Il vivaista

In un distretto produttivo, per quanto agricolo, non si possono avere dati da parco naturale. Continua il direttore di Confagricoltura Pistoia Lombardi «la situazione è anche migliore di quanto temevamo 10 giorni fa» e «l’Arpat pare scavalcare le giuste istanze del Green New Deal sconfinando in un modello di agricoltura bucolica». Alla consigliera Breschi risponde che riguardo al glifosate a Pistoia «si è avventurata anche in affermazioni non scientifiche, perché non supportate dalle necessarie verifiche dei fatti» e che i più attenti alla questione salute sono i vivaisti, i più esposti. Lombardi rassicura il vescovo Tardelli: «abbiamo gli stessi obiettivi specifici di riduzione dei fitofarmaci e le medesime finalità generali eco-sostenibili, anche se la nostra analisi della situazione è un po’ diversa e non riteniamo percorribile nel breve termine un vivaismo ornamentale tutto “bio”». 

«L’analisi dei nostri tecnici di fiducia dell’ultimo Rapporto Arpat sui residui di fitofarmaci nelle acque di Pistoia, con riferimento ai torrenti che attraversano il Distretto vivaistico ornamentale, fa emergere un quadro della situazione migliore di quanto temevamo 10 giorni fa: in generale non si può parlare di peggioramento  della situazione e uno dei due torrenti con dati negativi in particolare è chiaramente condizionato da altre attività, poiché mostra un rapporto fra Ampa e glifosate troppo alto, che segnala altre cause».
E’ quanto dichiara il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi dopo l’incontro avvenuto ieri con i rappresentanti delle associazioni agricole e vivaistiche pistoiesi. Durante il quale fra l’altro è stato sottolineato da più voci, con il pieno accordo di Lombardi, che «alcuni aspetti del testo di Arpat sembrano andare oltre la pura analisi dei dati, sconfinando in un’ideologia ambientalistica che scavalca le giuste istanze del Green New Deal, il quale comporta sì la riduzione dell’inquinamento ma non l’invocazione di un modello di agricoltura bucolica o da parco naturale». Come quando, proprio nell’ultimo capoverso delle conclusioni, propone di applicare «le misure indicate nelle Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette approvate con Decreto Ministeriale del 10/3/2015». «Tutto ciò – chiosa Lombardi - è incompatibile con un’agricoltura che deve mantenere elevati livelli di produttività per restare competitiva sui mercati internazionali. Bene l’eco-sostenibilità e la riduzione dei fitofarmaci, ma qualsiasi attività produttiva non può essere paragonata alle aree naturali protette. Ciò equivarrebbe alla chiusura del Distretto vivaistico».
Ma Lombardi replica anche alle accuse ai vivaisti di un gruppo di esponenti del Consiglio comunale pistoiese e della Dott.ssa Carla Breschi. In particolare a un’intervista dei giorni scorsi di quest’ultima. «Non mi pare molto scientifico e corretto sul piano della logica argomentativa – dice il direttore di Confagricoltura Pistoia – sostenere, così senza prove, che i dati negativi non possono essere imputabili a “poche mele marce”, bensì quindi a molti vivaisti, solo perché “il valore del diserbante” è aumentato. Ciò sia perché gli aumenti di residui, come ci hanno spiegato i tecnici, sono circoscritti a soli due torrenti riguardanti marginalmente il distretto e in un caso sembrano dipendere chiaramente anche da altre attività, sia perché davvero gli aumenti di valore potrebbero dipendere da pochi comportamenti illeciti, al limite anche dal mancato rispetto dei distanziamenti di un solo soggetto». E poi «non è molto scientifico nemmeno fare dichiarazioni generiche sul glifosate come causa di danni alla salute e tumori: in che senso? Quando ingerito o in relazione a quale tipo di esposizione? Qui a Pistoia non viene ingerito perché i dati delle acque destinate alla potabilizzazione sono a norma. Riguardo poi all’esposizione di chi lo applica nei campi, a parte che gli unici a rischiare saremmo noi agricoltori e i giardinieri e quindi siamo i primi a tenerci, dipende dalle buone pratiche e procedure adottate nella somministrazione del fitofarmaco». 
«Questo non significa che vogliamo fare retromarcia nella riduzione del glifosate, tutt’altro – continua Lombardi - e in questo rassicuriamo il Vescovo Fausto Tardelli che siamo perfettamente d’accordo sia con i suoi obiettivi specifici (il problema va affrontato e risolto, riportando i valori dei residui di fitofarmaci nei limiti stabiliti dalla normativa dove non lo sono) sia sulle finalità generali della difesa dell’ambiente e di un vivaismo ecosostenibile, in linea con Laudato si’ di Papa Francesco. Anche se la nostra analisi della situazione è diversa, con una valutazione assai migliore dei dati oggettivi sulle acque nel distretto vivaistico, e non riteniamo che sia percorribile nel breve termine la strada di un vivaismo ornamentale pistoiese tutto “bio”».

