Filiera olivo-olio
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- Scritto da Andrea Vitali
Il presidente regionale Tulio Marcelli ha avviato una mobilitazione che mira all'approvazione rapida della «legge salva olio made in Italy» già presentata da Coldiretti. Presenti l’assessore Gianni Salvadori, che ha dato il sostegno della Regione alla legge, e il presidente del Consorzio dell’Olio toscano Igp Fabrizio Filippi.
Una singolare “vetrina degli inganni” composta da bottiglie presenti sugli scaffali dei negozi e dei supermercati. Con questa esplicita messinscena Coldiretti Toscana ha rilanciato ieri la mobilitazione in difesa dell’olio extravergine d’oliva italiano, messo a dura prova da truffe e frodi, ma anche da etichette che restano poco chiare e trasparenti.
«Le frodi sono in continua crescita. Come dimostra il recente maxi sequestro, messo a segno dalla guardia di finanza nel Senese: 80 mila quintali di condimento, il triplo del’Igp che viene prodotto in Toscana ogni anno, che, se fossero approdati sul mercato avrebbero causato un danno di 50 milioni di euro ai nostri ovicoltori», ha spiegato il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli, dando il massimo sostegno alle forze dell’ordine e alla magistratura. «Per difenderci dall’agropirateria - ha aggiunto - abbiamo sollecitato l’intensificazione dei controlli su tutta la filiera. Dal canto nostro organizzeremo presidi nelle aree simbolo della truffa e inviteremo i consumatori a disertare l’acquisto di prodotti commercializzati da soggetti indagati».
Ma non sono solo le contraffazioni e gli illeciti a preoccupare Coldiretti. «Abbiamo bisogno di etichette trasparenti e chiare che rendono immediatamente riconoscibile il prodotto italiano e toscano», ha puntualizzato Marcelli, mostrando le numerose “trappole” presenti sulle bottiglie di extravergine. «Bisogna arrivare al più presto all’approvazione della legge salva-olio made in Italy, presentata a marzo e ancora in discussione al Senato. Per questo eserciteremo un’azione di pressing su parlamentari e senatori toscani, ai quali chiederemo di adoperarsi per accelerare l’adozione della norma che prevede, tra le altre cose, la dichiarazione evidente dell’origine in etichetta, il divieto di utilizzo di marchi capaci di evocare radici territoriali inesistenti, la possibilità di verificare il prodotto anche con analisi sensoriali e non solo chimiche».
Opinioni e impegni condivisi dall’assessore regionale Gianni Salvadori, presente al bruschetta-party salva olio italiano di Coldiretti: «Le forze dell’ordine – ha detto – hanno fatto un lavoro eccezionale per stroncare le frodi che stanno mettendo in difficoltà la Toscana. La Regione sta facendo la sua parte, per evidenziare la differenza tra olio prodotto e olio solo imbottigliato in Toscana; per promuovere l’ampliamento delle denominazioni di origine che sono un importante parafulmine contro le contraffazioni; per valorizzare l’extravergine fatto con olive toscane sul piano organolettico e per le sue caratteristiche nutraceutiche. Per questo la giunta regionale non può che sostenere il progetto di legge voluto da Coldiretti», ha concluso l’assessore, comunicando l’ormai imminente adozione di un piano regionale ad hoc per sostenere e difendere il prodotto made in Tuscany.
Pro legge salva olio italiano anche il presidente del Consorzio dell’Olio Toscano Igp, Fabrizio Filippi: «Perché le frodi si concentrano in Toscana? Semplice: perché è un territorio di grande valore nell’immaginario collettivo. Non è un caso se una multinazionale spagnola ha speso capitali consistenti per acquistare aziende storiche che imbottigliano in Toscana. Lavorare per allargare il prodotto certificato (che oggi tra Igp e Dop rappresenta il 22/23 per cento della produzione regionale) è sicuramente uno strumento importante per sostenere l’olivicoltura e tutelare il consumatore. Altrettanto importante sarà arrivare rapidamente all’approvazione della proposta di legge sostenuta da Coldiretti. Nel frattempo un invito ai consumatori: quando acquistate l’olio, non lasciatevi guidare dal prezzo, ma leggete attentamente l’etichetta».
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Come ha riferito nei giorni scorsi il Ministro per le politiche agricole e alimentari Catania, in un recente incontro presieduto dal Commissario europeo per l’agricoltura Ciolos con i ministri dei maggiori Paesi produttori si è concordata una linea d’azione che mette al primo posto etichette e controlli della qualità.
«Voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per l’esito di quest’incontro che ha consentito di stabilire una strategia comune per tutto il comparto oleicolo dopo una crisi di mercato che dura da troppo tempo. Devo soprattutto rilevare che alcune di quelle che da sempre sono battaglie portate avanti dal nostro Paese, come l’etichettatura di origine, i parametri di qualità e i rafforzamenti dei controlli, sono ora condivise e sostenute dalla Commissione. Particolare rilevanza credo che abbiano anche la possibilità di usufruire dei programmi di sviluppo rurale e degli incentivi all’aggregazione dell’offerta».
Lo ha detto lunedì scorso il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, dopo aver partecipato a un incontro, presieduto dal Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Ciolos, insieme agli altri Ministri dei Paesi produttori, nel quale è stato concordato un piano d’azione per il settore dell’olio d’oliva dell’Unione europea. Nel corso della riunione – alla quale hanno partecipato, oltre all’Italia, il Portogallo, la Spagna, la Slovenia, la Francia, la Romania, la Grecia e Cipro – è stata esaminata la difficile situazione di mercato che in questi mesi ha colpito il settore, non solo in Italia, ed è stato trovato un accordo su una strategia complessiva che consenta al comparto di fare un salto di qualità.
Fra i principali punti del piano, qualità e controlli. L’azione prevede infatti il rafforzamento del sistema dei controlli e delle sanzioni. Sul versante della qualità il documento si muove nella direzione sempre auspicata dall’Italia, cioè quella per un miglioramento dei parametri obbligatori di qualità ai fini della commercializzazione e dell’autenticità degli oli di oliva vergini. In particolare, si intende accelerare sui dossier relativi ai parametri analitici (stigmastadieni, alchil esteri, determinazione di digliceridi e trigliceridi) che servono a garantire l’autenticità e la genuinità del prodotto e che evidenziano eventuali manipolazioni e contraffazioni negli oli di oliva vergini.
È stata inoltre sottolineata l’importanza dell’etichettatura, per la quale si chiede di introdurre una maggiore grandezza dei caratteri e si punta a ottenere più visibilità delle informazioni obbligatorie, in primis riguardo all’origine.
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E’ la ricetta proposta dal titolare della Spo di Pescia Pietro Barachini, con l’espressione «linea super extravergine», in risposta alla concorrenza dei produttori stranieri e per evitare fenomeni come le frodi emerse negli ultimi giorni in Italia. Proposta in linea con quella del Consorzio dell’Olio Toscano Igp, ma portata alle estreme conseguenze.
Una vasta gamma di oli extravergine d’oliva, anche monovarietali, di qualità elevatissima e venduti a prezzi nettamente più alti di quelli di oggi, anche più del doppio. Una sorta di «linea del “super extravergine” toscano» certificata lungo tutta la filiera dalla pianta alla bottiglia per consumatori consapevoli, di nicchia, ma in tutto il mondo. E il coraggio di non preoccuparsi troppo della quantità prodotta di anno in anno in conseguenza dell’andamento climatico.
E’ questo, in sintesi, lo scenario che si auspica per il settore olivo-oleicolo della nostra regione Pietro Barachini, titolare della Spo (Società pesciatina d’orticoltura), importante azienda produttrice di olivi nel cuore dell’olivicoltura della Toscana, il territorio di Pescia. Un vivaio che vende olivi soprattutto all’estero (70% della produzione) e in particolare nell’Est Europa e in Asia, con ormai soltanto il 15% circa destinato alla Toscana quasi esclusivamente per il «rinfoltimento».
«Quello che è venuto fuori in questi giorni – sostiene Barachini – è il risultato di anni e anni di confusione nel mercato dell’olio. Noi ci troviamo oggi in Toscana davanti a un bivio: da un lato la produzione di alta qualità dell’extravergine, dall’altro la diffusione di extravergine di provenienza estera che passa dalla Toscana per poi andare nel mondo. Questo crea confusione nell’utente finale, perché queste due strade non sono sufficientemente distinte agli occhi del consumatore, nonostante le normative sulle etichettature».
«Ad esempio, il Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine d’Oliva Toscano Igp – continua Barachini, che aderisce al Consorzio – ha portato avanti una lodevole sensibilizzazione del marchio toscano, ma oggi bisogna fare ulteriori sforzi e stringere le maglie ancor di più, nonostante i rischi di produzione limitata. Bisogna avere la forza tutti insieme di creare una rete fra produttori di piante, produttori di olio e frantoi che unisca con maggiore efficacia tutta la filiera». E che porti, appunto, sul mercato una linea di super extravergine toscano di qualità elevatissima e persino «salutare», attributo quest’ultimo che vale però solo quando «l’olio è prodotto in modo naturale».
