Editoriali
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I dati ISMEA diffusi il 16 aprile smentiscono l'ottimismo generalizzato: il calo dell’export e un saldo parziale senza dicembre mostrano un settore florovivaistico in contrazione.
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Pieter Bootsma, CEO di Royal FloraHolland, ha recentemente condiviso la sua visione sul mese di febbraio, toccando diversi temi chiave per il settore florovivaistico. Tuttavia, dietro il linguaggio istituzionale e le dichiarazioni di intenti, emergono alcuni aspetti critici che meritano una riflessione più approfondita.
Andamento del mercato: il vero nodo irrisolto
Bootsma celebra la solidità dei prezzi dei fiori, attribuendola alla legge della domanda e dell’offerta. Ma il vero problema, ovvero la diminuzione dei volumi rispetto all’anno precedente, viene solo accennato senza un’analisi chiara delle cause e delle possibili contromisure. Se da un lato l’aumento della domanda di fiori per San Valentino è un dato positivo, dall’altro non si affrontano le difficoltà strutturali che potrebbero mettere in crisi i coltivatori nel lungo periodo.
Sostenibilità e certificazione: vincolo o opportunità?
FloraHolland insiste molto sulla certificazione come garanzia di trasparenza e qualità. Tuttavia, il tema viene trattato più come una difesa d’ufficio che come una reale strategia di supporto ai coltivatori. La certificazione obbligatoria FSI2025 dal 2026 potrebbe rappresentare un onere aggiuntivo, soprattutto per i piccoli produttori, nonostante l’introduzione di uno schema semplificato. Le tempistiche e le modalità di attuazione saranno davvero sostenibili per tutti gli operatori?
Un modello economico in contrasto con la sostenibilità ambientale
L’industria florovivaistica olandese è basata sul fiore reciso e sulle piante fiorite di breve durata, prodotti consumer ad alta rotazione che puntano più al margine veloce che alla sostenibilità di lungo termine. Per quanto ancora il mercato continuerà a promuovere un modello che ignora la durabilità del prodotto e penalizza l’ambiente? La logica della commercializzazione esclusiva tramite asta internazionale implica un impatto ambientale significativo, con prodotti che viaggiano da un capo all’altro del mondo per finire nei negozi nel giro di pochi giorni.
Ovviamente, non possiamo e non vogliamo sottovalutare che Royal FloraHolland, con il suo sistema di aste e la logistica collegata, sia il più grande hub logistico mondiale per il commercio di piante e fiori. Tuttavia, non può e non deve vendersi solo come un'organizzazione di produttori, perché è la commercializzazione a giocare il ruolo centrale. La domanda chiave è: le nuove generazioni vorranno continuare a consumare fiori recisi o piante di breve durata acquistati a centinaia o migliaia di chilometri di distanza? O il mercato dovrà adattarsi a un futuro in cui sostenibilità e filiera corta diventeranno esigenze non più negoziabili?
Innovazione e dialogo con i soci: chi decide davvero?
Il CEO parla di un mercato "a prova di futuro" e di strategie condivise con il Consiglio dei soci. Ma la vera domanda è: quanto peso hanno davvero i coltivatori nelle decisioni strategiche? La menzione di incontri e onboarding per i nuovi membri sembra più un esercizio formale che una reale apertura a un confronto costruttivo sulle criticità del settore.
Conclusione: una cooperativa a misura di chi?
FloraHolland ribadisce il proprio impegno nel "rafforzare la cooperativa" e nel "dialogo con i soci", ma l’impressione è che il modello decisionale sia ancora troppo sbilanciato verso una governance centralizzata. I coltivatori avranno davvero voce in capitolo sulle nuove regole e sulle strategie di mercato? Oppure dovranno semplicemente adeguarsi a scelte già prese? La sfida per il futuro non è solo costruire un mercato resiliente, ma garantire un vero equilibrio tra le esigenze di chi produce e quelle di chi gestisce.
Andrea Vitali
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L’IPM Essen 2024 ha evidenziato una trasformazione in corso nel mercato europeo del verde, con l’affermazione del giardinaggio climatico come nuova specializzazione professionale. Questo concetto, sempre più presente nelle strategie di gestione del verde urbano, porta con sé implicazioni dirette per il floro-vivaismo italiano, un settore che all’estero viene spesso percepito in modo indistinto tra produzione di piante ornamentali e floricoltura, ma che invece presenta dinamiche specifiche che meritano di essere analizzate.
