A Firenze l’idea di agricoltura di Cia fra attualità e progetti a lungo termine
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Nell’ultima tappa del ciclo sul “Territorio come destino”, ieri a Palazzo Vecchio, Scanavino e Brunelli hanno ribadito il «no a questa Imu». Cia ha chiesto anche di accelerare l’iter del ddl contro il consumo del suolo e una rapida risposta all’emergenza fauna selvatica. Rossi ha dato ragione agli agricoltori e il ministro Galletti ha annunciato un tavolo tecnico sugli ungulati. Martina ha definito un «modello» la Toscana per la sua legge sul territorio. Scanavino e Pagni hanno annunciato che Cia contribuirà alla Carta di Milano con sue proposte per un’agricoltura capace di coniugare biodiversità ed efficienza produttiva entro una cornice di sviluppo rurale in cui la multifunzionalità mantenga un ruolo rilevante.
Nell’ultima appuntamento del ciclo di iniziative sul “territorio come destino” della Confederazione italiana degli agricoltori, svoltosi ieri a Palazzo Vecchio, i ministri delle politiche agricole Maurizio Martina e dell’ambiente Gian Luca Galletti, autorevoli esponenti del Parlamento europeo quali Paolo De Castro e Giovanni La Via, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il presidente dell’Accademia dei Georgofili Giampiero Maracchi e i vertici di Cia nazionale e regionale, dal presidente Dino Scanavino alla sua vice Cinzia Pagni fino al presidente regionale Luca Brunelli, si sono confrontati su temi di stretta attualità quali la nuova Imu sui terreni agricoli, il disegno di legge contro il consumo del suolo e l’emergenza degli animali selvatici che danneggiano agricoltori e allevatori. Ma hanno dibattuto anche su questioni di lungo termine riguardanti il tipo di agricoltura verso cui muoversi, alla luce pure delle sfide poste dall’Expo di Milano, che si interroga su come vincere la sfida alimentare del pianeta, oppure dall’Onu, che ha dichiarato il 2015 anno internazionale dei suoli, a ricordare quanto sia essenziale preservare nel mondo l’estensione complessiva e la fertilità di quelli agricoli, ormai quasi completamente utilizzati. A moderare il dibattito, il noto geologo e giornalista Mario Tozzi.
Fra le risposte e gli spunti emersi in relazione ai problemi più urgenti - senza affrontare qui il capitolo danneggiamenti da uragano in Toscana - si possono ricordare: la posizione di Cia che resta fermamente contraria a «questa Imu», come hanno ribadito sia Brunelli che Scanavino sostenuti in particolare dal presidente della commissione Ambiente del parlamento europeo Giovanni La Via; la speranza di tutti gli intervenuti in un rapido iter parlamentare per la legge contro il consumo di suolo, possibilmente con esiti simili alla normativa regionale toscana di governo del territorio e al piano paesaggistico così come rivisto grazie agli emendamenti degli agricoltori (normativa considerata anche da Martina «un modello da seguire»); e l’annuncio del ministro Galletti, che creerà un tavolo tecnico, aperto al ministero delle politiche agricole, per affrontare in termini rigorosamente scientifici e senza emotività il problema degli ungulati e della fauna selvatica fuori controllo.
Ma che immagine complessiva di agricoltura è venuta fuori dall’incontro? Qual è il modello di politiche agricole proposto da Cia? Secondo Mario Tozzi e il ministro Maurizio Martina si tratta di un’agricoltura che rispecchia una svolta culturale avvenuta fra gli agricoltori negli ultimi anni. «Non c’è dubbio – ha detto il ministro delle politiche agricole sollecitato da Tozzi – che c’è stato un cambiamento culturale e politico in questi anni. La politica di Cia ne è una prova. C’è stata una svolta nella consapevolezza strategica del ruolo della sostenibilità ambientale nell’agricoltura. E i temi ambientali sono diventati anche temi di opportunità produttiva».
E in cosa consiste questa nuova visione dell’agricoltura di Cia, sempre più attenta alle ragioni della tutela ambientale, che però sia Dino Scanavino che Cinzia Pagni hanno fatto sostanzialmente risalire alla Carta di Matera formulata dalla Confederazione degli agricoltori già nel 2010?