«Per dare un’identità forte a questa linea di super extravergine – aggiunge Barachini – non bastano le cinque varietà di piante più diffuse oggi nella nostra regione e che sono alla base del blend toscano, perché sono presenti ormai in tutto il mondo. Ma noi abbiamo la fortuna di conservare un germoplasma (cioè un corredo di materiale genetico) contenente tantissime varietà anche antiche di olivi, un centinaio circa, che non sono al momento coltivate. Ecco potremmo programmarne la coltivazione e diffusione puntando a una certificazione totale dalla produzione della pianta fino alla bottiglia dell’olio». Si potrebbero produrre in questo modo «anche oli monovarietali o blend diversi adatti a certi tipi di consumo e di piatti».
Questo è il futuro, secondo Barachini, e comporta che l’olio toscano sarà venduto «a prezzi nettamente superiori» rispetto ad oggi. E di fronte al rischio che siano troppo pochi i consumatori disposti a comprare un olio così caro, ecco la sua replica: «Quando l’utente ha le idee confuse, come accade oggi con le frodi o con i casi di olio straniero fatto passare come nostrano, il consumatore finisce per guardare solo al fattore prezzo. Ma una volta che il prodotto è davvero di grandissima qualità, certificata lungo tutta la filiera, ed è diventato un marchio famoso, è possibile alzare i prezzi». Insomma il prodotto sarebbe di nicchia, ma con l’apertura odierna sul mercato globale si tratterebbe di una nicchia di consumatori sufficientemente grande per soddisfare le esigenze dei nostri produttori.
La prospettiva tracciata dal titolare di Spo ha un risvolto molto positivo anche dal lato dei produttori di olivi. In primis, ovviamente, perché le varietà di piante “tirate fuori” dal germoplasma dovrebbero essere coltivate e vendute ai produttori di olio. Ma anche perché gli olivicoltori – che vendono le piante di olivo «a prezzi invariati da dieci anni» - avrebbero un po’ di margine in più nella vendita di piante così speciali, che non si trovano altrove.
«La Toscana, anche per ragioni climatiche, - conclude Barachini - non è adatta alle coltivazioni super intensive e non deve puntare sull’abbattimento dei costi di produzione. Abbiamo tutto per fare la qualità: dalle varietà genetiche fino ai migliori macchinari e frantoi».
Testo pubbliredazionale
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Lo spaccio di olio sofisticato messo in luce dalla Procura di Pistoia provoca il grido d’allarme e la richiesta dei vertici pistoiesi di Coldiretti. Identica proposta da Coldiretti nazionale che si rifà ad altre frodi scoperte dai Nas. Appena rieletto presidente del Consorzio dell’olio toscano Igp, Filippi segnala i 470 nuovi iscritti del 2011: la prova che molti olivicoltori ormai puntano sulla qualità.
Nella giornata in cui la Coldiretti nazionale lancia l’allarme per il crollo dei prezzi dell’olio d’oliva agli agricoltori del 30% a causa delle frodi e della concorrenza sleale, Coldiretti Toscana si congratula con Fabrizio Filippi appena confermato per altri tre anni alla presidenza del Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano Igp, il soggetto che garantisce l’autenticità dell’olio Made in Tuscany. E anche Coldiretti Pistoia fa sentire la propria voce sulla questione riferendosi a indagini della Procura di Pistoia e facendo eco per bocca del direttore Francesco Sossi alla richiesta del presidente nazionale dell’organizzazione agricola, Sergio Marini, di approvare al più presto la «legge salva-olio Made in Italy» sottoscritta da numerosi parlamentari.
«I produttori toscani – si legge nel comunicato di Coldiretti Pistoia - sono sempre più impegnati, sotto la guida del Consorzio dell’Olio Toscano Igp, a garantire al consumatore la qualità del prodotto e la veridicità delle etichette». Nel 2011 sono stati 470 i nuovi iscritti al Consorzio, che copre circa 7 milioni di piante certificate Igp. «470 nuovi iscritti nel 2011 – afferma nel frattempo in una nota di Coldiretti Toscana il rieletto presidente Filippi – rappresentano un segnale molto importante per il mercato nel futuro. Significa che i produttori toscani investono, ed investiranno, sulla qualità certificata del prodotto. Hanno compreso che la strada, l’unica per distinguersi, per contrastare la crisi, è differenziare il prodotto da tutti gli altri. Le prospettive, per i produttori Igp, sono interessanti».
