Filiera olivo-olio
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- Scritto da Andrea Vitali
L’assessore all’agricoltura spiega che è stato attivato un tavolo di filiera per elaborare il piano e ricorda alcune iniziative avviate: i sottoprodotti dell’olio concepiti non più come rifiuti ma risorse, i Pif per il settore con 3,5 milioni disponibili nel 2012, la richiesta di inserire nel greening gli oliveti, la promozione degli oli d’oliva certificati.
L’olivicoltura toscana è fragile. Anche nella filiera di produzione dell’olio di oliva la globalizzazione ha rotto gli equilibri commerciali esasperando la competizione sul ribasso dei prezzi.
La densità per ettaro è inferiore a quella ottimale e le piante hanno un’età mediamente assai elevata, in molti casi addirittura secolare, con soltanto l’1,5-2,4% dei circa 100 mila ettari di superficie regionale a olivo costituiti da olivi impiantati nell’ultimo decennio (il 90% dei quali viene dai vivaisti olivicoli di Pescia, uno dei principali distretti a livello nazionale per la produzione di piante di olivo). Circa il 30% degli olivi toscani (in tutto oltre 15 milioni di piante) rientra nell’olivicoltura marginale (in collina con pendenza superiore al 25%), il 60% in quella tradizionale (pendenza tra il 10 e il 25%) e soltanto il restante 10% in quella intensiva. Risultato? Il dato medio toscano di produttività di olio per pianta risulta molto basso: appena 1,2 kg, come media degli ultimi dieci anni, nettamente al di sotto della media nazionale.
D’altra parte, sul fronte della qualità e della tipicità delle produzioni, le Dop e l’Igp hanno prodotto finora solo in parte gli effetti sperati e la cultura della qualità degli oli extravergini di oliva appare ancora in generale carente sia presso i consumatori che presso gli stessi operatori del settore. Però in Toscana l’olivicoltura rappresenta non solo un’importante attività economica, ma svolge anche funzioni altrettanto rilevanti per la collettività di tipo ambientale, paesaggistico e culturale.
Questo, in sintesi, il quadro della filiera dell’olio d’oliva nella nostra regione emerso ieri nella tavola rotonda sul tema “Dove va l’olivicoltura toscana?” in occasione di Medoliva, la fiera dell’extravergine di qualità del Mediterraneo in programma fino a domani ad Arezzo. Incontro durante il quale l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori ha spiegato le iniziative già avviate dalla Regione Toscana per risolvere la situazione ed ha annunciato di aver costituito uno specifico tavolo di filiera con la partecipazione di tutte le rappresentanze degli olivicoltori dal quale dovrà emergere nei prossimi mesi un Piano olivicolo regionale. Una piano, ha affermato Salvadori, «che dovrà dare un quadro certo» ai produttori e il cui «imperativo» sia «riportare reddito a chi fa olivicoltura». «La Toscana – ha aggiunto l’assessore – ha l’obbligo di candidarsi come “Food Valley” d’Europa e con questo piano noi intendiamo dare un contributo al Commissario europeo Dacian Ciolos e al ministro Catania nella redazione dei piani olivicoli europeo e nazionale».
Salvadori ha inoltre spiegato che «è illusorio pensare che l’agricoltura possa reggersi sulla Pac, la politica agricola comunitaria. La Pac – ha sottolineato – non può sostituirsi al reddito delle aziende e noi dobbiamo avere imprese agricole (e olivicole) che si reggono sulle loro gambe, altrimenti non avremo futuro. Occorre mettere ordine e fare sistema e gli olivicoltori toscani devono sapere in quale orizzonte devono muoversi». In tal senso vanno misure come i Pif (Programmi integrati di filiera), che nel 2011 hanno visto due importanti cooperative di olivicoltori ricevere 2 milioni e 480 mila euro di contributi in grado di attivare investimenti pari a 5 milioni e 700 mila euro e per i quali quest’anno è stata stanziata una riserva specifica di 3,5 milioni di euro per la filiera olivicola olearia.
