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A Fieragricola agricoltura digitale

Dal 2 marzo al 5 marzo nella 115^ edizione di Fieragricola in primo piano il Salone dell’agricoltura digitale, che è un comparto cresciuto del 20% da 2019 a 2020. Opportunità anche dagli incentivi della Pac e del Pnrr, con 500 milioni dedicati all’innovazione e meccanizzazione dell’agricoltura e agroindustria. Una selezione degli incontri.

 
Un’agricoltura sempre più “smart”. Con droni, satelliti, sensori per la rilevazione dell’umidità, per calcolare il fabbisogno di fertilizzante organico nel terreno, e strumenti di IoT, mappe a infrarossi per conoscere le rese in campo, ma anche la blockchain per “raccontare” con precisione tutti i passaggi della filiera. 
Da domani mercoledì 2 marzo a sabato 5 marzo, presso Veronafiere, la 115^ edizione della rassegna internazionale sull’agricoltura Fieragricola scommette sul digital farming e l’agricoltura 4.0 quali strumenti per migliorare la vitalità delle imprese favorendo redditività e competitività, trasparenza delle filiere e una più completa certificazione dei processi di produzione e dei prodotti finali. 
Del resto il comparto dell’agricoltura digitale è in crescita: «oltre 540 milioni di euro nel 2020, con una crescita del 20% sul 2019, secondo l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano», fa sapere Fieragricola, e «consente al settore primario di operare secondo i canoni dell’agricoltura di precisione, riducendo gli sprechi, le emissioni, migliorando la produttività e favorendo l’utilizzo intelligente delle risorse, dalle sementi agli agrofarmaci, dai mezzi tecnici fino al carburante o alla manodopera stessa».
L’appuntamento su quest’area tematica è al padiglione 12, dove si terrà “Digital Farming - Salone dell’agricoltura digitale”, organizzato in collaborazione con Image Line. In esposizione soluzioni per l’irrigazione smart, rilevatori per l’agricoltura digitale, sensori e strumentazioni in grado di raccogliere ed elaborare big data utili per l’agricoltura in campo e la zootecnia, tanto nel convenzionale quanto nel biologico.
Numerosi gli incontri dedicati all’Agricoltura 4.0 e al digitale, «strumenti fondamentali per una transizione in cui le nuove tecnologie sono sostenute attraverso specifici incentivi della Politica agricola comune (Pac) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con 500 milioni dedicati all’innovazione e meccanizzazione dell’agricoltura e agroindustria, oltre ai capitoli sui progetti faro di economia circolare (600 milioni di euro) e al piano logistico agrifood (800 milioni)».
 
Convegni e incontri: una selezione
- “5G e agricoltura: come rivoluzionerà Precision Farming e Automatizzazione”, organizzato da X-Farm (mercoledì 2 marzo, ore 11, Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “Sostenibilità economica e ambientale nei processi di filiera. L’innovazione e la tecnologia a servizio di una nuova agricoltura”, a cura di IoAgri (mercoledì 2, ore 12:30, Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “Sistemi di monitoraggio e controllo IoT per l’agricoltura digitale”, a cura di Netsens (giovedì 3 marzo, ore 9:30, Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “Innovare senza dimenticare la tradizione: il digitale a servizio di agricoltura e sostenibilità” di Agricolus (giovedì 3 marzo, ore 11); 
- “La nuova soluzione di smart agriculture dedicata al settore vitivinicolo nata dalla partnership tra Abaco e Perleuve” (giovedì 3 marzo alle ore 12:30); 
- “La gestione dei registri di campo con Quaderno di Campagna, tra aggiornamenti normativi e transizione digitale”, a cura di Image Line (giovedì 3 marzo alle 14:30 - Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “SolAqua: irrigazione solare accessibile, affidabile, conveniente per l’Europa e oltre”, a cura di SolAqua (ore 15:30); 
- “Let’s fly agriculture: nuove frontiere di innovazione in agricoltura con l’uso di droni robot agricoli”, a cura di Xagrifly (ore 16); 
- “Tecnica di lotta biologica con l’uso di droni”, a cura di Scaligera Drone Solutions (venerdì 4 marzo, ore 9:30, Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “Soluzioni intelligenti per un’agricoltura digitale consapevole e diffusa” (venerdì 4 ore 11) a cura di CNR e Barilla Group; 
- “Exponential Farming = Tradizione + Tecnologia”, a cura di Ono Exponential Farming (ore 12:30, Area Forum Digital Farming, padiglione 12); 
- “Smart data in vigneto: progetti e soluzioni a supporto della filiera vitivinicola”, a cura di Image Line (ore 14:30, Sala Puccini).
 