L’approccio del giardinaggio climatico non si limita alla selezione di specie resistenti, ma coinvolge un’interazione più profonda tra progettazione, ecologia e gestione sostenibile. La richiesta non è solo estetica o funzionale, ma legata alla capacità del verde di mitigare l’impatto del cambiamento climatico, dall’ombreggiamento degli spazi urbani alla gestione del bilancio idrico.
FLORO-VIVAISMO E NUOVE TENDENZE DI MERCATO
Le aziende italiane, sia nel comparto vivaistico che in quello floricolo, si trovano di fronte a una serie di cambiamenti di mercato che si stanno consolidando in alcuni paesi del centro Europa. L’Austria, ad esempio, che nel 2023 ha rappresentato il 3% dell’export del floro-vivaismo di Pistoia, ha registrato un lieve calo nei primi nove mesi del 2024, evidenziando alcune dinamiche che potrebbero avere ripercussioni anche su altri mercati:
- Crescita del segmento “chimica per giardini, terricci e semi” (+11,9%): L’aumento della vendita di substrati e sementi riflette una maggiore autonomia nella gestione del verde da parte dei consumatori. Questo fenomeno impatta soprattutto la floricoltura, con una crescente preferenza per soluzioni “do it yourself” che riducono la domanda di fioriture stagionali pronte per la vendita.
- Negozi autonomi e distribuzione diretta: La sperimentazione di punti vendita 24/7 senza personale potrebbe modificare il rapporto tra produttori, distributori e consumatori. Se questo modello si affermasse su larga scala, potrebbe cambiare anche le dinamiche dell’export, richiedendo nuove strategie di distribuzione per floricoltura e vivaismo.
- Selezione delle varietà più adatte ai cambiamenti climatici: Nel vivaismo, si rafforza la domanda di piante resilienti, con un crescente interesse per specie capaci di adattarsi a condizioni di stress idrico o termico. Nel comparto floricolo, invece, l’attenzione si sposta sulla durata e sulla capacità delle piante di offrire fioriture prolungate con una gestione idrica ridotta.
Questi cambiamenti di mercato richiedono una riflessione su come il floro-vivaismo italiano possa posizionarsi in un contesto sempre più attento alla sostenibilità e alla gestione autonoma degli spazi verdi.
IL RUOLO DEL FLORO-VIVAISMO ITALIANO
Se da un lato il distretto vivaistico di Pistoia rimane un punto di riferimento nella produzione di piante ornamentali da esterno, la floricoltura italiana, con poli produttivi fortemente specializzati, si trova ad affrontare una competizione crescente con modelli di consumo che si stanno evolvendo rapidamente.
L’incremento dell’uso di semi e substrati specializzati suggerisce che sempre più appassionati e professionisti stanno optando per una gestione più autonoma del verde, puntando su fioriture dirette o perenni che riducono la necessità di acquistare piante già pronte. Questo potrebbe incidere su segmenti specifici del mercato floricolo, spostando la domanda verso varietà che meglio si adattano a questo approccio.
Parallelamente, nel vivaismo si assiste a un’evoluzione nella richiesta di piante certificate per la sostenibilità, con un crescente interesse per sistemi produttivi a basso impatto ambientale. Questa attenzione potrebbe diventare un requisito sempre più stringente per l’export, imponendo alle aziende italiane di rivedere non solo il prodotto, ma anche il processo produttivo.
VERSO UNA NUOVA VISIONE DEL MERCATO
La distinzione tra vivaismo e floricoltura, spesso sfumata nelle analisi di mercato internazionali, diventa fondamentale per comprendere come il giardinaggio climatico influenzerà i diversi segmenti del settore. L’autonomia del consumatore nella gestione del verde ha implicazioni molto più immediate sulla floricoltura, con un potenziale impatto sulla domanda di piante stagionali e da fiore. Il vivaismo, invece, potrebbe vedere un’evoluzione più graduale, con una maggiore attenzione ai criteri di sostenibilità e adattabilità climatica.
Le aziende del settore sono chiamate a valutare attentamente queste tendenze, senza cedere a facili entusiasmi o allarmi prematuri. Il mercato del verde, pur in continua evoluzione, ha dimostrato di sapersi adattare alle richieste del pubblico e alle dinamiche ambientali. La vera sfida sarà comprendere quanto e come queste trasformazioni incideranno sulle strategie produttive e commerciali nel medio-lungo termine.
Le prossime stagioni ci daranno indicazioni più precise, ma una cosa è certa: il floro-vivaismo italiano dovrà essere pronto a interpretare i cambiamenti del settore con un approccio pragmatico e lungimirante.