Redazione 

Avi e distretto replicano agli attacchi dei giorni scorsi: nessun danno alla salute dall’attività vivaistica. Le acque non stanno peggio e l’Ampa in più si origina da altre fonti. In tre su cinque torrenti su cui insiste il distretto vivaistico i dati sono migliorati e quello più negativo (Ombrone-Poggio a Caiano) fa registrare un rapporto Ampa/glifosate pari a 12, superiore da 3 a 4 volte rispetto ai rapporti individuati negli altri torrenti: verosimile che buona parte di questo Ampa derivi da fosfonati di prodotti di lavanderia. Il presidente di Avi Magazzini: «i dati delle acque superficiali sono nel complesso positivi e nei due casi negativi sono in prossimità di depuratori e attività non vivaistiche. Inoltre non si può trascurare l’ottimo stato delle acque sotterranee e per la potabilizzazione. Si rischia di mettere in crisi irragionevolmente il comparto che più può contrastare il riscaldamento terrestre. Dalle forze politiche ci aspettiamo chiarezza d’intenti sul nostro ruolo». Il presidente del Distretto Mati: «il trend è in miglioramento e nel 2019 sono aumentati del 400% gli acquisti di prodotti alternativi agli erbicidi. Non ci sono differenze tra Pistoia e le altre città della Toscana per l’incidenza tumorale. Anzi semmai da noi è un po’ inferiore, forse proprio perché il verde riduce l’inquinamento dell’aria».


Nessun danno alla salute dei cittadini dalle attività dei vivaisti del distretto pistoiese nel 2019. Non solo sono risultate negli standard di qualità le acque sotterranee e in buona condizione quelle superficiali destinate alla potabilizzazione, con quasi tutte le stazioni di monitoraggio in classe A1 (la migliore), ma anche per le altre acque superficiali, oggetto di allarmismi nei giorni scorsi, è fuorviante sostenere che l’anno scorso ci sia stato in generale un aumento dei residui di fitofarmaci e quindi un’inversione di tendenza nel processo di riduzione dell’uso di erbicidi avviato negli ultimi anni. Certo, per velocizzare ulteriormente il processo bisognerebbe che fosse dato seguito al protocollo d’intesa siglato lo scorso novembre con noi dalla Regione Toscana, che aveva promesso a tal proposito un sostegno economico (per ora non pervenuto) ai vivaisti, per aiutarli ad affrontare gli investimenti necessari senza perdere competitività e quote di mercato. Ma non ci sono stati né stop né marce indietro da parte dei vivaisti pistoiesi. 
A dichiararlo sono i vertici del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia e del soggetto che lo gestisce, l’Associazione vivaisti italiani (Avi), che puntualizzano inoltre alcuni aspetti dei recenti dati di Arpat sui residui di prodotti fitosanitari nelle acque pistoiesi trascurati dai commenti di certi esponenti politici e dell’ambientalismo.