Ma la Regione ovviamente non prenderà sotto gamba la nuova Pac. Anzi, a proposito del cosiddetto “greening”, cioè sulle «pratiche agricole benefiche per il clima e per l’ambiente che gli agricoltori dovranno applicare a partire dal 2014», chiederà di «far rientrare nelle aree di interesse ecologico anche gli oliveti terrazzati oppure di equiparare le colture legnose agrarie, come appunto l’olivo, alla misura del greening corrispondente al mantenimento del prato permanente in virtù dell’elevato contributo allo stoccaggio del carbonio fornito dagli oliveti». Secondo la nuova Pac, infatti, il greening sarà costituito da tre misure: 1) l’obbligo di diversificare i seminativi (almeno 3 tipologie diverse); 2) l’obbligo di mantenere il prato esistente nell’azienda e 3) l’obbligo di destinare una percentuale di almeno il 7 % dell’azienda ad aree di interesse ecologico (per ulteriori approfondimenti vedi il comunicato della Regione Toscana).
Da ricordare poi la lettera congiunta dell’assessore all’agricoltura e di quello all’ambiente Anna Rita Bramerini, inviata nell’estate 2011, che mira a far sì che i sottoprodotti della lavorazione dell’olio (sanse e nocciolino) non siano considerati rifiuti, ma sottoprodotti adatti agli usi più diversi: disoleazione, combustione, estrazione polifenoli, destinazione a biogas, utilizzo per terricciati ecc.
E infine la promozione. Salvadori ha detto che «così come è stato fatto per il vino, che ne aveva bisogno, dal prossimo anno metteremo a disposizione risorse per la promozione dell’olio». Del resto la Regione si è già mossa quest’anno con la prima edizione della “Selezione degli oli extra vergine d'oliva Dop e Igp della Toscana”, una selezione destinata agli oli a certificazione d’origine (IGP Toscano e DOP Chianti Classico, Terre di Siena, Lucca e Seggiano) a cui hanno partecipato 135 oli (vedi nostro articolo). Tra di essi ne sono stati scelti 59, rappresentanti di tutte le cinque denominazioni geografiche esistenti in Toscana, che sono stati inseriti in un catalogo che farà il giro del mondo.
L.S.
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La cooperativa Frantoio Sociale Sette Ponti di Castelfranco di Sopra in provincia di Arezzo è capofila di questo Progetto integrato di filiera relativo alla fase 2 (anno 2012) del bando regionale. Come ha reso noto Coldiretti Toscana il Pif sarà illustrato a chi è interessato il 18 maggio nella sede della cooperativa a Grania.
Un progetto per sviluppare, riqualificare e valorizzare la filiera dell’olio del Valdarno Aretino, superando le criticità del settore olivo-oleicolo e distribuendo più equamente il valore lungo la catena dalla coltivazione degli olivi sino alla commercializzazione dell’olio.
E’ il Pif (Progetto integrato di filiera) di cui si è fatta promotrice la cooperativa Frantoio Sociale Sette Ponti di Castelfranco di Sopra in provincia di Arezzo e che sarà presentato ai soggetti interessati, come eventuali partecipanti diretti o indiretti, venerdì 18 maggio alle 18 nella sede sociale della cooperativa capofila in località Grania.
Questo Pif rientra nel Bando multimisura relativo alla fase 2 (anno 2012) emanato dalla Regione Toscana con decreto dirigenziale n. 161 del 23 gennaio 2012 e mira a costruire un sistema di rapporti fra i diversi attori della filiera che permetta di rendere più efficiente il settore e più remunerativa la coltivazione degli olivi nella zona del Valdarno aretino in modo da allontanare il rischio di abbandono già nel breve periodo. Sono previsti finanziamenti a fondo perduto.
Data la natura degli accordi di filiera, che implicano una integrazione e corresponsabilità di ciascun partecipante nei confronti di tutti gli altri, sono previste penali per la mancata osservanza degli impegni assunti.
Le misure del Piano di sviluppo rurale di cui è prevista l’attivazione e a cui i partecipanti potranno aderire nell’ambito di questo Pif della cooperativa Frantoio Sociale Sette Ponti sono le seguenti:
• Misura 114 - Utilizzo di servizi di consulenza;
• Misura 121 – Ammodernamento delle aziende agricole;
• Misura 123a - Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli;
• Misura 124 – Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo e alimentare e in quello forestale;
• Misura 133 - Sostegno alle associazioni di produttori per le attività di promozione e informazione;
• Misura 311 - Diversificazione attività agricole, limitatamente all’azione a, tipologia d’intervento a.3.
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FIRENZE (FI) – L’antologia a cura di Ombretta Ciurnelli, Michelangelo Pascale e Antonio Carlo Ponti sarà introdotta il 19 aprile, alle 16, nella sede di Georgofili alle Logge Uffizi Corti dall’accademico Claudio Peri. Seguiranno alcune letture poetiche.