Per ciò che concerne lo specifico pistoiese, il Consorzio dell’Olio Toscano Igp per il prossimo triennio punterà sull'ulteriore valorizzazione delle varietà zonali come l'olio del Montalbano. «Si tratta di investimenti importanti che devono dare i loro frutti. Non permetteremo che operatori per lo meno scorretti pregiudichino i nostri sforzi - commenta Riccardo Andreini, presidente di Coldiretti Pistoia -. La lotta per l'autentico Made in Italy è operazione che necessita degli interventi delle procure e di leggi di tutela efficaci. E del contributo dei consumatori - auspica Andreini -. Gli italiani che apprezzano il buon olio devono sapere che un vero extravergine non può costare 3 euro a bottiglia. Non coprendo neppure il costo della raccolta delle olive, è molto probabile che si tratti di un prodotto poco genuino, e comunque ingannevole. Meglio non comprarlo e, magari, indirizzarsi verso i produttori locali».
In Toscana, fa sapere il Consorzio dell’Olio Toscano Igp, stando alle proiezioni presentate durante l’assemblea che ha eletto il nuovo consiglio di amministrazione, c’è un 40% circa di olio prodotto non certificato che ha tutte le caratteristiche per diventarlo: «al momento – dice Filippi – il 20% dell’olio prodotto in Toscana è Igp. Potenzialmente più della metà dell’olio prodotto complessivamente in Toscana potrebbe avere le caratteristiche per meritarsi il marchio». «Le imprese che certificano da 1 chilogrammo a 3 quintali, quindi piccole aziende, – aggiunge Filippi – sono in crescita. Si punta al prodotto di nicchia, esclusivo, destinato magari alla ristorazione». Ed è proprio la ristorazione, il collegamento con i grandi chef e i ristoranti, l’altro canale che il Consorzio di Tutela intende “sfruttare” per azionare una serie di meccanismi virtuosi in grado di alimentare la qualità del prodotto e l’identità delle produzioni. «Ci sono ampi margini di crescita per l’Igp in Italia – conclude Filippi – il nostro obiettivo è alimentare il valore che sta dentro ogni bottiglia. Vogliamo vendere, insieme ad olio eccellente, la Toscanità del prodotto. Quella nessuno può copiarcela. E’ da qui che ripartiamo».
L.S.
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La testata britannica ha segnalato che il prezzo ha raggiunto un minimo decennale per la sovrapproduzione spagnola e che in parallelo sono calati i consumi in Spagna, Italia e Grecia. Coldiretti risponde che in Italia il consumo è al +4,2% e la produzione al -6%. Confagricoltura dice che anche da noi si stanno «contraendo gli acquisti alimentari». [Foto di Frobles da wikipedia]
Un articolo del Financial Times del 27 maggio ha messo in evidenza che il prezzo dell’olio d’oliva sta crollando quest’anno al minimo dell’ultimo decennio e che tale crollo coincide con una produzione record di olio della Spagna, il maggiore produttore. Nel frattempo, a quanto riportato dalla testata britannica, sta diminuendo la domanda di olio d’oliva in Spagna, Italia e Grecia, che insieme valgono il 70% della produzione mondiale, per il peso della crisi economica sui consumatori locali. E ciò senza che l’aumento della domanda extraeuropea di olio d’oliva sia in grado di compensare tale diminuzione.
A tale articolo ha replicato con un comunicato stampa il giorno seguente la Coldiretti sostenendo che: «il crollo dei prezzi alla produzione del 19 per cento nel primo trimestre del 2012 è dovuto al fatto che viene spacciato come Made in Italy olio di oliva importato e non certo al crollo dei consumi che, al contrario, in Italia sono aumentati del 4,2 per cento, mentre la produzione si è ridotta addirittura del 6 per cento nell’ultima raccolta». «La crisi di mercato dell’olio di oliva – ha aggiunto la Coldiretti - è una realtà le cui motivazioni per l’Italia vanno però ricercate nella mancanza di trasparenza sulla provenienza dell’olio di oliva in vendita».
Il fatto è che «l’arrivo di olio di oliva straniero in Italia – ha sottolineato Coldiretti - ha raggiunto il massimo storico di 584 mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo nel 2011 a 483mila tonnellate» e il risultato è che «oggi la maggioranza delle bottiglie di olio proviene da olive straniere senza che questo sia sempre chiaro ai consumatori. Ma si assiste anche ad una forte riduzione della qualità dell’olio in vendita, oltre che a una pericolosa proliferazione di truffe e inganni. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio, che per il 74 per cento viene dalla Spagna, il 15 per cento dalla Grecia e il 7 per cento dalla Tunisia». «Gli oli di oliva importati in Italia – ha sostenuto Coldiretti - vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011».
