Da Essen il florovivaismo della Spagna sfida l’Italia
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La Spagna è stata la nazione partner dell’International Horticultural Forum di questa edizione della fiera tedesca sul florovivaismo. Un gruppo di esponenti della filiera florovivaistica spagnola ha aggiornato gli operatori internazionali sulle loro potenzialità, legate a clima e aggiornamento tecnologico. La Germania, principale mercato di sbocco per le produzioni italiane nel 2013, è interessata sia a importare piante spagnole che a esportare le proprie tecnologie in Spagna. Dal 2009 al 2013 l’import dalla Germania di prodotti florovivaistici spagnoli è cresciuto di oltre il 40%, mentre quello di produzioni italiane è rimasto al palo.
«Il paese che è il nostro concorrente più diretto è l’Italia» e ciò rappresenta, accanto ai problemi legati ai controlli fitosanitari, una delle maggiori sfide del florovivaismo spagnolo per esportare di più, in particolare nel ricco mercato tedesco.
E’ quanto affermato da Oscar Calabuig, presidente della fiera spagnola Iberflora e titolare di Horticultura Calabuig, un’azienda di Valencia che produce e vende piante ornamentali, in risposta a una domanda del moderatore dell’International Horticultural Forum tenutosi ieri a Ipm Essen, a cui era intervenuta una significativa rappresentanza del florovivaismo spagnolo.
E non c’è da stupirsi di tale affermazione se si leggono i dati contenuti nella nota “L’interscambio italo-tedesco nel settore florovivaistico” messa a disposizione allo stand dell’Italian Trade Agency (Ita) proprio qui a Ipm Essen 2015. La Germania era infatti nel 2013, secondo dati Eurostat elaborati dall’Ice di Berlino, il primo paese importatore dei prodotti florovivaistici italiani e assorbiva il 21,6% del valore totale delle esportazioni italiane del settore (la Francia, precedente maggiore mercato di sbocco, essendosi fermata al 21,5% con un calo sul 2012 del 9,5%). Ciò, nonostante che le nostre esportazioni verso la Germania nel 2013, anno nero per il settore, fossero diminuite del 5,5% rispetto al 2012. Guardando le cose dall’altro lato, questo significa che dei 2,4 miliardi di euro di importazioni florovivaistiche tedesche nel 2013, l’Italia ha una quota del 4,9%, occupando il secondo posto fra i fornitori del mercato tedesco, a grande distanza dai Paesi Bassi, che valgono l’80% di tale mercato (la Danimarca, fermatasi al 4,8%, è stata infatti superata di poco).
Come può la Spagna, ferma a una quota dell’0,7% delle importazioni tedesche, “osare” lanciare la sfida al nostro assai più potente e rinomato florovivaismo? Sul piano dei numeri, sempre rifacendosi allo studio di Ita, si può notare, a livello di tendenze, che mentre dal 2009 al 2013 le importazioni tedesche di prodotti florovivaistici italiani sono rimaste sostanzialmente ferme in valore (c’è stata anzi una leggerissima diminuzione), nello stesso periodo l’import di prodotti “verdi” spagnoli è cresciuto di oltre il 40%. E questo è un segnale da non sottovalutare. Soprattutto se viene da un paese come la Spagna, che ha saputo fare grandi cose in agricoltura in settori quali olio e agrumi.
Ma a rendere temibile a lungo termine la Spagna, una volta superata la crisi economica che ha reso impossibile finora alle aziende florovivaistiche spagnole fare gli investimenti necessari per far ripartire le produzioni e lanciare l’export nei mercati internazionali, sono forse più altri aspetti messi in luce durante il forum. A cominciare dalle condizioni climatiche, che, ha osservato Santiago Montagud dell’azienda produttrice di piante mediterranee Zimmermann, sono molto varie, forse le più varie in Europa, soprattutto se si tiene conto anche del territorio delle isole Canarie. Altro fattore competitivo è la grande estensione della superficie agricola disponibile, grazie alla scarsa densità demografica. Inoltre, come osservato nel comunicato stampa di Ipm Essen, «c’è una buona infrastruttura per la produzione e per il marketing» e «la Spagna sta supportando lo sviluppo del florovivaismo […] con standard tecnici più alti e un corrispondente bisogno di tecnologie per le coltivazioni protette all’aperto» (aspetto che interessa alle aziende tecnologiche tedesche).
Su cosa hanno detto di puntare i florovivaisti spagnoli intervenuti? Le ricette sono più o meno le stesse di cui si sta discutendo in Italia. Oltre alla già accennata questione della semplificazione della burocrazia legata ai controlli fitosanitari, in particolare per l’export, c’è chi ha posto l’accento sulla necessità di migliorare la formazione, chi sull’importanza di elevati livelli qualitativi delle produzioni, chi su collegamenti più economici e chi sulla comunicazione e il marketing. Queste due ultime voci a partire anche da aspetti apparentemente banali come la conoscenza delle lingue e la capacità di comprendere esattamente quali sono le esigenze dei clienti attuali e potenziali.
Una conferma di come si stanno muovendo si ricava dal padiglione spagnolo, che offre al visitatore una sensazione d'identità territoriale forte. Tutti gli stand hanno un sistema di comunicazione coordinato e una reception molto ben organizzata. Inoltre, le signorine alla reception distribuiscono i materiali degli espositori e un catalogo dove si può leggere chi produce cosa e le posizioni degli stand dei singoli espositori nella hall 9. Infine sono riportati anche tutti i dati anagrafici e i codici QR per raggiungere i siti dei singoli espositori. Ma la cosa che colpisce di più è il claim che accompagna la campagna di comunicazione in Germania: «plants from Spain with quality certificate».
Redazione Floraviva