«La nostra priorità – ha detto innanzi tutto Cinzia Pagni ai giornalisti prima della sua relazione - è il presidio degli agricoltori e la presenza degli agricoltori sul territorio per far vivere il territorio. Questa è la nostra prerogativa e anche la nostra parola d’ordine, che noi porteremo ad Expo nella carta di Milano e in una grande kermesse. I nostri agricoltori sono sulle colline a fare sicurezza alimentare e preservare l’ambiente». «Il piano territoriale della Toscana - ha aggiunto Dino Scanavino -, che noi abbiamo seguito con molta attenzione, e Cia Toscana l’ha seguito ed emendato, facendolo diventare, assieme ovviamente al governatore Rossi e alla Regione nel suo complesso, un piano che rispetta l’ambiente e tutela l’attività degli agricoltori. Questo piano all’inizio andava molto male, oggi è un piano che noi riteniamo equo e corrispondente alle esigenze di un’agricoltura come quella toscana, che vuole rispettare l’ambiente perché di questo ambiente ne ha fatto una ricchezza. Ma allo stesso tempo vuole consentire agli imprenditori di fare il loro mestiere».
Ma vediamo meglio gli ingredienti dell’idea di agricoltura di Cia emersi durante il dibattito e gli spunti offerti dai relatori.
«Non esiste agricoltura senza sostenibilità ambientale, ma non esisteranno più gli agricoltori senza la sostenibilità economica – ha detto il presidente regionale di Cia Luca Brunelli -. E’ importante fermare il consumo di suolo fertile, ormai sempre più ridotto da insediamenti produttivi speculativi, ma anche iniziare a cambiare l’ottica con cui sono considerati gli imprenditori agricoli nella gestione del territorio. Non più ospiti in un ambiente da preservare ma custodi, per scelta e per professione, di un patrimonio unico come il territorio». «Per valorizzare il territorio – ha sostenuto Brunelli - è strategico promuovere lo sviluppo delle aree rurali potenziandone le opportunità, dobbiamo dare quindi un forte impulso alle imprese perché possano così realizzare il loro progetto imprenditoriale. Le aziende agricole oggi sono delle vere imprese che affrontano il mercato e che dovranno e sapranno affermarsi sia su quello locale che internazionale. Per questo sono decisive le politiche agricole come quelle per giovani e donne, per l’affiancamento giovane anziano e banca della terra, ma soprattutto per Pac e Psr. Il tutto dovrà essere sostenuto da credito e semplificazione».
Cinzia Pagni ha fra l’altro sottolineato che «non esiste contraddizione fra sviluppo dei mercati locali e la crescita dell’export, perché il primo contribuisce alla valorizzazione dei prodotti del made in Italy» e ha poi ricordato che l’Unione europea riconosce l’aspetto multifunzionale dell’agricoltura, che contribuisce a beni collettivi come paesaggio, clima e qualità della vita. Quindi agricoltura e ambiente non possono essere visti in contrapposizione». «Il 2015 – ha proseguito – è stato indicato dall’Onu quale anno internazionale dei suoli e quindi è emerso il tema della salvaguardia della loro fertilità. Oggi il suolo è aggredito dalla cementificazione, che in Italia è sopra la media europea. Quindi seguiamo con attenzione l’iter parlamentare, nelle commissioni preposte, della legge contro il consumo del suolo». Ben vengano concetti come riuso del suolo e rigenerazione del territorio per le attività di costruzioni, ma «senza vincoli eccessivi per gli adeguamenti strutturali delle nostre aziende agricole». Sul problema degli animali selvatici, Pagni ha detto che bisogna passare dalla nozione di «tutela della fauna a gestione della fauna», ripensando «sia le misure di prevenzione che quelle di risarcimento dei danni». E sul dissesto idrogeologico ha sostenuto che «è da rivalutare la presenza e il ruolo di agricoltori e selvicoltori: le imprese agricole possono svolgere funzioni dirette di manutenzione» e ripristino ambientale nel contesto della multifunzionalità.
Paolo De Castro, presidente Gruppo S&D della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha affermato che «l’Expo sarà un successo perché l’Italia ha indovinato il tema: come riuscire a gestire questa esigenza di cibo di fronte alla scarsità di risorse». Per De Castro «per rendere redditizie le terre ci vuole accanto alla qualità anche la capacità organizzativa, altrimenti non è scontato che le eccellenze si traducano in reddito». Mentre Giovanni La Via, dopo aver ricordato che «altri Paesi europei sono già intervenuti legislativamente su riuso del territorio», ha sostenuto che «non possiamo pensare che l’agricoltura sia un settore economico come gli altri» e che «l’agricoltura non è in grado di sostenere questa Imu con i suoi livelli di redditività».
