Lettere

Il sindaco di Pescia insieme al presidente della provincia di Lucca è promotore di questa richiesta all'assessore Regionale Ceccarelli indirizzata anche in copia ai dirigenti di Rete Ferroviaria e Trenitalia, Scarpellini e Murgia. Si legge nella lettera, che è necessaria la costituzione di un tavolo di coordinamento per i seguenti motivi: scongiurare i disagi occorsi anche ultimamente agli utenti, gli imminenti lavori che dovranno partire per il raddoppio della tratta in questione, l'importanza del plesso scolastico pesciatino, primo per numero di studenti nella provincia di Pistoia del turismo di tutta l'area legata a Collodi e Pinocchio con il nuovo progetto del super parco.

Ecco il testo integrale della lettera

E' una lettera aperta quella che riceviamo in redazione da parte del Presidente di Italia Nostra Firenze che interviene sulla controversa questione dell'impianto idroelettrico sul fiume Pescia, sottoposto a molteplici critiche da parte di cittadini e associazioni locali. Il Presidente della Sezione fiorentina di Italia Nostra, prof. Leonardo Rombai, profondo conoscitore della Valdinievole, avendole dedicato molti studi storico-geografici, ha scritto al Presidente della Provincia di Pistoia e al Sindaco di Pescia perché si ponga attenzione agli elementi del procedimento e alle questioni del progetto che presentano evidenti criticità.

1. l'esclusione del progetto dal processo di valutazione ambientale appare immotivato, tanto più che la stessa Autorità di Bacino del Fiume Arno ammette che si possa determinare "il deterioramento dello stato ambientale" del tratto di fiume interessato dal progetto. Con linguaggio esplicito, si evince da questa scelta che gli impatti sono possibili, ma che, avendo deciso di non valutarli, si procede alla costruzione della centrale, riservandosi di prendere misure correttive quando dovessero verificarsi (a dispetto di ogni misura precauzionale, che dovrebbe guidare le scelte in materia di impatto ambientale secondo la normativa europea!);
2. il soggetto proponente l'impianto dovrebbe dotarsi di autorizzazione paesaggistica che verifichi la compatibilità dell'opera con il contesto paesaggistico e con le prescrizioni del PIT-PPR;
3. la centrale di produzione viene realizzata in zona agricola EPF e, in base al comma 7 dell'art. 12 d. lgs 387/2003, nell'ubicazione si dovrebbe "tenere conto delle disposizioni, in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale". Spiace dire che di ciò non vi è però traccia nei documenti della Conferenza dei Servizi;
4. il progetto prevede la distruzione di un antico gorile catastalmente definito come "Ente Pubblico indivisibile", costruito a servizio del sistema degli ortali dell'area periurbana di Pescia e utilizzato in passato anche per il movimento dei meccanismi tecnici di una vecchia filanda. Questo bene storico, pur alterato nel suo primo tratto e interrato per alcune porzioni, documenta la vocazione insieme agricola e manifatturiera del territorio periurbano pesciatino e si presenta intatto nella sua parte terminale, con elementi architettonici di sicuro interesse. Questa Associazione deve rilevare che, prima di ogni sua trasformazione, trattandosi di un bene che ha oltre 70 anni di vita, si dovrebbe procedere, per il disposto del Codice dei Beni Culturali, alla verifica del suo profilo di interesse storico-artistico.

