Il vivaista

Il 15 luglio su Zoom un webinar promosso da Associazione italiana protezione delle piante, Società italiana di patologia vegetale, Società entomologica italiana e Accademia nazionale italiana di entomologia nell’Anno della salute delle piante.


Sarà la ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova ad aprire la tavola rotonda online sul tema “Salute delle piante: una visione One-Health” che si svolgerà mercoledì 15 luglio alle 17,30 su Zoom e su Youtube in diretta.
Un incontro di estrema attualità con rappresentanti di società scientifiche, accademie e ministeri nell’Anno internazionale della salute delle piante che è promosso dalla Società entomologica italiana (Sei), l’Accademia nazionale italiana di entomologia (Anie), l’Associazione italiana protezione delle piante (Aipp) e la Società italiana di patologia vegetale (Sipav).
Al centro del confronto il fatto che «le piante sono l'aria che respiriamo e il cibo che mangiamo», sono «gli organismi che più di ogni altro condizionano la vita del nostro pianeta, in tutte le sue forme» e che «la loro salute è parte essenziale di quella dell'intera biosfera, dai microrganismi all'uomo, senza priorità, ed è garanzia di sicurezza alimentare per la specie umana».
La tavola rotonda sarà condotta da Antonio Pascale, ispettore Mipaaf e scrittore. Dopo l'apertura della ministra Bellanova, interverranno Alberto Alma (Sei), Alessandro Bratti (Ispra - ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare), Francesco Loreto (Cnr), Matteo Lorito (Sipav), Mirko Montuori (Fao), Francesco Pennacchio (Anie), Annalisa Polverari (Sipav), Vittorio Rossi (Aipp), Pio Federico Roversi (Crea).
L'evento sarà trasmesso anche in diretta su YouTube.
E' possibile iscriversi a questo link.

Redazione

Vivaio di Pistoia

Marco Niccolai, consigliere regionale della Toscana, ha risposto all’appello lanciato da Confagricoltura Pistoia sul mancato aiuto della Regione al vivaismo per i danni subiti dall’emergenza Covid-19 (al contrario di quanto successo ai produttori di fiori recisi che hanno ricevuto il via libera alle sovvenzioni). 


«Il piano di sviluppo rurale è lo strumento per dare risposte immediate al vivaismo». Inizia così una nota del consigliere regionale della Toscana Marco Niccolai, ricevuta ieri notte, nella quale egli annuncia un’interrogazione «per discutere due importanti tematiche legate al mondo della floricoltura e del vivaismo» e afferma che in essa chiederà alla Giunta di dare risposte anche al vivaismo, proprio come richiesto nei giorni scorsi da Confagricoltura Pistoia in un comunicato stampa in cui, pur apprezzando il via libera della Regione Toscana alle sovvenzioni in aiuto dei produttori di fiori recisi, si faceva appello ad essa affinché non abbandonasse il vivaismo del distretto pistoiese, anch’esso duramente colpito dall’emergenza Covid-19 (vedi).
«Ho letto con attenzione le sollecitazioni di Confagricoltura Pistoia – afferma Niccolai - ed infatti, dopo il confronto avuto con i vivaisti pistoiesi, ho proposto a metà maggio alcune idee concrete che il Consiglio Regionale ha approvato con un atto che, oltre a far presente che il vivaismo è uno dei settori più in crisi per il lockdown, parte da un presupposto: è il Piano di Sviluppo Rurale, che ha dotazione per centinaia di milioni di euro, lo strumento per dare un segnale forte e immediato alla nostra agricoltura e al vivaismo». 
Più nello specifico «il Consiglio Regionale – precisa Niccolai - ha chiesto alla Giunta di: "a) revisionare il programma di sviluppo rurale 2014–2020 utilizzando le risorse residue per sostenere i settori maggiormente in affanno, nonché consentendo ai beneficiari di contributi non ancora investiti, di modificare l’investimento originariamente previsto, qualora si rendano necessari interventi più immediati di risposta alla crisi; b) l'apertura di una fase di concertazione con le associazioni agricole affinché gli anticipi della programmazione 2021–2027 per gli anni 2020 e 2021 siano orientati a misure tese a sostenere investimenti del comparto agricolo per far fronte all’emergenza"».