Redazione

materie prime agricole + Confagricoltura
Mentre continua la corsa al rialzo dei futures delle principali materie prime agricole per effetto della guerra in Ucraina, all’apertura del Salone Internazionale dell’Agricoltura di Parigi il presidente francese Macron ha annunciato un piano di resilienza per l’agricoltura mondiale per arginare l’impatto della crisi in atto. 
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti dice sì al piano e propone di puntarlo «in due direzioni: sostenere i redditi degli agricoltori tagliati dalla crescita dei costi di produzione e salvaguardare il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo». Anche perché, sottolinea Giansanti, «la riduzione della produzione avrebbe effetti particolarmente negativi sull’inflazione».
Stando agli ultimi dati della Commissione Europea, spiega Confagricoltura, la produzione negli Stati membri della UE di cereali si è attestata a 291 milioni di tonnellate nella campagna di commercializzazione 2021-2022, con un aumento del 4% sulla media quinquennale. Grazie a questi livelli di produzione, le esportazioni di grano verso i Paesi terzi hanno superato in valore i 7 miliardi di euro nel 2020.
Se questo era il contesto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte Russia, lo scenario è rapidamente mutato nelle ultime ore, come testimoniato oggi dall’andamento dei futures delle materie prime agricole: il grano ha registrato un aumento di quasi il 10%, informa Confagricoltura, mentre gli incrementi di mais e soia sono stati, rispettivamente, del 5% e 4%. «Sull’andamento delle quotazioni – spiega il presidente di Confagricoltura, Giansanti - incide prima di tutto il blocco dell’attività nei porti dell’Ucraina. I mercati riflettono l’assoluta incertezza sui tempi e sulle modalità per la ripresa delle esportazioni di prodotti agricoli». «Sale, inoltre, la tensione nei Paesi che sono i principali destinatari dei cereali prodotti in Ucraina e nella Federazione Russa – continua Giansanti -. E’ il caso dell’Egitto e della Tunisia, dove le scorte disponibili sono in grado di coprire il fabbisogno interno fino a giugno». E non va trascurato che «sono state riviste al ribasso le previsioni relative ai raccolti di cereali in Argentina e Brasile a causa di una stagione particolarmente secca».
 

Redazione

ottimizzare l'uso dell'acqua in agricoltura
«Diamo incentivi per interventi indispensabili nell'ottica di una razionalizzazione della risorsa acqua e consegniamo questo compito ai nostri giovani ai quali indichiamo tra le strade percorribili quella del Programma di sviluppo rurale e le opportunità che offre».
Così Stefania Saccardi, assessora toscana all’agroalimentare, presenta un nuovo bando che prevede contributi per realizzare interventi di ottimizzazione dell’uso dell’acqua nelle aziende agricole. Questo bando, promosso nell'ambito di Giovanisì (il progetto della Regione Toscana per l'autonomia dei giovani) mette a disposizione 3 milioni di euro e si rivolge agli imprenditori agricoli professionali (IAP) che potranno chiedere contributi per realizzare interventi che riguardano il sistema di accumulo, il sistema di distribuzione/adduzione di acque da destinare ad uso irriguo aziendali, installazione di sistemi di misurazione, controllo telecontrollo e automazione, acquisizione di programmi informatici per la gestione degli impianti e impianti di irrigazione.
I contributi saranno pari al 40% degli investimenti, incluse le spese generali. Sono previste anche maggiorazioni del 10% per interventi in zona montana e del 10% per i giovani agricoltori con un'età non superiore a 40 anni al momento della presentazione della domanda e già in possesso da 5 anni di partita Iva come azienda agricola oltre che qualifica IAP a titolo definitivo. 
L’importo massimo del contributo pubblico concesso per singola domanda di aiuto varia in funzione del numero di occupati e dei tirocini attivati: da un minimo di 150.000 euro a un massimo di 350.000 euro. Non sono ammesse domande di aiuto con un contributo minimo richiesto/concesso inferiore a 10.000 euro. 
E’ possibile ricevere un anticipo fino al 50% del contributo ammesso a finanziamento a seguito della presentazione di richiesta da parte del beneficiario. L’anticipo è erogato solo successivamente all’inizio delle attività oggetto di contributo e a seguito di presentazione di garanzia fideiussoria rilasciata a favore di Artea.
Si potranno presentare le domande a partire dall’11 marzo 2022 ed entro le ore 13 di lunedì 31 maggio 2022, esclusivamente mediante procedura informatizzata impiegando la modulistica disponibile sulla piattaforma gestionale dell’anagrafe regionale delle aziende agricole gestita da ARTEA, raggiungibile dal sito www.artea.toscana.it.
 