Firenze, 18.2.2016  
Il Presidente
Prof. Leonardo Rombai

In qualità di amministratore unico uscente dell’azienda speciale Mercato dei fiori della Toscanacittà di Pescia, desidero ringraziare tutti coloro che in questi giorni hanno manifestato pubblicamente  – sulla carta stampata, sui giornali web e sui social media -  attestati di stima per il mio operato alla guida del Mefit.
Ringrazio altresì il direttore dell’azienda speciale Fabrizio Salvadorini, tutti i dipendenti e i consulenti per il supporto fattivo e professionale che mi hanno sempre dato nello svolgimento del mio compito, che ha comportato non poche assunzioni di responsabilità.
Auguro al mio successore, Dott. Antonio Grassotti, e al Sindaco di Pescia Oreste Giurlani un buon lavoro, nella convinzione che il curriculum di Grassotti sia adatto a questa mansione e tale da garantire la continuità di quanto di positivo realizzato sino ad oggi per il servizio di mercato all’ingrosso di fiori e piante di Pescia.
Questo passaggio di testimone alla guida del Mefit non significa il mio ritiro dalla vita pubblica del nostro territorio. Attualmente, oltre ad essere impegnato come membro permanente del tavolo di Equitalia presso il Ministero delle Sviluppo Economico a Roma, sono presidente dei Lyons di Montecatini Terme, con i quali sto organizzando il prossimo congresso regionale toscano del club, che si svolgerà a maggio a Montecatini, e sto seguendo il “Progetto Martina: parliamo con i giovani dei tumori”, una campagna di sensibilizzazione sul tema nelle quinte classi degli istituti superiori di Montecatini. Viste anche le cortesi parole al riguardo del Sindaco Giurlani, resto a disposizione della comunità di Pescia e delle sue istituzioni.
 
Franco Baldaccini, amministratore unico uscente del Mefit

Lettera aperta congiunta di Cia e Confagricoltura Pistoia in vista della seduta della CdC dell’11 settembre. «Rispettiamo la prassi e nominiamo come componente della Camera di Commercio nel distretto vivaistico l’attuale, nostro rappresentante del seggio speciale “Vivaismo”!» 

Venerdì prossimo la Camera di Commercio di Pistoia sarà chiamata a nominare il proprio rappresentante nel Comitato del Distretto rurale vivaistico-ornamentale pistoiese, un incarico sicuramente significativo, alla luce del ruolo che il distretto riveste nell’economia del territorio provinciale.
Come è noto, la nostra alleanza CiaConfagricoltura ha ottenuto nelle ultime elezioni camerali il seggio speciale “Vivaismo” nel Consiglio della Camera di Commercio, posizione ricoperta da uno dei firmatari della presente lettera aperta, il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini. A causa degli attuali meccanismi elettorali degli organi della Camera di Commercio, non è stato però possibile per il rappresentante del vivaismo nel Consiglio camerale entrare anche nella Giunta camerale, nel senso che non era eleggibile. E, sia detto per inciso, anche questa è una questione che prima o poi potrebbe essere affrontata.
Negli ultimi mandati, con Edoardo Chiti di Confagricoltura, l’altro firmatario di questa lettera, si è affermata la prassi che ad essere nominato rappresentante della Camera di Commercio nel Comitato di distretto fosse proprio il detentore del seggio speciale, come del resto è nella logica delle cose.
Ci sembra opportuno, nell’avvicinarsi del momento della nomina, invitare i componenti della Camera di Commercio a rispettare tale prassi, rendendo edotta l’opinione pubblica su questo significativo passaggio all’interno della vita di due importanti soggetti della vita pubblica pistoiese.
 
Il presidente di Cia Pistoia, Sandro Orlandini
Il presidente di Confagricoltura Pistoia, Edoardo Chiti

maurizio del ministro

Spettabile Presidente Regione Toscana,

Il problema dei Cinghiali mi sembra sempre più drammatico e di attualità, tre anni fa alcune associazioni ambientaliste hanno presentato alla Regione, alla Provincia etc un piano, realizzabile ed efficace, per il contenimento di questi ungulati.
Come spesso ci succede siamo rimasti inascoltati anche perchè, in realtà,una parte del mondo venatorio vuole che ci siano tanti Cinghiali per fare più "bottino" durante le loro pericolosissime battute di caccia, che oltretutto, come è ampiamente dimostrato,non servono certamente a ridurre davvero il numero dei Cinghiali.

