Stile/i italiano/i nella decorazione floreale e valorizzazione della nostra floricoltura: un work in progress
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A Myplant & Garden in scena il progetto sullo stile italiano nella decorazione floreale del gruppo “I Fioristi Italiani” in collaborazione con Piante e Fiori d’Italia e un incontro su “L’importanza del fiore italiano” con alcuni opinion leader del settore. Per questa tappa si è scelto il barocco: i fiori erano forniti dal mercato di Viareggio e da Flora Pompei. Il percorso proseguirà a FloraFirenze con altre ispirazioni stilistiche.
E’ possibile e come valorizzare la nostra floricoltura attraverso lo stile italiano di composizione o decorazione floreale? E in cosa consiste/ono lo stile o gli stili italiani nell’arte floreale oggi? E’ o sono ancora in grado, e in che misura, di dare un valore aggiunto ai nostri fiori e di fare tendenza? Le risposte definitive a questi interrogativi le avremo soltanto nei prossimi mesi o forse anni. Però c’è chi ci crede e ci ha scommesso con un progetto: il gruppo di fioristi, docenti ed esperti della Guida ‘I Fioristi Italiani’, fra cui Chicco Pastorino, Maria Cecilia Serafino e Mara Verbena, che hanno avuto il supporto e la collaborazione dell’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia, presieduta da Cristiano Genovali.
Come ci ha spiegato nell’ultima giornata di Myplant & Garden proprio Mara Verbena, fiorista della Repubblica di San Marino, assieme agli esperti succitati e ad altri fra i più importanti insegnanti delle maggiori scuole di fioristi italiane è stata avviata «una ricerca sullo stile italiano», una sorta di work in progress «negli stili italiani della lavorazione del fiore, perché siamo la culla delle cultura e possiamo portare questo argomento in giro per il mondo, naturalmente seguendo tutte le produzioni italiane, la qualità dei fiori italiani, che noi conosciamo e sottolineiamo»; ed «usare materiali italiani» è in effetti uno degli scopi del progetto. La prima tappa è stata il corso di alta specializzazione “Stile italiano – Storia, innovazione e cultura nella composizione floreale” dello scorso agosto a San Marino, apertosi con una lezione di Vittorio Sgarbi su “I fiori nell’arte”.
La seconda tappa si è svolta invece proprio nei giorni scorsi a Myplant & Garden, dove è stata allestita un’area speciale dedicata allo stile e al gusto floreale italiano, con spazi espositivi e dimostrazioni di fioristi della scuola ‘Pianeta fiore’, di quella di Assofioristi, del ‘Laboratorio idee’, della scuola di Federfiori e della scuola ‘Scultura Fiori’. Filo conduttore il barocco, con riferimenti a Caravaggio, Bernini, Borromini e Vivaldi, a cui si sono ispirati tutti i maestri fioristi che si sono esibiti. I fiori sono stati forniti dal mercato dei fiori di Viareggio e da Flora Pompei.
L’idea era suggerire che lo stile italiano si possa o debba identificare con il barocco? C’è chi l’ha sostenuto durante quello che è stato una sorta di momento collaterale del progetto sullo stile italiano: l’incontro svoltosi il 27 febbraio mattina, sempre al padiglione 10 di Myplant & Garden, sul tema “L’importanza del fiore italiano”, a cui sono intervenuti, moderati da Walter Pironi, per discutere di come si possa valorizzare la nostra floricoltura attraverso lo stile italiano il presidente di Federfiori Carlo Sprocatti, il presidente di Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia Cristiano Genovali, l’ideatore della Guida ‘I Fioristi Italiani’ Chicco Pastorino, Maria Cecilia Serafino della scuola ‘Scultura Fiori’, Rudy Casati della scuola Minoprio, il grossista di fiori Cosimo Pagano e il responsabile del tavolo tecnico del florovivaismo presso il Ministero delle politiche agricole Alberto Manzo. Infatti, Maria Cecilia Serafino, dopo aver ricordato l’importanza della cultura botanica e della conoscenza del «significato dei fiori» che permettono di sapere a cosa è adatto o meno un determinato fiore, ha detto: «dobbiamo portare avanti la nostra cultura barocca, perché noi italiani siamo barocchi dentro […] e da noi si aspettano opulenza» e questo va realizzato utilizzando «fiori prodotti in Italia».