Nelle cinque stazioni di monitoraggio delle acque superficiali che attraversano il distretto vivaistico il trend 2016-2019 è complessivamente in miglioramento e sono diminuiti i residui di prodotti fitosanitari anche tra il 2018 e il 2019. Infatti in tre di esse, Mas Vp2 sul torrente Dogaia e Mas Vp4 sullo Stella e Mas 512 sul Brana, i residui totali di pesticidi sono diminuiti sia nell’arco del periodo 2016-2019 che nel raffronto 2019 su 2018. Mentre le due con dati negativi, Mas 129 (Ombrone - Caserana) e Mas 130 (Ombrone – Poggio a Caiano), interessano marginalmente il distretto vivaistico e presentano dati molto sospetti perché in prossimità di depuratori e altre attività. Nel senso che con ogni probabilità non sono imputabili se non in minima parte al vivaismo.
Spicca in particolare a questo proposito la stazione Mas 130 (Ombrone – Poggio a Caiano nel Comune di Carmignano), in cui il rapporto Ampa/glifosate è stato nel 2019 pari a 12: troppo alto per derivare solo dall’uso di glifosate. Infatti, come spiegano i tecnici di Avi, l’Ampa (acido aminometilfosfonico) non è solo un prodotto di degradazione del glifosate, ma è legato anche ai fosfonati che vengono utilizzati nei detergenti e quindi nelle lavanderie (uno studio inglese del 2017 dice che nell’84% dei prodotti di lavanderia sono presenti fosfonati). E normalmente, nonostante che l’Ampa abbia un tempo di degradazione un po’ più lento del glifosate e che quindi si accumuli di più, i rapporti Ampa/glifosate che si riscontrano in agricoltura vanno da 1,5 a 3 volte il glifosate. Del resto lo sottolineò anche l’Arpat nel Rapporto dell’anno scorso dicendo che: «a questo valore contribuisce però in maniera evidente anche l’apporto proveniente dal territorio di Prato. In questo caso non si può escludere un contributo significativo alla concentrazione di AMPA proveniente anche dalla depurazione dei reflui industriali del tessile».
Ma quest’anno nel rapporto sono spariti questi riferimenti espliciti: come mai? «Guarda caso – osserva il presidente di Avi Luca Magazzini – l’Ampa aumenta sempre vicino ai depuratori. Qualunque siano le cause, chiediamo che ci sia un approccio più razionale ai dati di Arpat, perché in generale sono positivi nel territorio del distretto vivaistico, a parte zone marginali e in prossimità di depuratori e attività non vivaistiche. Ed è inaccettabile che si dimentichino gli ottimi dati delle acque sotterranee e di quelle di superficie destinate alla potabilizzazione. Se continuano queste speculazioni, rischiamo di mettere in crisi irragionevolmente la produzione del verde, un’eccellenza del made in Tuscany: l’arma più importante a disposizione per contrastare il rischio ambientale numero uno del pianeta, cioè l’inquinamento dell’aria che causa il riscaldamento terrestre, come ha ben capito il Comune di Prato, che ha aperto una collaborazione con noi per il suo piano di forestazione urbana all’avanguardia a livello internazionale». 
«Il vivaismo ha iniziato un percorso virtuoso verso l’eco-sostenibilità grazie alle aziende che hanno investito nella responsabilità ambientale – ha detto Francesco Mati, presidente del Distretto vivaistico di Pistoia – e i recenti dati ci dicono che il trend è in miglioramento. A conferma di simile tendenza, segnalo che nell’ultimo anno sono aumentati del 400% gli acquisti di prodotti alternativi agli erbicidi». «E basta illazioni su tumori causati dal vivaismo – ha concluso Mati -. Secondo i dati degli osservatori oncologici, non ci sono differenze tra Pistoia e le altre città della Toscana per l’incidenza tumorale. Anzi semmai da noi è un pochino inferiore l’incidenza, forse proprio perché il verde riduce l’inquinamento dell’aria». 
«Dalle forze politiche, anche in vista delle elezioni regionali, - conclude Luca Magazzini - ci aspettiamo maggiore chiarezza d’intenti e risposte precise sul ruolo assegnato al nostro settore: ci credete sul serio oppure no nel vivaismo e nella filiera del verde?».  

Redazione 


Vertici di Assoverde
Il 10 luglio l'assemblea generale di Assoverde – Associazione italiana costruttori del verde ha confermato quale presidente Antonio Maisto. Sono stati inoltre «riconfermati i precedenti consiglieri: Michele Bindi, Angioletto Borri, Carlo Caramori, Antonio Maisto, Rosi Sgaravatti, Giuseppe Traini, con la nuova nomina di Mauro Glionna». E, su indicazione del nuovo consiglio, sono stati approvati dall’assemblea il segretario generale Stefania Pisanti - che da dicembre ha supportato Assoverde nel percorso di rinnovamento - e il revisore dei conti Luca Ugliano. Michele Bindi è confermato vice presidente.    
A Maisto a cui è stato riconosciuto «l’impegno ed il lavoro svolto nel corso delle precedenti consigliature e, con nuovo impulso, a partire dalla fine dello scorso anno, nell’importante progetto di rinnovamento dell’associazione - “Assoverde: un cambio di passo” - con il trasferimento strategico della sede legale a Roma, la ridefinizione degli assetti organizzativi ed operativi dell’associazione, l’avvio di importanti progettualità integrate e multisettoriali, nuove attività ed iniziative a supporto degli associati». 
«Il “cambio di passo” messo in atto, fortemente voluto e sostenuto da Antonio Maisto, - si legge nel comunicato di Assoverde - riscatta e rafforza il ruolo storico dell’associazione e dei singoli associati: è stato ben evidente nel periodo dell’emergenza Coronavirus, dove l’azione di Assoverde ha inciso efficacemente nella fase di ripresa delle attività; è altrettanto rappresentato dalle numerose interlocuzioni con le istituzioni per il rafforzamento del “Bonus Verde” o per portare l’Iva al 10%, qualificando e rafforzando il settore nel suo complesso; ed è ancor più manifesto nelle opportunità ed occasioni di sviluppo del settore che derivano dalle progettualità che Assoverde sta attualmente conducendo con amministrazioni pubbliche e partner autorevoli».
«Tra le priorità della nuova consigliatura – ha dichiarato Antonio Maisto a conclusione dell’Assemblea - la qualificazione dei diversi ambiti di competenza e la valorizzazione delle specificità territoriali, attraverso il rafforzamento, a livello associativo, delle rappresentanze per filiera e per regioni. Ciò all’interno di un processo partecipato, con il coinvolgimento attivo e propositivo degli associati, volto ad acquisire e finalizzare istanze, promuovere iniziative e progettualità a livello territoriale, sviluppare collaborazioni e sinergie con soggetti pubblici e privati che valorizzino il lavoro delle nostre imprese sul piano nazionale ed internazionale. C’è molto da fare, mettiamoci a lavorare …».