Diversa la posizione di Confagricoltura in un comunicato del 29 maggio che comunque non cita direttamente FT e Coldiretti. «Ancora una volta l’olio di oliva italiano si scontra con la super produzione spagnola, che ha superato la soglia di 1,4 milioni di tonnellate per la campagna 2010/2011 e che influenza l’andamento dei prezzi in quest’ultimo periodo», è il primo commento dell’organizzazione agricola «a proposito della flessione delle quotazioni dell’olio spagnolo, talmente incisiva da costringere l’Unione europea ad attivare l’apertura dello stoccaggio privato anche per le categorie vergine ed extravergine».
Tuttavia Confagricoltura afferma che «in questa situazione, in cui i consumatori italiani stanno contraendo gli acquisti alimentari per far fronte alla crisi, lanciare continue grida di allarme su frodi e falsi produttivi non fa altro che aumentare il disorientamento e la preoccupazione». «Occorrono scelte decise e incisive – continua Confagricoltura - Nonostante l’immagine di cui gode il prodotto ‘made in Italy’ per la sua alta qualità, la produzione dello stivale scivola sugli alti costi e non riesce a raccogliere la sfida della competitività. La consolidata cultura dell’olio di oliva, le campagne promozionali che stanno diffondendo il prodotto anche in aree del mondo non tradizionalmente consumatrici, con una crescita media dell’1% all’anno, non compensano l’aumento dell’offerta e apportano poco beneficio».
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Presentate le tre specialità in una conferenza stampa sul legame fra prodotti agricoli ed eccellenza gastronomica dell’assessore Salvadori con il direttore di Agriventure e il presidente di Latte Maremma. Intanto prosegue fino al 27 maggio il “Firenze Gelato Festival” che vale 15.000 kg di gelato artigianale e 2 quintali di gelato industriale.
I gelati all’olio extravergine di oliva della Toscana e allo zafferano. Sono le due nuove specialità illustrate oggi a Firenze insieme al più tradizionale gelato alla vaniglia, confezionato però con il Latte Maremma e mantecato all’istante da esperti gelatieri.
La presentazione è avvenuta a margine di una conferenza stampa sul tema “Dalla terra al gelato: la filiera corta Toscana” tenuta a Palazzo Strozzi Sacrati dall’assessore all’agricoltura della Regione, Gianni Salvadori, insieme a Fabrizio Tistarelli, presidente di Latte Maremma, e Vanni Bovi, direttore generale di Agriventure per sottolineare il legame fra l’agricoltura e un prodotto agroalimentare d’eccellenza come il gelato. In particolare il legame fra l’agricoltura Toscana e i suoi prodotti, quali appunto l’olio extravergine di oliva e lo zafferano, ma anche il latte, il miele, le uova, lo zucchero e tutti gli altri ingredienti che servono a declinare il gelato in tantissime golose specialità.
«La Toscana – ha sottolineato l’assessore Salvadori – sa essere protagonista a livello nazionale e internazionale anche con il gelato. Il gelato infatti è stato “nobilitato” a Firenze, ma l’intera Toscana emerge sia nell’industria gelatiera (una delle principali aziende italiane ha sede in Toscana) sia a livello di gelato artigianale. Oggi presentiamo alcuni esempi di filiera corta per il gelato, credo che siano novità assolute, come il gelato all’olio e quello allo zafferano. Anche in questo settore, come negli altri dell’agroalimentare toscano la Toscana eccelle e può davvero candidarsi come Food Valley d’Europa. Non solo buona parte del turismo è legata all’enogastronomia e ai prodotti tipici dell’agricoltura Toscana, ma grazie all’agricoltura toscana si preserva l’ambiente, si fa ricerca, insomma si lavora per il futuro dell’umanità».
Il presidente del Consorzio del Latte Maremma ha sottolineato l’eccellenza della produzione lattiera Toscana e il valore di iniziative come “Firenze Gelato Festival” che ne promuovono il consumo, ricordando come il settore zootecnico stia soffrendo da tempo per i prezzi troppo bassi che vengono offerti agli allevatori.
Il direttore generale di Agriventure (società del gruppo Intesa-San Paolo dedicata all’agribusiness) ha ricordato che nel complesso il settore gelatiero vale 2 miliardi di euro in Italia e quanto sia importante la filiera corta anche in questo settore.
Complessivamente durante la manifestazione Firenze Gelato Festival 2012 si producono 15 mila chili di gelato artigianale e 2 quintali di gelato industriale. Per confezionarlo sono impiegati 8 mila litri di latte, 1500 litri di panna e 5 mila chili di zucchero.