spazi per container negli hub ferroviari fossero molto richiesti. Normalmente ci aspetteremmo di avere da 80 a 100 posti cisterna, ma al momento possiamo arrivare a 10 o 20. Questo limita la quantità di liquido che arriva al nostro impianto e si aggiunge alla carenza di autisti di mezzi pesanti che effettuano le consegne. I supplementi per i conducenti aumenteranno i costi e se i prodotti arrivano in ritardo, alcune bevande festive potrebbero non arrivare sugli scaffali dei supermercati per Natale».
 

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