Redazione

Mefit mercato dei fiori di Pescia

Forte preoccupazione di Cia Toscana Centro per le 650 aziende e i 4 mila addetti coinvolti nelle attività del Mercato dei fiori di Pescia in vista della data di possibile chiusura del 22 giugno. Il presidente Orlandini: «agire senza tentennamenti, evitare polemiche e salvare Mefit con messa a norma struttura».

 
«Il Mercato dei Fiori di Pescia deve vivere e garantire un futuro alle 650 aziende che hanno nel Mefit il proprio punto di riferimento e ai circa 4 mila addetti diretti ed indiretti». 
Inizia così il comunicato stampa odierno di Cia Toscana Centro sulla questione del rischio chiusura della struttura mercatale di Pescia dedicata al commercio all’ingrosso di fiori recisi e piante. Questione che, sottolinea il comunicato, sta a cuore a Cia, che «ha messo il futuro del Mercato dei Fiori al centro del documento politico discusso dall’assemblea» dei giorni scorsi. 
«Chiediamo a tutte le istituzioni che si ottenga lo slittamento, la sospensione o altre soluzioni percorribili, per evitare la prossima chiusura al 22 giugno del Mercato dei Fiori di Pescia – sottolinea il presidente Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini –, mantenendo tutti gli accorgimenti sulla sicurezza che erano stati già stati impartiti ormai da oltre 3 anni ed ai quali, anche con risorse degli operatori stessi, si era in parte già ottemperato».
In Cia Toscana Centro, si legge nella nota, «c’è forte preoccupazione per la situazione del Mercato dei Fiori di Pescia che è sotto la spada di Damocle di una possibile chiusura della struttura, a seguito di prescrizioni che i Vigili del Fuoco di Pistoia hanno impartito ormai da quasi un anno al Comune di Pescia (proprietario della struttura) ed al Mefit (azienda speciale del Comune di Pescia incaricata della gestione)». 
«Senza voler entrare in polemiche stucchevoli e ormai inutili sulle responsabilità di questa situazione che si è venuta a creare – dichiara ancora Orlandini –, esprimiamo la più forte preoccupazione sugli scenari che potrebbero aprirsi se davvero il Mercato dei Fiori chiudesse le attività che lì vengono svolte, innanzitutto quelle di commercializzazione di fiori e piante».
Cia Toscana Centro fa sapere di essersi attivata da alcuni mesi «con tutte le istituzioni ed i loro rappresentanti locali e regionali, con l’obiettivo - non tanto di trovare soluzioni (che spettano ai tecnici ed alla politica) - di evidenziare con forza a tutti gli interlocutori quella che è l’importanza strategica, economica ed anche sociale che il Mercato dei Fiori di Pescia ha sul territorio della Valdinievole e lucchese, oltreché toscano, nazionale ed estero».
«Bisogna agire in fretta e senza tentennamenti - conclude il presidente Cia Toscana Centro - al fine di far quadrare il cerchio magari con un nuovo accordo di programma dove, con le adeguate risorse credibili ed ottenibili per l'esecuzione degli interventi necessari, venga garantita sin da subito la possibilità di mantenere la completa funzionalità del mercato dei fiori dando sicurezza a tutto un comparto».
 

Redazione

Ieri 24 febbraio Confagricoltura ha lanciato l’allarme sullo «scenario di profonda instabilità e ulteriore aumento dei prezzi di gas e petrolio»: il gas naturale è a +379% sul 3° Trim 2020. Oggi Coldiretti ha messo in primo piano l’esplosione del «caro-concimi (+170%)» nel contesto di una disamina generale del balzo dei prezzi, mentre AseS – Cia ha ricordato gli effetti negativi sull’agricoltura sociale per via dell’aumento dei costi energetici e delle difficoltà di accesso al credito, oltre all’impatto sull’export.