Per il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti «il ddl contro il consumo di suolo è ambizioso», per questo ha invitato il parlamento italiano a procedere velocemente, spingendo molto su riuso e rigenerazione dei centri urbani per andare incontro alle esigenze dei costruttori, perché «dobbiamo usare di più il suolo già impermeabilizzato». Nei nuovi obiettivi europei di abbattimento dell’anidride carbonica del 40%, ha proseguito Galletti, si conteggeranno anche l’uso del suolo e la forestazione, quindi bisogna consumare meno suolo di adesso (l’Italia perde circa 8000 ettari al mese di terreno agricolo). Infine, riguardo alla questione della fauna selvatica, ha annunciato che è disposto ad attivare «un tavolo tecnico sugli ungulati (aperto al ministero di Martina) per trovare soluzioni scientifiche e non emotive al problema».
Su quest’ultimo punto il presidente della Regione Enrico Rossi si è detto d’accordo con gli agricoltori: «bisogna trovare un punto di equilibrio, ma in Toscana ci vuole anche un piano di abbattimenti, gli ungulati sono davvero troppi». Sul tema dei predatori il presidente della Regione ha affermato: «secondo me il tema non è tanto quello del lupo, quanto dei canidi, degli ibridi e dei cani selvaggi. Ce ne sono decine e decine e hanno infestato la regione, a cominciare da Grosseto, ma non solo. Anche qui occorre un piano di catture, perché la Toscana non può essere la regione degli ibridi che spaventano le persone e assaltano gli animali. Noi abbiamo predisposto un piano di cattura degli ibridi e credo che avremo i risultati entro l'estate». Rossi ha anche illustrato i provvedimenti presi dalla Regione Toscana, prima in Italia ad aver varato una legge che sancisce lo stop al consumo di nuovo suolo agricolo. «Mi auguro - ha detto - che dal Parlamento venga una svolta in questo senso, perché la Regione Toscana ha legiferato, ma è chiaro che l'azione è più forte e cogente se questo provvedimento si inquadra in una legge nazionale. E mi permetto di suggerire al Parlamento di fare presto, perché noi in Toscana abbiamo avuto fortuna, vista la congiuntura sfavorevole ci sono state minori reazioni dal mondo della proprietà fondiaria e l'edilizia era in crisi, ma se in questo Paese riesplode la voglia del mattone...». «Noi abbiamo chiesto ai Comuni – ha continuato Rossi - di fare presto a fare i nuovi piani strutturali, che recepiscono la nuova legge urbanistica, e abbiamo stanziato finanziamenti per quei Comuni che decidono di rifare il piano strutturale insieme alla Regione».
Il ministro Maurizio Martina ha detto che «è fondamentale che l’Italia abbia una legge sul consumo di suolo nell’anno dell’Expo», ma non sarà facile perché ci sono discussioni di merito non banali. Comunque «la Toscana da questo punto di vista è un modello». Martina ha sottolineato i buoni risultati nel 2014 sul fronte dell’export agroalimentare (34 miliardi di euro) e i 57 mila nuovi occupati in agricoltura, anche se vuole approfondire il dato sul piano qualitativo. Infine si è mostrato d’accordo con De Castro e ha affermato che «abbiamo bisogno di agganciare il tema della qualità a quello dell’organizzazione, perché senza organizzazione non passa nemmeno la qualità».
Il presidente dei Georgofili Giampiero Maracchi, noto climatologo, ha esordito dicendo che «quest’anno le lucertole non sono andate in letargo: se ne sono accorte anche le lucertole dei cambiamenti climatici, ma l’uomo ha ancora difficoltà a capirli». Non che non ci sia ormai una certa consapevolezza del fenomeno nella popolazione. Ma si fa fatica a trarne le conseguenze sul piano dei comportamenti quotidiani, improntati a stili di vita non abbastanza ecosostenibili. Mentre Claudia Sorlini, del Comitato scientifico Expo 2015, ha ricordato le 5 linee di azione attraverso cui l’agricoltura dovrà affrontare la sfida alimentare posta dall’esplosione demografica in corso: 1) stop al consumo di suolo, 2) fertilità dei terreni agricoli, 3) biodiversità, 4) energie alternative ottimali per l’agricoltura, 5) ridurre il consumo di acqua, di cui l’agricoltura è responsabile al 70%.
Nelle sue conclusioni Dino Scanavino ha affermato che «il governo dovrebbe occuparsi specificamente dello sviluppo rurale, al di là di Pac e forme di sostegno» e che uno degli obiettivi principali dell’agricoltura deve essere la valorizzazione della biodiversità di cui l’Italia dispone «sia attraverso produzioni tradizionali e a km 0 che tramite coltivazioni più intensive». E questo comporta un ripensamento del sistema di produzione nei territori rurali, tema che Cia tratterà più estesamente nel documento che presenterà all’Expo di Milano. Scanavino ha chiuso il convegno con un appello al ministro Martina ad aprire un tavolo di confronto per rivedere l’Imu.
Lorenzo Sandiford