L. S.


Ettore Prandini Coldiretti

Soddisfazione del presidente di Coldiretti Prandini per l’emendamento al decreto Rilancio che stanzia risorse per l’esonero delle aziende delle filiere agricole più colpite dal Covid dai contributi previdenziali dei primi 6 mesi dell’anno. Piace anche il rifinanziamento della cambiale agraria.


«Approvato l’emendamento al DL Rilancio che destina 426 milioni all'esonero per i primi sei mesi 2020 dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole ma anche ippicoltura, pesca e dell'acquacoltura».
Il primo a esultare su Facebook per la notizia che l’esonero dai contributi previdenziali tanto caldeggiato dai vivaisti (vedi) è stato inserito ieri dalla Commissione Bilancio della Camera nel DL 34/2020 è stato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che ha commentato: «un risultato importante per salvare lavoro ed occupazione in settori strategici del Made in Italy». 
Prandini ha sottolineato anche il rifinanziamento con 30 milioni di euro della cambiale agraria e la destinazione di 30 milioni di euro aggiuntivi per il Fondo di solidarietà nazionale, per sostenere le imprese agricole danneggiate dagli attacchi della cimice asiatica.
«Da quando è iniziata la pandemia in Italia – ha concluso Prandini - il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività, ma l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo».

L.S.



Flormart Roadshow screenshot

Il presidente di Avi Luca Magazzini ha illustrato i danni subiti dal vivaismo ornamentale per il Covid-19 e gli aiuti richiesti (esonero dai contributi e aumento del bonus verde). Il prof. Francesco Ferrini ha delineato l’impostazione metodologica da seguire nelle politiche del verde urbano (più peso alle funzioni delle piante scelte che alla biodiversità). L’assessore all’agricoltura del Veneto Giuseppe Pan ha presentato le misure di sostegno deliberate (finanziamenti a costo zero fino a 50 mila euro e sovvenzioni dirette da 7 mila euro). Ciro Degl’Innocenti (Settore verde di Padova) vorrebbe un rinnovo del patrimonio arboreo del 3% all’anno e i contratti di coltivazione coi vivaisti. Antonino Giambò di Anve, oltre a parlare dei danni subiti (solo in parte recuperati) ha reso noti alcuni dati del florovivaismo siciliano (280 milioni di euro di fatturato). Renato Ferretti (Ordine degli agronomi) ha chiesto un censimento del verde esistente e chiarito che le piante devono essere coltivate per raggiungere determinati obiettivi ecosistemici. 