Ma non è stato dello stesso avviso il collega Rudy Casati della scuola Minoprio, che ha messo in discussione «che il barocco sia lo stile italiano», puntando per il rilancio dell’arte floreale italiana piuttosto sulla formazione e sulle scuole professionali. Essenziale per fare tendenza, ha detto, in questo d’accordo con la Serafino, è «un retroterra botanico e florovivaistico d’eccellenza» e a tal fine ci vorrebbe «una rete di scuole riconosciute a livello nazionale» (direzione che sembra confermata nel piano nazionale del settore florovivaistico 2014-2016 pubblicato l’anno scorso dal Ministero delle politiche agricole), nelle quali però bisogna insegnare anche «storia dell’arte, scultura, disegno e fotografia». Come ha spiegato Mara Verbena nel suo breve intervento finale, «abbiamo deciso di presentare in questa occasione lo stile barocco, ma poi ci saranno altri stili». «Il progetto – ha aggiunto Mara Verbena a Floraviva al termine dell’incontro - è molto ampio e si svilupperà tanto nelle scuole professionali per fioristi, in cui tratteremo anche altri argomenti, quanto in manifestazioni come ad esempio prossimamente FloraFirenze, dove saranno presentati diversi altri stili classificabili come italiani». Si tratta, insomma, di una ricerca che ha un bel cammino davanti e i cui esiti non sono ancora né prevedibili né scontati.
Questo lavoro di ricerca negli stili e nel gusto italiani di composizione floreale e di ricostruzione storica dell’identità della nostra arte floreale si tradurrà poi nell’effettiva capacità di fare tendenza e influenzare le mode a livello internazionale oggi? Sembra presto per dirlo. Certo è che molti degli intervenuti all’incontro ci credono. E soprattutto ci sperano, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare la vendite dei prodotti floricoli italiani grazie a mode floreali rigorosamente basate su fiori o piante nostrane e quindi di stagione. Lo ha affermato in più passi del suo intervento Cristiano Genovali, che ha detto «noi vogliamo riappropriarci del modo di fare tendenza nella floricoltura nel mondo» e poi «c’è appiattimento su produzioni internazionali destagionalizzate e non c’è più un focus su quello che viene prodotto in Italia. Dobbiamo ricominciare a determinare le tendenze come volano per la produzione. La cultura non è solo prendere spunto dagli stili architettonici del passato o del presente, ma è anche sapere come vengono prodotte le piante», così come il produttore deve sapere che tipo di varietà vogliono i fioristi.
Su questo tema il grossista pugliese Cosimo Pagano ha sostenuto che «ai fioristi dobbiamo dare “cultura floreale”, anzi adesso si parla di “cultura del verde”» e che in Puglia ultimamente, grazie anche alla «collaborazione con Federfiori», le cose vanno meglio e «il 70% dei fioristi pugliesi ha fatto un corso professionale per fiorista». Pagano ha sottolineato anche l’importanza di cogliere al volo eventi come la giornata dedicata agli anziani voluta da Papa Francesco, che ha consentito ad alcuni fioristi di essere invitati a Rai International, e il valore della comunicazione. Tema, quest’ultimo, toccato anche da Chicco Pastorino e rilanciato da Alberto Manzo, che ha sottolineato quanto sia «fondamentale» perché «serve per dare un senso a quello che si fa» lungo tutto la filiera e ha suggerito di sfruttare la convenzione che il Ministero delle politiche agricole ha con la Rai per realizzare qualche programma televisivo ad hoc.
Lorenzo Sandiford