Andrea Vitali
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Dal 5 al 6 novembre a Rimini, in occasione di Ecomondo, si terrà la XII edizione degli Stati Generali della Green Economy, un evento che si preannuncia cruciale per il futuro della transizione ecologica in Europa e la sua promessa di piantare 3 miliardi alberi entroil 2030. Questo appuntamento, tra l'altro, coincide con momenti politici internazionali di rilievo: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e la COP sul clima a Baku, che seguirà la fiera, che offriranno uleriori spunti di riflessione.
Promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy, con il Ministero dell'Ambiente e il patrocinio della Commissione Europea, l’incontro vedrà la partecipazione di oltre 66 organizzazioni d'impresa, anche se non sono stati ancora definiti i dettagli sui paesi partecipanti. Credo e spero che un tema centrale, soprattutto durante la sessione plenaria internazionale del 6 novembre, sarà il divario tra le ambiziose promesse del Green Deal e i progressi reali, ancora lontani dall assicurare il raggiungimento degli obiettivi climatici ed ecologici prefissati dall’Unione Europea. Un esempio emblematico di questo divario è la messa a dimora dei 3 miliardi di alberi entro il 2030. Ad oggi, sono stati piantati solo 14,9 milioni di alberi, ovvero meno dell'1% del traguardo. Di fronte a questi numeri, il fallimento di una strategia pianificata appare evidente. Le cause? Prima di immaginare soluzioni di “produzione,” occorre comprendere l’essenza di questa sfida: come produrre tre miliardi di alberi? Molti puntano il dito contro il mancato sostegno finanziario e la carenza di superfici adeguate per la piantumazione. Tuttavia, il vero errore è stato dimenticare che gli alberi sono organismi viventi che necessitano di tempo per crescere. Parlare di produzione di massa è del tutto inadeguato; non stiamo parlando di oggetti, ma di esseri viventi che devono poter svolgere la propria funzione ecologica. Non si tratta di una “linea di produzione” da velocizzare.
Durante Ecomondo, mi auguro che i partecipanti possano confrontarsi su come le politiche ambientali europee possano essere ricalibrate per garantire non solo il raggiungimento di questi obiettivi, ma anche un approccio più realistico e sostenibile per tracciare un percorso concreto verso la transizione ecologica, sollecitando azioni che trasformino le promesse in risultati tangibili. Leggo dei temi di approfondimento, tutti importantissimi: economia circolare, green city, gestione delle risorse idriche, qualità dell'aria ed economia “Nature Positive”; sono tutti temi che devono essere integrati per evitare che quei tre miliardi di alberi diventino l'eco nel mondo dell'ennesima illusione.
Andrea Vitali
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Scopri la nuova agenda di Floraviva dedicata al turismo del vivaismo floreale in Italia, con mostre-mercato in location imperdibili ed eccellenze del Made in Italy.
Sono lieto di annunciare l'inaugurazione di una nuova agenda dedicata al "Turismo del vivaismo floreale in Italia" su Floraviva. Questa sezione è pensata per offrire una panoramica completa delle mostre-mercato del verde floreale che si svolgono in tutto il paese, dove produttori di piante e fiori incontrano direttamente gli appassionati e i consumatori finali durante i fine settimana. Un'occasione unica per chi coltiva con passione e chi apprezza la bellezza del verde, contribuendo a creare un legame profondo tra natura, arte, cultura, paesaggio e turismo. Il floro-vivaismo italiano non è semplicemente un settore produttivo, ma una vera e propria espressione del nostro paesaggio, un biglietto da visita del Made in Italy e del nostro stile di vita. Con questa rubrica, Floraviva si impegna a dare visibilità a questi eventi, alle aziende partecipanti e ai contenuti connessi, facilitando l’incontro tra produttori e consumatori, e a promuovere questa forma di turismo grazie all’eccellenza del vivaismo floreale italiano, anche e soprattutto all’estero. Vi invitiamo a seguire questa nuova rubrica, a partecipare agli eventi e a condividere con noi la vostra passione per il verde, segnalando nuove manifestazioni o modifiche agli eventi già in calendario all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Continuate a seguirci per restare sempre aggiornati sugli appuntamenti più interessanti del mondo florovivaistico in Italia, anche sui nostri canali social Facebook, XTwitter, Instagram e LinkedIn, o iscrivendovi alla newsletter gratuita di Floraviva.
Andrea Vitali