Il 2020 era iniziato molto bene per il vivaismo ornamentale, con aspettative per l’annata di un più 10% di fatturato. E le aziende si erano caricate di impegni importanti e investimenti in acquisti di materiale per rispondere alla domanda. Per cui il blocco è stato drammatico, come diceva anche il collega siciliano, sino a intorno fine aprile: abbiamo continuato a lavorare nei vivai, ma la commercializzazione è stata pressoché assente, modestissima, anche perché il nostro è un mercato di sbocco quasi completamente estero. Oggi un po’ di volumi sono tornati, ma la gran parte del danno subito dalle aziende è restata sulle loro spalle. E l’utilizzo della cassa integrazione nel nostro comparto è stato inferiore al 2% nel territorio del Distretto vivaistico di Pistoia. Quindi i vivaisti pistoiesi si sono fatti carico del lavoro, anche maggiore per risolvere i problemi legati all’invenduto, per i circa 6 mila addetti diretti del distretto, ma senza poter commercializzare e avere le entrate previste.
Questa, in sintesi, la parabola della produzione dei vivaisti di piante da esterno di Pistoia (e non solo) nel primo semestre dell’anno tracciata da Luca Magazzini, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), che è l’organo gestore del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese, durante il suo intervento nella tavola rotonda finale del Flormart OnLife Roadshow di ieri, che verteva su cambiamento climatico, Covid-19, verde urbano e mercato delle piante (vedi). Ragione per cui, come ha ricordato Magazzini, Avi insieme ad altre associazioni florovivaistiche (fra cui in particolare Assofloro, il Distretto vivaistico Planta Regina e il Consorzio florovivaistico e agroalimentare dello Ionio: vedi) ha dovuto chiedere al Governo una serie di misure per aiutare il settore. Fra queste, prima di tutto, il temporaneo esonero dai contributi previdenziali nel 2020, che è congeniale fra l’altro alla buona occupazione in contrasto con il lavoro nero. E, come ha detto Magazzini, «le ultime notizie ci fanno sperare che almeno una parte di questa richiesta verrà esaudita». Poi anche il raddoppio della soglia d’investimento del cosiddetto bonus verde, con aumento dal 36% al 90% delle detrazioni. Certo, ha concluso Magazzini, se pensiamo ai 600 milioni erogati in Olanda al florovivaismo, i circa 420 milioni di cui si parla in Italia per tutte le filiere agroalimentari più colpite dall’epidemia sono pochi e temiamo che in autunno questo differenziale possa favorire un’aggressione sui prezzi dei concorrenti olandesi, che potremmo non essere in grado di fronteggiare. Comunque, nonostante tutto ciò, le aziende vivaistiche non demordono e, ha garantito Magazzini, se saranno aiutate dal Governo, potranno dare grandi soddisfazioni sia per la sostenibilità dell’ambiente urbano che a livello occupazionale. 
Il Flormart Roadshow è stato aperto dalla relazione del georgofilo Francesco Ferrini, ordinario di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze, che ha indicato e argomentato la via da percorrere, l’impostazione metodologica da seguire, nelle politiche del verde urbano dei prossimi anni, tenendo conto anche delle esigenze legate al cambiamento climatico: realizzare spazi verdi, o meglio infrastrutture verdi, capaci di massimizzare i servizi ecosistemici e che siano il più resilienti possibili, pensando al clima che ci sarà fra 30 anni. Ma con quali alberi e arbusti? La scelta delle specie più idonee, ha spiegato Ferrini, dovrà basarsi prima di tutto sulle loro funzioni. Il compromesso giusto, ha sostenuto richiamando la vexata quaestio delle piante autoctone vs. le piante esotiche e della tutela della biodiversità, è puntare sulla realizzazione di aree naturali (extra urbane) con specie native, mentre nelle aree verdi urbane si potranno ospitare sia specie autoctone che esotiche, privilegiando appunto i parametri dei servizi ecosistemici e della resilienza. Fondamentali, a tal fine, per quanto riguarda i produttori vivaisti, standard di coltivazione e operazioni colturali certificate per garantire alberi di qualità. Ma altrettanto importanti, naturalmente, corrette messe a dimora e manutenzioni da parte di progettisti, direttori dei lavori e gestori del verde. 