L.S. 


Il 15 luglio su Zoom un webinar promosso da Associazione italiana protezione delle piante, Società italiana di patologia vegetale, Società entomologica italiana e Accademia nazionale italiana di entomologia nell’Anno della salute delle piante.


Sarà la ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova ad aprire la tavola rotonda online sul tema “Salute delle piante: una visione One-Health” che si svolgerà mercoledì 15 luglio alle 17,30 su Zoom e su Youtube in diretta.
Un incontro di estrema attualità con rappresentanti di società scientifiche, accademie e ministeri nell’Anno internazionale della salute delle piante che è promosso dalla Società entomologica italiana (Sei), l’Accademia nazionale italiana di entomologia (Anie), l’Associazione italiana protezione delle piante (Aipp) e la Società italiana di patologia vegetale (Sipav).
Al centro del confronto il fatto che «le piante sono l'aria che respiriamo e il cibo che mangiamo», sono «gli organismi che più di ogni altro condizionano la vita del nostro pianeta, in tutte le sue forme» e che «la loro salute è parte essenziale di quella dell'intera biosfera, dai microrganismi all'uomo, senza priorità, ed è garanzia di sicurezza alimentare per la specie umana».
La tavola rotonda sarà condotta da Antonio Pascale, ispettore Mipaaf e scrittore. Dopo l'apertura della ministra Bellanova, interverranno Alberto Alma (Sei), Alessandro Bratti (Ispra - ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare), Francesco Loreto (Cnr), Matteo Lorito (Sipav), Mirko Montuori (Fao), Francesco Pennacchio (Anie), Annalisa Polverari (Sipav), Vittorio Rossi (Aipp), Pio Federico Roversi (Crea).
L'evento sarà trasmesso anche in diretta su YouTube.
E' possibile iscriversi a questo link.

Redazione

Vivaio di Pistoia

Marco Niccolai, consigliere regionale della Toscana, ha risposto all’appello lanciato da Confagricoltura Pistoia sul mancato aiuto della Regione al vivaismo per i danni subiti dall’emergenza Covid-19 (al contrario di quanto successo ai produttori di fiori recisi che hanno ricevuto il via libera alle sovvenzioni). 


«Il piano di sviluppo rurale è lo strumento per dare risposte immediate al vivaismo». Inizia così una nota del consigliere regionale della Toscana Marco Niccolai, ricevuta ieri notte, nella quale egli annuncia un’interrogazione «per discutere due importanti tematiche legate al mondo della floricoltura e del vivaismo» e afferma che in essa chiederà alla Giunta di dare risposte anche al vivaismo, proprio come richiesto nei giorni scorsi da Confagricoltura Pistoia in un comunicato stampa in cui, pur apprezzando il via libera della Regione Toscana alle sovvenzioni in aiuto dei produttori di fiori recisi, si faceva appello ad essa affinché non abbandonasse il vivaismo del distretto pistoiese, anch’esso duramente colpito dall’emergenza Covid-19 (vedi).
«Ho letto con attenzione le sollecitazioni di Confagricoltura Pistoia – afferma Niccolai - ed infatti, dopo il confronto avuto con i vivaisti pistoiesi, ho proposto a metà maggio alcune idee concrete che il Consiglio Regionale ha approvato con un atto che, oltre a far presente che il vivaismo è uno dei settori più in crisi per il lockdown, parte da un presupposto: è il Piano di Sviluppo Rurale, che ha dotazione per centinaia di milioni di euro, lo strumento per dare un segnale forte e immediato alla nostra agricoltura e al vivaismo». 
Più nello specifico «il Consiglio Regionale – precisa Niccolai - ha chiesto alla Giunta di: "a) revisionare il programma di sviluppo rurale 2014–2020 utilizzando le risorse residue per sostenere i settori maggiormente in affanno, nonché consentendo ai beneficiari di contributi non ancora investiti, di modificare l’investimento originariamente previsto, qualora si rendano necessari interventi più immediati di risposta alla crisi; b) l'apertura di una fase di concertazione con le associazioni agricole affinché gli anticipi della programmazione 2021–2027 per gli anni 2020 e 2021 siano orientati a misure tese a sostenere investimenti del comparto agricolo per far fronte all’emergenza"».

L. S.