Saluti,

Maurizio Del Ministro
Pres Circolo Leg Valdinievole

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Legambiente Circolo Valdinievole - Valleriana Viva - WWF Pistoia - Legambiente Circolo Pistoia
Per una efficace gestione della fauna ungulata

Assessore Regionale all’Ambiente e alla Caccia, Assessore all’Ambiente e alla Caccia Provincia di Pistoia, Sindaci dei Comuni della Provincia di Pistoia, Organizzazioni agricole: CIA, Col diretti, Confagricoltura, Organizzazioni dei cacciatori, Organizzazioni dei cittadini

In seguito al dibattito sul tema della gestione della fauna ungulata tenutosi il 21 agosto 2012 a Stiappa (Valleriana, Comune di Pescia), è stato costituito un tavolo di confronto al quale hanno partecipato organizzazioni ambientaliste, un’associazione territoriale della Valleriana e rappresen-tanti delle diverse organizzazioni del mondo agricolo. L’obiettivo del tavolo è stato quello di trovare un terreno comune per una corretta gestione della fauna ungulata, a partire dal quale aprire poi la riflessione agli altri portatori di interesse e funzioni, le Istituzioni, le organizzazioni della caccia e le altre organizzazioni dei cittadini.
Il percorso di confronto ha messo in evidenza che esistono diversi e significativi elementi di condivisione, ma non ha ancora portato alla stesura di un documento di principi e di intenti integralmente accettato.
L’incontro pubblico tenuto a Pescia il 26 gennaio 2013, durante il quale il dott. Andrea Gennai del Parco delle Foreste Casentinesi ha illustrato il programma di azioni che in quel contesto è stato realizzato per una efficace e corretta gestione degli ungulati e per la reale minimizzazione dei danni alle attività agricole e alla sicurezza pubblica, ha ulteriormente rafforzato la convinzione della bontà dei principi e delle proposte emerse durante il percorso di confronto sopra descritto.
Pur constatando che in questa fase non è stato possibile raggiungere con le associazioni agricole una condivisione integrale dei principi e delle proposte di azione, Legambiente Valdinievole, Legambiente Pistoia, WWF Pistoia e Valleriana Viva hanno ritenuto necessario, proprio sulla base dei risultati confortanti per la riflessione fin qui fatta, scaturiti dall’incontro con l’esperienza del Parco delle Foreste Casentinesi,  procedere comunque alla definizione di un documento sul tema, proponendolo agli altri soggetti, le Istituzioni (Comuni, Provincia, Regione), le organizzazioni agricole, le associazioni della caccia e le diverse associazioni dei cittadini.
Le organizzazioni sottoscrittrici del documento allegato a questa nota sono state animate, nella stesura del testo, dalla consapevolezza dell’importanza di tenere, su questioni così complesse e dense di differenti e legittimi punti di vista, un atteggiamento di apertura alle diverse ragioni e dall’assunzione di una prospettiva che ricerca sinergie, anziché contrapposizioni rispondenti a puri interessi di parte.
Ci si attende perciò che tutti gli altri soggetti portatori di interessi e funzioni facciano un eguale sforzo per la definizione di un terreno comune, sulla base del quale avviare azioni concrete, certamente in tempi brevi per l’urgenza di un riorientamento delle politiche di gestione della fauna selvatica.

Pescia, 14 febbraio 2013.
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Legambiente Valdinievole - Legambiente Pistoia - Valleriana Viva - WWF Pistoia
Documento sulle politiche per una corretta gestione degli ungulati