Prima della tavola rotonda è intervenuto anche l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan, che ha fatto il punto sulle nuove iniziative prese dalla Giunta regionale a sostegno del settore primario. «Metteremo a disposizione finanziamenti a costo zero fino a 50 mila euro per le Pmi agricole del Veneto. Ma anche una nuova sovvenzione diretta fino a settemila euro per azienda agricola» aggiunge l’assessore. «L’iniziativa è finanziata grazie ad una modifica del Programma di Sviluppo Rurale con 23 milioni di euro per dare liquidità alle imprese agricole più colpite dall’emergenza Covid-19. Il provvedimento passa ora per l’approvazione al Consiglio regionale, che sono sicuro vorrà rispondere in tempi celeri alle necessità delle nostre imprese».
Il primo intervento della tavola rotonda è stato di Ciro Degl’Innocenti, responsabile del Settore Verde, parchi e agricoltura urbana del Comune di Padova (Aidtpg), che ha fra l’altro spiegato che nel piano del verde di Padova si vuole passare nell’arco di 20 anni dall’attuale copertura arborea di 1,8% al 4/5% e ha detto che questo è il momento di rinnovare i patrimoni arborei delle nostre città e che il tasso di rinnovo dovrebbe salire dall’1% al 3% annuale. Inoltre ha specificato che lui preferisce parlare di piantare alberi, non di riforestare le città, che significherebbe creare situazioni ingestibili. Infine ha perorato la causa del contratto di coltivazione con i vivaisti, alla luce della lunghezza dei cicli produttivi degli alberi.
Antonino Giambò, di Sicilia Verde e membro del consiglio direttivo di Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), ha innanzi tutto messo in evidenza le differenze di problematiche fra sud e nord in fatto di gestione del verde pubblico. Poi ha ricordato che Sicilia Verde produce agrumi e ulivi per abbellimento di case private: una produzione ornamentale in senso stretto, per la maggior parte diretta verso i mercati esteri, che è poco adatta ai parchi urbani. I cambiamenti climatici che più lo preoccupano come vivaista sono le trombe d’aria sempre più frequenti e in periodi dell’anno a cui non eravamo abituati. Con tutti i problemi del caso nelle serre. Giambò ha tra l’altro illustrato il settore florovivaistico siciliano, che si articola nei seguenti 4 poli principali: 1) Catania, 2) Messina, 3) Trapani, 4) Ragusa. In tutto si tratta di 280 milioni di euro di fatturato per 3mila addetti specializzati, ha detto, ma l’indotto è stimato in 2,4 miliardi con più di 24 mila persone coinvolte (per un fattore di moltiplicazione pari a 8). Riguardo infine ai danni del Covid, ha confermato che marzo e aprile sono stati difficoltosi perché vendendo all’estero per il 70% i danni sono stati forti. Ma, fortunatamente, a fine aprile e maggio abbiamo recuperato una parte di quella grande perdita, perché la stagione si è allungata un po’.
Poi è stata la volta di Renato Ferretti, consigliere dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali, il quale ha ricordato che, nell’ambito del Comitato nazionale per il verde urbano presso il Ministero dell’ambiente, è stata tracciata una strategia nella quale il verde non è considerato solo pubblico ma anche privato e si dà peso pure alla componente arbustiva, non solo a quella arborea. Dell’indagine Flormart Green City Ferretti ha messo in evidenza la centralità attribuita dagli intervistati alla pianta e al progetto, e all’esigenza di avere piante adatte ai diversi ambienti e funzioni, e che quindi devono essere prodotte a tale scopo. La logica non può essere andare dal rivenditore a comprare le piante che ci piacciono, le piante devono essere coltivate al fine di raggiungere determinati servizi ecosistemici. E da questo punto di vista il vivaismo ha un ruolo importante. L’ideale, ha affermato rievocando un esempio tedesco, sarebbe realizzare il verde prima ancora dei lavori edili, questo è l’obiettivo massimo. Ma quanto meno bisogna avere in anticipo un’idea precisa di quello che sarà il verde in una determinata area dove si va a costruire. Inoltre ha sottolineato l’importanza di un censimento del verde esistente, per poterlo riqualificare adeguatamente. E infine ha messo in evidenza la necessità di mettere i Comuni nelle condizioni di disporre di risorse pluriennali, non di 3 anni ma almeno 10 anni, per la realizzazione del verde.
In chiusura Luca Veronesi, ringraziando gli intervenuti, ha rinnovato l’impegno di Flormart a sostenere le esigenze di una divulgazione della cultura del verde, perché non basta investire, ma bisogna studiare quale verde per quali contesti.