Un incontro «divertente e intrigante sia per i poeti che per gli scienziati e soprattutto per gli amanti dell’olivo e dell’olio di oliva, quelli che non si stancano di esplorarne la bellezza, il gusto i paradossi e i misteri». Un appuntamento adatto a chi è interessato «ad applicare all’olio di oliva un “pensiero laterale”».
Così il prof. Claudio Peri ha descritto nel suo invito per posta elettronica la presentazione del libro ‘OliveTolive – Antologia di poesie sull’olivo e sull’olio da Omero a oggi’ (Fabrizio Fabbri Editore), a cura dei tre poeti perugini Ombretta Ciurnelli, Michelangelo Pascale e Antonio Carlo Ponti, in programma giovedì 19 aprile alle 16 nella sede dell’Accademia dei Georgofili di Firenze.
Nell'intervento d'introduzione al libro Peri parlerà sul tema “Dall’olivo all’olio: un sorprendente itinerario scientifico fra paradossi e misteri”. Seguiranno le letture di alcune delle poesie incluse nell’antologia.
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A promuovere la nuova normativa, con un evento intitolato “Per il futuro dell’olio italiano”, sono stati il 21 marzo Coldiretti, Unaprol e Fondazione Symbola. Tra le misure previste contro gli imbrogli anche il «tappo anti-rabbocco» per i ristoranti. Una tariffa per incentivare la produzione di elettricità dagli oli inidonei al consumo. [foto di sailko da wikipedia]
Nel 2011, nonostante che la produzione italiana d’olio d’oliva abbia registrato un valore di 483 mila tonnellate pari a un calo del 6% sul 2010, le esportazioni sono aumentate arrivando a 363 mila e 500 tonnellate. Ma hanno continuato a crescere pure le importazioni, che hanno raggiunto il massimo storico di 584 mila tonnellate, e «l’Italia è il primo importatore mondiale di olio che per il 74 per cento viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia». Con il risultato che «oggi la maggioranza delle bottiglie di olio provengono da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori, ma si assiste anche ad una forte riduzione della qualità dell’olio in vendita oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni». «Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri […]. Non è un caso che secondo una analisi Coldiretti/Eurispes il 19,1 per cento dell’olio extracomunitario importato in Italia nel 2010 è stato destinato alla provincia di Lucca, mentre il 10,1 per cento alla provincia di Genova dove si trovano importanti stabilimenti».
E’ quanto è emerso ieri a Roma in occasione dell’evento “Per il futuro dell’olio italiano” organizzato da Coldiretti, Unaprol e Symbola, durante il quale è stata presentata una «proposta di legge salva olio made in Italy» che intende tutelare i consumatori e la reale concorrenza tra le imprese, preservando l’autenticità del prodotto e la veridicità della provenienza territoriale. Un modo per difendere dunque «un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro» e che annovera ben 43 oli a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea.
Cosa prevede dunque il testo di legge?
«Innanzitutto - sottolineano Coldiretti, Symbola e Unaprol - si punta a risolvere il problema della scarsa leggibilità delle etichette, che impedisce ai consumatori di conoscere la reale provenienza di quanto portano in tavola. Le lettere della scritta riportante l’origine dell’olio dovranno avere un’altezza minima di 1,5 centimetri ed essere ben visibili rispetto al colore del fondo. Nel caso di miscele di oli di oliva estratti in un altro Stato membro o Paese terzo, la dicitura va preceduta dal termine “miscela”, stampato anch’esso in maniera ben evidente rispetto alle altre indicazioni. Per assicurare le caratteristiche qualitative dell’olio è attribuito valore probatorio al panel test che potrà così smascherare gli oli difettosi in commercio».
Poi «non potranno essere registrati come marchi d'impresa i segni idonei a ingannare il pubblico sulla provenienza geografica delle materie prime degli oli di oliva vergini e – proseguono Coldiretti, Symbola e Unaprol - allo stesso modo sarà vietato anche omettere indicazioni rilevanti circa la zona di origine degli oli di oliva vergini per far credere che le olive utilizzate siano di provenienza diversa da quella effettiva». Mentre per favorire la trasparenza verso il consumatore cade il segreto delle importazioni agroalimentari, con gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera che metteranno a disposizione di tutti le informazioni a propria disposizione sull’origine l’origine degli oli di oliva vergini e delle olive che entrano in Italia.