Grande apprensione tra gli agricoltori italiani anche per l’impatto economico sul settore primario italiano della guerra in Ucraina. Le cui conseguenze si stanno facendo sentire pesantemente già da prima dell’inizio della guerra e sono aumentate dopo l’attacco dell’esercito russo accompagnato dalle minacce di Putin a tutto l’Occidente per scoraggiare sul nascere le interferenze, con prospettive di ulteriori peggioramenti a seguito del crescendo di sanzioni e ritorsioni.
La prima a reagire è stata ieri Confagricoltura. «Si è aperta una fase nuova piena di rischi che impone a tutti i rappresentanti dei settori produttivi e dei lavoratori di assicurare il massimo contributo alla coesione sociale – ha dichiarato il presidente nazionale Massimiliano Giansanti -. Dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione di profonda instabilità. La risposta di Mosca alle sanzioni della UE può spingere ancora verso l’alto i prezzi del gas e del petrolio, come già stiamo registrando in queste ore. L’aumento del costo dell’energia, inoltre, impatta su tutti i mezzi di produzione e sui trasporti». «Non è da escludere – ha proseguito Giansanti - un’ulteriore stretta, da parte di Mosca, delle importazioni di prodotti agroalimentari dagli Stati membri dell’Unione, attestate a circa 7 miliardi di euro nel 2020». Come specificato dal presidente di Confagricoltura, «rischiamo di non avere a disposizione le quantità necessarie di fertilizzanti per i prossimi raccolti. E il blocco dell’attività nel porto di Odessa potrebbe far collassare il mercato internazionale dei cereali». E l’Ucraina «è il terzo esportatore di cereali a livello globale. La Federazione Russa è al primo posto, anche se ha attuato già dallo scorso anno una limitazione delle esportazioni per contenere l’aumento dei prezzi all’interno».
«Le imprese agricole continueranno a fare il massimo sforzo per garantire la continuità dei cicli produttivi e il regolare svolgimento delle consegne - assicura il presidente di Confagricoltura - Alle istituzioni della UE e al nostro governo chiediamo però il varo di misure straordinarie di supporto adeguate alla gravità della situazione in atto. Nessuna impresa può reggere l’aumento dei costi già acquisito e l’ulteriore corsa verso l’alto che potrebbe scattare nelle prossime settimane, se non ripartiranno rapidamente le trattative diplomatiche per la soluzione della crisi». Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione europea in occasione della riunione del Consiglio Agricoltura del 21 febbraio, i prezzi del gas naturale hanno fatto registrare un aumento del 379% sul livello in essere nell’ultimo trimestre del 2020. Mentre dal lato dei fertilizzanti il prezzo dell’urea è salito nello stesso periodo del 245%.
Coldiretti con una nota diffusa oggi, a seguito di una mobilitazione in solidarietà del popolo ucraino, si è soffermata in primo luogo sul caro concimi, «con aumenti fino al 170% che pesano sulla filiera agroalimentare Made in Italy mettendo a rischio le forniture alimentari e aggravando la dipendenza del Paese dall’estero». I rincari dei fertilizzanti, spiega Coldiretti, sono «legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. Una decisione assunta per mettere in difficoltà la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere». Dal momento che «la conseguenza è una riduzione generale della disponibilità sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 euro/tonnellata a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana. Il nitrato di ammonio viene, infatti, a mancare proprio nella fase decisiva per la crescita delle spighe, diminuendo inevitabilmente la produttività con il taglio dei raccolti». «Una scelta – continua Coldiretti - che danneggia gravemente le aziende agricole, già in difficoltà a causa dei rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas scatenata dal conflitto. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata».
«Il risultato – aggiunge Coldiretti - è che il 30% delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato a importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. Senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 27%, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga».
«Nell’immediato – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - occorre anche garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi sostenuti in forte aumento per effetto dei rincari di petrolio e gas che hanno un effetto a valanga su tutti i fattori produttivi». Coldiretti chiede interventi immediati a partire dallo «sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea e fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali».
Anche l’ASeS, l’Ong “Agricoltori Solidarietà e Sviluppo” di Cia – Agricoltori Italiani, esprime oggi forte preoccupazione per il precipitare della situazione in Ucraina. «La guerra va nella direzione opposta ai nostri valori e allo spirito che muove l’agricoltura sociale - afferma la presidente Cinzia Pagni -  e da parte di ASeS vi è una ferma condanna. Alla solidarietà doverosa nei confronti del popolo ucraino, che sarà duramente colpito da un confitto che non ha voluto e che dovrà subire pagando un prezzo altissimo, si affianca la forte preoccupazione per le gravi ripercussioni che quanto sta accadendo può avere sulla nostra agricoltura e, di conseguenza, sulle nostre attività ad essa strettamente legate».
In primo luogo, ricorda la presidente di ASeS-Cia, c’è «l’impatto tremendo sui costi energetici che già sta mettendo da mesi in grandissima difficoltà le produzioni agricole. Poi ci sono gli effetti sull’export: già sono stati cancellati molti contratti e tante aziende agricole saranno a rischio chiusura. Infine, aumenteranno notevolmente le difficoltà per l’accesso al credito». Questa situazione «può mettere in grave pericolo il settore primario già sofferente e, dal momento che l’agricoltura sociale si fa con gli agricoltori, anche le nostre attività rischiano di subire un forte contraccolpo -osserva Pagni-. Siamo certi che chi ci ha supportato e affiancato in questi anni continuerà a farlo, ma è indubbio che le difficoltà e gli ostacoli saranno maggiori». «La solidarietà e lo spirito di inclusione, per garantire dignità e sostegno ai più vulnerabili, certamente non svanirà -conclude la presidente di ASeS-. Ma sin da ora siamo certi che la strada sarà in salita».

Redazione