Le organizzazioni sottoscrittrici di questo documento ritengono:
- che il problema dei danni che la fauna selvatica arreca alle produzioni agricole e alle sistemazioni idraulico-agrarie abbia oggi un impatto preoccupante sulle attività economiche delle aziende agricole, tale da richiedere anche l’adozione di misure straordinarie e specifiche per ricostituire un equilibrio di sostenibilità ecologica ed economica e un quadro di sicurezza;
- che le strategie di controllo finora attuate, sebbene siano state supportate da indicazioni tecniche di buon livello, non abbiano prodotto risultati soddisfacenti, probabilmente anche a causa di condizionamenti politici che hanno favorito l’attività venatoria e il prelievo selettivo come prevalenti modalità di gestione;
-che le politiche sulla caccia, sulla gestione del territorio, in particolare delle aree boscate, e sul contenimento della fauna ungulata adottate fino ad oggi si sono dimostrate inadeguate in generale e non sufficienti per affrontare oggi la situazione di emergenza che lamentano gli imprenditori agricoli ed i cittadini sia per i danni subiti che per la sicurezza collettiva;
-che le azioni riconducibili alla pratica degli indennizzi non possono essere interpretate come concorso alla soluzione del problema, poiché intervengono solo sugli effetti, quando sarebbe indispensabile agire sulle cause, ispirandosi al principio che è meglio prevenire che indennizzare;
-che è quindi assolutamente indispensabile orientare diversamente le politiche di gestione della fauna selvatica, adottando misure organiche, integrate e sistemiche, adattate ad ogni specie e ad ogni contesto territoriale, e tenendo ben distinte le attività di controllo della fauna dall’attività venatoria (come prevede anche la legislazione vigente).
-che la problematica dei danni all’agricoltura deve essere ricondotta ad una gestione tecnicamente corretta e socialmente partecipata della fauna selvatica, evitando di affidarsi esclusivamente all’attività venatoria;
-che il tema della gestione della fauna selvatica deve altresì essere ricondotto alla questione più generale della tutela degli ecosistemi, adottando strategie integrate per la conservazione della biodiversità, per il riequilibrio fra le specie e fra le specie e gli habitat (si pensi alla problematica del rapporto tra fauna e bosco) e  per restituire sicurezza alle attività umane, tenendo conto delle linee guida e dei rapporti degli organi scientifici (Ispra, Università, ecc.).
Tutto ciò premesso, le organizzazioni sottoscrittrici ritengono quindi che una corretta politica di controllo della fauna ungulata e di riduzione dei danni arrecati alle attività agricole debba fondarsi sui seguenti elementi: 
1) l’adozione di un piano di azione per una effettiva riduzione della fauna ungulata, valutandone l'eccessiva concentrazione in particolari zone. Il piano deve basarsi su un ventaglio integrato di strumenti: misure di prevenzione, cattura per trappolaggio, attività venatoria. I sistemi di cattura mediante trappolaggio (trappole mobili, chiusini e corral) devono essere privilegiati, in quanto si sono dimostrati, laddove realizzati con programmi efficaci (per esempio nel Parco delle Foreste Casentinesi Monte Falterona Campigna), particolarmente adeguati per ripristinare condizioni di equilibrio ecologico per minimizzare realmente i danni alle attività agricole e alla sicurezza pubblica;
2) i programmi di cattura mediante trappolaggio devono sperimentare strumenti innovativi di governance partecipativa, coinvolgendo le aziende agricole dei territori e le cooperative di lavoro agricolo-forestale e trasformando la fauna selvatica da problema a risorsa, attraverso la strutturazione di una filiera localizzata della carne derivante dagli abbattimenti, che conti su adeguati controlli sanitari e su un sistema di distribuzione e consumo, incentivato anche per mezzo dell’adozione di un marchio o di denominazioni locali delle carni;
3) il coinvolgimento delle aziende agricole, singole o associate, deve configurarsi come una prestazione di servizi alla Pubblica Amministrazione nella realizzazione di interventi finalizzati anche alla conservazione della biodiversità e prevedere perciò un relativo compenso economico;
4) alla cattura potrà seguire, nel caso di specie di pregio come il cervo, la cessione degli animali ad aree protette dell’Appennino centro-meridionale impegnate in progetti di reintroduzione;
5) incentivazione delle opere di prevenzione: recinzioni e chiudende per proteggere le colture e le aree boschive in fase di rinnovazione; dissuasori chimici e sonori; recupero di aree naturali di foraggiamento attraverso il ripristino di radure e praterie in aree collinari e montane, allo scopo di mantenere in zone più vocate e localizzate la fauna selvatica;
6) la previsione, per le imprese che abbiano subito danni da parte della fauna ungulata per almeno tre degli ultimi cinque anni, di un adeguato contributo pubblico per la realizzazione di opere di prevenzione, con la sola esclusione degli interventi di miglioramento che realizzi incrementi di produttività dei fondi medesimi;
7) risarcimento integrale dei danni provocati dagli animali selvatici, la valutazione  dei quali deve essere determinata alla presenza di un tecnico nominato dall'azienda agricola, il cui costo sia sostenuto con risorse economiche pubbliche;
8) una gestione di tipo partecipativo delle azioni, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori nella politica sistemica di controllo della fauna selvatica: le Istituzioni (Comuni, Provincia, Regione), il personale tecnico, gli agricoltori e gli allevatori, i cacciatori, gli ambientalisti, gli istituti scientifici di riferimento.

Pescia, 14 febbraio 2013.