«Per evitare il rischio frodi - sottolineano Coldiretti, Symbola e Unaprol - è stato individuato anche un preciso parametro che dovrebbe assicurare la qualità dell’olio etichettato come italiano o comunque con denominazioni che evocano il Belpaese. Tali prodotti dovranno presentare “un contenuto in metil esteri degli acidi grassi + etili esteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 mg/Kg”, accertato sulla base di appositi controlli. La presenza di metil esteri nell’olio di oliva, infatti, è legata all’azione di un enzima nell’ambito del normale processo di lavorazione delle olive e non costituisce un indizio di cattiva qualità dell’olio. Diversamente, la presenza di un valore elevato di etil esteri è indice di fermentazione e di cattiva conservazione delle olive. […] La responsabilità penale di eventuali comportamenti illeciti da parte di soggetti verrà estesa all’ente che rappresentano».
Per garantire la qualità dell’olio d’oliva servito sulle tavole dei ristoranti è stato invece previsto un apposito tappo anti-rabbocco, in modo da evitare il rischio che la bottiglia di extravergine possa essere “allungata” o addirittura riempita ex novo con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello originario.
C’è poi una stretta anche sui test per verificare le caratteristiche organolettiche degli oli. «Oltre all’inserimento in un apposito elenco nazionale, gli assaggiatori dovranno seguire un rigido codice di comportamento, che va dall’astensione dal fumo e dal cibo prima del test fino al divieto di usare profumi e cosmetici il cui odore potrebbe confondere l’analisi del prodotto».
Si introduce, infine, «una tariffa di incentivazione della produzione di energia elettrica attraverso l’impiego di oli non idonei al consumo umano. La tariffa viene fissata ad un livello tale da garantire il ritorno di investimento per la realizzazione di un impianto, introducendo un prezzo di acquisto dell’olio che sia competitivo rispetto ai valori medi di mercato».
L.S.
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Tra le altre possibili conseguenze delle temperature siberiane, specialmente se prolungate, il rischio congelamento per alcuni ortaggi, per le viti e le piante di olivo soprattutto giovani. Ma il ghiaccio può danneggiare tutte le coltivazioni in campo aperto. Ecco il mini decalogo per salvare le piante in terrazzo. [Foto di Adriano da Wikipedia Italia]
Il freddo polare di questi giorni preoccupa gli agricoltori e Coldiretti Toscana ha già allertato, per far fronte alle emergenze, alcune squadre di trattori.
L’organizzazione presieduta da Tulio Marcelli ricorda che il pericolo maggiore è collegato alla formazione di ghiaccio, che potrebbe provocare danni ad ortaggi quali cavoli, verze, cicorie, carciofi, radicchio, broccoli e insalatine invernali. Ma ci sono timori anche per le «piante di olivo, soprattutto giovani, e le viti che difficilmente sopporterebbero temperature basse – anche fino a meno 10 - per un periodo prolungato (si parla di 10 giorni di freddo polare)».
Per «il florovivaismo in serra alle prese con il caro-gasolio» il problema è però soprattutto economico. «Chi produce in serra – dice Coldiretti Toscana – sarà costretto a tenere i riscaldamenti accesi per più ore con un aggravio sui costi» assai rilevante. Si stima che «un’azienda media (3 mila metri di serra) dovrà sborsare, per mantenere livelli di produzione accettabili, tra i 7 e gli 8 mila euro in più al mese». Qualche timore, aggiunge l’organizzazione degli agricoltori, esiste anche per le piante tradizionalmente coltivate all’esterno come i limonium ed in generale tutte le piante tipiche del Mediterraneo: «a -15 non reggerebbero».
Ma cosa deve fare chi ha piante in terrazzo quali bouganville, oleandri, agrumi, olivi o fichi d’India? «Il brusco abbassamento delle temperature – spiega infatti Marcelli – può anche bruciarle». Una risposta l’ha data Coldiretti predisponendo un apposito decalogo, un manualetto della sopravvivenza per le piante più diffuse nei terrazzi nostrani.