Lorenzo Sandiford


Il rapporto Flormart Green City presentato ieri dice che gli esperti si attendono nei prossimi 3 anni più interventi di «riqualificazione degli spazi verdi esistenti» (73% delle citazioni) che “nuove aree verdi” (36%). Prevalgono comunque, sia pure di poco, le aspettative di crescita per i segmenti della “progettazione del verde” e produzione di “piante”. Il 64% degli operatori chiede “supporto pubblico” per reagire alla crisi causata dal Coronavirus.

Un settore che chiede ancora sostegno per uscire dall’impatto negativo dell’epidemia del Coronavirus, ma che non vede nero per il futuro. E si attende più interventi di riqualificazione e miglioramento dell’esistente che realizzazioni ex novo. Con necessità di attingere a nuove produzioni di piante.
Sono forse queste le evidenze più nette che emergono dai dati principali del “Flormart Green City Report – osservatorio sulle nuove tendenze del mercato del verde urbano” presentati ieri da Andrea Nava di GRS Research & Strategy, partner di Fiera di Padova nel primo dei data monitor dedicati ai settori economici coperti dall’ente fieristico padovano, durante il roadshow online sul tema “Riscaldamento globale, Covid-19 e smart city: come cambia il mercato delle piante”. Un’indagine, come ha spiegato Nava, in cui «siamo andati a parlare direttamente con chi il settore del verde urbano lo vive, con le varie figure della filiera: imprenditori, agronomi, docenti, vivaisti, progettisti. Un panel di 157 esperti che hanno risposto alle nostre domande». E che è stata così introdotta da Luca Veronesi, direttore generale di Padova Hall, la società proprietaria del marchio Fiera di Padova: «questa è una iniziativa che si colloca all’interno di un percorso intrapreso dalla fiera di Padova per le manifestazioni professionali. Flormart è pioniera perché è la prima applicazione di questi “data monitor” che già dalla prima rilevazione ci hanno fornito dei risultati interessanti. Ovviamente si inizierà ad avere una migliore percezione dei dati quando avremo un trend e non una singola indagine. Però questa è la nostra prima rilevazione e ne faremo un’altra prima dell’evento del 1° dicembre».
La prima domanda posta ai 157 operatori della filiera del verde era la seguente: quali saranno le tendenze di mercato nel settore del verde urbano nel suo complesso? Risposta: il podio dei tre trend più citati dagli insider della filiera del verde interrogati da GRS è risultato essere composto da “forestazione urbana (verde estensivo)” (50%), giardini/parchi ricreativo-motori (39%), orto/giardino sociale / comunitario (38%). Vale a dire, come ha osservato Andrea Nava, «tutto ci parla di un utilizzo sociale del verde. Quindi un verde vissuto da una società, da una comunità».



La seconda domanda ha riguardato le previsioni in termini di mercato. Cioè “quali sono le previsioni (fra crescita, stabilità e diminuzione) per i prossimi 12 mesi in termini di valore nei seguenti segmenti del mercato del verde urbano?”: progettazione del verde, piante, costruzione e manutenzione del verde, giardinaggio, arredo verde, produzione di mezzi tecnici e materiali per piante e verde, giochi e articoli per attività sportive, macchine e attrezzature per la produzione di piante e la realizzazione e gestione del verde urbano. E i segmenti che sono stati giudicati con le aspettative migliori sono la progettazione del verde (vista dal 46% in crescita, dal 35% stabile e dal 18% in diminuzione), le piante (45% in crescita, 43% stabile, 12% in diminuzione) e la costruzione e manutenzione del verde (43% in crescita, 43% stabile, 14% in diminuzione). E Nava ha sottolineato il fatto che sia vista in crescita la produzione di piante, il «segmento della materia prima».



Il terzo quesito è stato sugli interventi a verde che saranno più gettonati nelle aree urbane nei prossimi tre anni. Al primo posto, con il 73% di citazioni, la “riqualificazione degli spazi verdi esistenti”, mentre al secondo, con il 59% di citazioni, il miglioramento della “gestione del verde urbano” e, in terza posizione, con il 36% di citazioni la “realizzazione di nuove aree verdi”. Quindi, ha commentato Nava, una tendenza generale al miglioramento e sfruttamento dell’esistente.