Ecco alcuni dei consigli. Per prima cosa, mettere al riparo le piante sulle scale condominiali o negli androni di ingresso oppure in una cantina o in un garage, anche buio, per pochi giorni, considerando l’emergenza. Se ciò non è possibile, disporre i vasi contro il muro poiché in questo modo hanno maggiore calore. Meglio ancora metterli sul lato sud del balcone. Inoltre collocare le piante direttamente a terra piuttosto che in alto assicurerà maggior calore. Utile anche porre uno strato di polistirolo sotto i vasi.
«Una protezione efficace dal gelo è rappresentata dal tessuto non tessuto – continua il decalogo Coldiretti -, una sorta di telo traspirante che si può trovare a poca spesa nei negozi di prodotti agricoli. Deve coprire l’intera pianta e va fermato infilandone i lembi sotto al vaso. L’altra soluzione è rappresentata da un telo di plastica, il quale impone però una gestione più attenta, rendendo necessario chiuderlo e aprirlo più volte per evitare il formarsi dell’umidità, oltre a rischiare di essere portato via dal vento».
Ancora, bisogna tenere il terreno il più possibile asciutto e innaffiare il minimo indispensabile. Quando lo si fa, evitare accuratamente che l’acqua ristagni nel sottovaso favorendo la gelata della pianta. Eventuali potature vanno, infine, effettuate a fine inverno, poiché la maggior presenza di rami e foglie assicura comunque una maggiore protezione dal freddo.
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- Scritto da Andrea Vitali
Contemporaneamente sarà effettuata una selezione tra gli oli extra vergine di oliva toscani, anche non certificati, che rappresenteranno la nostra regione al premio nazionale “Ercole Olivario 2012”. Maggiori informazioni sui siti web di Toscana Promozione e del concorso Olivario. [FOTO DI SAILKO DA WIKIPEDIA]
Era stato annunciato il 3 dicembre durante Olea 2011 all’Istituto tecnico agrario Anzilotti di Pescia dal dirigente regionale Stefano Barzagli e adesso è realtà: la Regione Toscana, insieme a Unioncamere e con la collaborazione operativa di Toscana Promozione, organizza una “Selezione degli oli extra vergine d’oliva DOP e IGP della Toscana” che sarà presentata con un evento a febbraio a Firenze. Gli oli scelti saranno inseriti in un catalogo promozionale, in formato sia cartaceo sia digitale, che verrà usato e distribuito nelle principali manifestazioni di settore nazionali ed estere. Lo scopo è far conoscere e valorizzare la produzione olearia d’eccellenza della nostra regione premiando le imprese impegnate nello sforzo di migliorare costantemente la qualità del proprio prodotto. La selezione regionale intende inoltre valorizzare la figura dell’assaggiatore di olio di oliva in quanto professionista in grado di promuovere la qualità degli oli presso operatori e consumatori italiani ed esteri.
«Questa iniziativa – ha sottolineato nei giorni scorsi Gianni Salvadori, assessore regionale all’agricoltura, presentando la selezione – si aggiunge a tutte le azioni messe in campo dalla Regione a sostegno delle aziende che anche nel settore dell’olio hanno raccolto la sfida di un momento certo non facile. Del resto stiamo parlando di un comparto che caratterizza la cultura e l’economia della nostra regione, basti pensare che la superficie interessata dall’olivicoltura è di 92 mila ettari, con circa 15 milioni di piante, 50 mila aziende agricole, 400 frantoi e una produzione annua che varia fra i 170 e i 180 mila quintali di olio”.
In parallelo alla selezione degli oli extra vergine di oliva toscani con certificazione d’origine, sarà effettuata anche la scelta degli oli che parteciperanno all’edizione 2012 del premio nazionale “Ercole Olivario”, aperta anche agli oli extra vergine di oliva non certificati, «purché prodotti in oliveti e frantoi ubicati in Toscana e confezionati in Toscana da imprese aventi sede produttiva in Toscana».
Le aziende che intendono partecipare alla “Selezione degli oli extra vergine d’oliva DOP e IGP della Toscana” potranno presentare un massimo di 4 oli riempiendo e inviando la domanda di partecipazione online sul sito di Toscana Promozione entro il 24 gennaio 2012. Regolamento, modulistica e informazioni per partecipare sono disponibili nella sezione adesioni del sito di Toscana Promozione.
Per partecipare al premio “Ercole Olivario 2012″ è necessario seguire sia le indicazioni presenti alla sezione adesioni del sito web di Toscana Promozione che le istruzioni contenute nel regolamento e nella modulistica del concorso nel sito www.ercoleolivario.org.