La quarta domanda prendeva in esame la reazione all’emergenza del Covid-19: “il comparto sta reagendo bene o male all’emergenza?”. La risposta più scelta è stata: “né bene né male” (49%), seguita da “bene” (34%) e “male” (9%). Se vogliamo tirare una media, una valutazione complessiva, ha osservato Nava, potremmo dire che la risposta è stata “benino”. Ma il questionario ha posto tante altre domande più specifiche al panel di esperti su questo argomento delle conseguenze dell’epidemia Coronavirus, ha avvertito.



Poi, come quinto interrogativo, è stato chiesto “che cosa serve al settore per superare l’attuale momento?”, quali azioni sono necessarie? E limitandoci al solito a richiamare qui le prime tre risposte, è venuto fuori che per il 64% degli intervistati serve un “supporto da parte del Governo e della pubblica amministrazione”, per il 50% di loro c’è bisogno di “maggior cooperazione fra aziende del territorio” e per il 40% “maggior comunicazione/visibilità”. «Una comunicazione e una visibilità – ha integrato Nava – che devono essere rivolti soprattutto verso il consumatore finale, perché in un momento di crisi e di paura bisogna comunicare con il consumatore e rassicurarlo».



In conclusione della carrellata, una sesta domanda a cui hanno risposto solo imprenditori, come ha spiegato Nava: vivaisti, giardinieri ecc. “Parlando dell’ente per cui lavora, quali dei seguenti aspetti oggi influenzano la vostra attività”. Per il 46% una “riduzione degli ordini”, per il 37% la “mancanza di risorse finanziarie / sostegno da parte delle istituzioni finanziarie” e per il 28% “restrizioni governative causate dal Covid-19”. Quindi prevalgono, come commentato da Nava, circostanze o «motivazioni di natura economica, più che operativa».



Come ha detto in chiusura della presentazione di ieri del Flormart Green City Report Luca Veronesi, vedremo a dicembre se queste rilevazioni si saranno evolute in veri e propri trend.

Lorenzo Sandiford

A questo link il rapporto completo, pubblicato dopo la scrittura del nostro articolo, basata sulla presentazione di ieri.

 

Roadshow Flormart
Ci saranno anche tre esponenti toscani di tre componenti essenziali della filiera del verde quali l’imprenditoria, le professioni e la ricerca scientifica nella seconda tappa del Flormart OnLife Roadshow, in programma martedì 30 giugno dalle 17 alle 18,30 sul tema “Riscaldamento globale, Covid-19 e smart city: come cambia il mercato delle piante”.
Si tratta del georgofilo Francesco Ferrini, professore ordinario di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università di Firenze, che terrà una relazione intitolata “Il clima sta cambiando: cambia anche l’offerta vivaistica?”, e di Luca Magazzini, presidente di Avi (Associazione vivaisti italiani), e Renato Ferretti, consigliere dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali, che parteciperanno alla tavola rotonda di chiusura del roadshow. Una discussione a cui interverranno pure Ciro Degl’Innocenti, a capo del Settore Verde, parchi e agricoltura urbana del Comune di Padova (Aidtpg), e Antonino Giambò, membro del consiglio direttivo di Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori).
Nel corso dell’incontro, che sarà aperto dagli interventi di Luca Veronesi, direttore generale di Padova Hall, la società proprietaria del marchio Fiera di Padova, e di Giuseppe Pan, assessore all’agricoltura della Regione del Veneto, saranno presentati in anteprima i risultati dell'indagine Flormart Green City Report sullo stato di salute del settore, il sentiment degli imprenditori e le prospettive di mercato.
L'appuntamento sarà in videoconferenza sulla piattaforma Zoom: chi si registra avrà la possibilità di interagire in diretta con i relatori, inviando domande, commentando e rispondendo a sondaggi proposti nel corso dell’evento.
Registrazioni a questo link.

L.S.